
Protagonisti dei romanzi di Patricia Highsmith sono spesso quei fatti della quotidianeità che si mutano in "un'allucinante vicenda", quelle pagine di cronaca in cui un'intera vita si riduce a un "trafiletto sormontato da una fotografia". Ma il sipario appena sollevato subito cala, e regna nuovamente il silenzio. Ed è proprio in questa pausa quasi infinita che la scrittrice tesse la trama di "Gente che bussa alla porta", aprendo al lettore l'uscio di casa Alderman e descrivendo il tranquillo ménage di una famiglia borghese investita all'improvviso da una folgorazione religiosa che stravolge ogni equilibrio fino a compromettere irrimediabilmente il rapporto tra il padre e il primogenito.
Due bambini, figli di due amici inseparabili di vecchia data, si promettono a loro volta eterna amicizia, e giurano che niente potrà mai separarli. Ma arriva il tempo in cui non è possibile parlare a voce alta, si può solo sussurrare: i nazisti conquistano il potere, e uno dei due uomini, ebreo, è costretto a fuggire con la sua famiglia. Nella tragedia della storia si consuma così il dramma di una violenta separazione, incomprensibile per i due bambini. La famiglia ebrea viene deportata, ma riesce a lasciare agli amici la figlia più piccola, strappandola al suo atroce destino.
Mérième e Lidia sono due ragazze di diciassette anni come tante; l'una è cresciuta a Parigi in una famiglia laica di origini marocchine, l'altra è cresciuta a Bologna in una famiglia cristiana. Mérième è figlia di un padre famoso, Tahar Ben Jelloun, e ha già ispirato un libro: «Il razzismo spiegato a mia figlia». Un giorno iniziano a scriversi delle e-mail, ciascuna incuriosita dall'altra: cosa vuol dire essere musulmani? Cosa pensa una ragazza musulmana di fronte agli attentati terroristici? Esiste un'intolleranza cristiana? E che differenza c'è fra la battaglia per il velo e la battaglia per il crocifisso? Che significato ha per un'adolescente la parola "laicità"? Per oltre due anni, le ragazze si raccontano le proprie impressioni, mentre a poco a poco nasce una vera e propria amicizia, fatta di confidenze, vacanze insieme, tensioni, attese. Tahar Ben Jelloun torna a parlarci di attualità e di rispetto con un pamphlet che ha insieme la forza della denuncia, la spontaneità dell'adolescenza, la libertà di un'invenzione narrativa.
Testo poetico che viaggia sui binari della memoria. Prepotente e soave a un tempo, il ricordo trascina negli anni della guerra, e della gioventù dell'autore, che rievoca figure e storie, raccogliendo le testimonianze dell'amico Piero. Incontriamo così curiosi personaggi legati alle vicende della lotta partigiana, nella cornice nebbiosa di Varallo Sesia. Il primo è Tita, padre dell'amico Piero, famoso per la sua abilità nella pesca con la mosca, in realtà attivissimo "passatore" che aiutava i fuggiaschi a raggiungere la Svizzera. Tra costoro anche un ufficiale tornato volontariamente per guidare una banda di comunisti (lui monarchico) e insignito della medaglia d'oro per la morte eroica. Affascinante ritratto dagli emblematici risvolti umani è il maestro Costantino Burla, esempio di integrità morale, che si oppone al fascismo nei fatti, per il modo in cui svolge il proprio compito e resiste a ogni forma di prepotenza e di angheria. Del tutto diverso è il partigiano straniero Frank, australiano, ma in realtà agente segreto britannico, che diventa amico sincero del capo comunista Moscatelli e che riesce ad aiutarlo e a proteggerlo, passando continuamente dall'Italia alla Svizzera, fino a svanire nel nulla dopo la guerra. Fra aneddoti e testimonianze, valori universali e pittoreschi dettagli di vita quotidiana, un libro che si legge non soltanto come un "diario dei ricordi", ma che soprattutto si sfoglia come un album di fotografie.
È la fine del XIX secolo, nella Bassa del Po. Un ragazzo imbraccia un fucile. Parte un colpo. Una cameriera resta uccisa. Ha vent'anni. Angiolo, il ragazzo che ha sparato, fugge a casa del nonno, al quale è legato da un affetto profondo. Forse con le sue conoscenze può aiutarlo: si chiama Giuseppe Verdi. Basandosi su documenti, diari e testimonianze autentiche, Maurizio Chierici costruisce un romanzo insolito, i cui protagonisti, un politico della sinistra alle prese con la nascita del sindacalismo e un commissario testardo che combatte perché venga fatta giustizia, si incontrano all'ombra di un mito e rivelano poco a poco l'altra faccia della sua umanità.
Che opponete a fare l’amore
all’odio che mi devasta le notti?
Una donna che ha superato i cinquant’anni si ritrova in una sola assurda notte ad aver a che fare con tutti gli uomini della sua vita. Incanto? Pazzia? Verità? Rappresentazioni della sua mente? Qualunque cosa essi siano ella vi arranca dietro, li istiga all’azione e alla reazione, invoca il loro ricordo o torna a combatterli ancora una volta. Gli uomini di Ciao maschio sono fantasmi reali, capaci ancora di far male, anche se la loro lancia sembra spuntata e il loro artiglio addolcito dal tempo.
Come sempre nei suoi lavori, Valeria Parrella crea un campo di lotta, dove lei e loro, gli uomini, superbi e ingenui contraltari, ingaggiano un corpo a corpo, senza esclusione di colpi, al netto della malinconia e dei bei ricordi, crudo e spietato. Ai maschi che ha avuto, lei non concede nulla più della nuda verità, perché nulla più della verità, lei, concede a se stessa. È tardi per altre generosità, è tempo di fare i conti e di arrivare al cuore delle cose, oltre che di se stessi.
Mohamed Bouazizi si dà fuoco il 17 dicembre 2010. Un gesto orgoglioso e disperato che accende la miccia della rivoluzione dei gelsomini in Tunisia e diventa il simbolo della primavera araba. Tahar Ben Jelloun, in un racconto intenso e poetico, ricostruisce i giorni che hanno preceduto questo sacrificio. La storia di un ragazzo moderato, con meno di trentanni e una laurea, innamorato di una coetanea che sogna di sposare appena avrà i soldi per il matrimonio. L'improvvisa perdita del padre lo costringe invece a pensare alla famiglia e a farsi per necessità venditore ambulante di frutta. La vita di strada si rivela crudele con lui, che non può permettersi di corrompere la polizia perché tolleri il suo carretto abusivo, e la lotta in nome della madre e dei fratelli più piccoli si scontra con una realtà troppo ostile. Stremato e disperato, senza più fiducia nel futuro, decide di darsi fuoco per attirare l'attenzione del mondo e cambiare le regole del gioco. Un omaggio alle rivoluzioni arabe e ai milioni di uomini e donne senza nome scesi in piazza rivendicando libertà e dignità nei loro paesi.
Due interventi e una conversazione libera e amichevole con Susanna Tamaro su di sé, sul rapporto con la scrittura e sui suoi libri, fanno di "Verso casa" un prezioso piccolo compendio che avvicina i lettori ad un'autrice riservata eppure capace di parlare il linguaggio di tutti e soprattutto di illuminare aspetti spesso oscuri nella vita di ciascuno attraverso il semplice ma impegnativo esercizio del conoscere se stessi. Con una nuova introduzione dell'autrice.
La vita ogni tanto è una fiaba che merita un lieto fine. Anselma è una maestra in pensione, vedova, anziana, sola, confinata da anni - prima dal marito, poi dai figli - in un'esistenza grigia che non sembra nemmeno vita. Poi, in un'afosa sera d'estate, scorge accanto a un cassonetto dei rifiuti un magnifico pappagallo abbandonato, e decide d'impulso di portarselo a casa. Da quel momento tutto cambia: se prima l'incantesimo di un mago malvagio pareva aver imprigionato lei e il suo mondo in una morsa di gelo, adesso il ghiaccio che era sceso nel suo cuore si scioglie, e mentre Anselma si occupa dell'ospite inatteso riaffiorano ricordi che credeva perduti. L'affetto per l'amica del cuore dell'adolescenza, le illusioni e il disinganno del matrimonio, gli entusiasmi - e la brusca conclusione - della sua carriera di maestra. Grazie al pappagallo Luisito, Anselma ritrova la voglia di vivere che il mondo aveva cercato di farle dimenticare. Ma dovrà difendersi dai soprusi di chi non sopporta, per indifferenza o per animo malevolo, la sua felicità. Con una nuova introduzione dell'autrice.
La percezione della bellezza e dell'armonia apre alla gioia, eppure i nostri giorni sono sordi, l'uomo contemporaneo è affetto da "grandi inquietudini spirituali" e incline ad "agghiaccianti fanatismi". Susanna Tamaro, in questa raccolta di scritti nati in occasioni diverse, si interroga sulle ragioni della mancanza di stabilità e di pace, si chiede perché viviamo immersi e storditi dal fracasso. "Il silenzio è morto e, scomparendo, ha trascinato con sé tutto ciò che costituisce il fondamento dell'essere umano." Ma come cogliere il mistero, lo splendore della vita se non sappiamo rinunciare alla sicurezza degli oggetti, se non riusciamo a insegnare ai giovani che il frastuono impedisce un vero dialogo? Con una nuova introduzione dell'autrice.
Sulla linea tracciata da "Per voce sola" e "Rispondimi", Susanna Tamaro, in questo libro, affonda la lama della sua scrittura in storie senza salvezza, senza via d'uscita. L'incalzare del ritmo di questi quattro racconti lunghi è modulato sul tema dell'emarginazione, della separazione, del difficile dialogo tra culture diverse che si risolve sempre in uno scontro crudele. Storie senza scampo, prive del respiro di una luce. Con una nuova introduzione dell'autrice.