
Un marito tradito che decide di incontrare l'amante della moglie; una ragazza che frequenta una sala da ballo di provincia alla mesta, sfiduciata ricerca di un marito; l'irrompere della tragedia in una tranquilla famiglia di contadini e il loro impatto sconvolgente con i moderni media; i viaggi d'affari a Dublino di un uomo apparentemente inappuntabile su cui un figlio adolescente dovrà far luce; un vecchio prete di campagna messo bruscamente a confronto con l'apparente insensatezza delle generazioni più giovani.
Joseph O'Connor passa dal romanzo al reportage, dall'invenzione narrativa al vissuto e ci parla, con amore e ironia, di Irlanda e irlandesi (tifosi di calcio, musicisti punk, tassisti, scrittori famosi in tutto il mondo, da James Joyce a Roddy Doyle); di irlandesi in esilio in Inghilterra e in America; di maschi irlandesi (stranamente simili ai maschi italiani) in crisi di fronte a donne più intelligenti, più creative, più brave di loro a scuola, sul lavoro, a letto e perfino al volante. Protagonista assoluto O'Connor stesso: osservatore, narratore e personaggio comico.
Acitelli ha immortalato 160 giocatori che hanno fatto la storia del calcio e di ognuno ha eseguito il ritratto in rapidi efficacissimi veris. E' la storia poetica e struggente di un manipolo di eroi che hanno trovato, accanto all'album delle figurine Panini, un altro luogo, fatto di parole per restare tra noi.
Uno scrittore viaggia a piedi per mezza Italia, nell'estate più calda del secolo. Incontra persone, osserva luoghi, sta giorni interi senza parlare con nessuno, vive piccole avventure di inospitalità. Poi torna a casa e racconta la piattezza dell'Emilia, l'orrore della circonvallazione di Bologna, l'interminabilità della costa marchigiana. E dal racconto di questo viaggio nascono racconti di altri viaggi, sempre a piedi, attraverso la città, paesi, stanze, bar, uffici pubblici, corridoi di treni.
Sullo sfondo un Meridione privo di opportunità esistenziali e lavorative, ma prodigo di energia vitale. I protagonisti dei racconti sono alle prese con brandelli d'impegno politico ridotto a pura ciarla da bar, con studi mai finiti o carriere da iniziare, fra amorazzi e rave "alternativi". Rendigote, grafico multimediale che cambia una donna dopo l'altra per poi finire padre di famiglia; 'mpa Gino, colto e raffinato operatore di call center; Teresa, una laurea in giurisprudenza per emigrare al nord in cerca di fortuna e Giacomo, che la fortuna al nord l'ha fatta e sogna solo di tornare.
Una festa del corpo, dove la libertà dei sensi accende la libertà di contemplare, fantasticare, desiderare. Fino a che l'innocenza scatena la corruzione e il sogno sembra interrompersi. Vargas Llosa si è divertito a reinventare la tradizione del romanzo erotico. Lo stile ironico e l'andamento lieve della narrazione stemperano l'audacia di personaggi e situazioni, elevando a simbolo e metafora gli aspetti oscuri che si nascondono negli abissi dell'amore.
Basta una leggera influenza, o un bicchiere di troppo e il favoloso "pensiero penetrante" di Learco Ferrari va a farsi benedire e non c'è verso di farlo tornare. E ce ne sarebbe bisogno, perché stavolta Learco, scrittore ma anche traduttore e magazziniere, per pagare gli alimenti alla gatta Paolo, sta per essere pubblicato davvero, dopo tanti rifiuti. Ma ecco che l'antico vizio si risveglia. Indolente e inconcludente, Learco si aggira in cerchio tra voci che continuano a parlargli dentro la testa e quelle vere al telefono e sembra non riuscire in alcun modo a trovare la luce. Dov'è la luce? Chiede ad un anarchico triestino. La luce, gli risponde l'anarchico, non si vede.
Figli del capostazione, i tre fratelli Fo abitano in una vecchia casa bianca. Dario inventa storie; Fulvio costruisce velieri; Bianca, la più giovane, diventa la cronista di un'infanzia felice. I giochi, gli amici, la maestra. E poi la guerra, gli sfollati, gli sbandati e i partigiani. "La ringhiera dei miei vent'anni" vede i tre fratelli, ormai grandi, impegnati negli studi e nel lavoro, in una Milano di rioni, cortili e botteghe, dove i miti e le paure della giovinezza si saldano con vicende ed atmosfere dal sapore di favola.
Marco ha un padre che si ammazza di fatica sulla terra ostile per piantare le nuove rose Dallas o le preziose MacArthur, e ha una madre giovane e vitale, che lascia la casa e se ne va sulla collina di fronte, lontana dai silenzi ostinati del marito, e accoglie nella sua nuova casa un uomo giovane e allegro come lei, con la pelle scura. Marco cerca a tentoni di spiegarsi questa lacerazione familiare e vorrebbe una guida; come nei suoi amati western vorrebbe un cavaliere a insegnargli la solitudine. Ma la vita a quindici anni propone enigmi e infatuazioni diverse, tra le quali quella per la donna bellissima della fotografia della credenza. Si sviluppa così un'altra trama, che narra la passione di un nonno per una donna magica ed evanescente.