
Un padre dall'immaginazione troppo fervida, un figlio diabolicamente angelico, una matrigna dalla sensualità irresistibile sono i protagonisti di questo romanzo di raffinato erotismo. Rigoberto, il padre, è un uomo di successo, appassionato d'arte e di letteratura. Eppure qualcosa lo tormenta, qualcosa lo spinge, nelle notti insonni, a frugare tra i numerosi quaderni dove per anni ha annotato emozioni, sentimenti, riflessioni. È la nostalgia per Lucrecia, la seconda moglie che ha condiviso con lui dieci anni di notti appassionate e inventive. E mentre don Rigoberto soffre da solo, Lucrecia è relegata nel suo appartamento vittima di un simmetrico rimpianto per l'ex marito. Che cosa ha potuto separare dunque due persone che si amano così tanto?
Per vivere questa nuova avventura Salgari ci trasporta sul delta del Gange, in una jungla nera, dove il buio è popolato di giorno da un silenzio funebre e di notte da un frastuono di urla, ruggiti e sibili che gela il sangue. È sullo sfondo di un ambiente così ostile e misterioso che si intrecciano le vicende di Tremal-Naik, cacciatore di serpenti ed eroe solitario, Kammamuri, suo fedele compagno, il diabolico Suyodhana, Ada Corisbant, figlia di un ufficiale inglese che è stata rapita dai Thug, i sanguinari fedeli della nera Kali, le cui vittime vengono offerte in sacrificio alla dea della morte e della distruzione.
Grottole, nei pressi di Matera: in un Sud poco esplorato, le vicende straordinarie e quotidiane dei Falcone, una famiglia cui il destino dona tutto e non risparmia niente, dalla guerra all'emigrazione, dalla ricchezza alla fame, passando per scandali pubblici e furori individuali. Dal capostipite don Francesco, con isuoi barili d'oro sepolti e non più ritrovati, all'ultima discendente, che fugge di casa un secolo dopo per dimenticare tutto e tutti. Una costellazione di personaggi che emergono per un attimo, colti nei momenti salienti dell'esistenza, poi vengono assorbiti dal vortice del tempo. Il loro scendere o meno a patti con la vita. L'immaginazione usata per accettare la realtà. E poi la fine di un mondo. Padri e figli, ma soprattutto madri e figlie, aspettative e tradimenti. Gli ideali politici, le lotte, le delusioni, le sviste. E la felicità, l'infelicità, la voglia di vivere. Una voglia di vivere conquistata infine al di là di ogni ideologia, credo e religione, sfidando anche l'amore romantico e le sue trappole.
La lotta fra un uomo e un angelo, in "Un colpo d'ala di Nabokov". La leggenda di Prometeo secondo Kafka. Un amore che finisce, o si riaccende, sullo sfondo del monte Fuji. E poi sinuosi corpi femminili sulle piste da sci; i ghiacci artici e la scoperta della libertà; le storie di neve, guerra e giovinezza raccontate da Primo Levi e da Rigoni Stern. Dall'ascesa al Monte Ventoso di Petrarca alla scalata di una montagna di vetro nel centro di New York, ventitré racconti sulla solitudine, la sfida, il confronto con l'assoluto. Senza dimenticare la scoperta e la gioia di quando salendo "si crea il mondo".
Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela... I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.
A Caserta le cose cambiano, si evolvono. E così, il contrabbando di sigarette cede il passo alla vendita della cocaina e la camorra organizza un sistema in franchising per potenziare lo smercio della droga. A Caserta ci sono degli architetti che si lagnano perché in tanti vogliono ristrutturare il proprio locale alla maniera neoborbonica. A Caserta ci sono quelli ottimisti che da un giorno all'altro si sono trovati sommersi dai rifiuti e si sono avviliti e ci sono quei casertani che, pessimisti cronici, stanchi di tutto questo andazzo, hanno deciso di prendere un treno per il Nord e non tornare mai più e una volta lontani si sono resi conto che alcune tipologie di rifiuti che impestavano Caserta partivano proprio da quelle città del Nord, in apparenza linde, ottimiste, pulite. E che in tanti, durante il fine settimana, dal Nord scendevano giù a Caserta per comprare droga a basso prezzo, arricchendo cosi i clan, gli stessi che magari investivano i proventi nel settore rifiuti. E allora quei casertani emigrati si sono resi conto con stupore che Caserta è ovunque e complessa è la sua antropologia.
"Perdere la giovinezza è terribile, non per ciò che viene tolto, ma per qualcosa che viene dato. Non è la saggezza, né la serenità, né la lucidità, né la pace. È la consapevolezza che l'insieme si è dissolto", scrive Magda Szabó. Ed è questa lenta dissoluzione che racconta, incrociando i destini di tre famiglie di Budapest - i Biro, gli Held e gli Elekes - che, prima della guerra, abitano in case vicine in Via Katalin. Le ragazze Elekes, Iren e Blanka, ed Henriette Held sono follemente innamorate di Balint Biro, ma ognuna di loro sa che Balint è solo per Iren. Il paradiso in cui credono di vivere si trasforma in inferno quando gli Held vengono deportati e la loro figlia Henriette, inizialmente nascosta dai Biro, viene uccisa da un soldato. La tragedia è per i sopravvissuti il preambolo di una lunga deriva in cui sfilano tutti i demoni dell'Ungheria comunista del dopoguerra. Come affrontare la vita in tali tormenti?
Andrea Grammonte è un predestinato, come rivela «quella linea dritta che lo rendeva inconfondibile: non era una ruga - infatti era comparsa che era ancora bambino - ma un segno, una sorta di marchio che spartiva in due la fronte larga da animale sacro, custode di enigmi». Orfano di padre, eredita dal nonno nel 1946 la piú grande industria siderurgica italiana, e con una condotta abile e spregiudicata ne espande le attività fino a farla diventare un colosso anche nella chimica e nella produzione di energia elettrica. Ma se la vita pubblica di Andrea è un seguito di successi, un angoscioso senso di vuoto segna la sua vita interiore, non medicato dagli affetti familiari e non colmato dai piaceri a cui Andrea non sa e non vuole rinunciare. Un romanzo che racconta un secolo di storia italiana attraverso gli occhi, le azioni e le avventure di un protagonista d'eccezione.
Moise Levi ha solo ventitre anni la mattina di fine estate in cui lascia Fossano portandosi dietro un carretto di stracci. Vuole andare a Torino a far fortuna, e non può immaginare che quello sia solo l'inizio di una lunga storia. Perché Moise possiede un fiuto eccezionale per gli affari e per i sentimenti: darà il via a una florida ditta di commerci nel ramo tessile, e avrà due mogli, sei figli e un'infinità di nipoti. Dopo la grande guerra mondiale e quel «brutto spettacolo» della marcia su Roma, finalmente la vita di tutti ha ripreso il suo corso. Meno male che nel 1924 a quel «brutto muso di Mussolino» gli è preso un colpo secco, altrimenti la storia di nonno Moise e della sua discendenza sarebbe stata molto diversa. Invece la famiglia Levi - con i suoi amori e i suoi affanni, i suoi commerci e le sue tribolazioni, le grandi cene di Pasqua e i lunghi silenzi delle stanze chiuse - diventa sempre piú numerosa nella casa di via Maria Vittoria, costruita proprio lì dove una volta c'era il ghetto e adesso non c'è piú.
Elena Loewenthal non ha riscritto la Storia all'incontrario: ha provato piuttosto a mettere la vita al centro, dove la morte ha cancellato tutto. Ha lasciato scorrere la quotidianità dell'esistenza, con la sua allegria e insensatezza per vedere come le gioie e le fatiche di ogni giorno possano fondersi «in una cosa sola che non è troppo distante dalla felicità».
«Eboli - dicono i lucani tra cui Levi fu mandato al confino dal fascismo - e l'ultimo paese di cristiani. Cristiano è uguale a uomo. Nei paesi successivi, i nostri, non si vive da cristiani, ma da animali». Dice Italo Calvino in uno dei due testi che introducono questo volume: «La peculiarità di Carlo Levi sta in questo: che egli è il testimone della presenza di un altro tempo all'interno del nostro tempo, è l'ambasciatore d'un altro mondo all'interno del nostro mondo. Possiamo definire questo mondo il mondo che vive fuori della nostra storia di fronte al mondo che vive nella storia.
Naturalmente questa è una definizione esterna, è, diciamo, la situazione di partenza dell'opera di Carlo Levi: il protagonista di Cristo si è fermato a Eboli è un uomo impegnato nella storia che viene a trovarsi nel cuore di un Sud stregonesco, magico, e vede che quelle che erano per lui le ragioni in gioco qui non valgono piú, sono in gioco altre ragioni, altre opposizioni nello stesso tempo piú complesse e piú elementari».