
“Nascendo, non abbiamo ‘visto’ il mondo.
Lo abbiamo annusato.
L’odore del sangue.
L’odore della pelle di nostra madre che si distaccava da noi mentre iniziavamo il nostro viaggio nella vita.
L’odore del tempo, della finitezza.
Il naso che percepisce il distacco dal mondo prenatale, e il tatto che cerca la pelle della madre, nell’istante in cui smettiamo di essere parte di un tutto che ci ha contenuti e protetti, scivolando poi come tutti nell’imprevedibile avventura dei giorni, che attraverso gli odori immediatamente ci impegnamo a distinguere, per fare un mondo in cui esistere.”
Il nostro senso più trascurato è anche il più potente.
Viviamo in un intrico di odori e profumi che ci ammalia e ci spaventa, dalla nascita alla morte, scatenando passioni irresistibili e paure ataviche.
Tra le avventure di un bambino che diventa uomo immerso negli odori, oggetti di studio appassionato, e la storia del rapporto tra l’umanità e i profumi, Aldo Nove ripercorre la sua scoperta di un mondo pieno di magia, per arrivare a studiarne la complessità e il fascino potente quanto misterioso: il profumo della pelle di nostra madre, quello dei fiori che svelano la meraviglia della natura, l’odore di un cane bagnato amico d’infanzia… il romanzo di “formazione olfattiva” si intreccia alla Storia, in un viaggio che è al contempo personale e di tutti, nello stupore e nei segreti del mondo che si dischiude alla nostra esperienza.
Ciccapetarda sta per rivoluzionare il mondo dei giochi: la bambola non è violenta, non spara e non piange si limita a "emettere rumori intestinali"... L'ingegner Baldi ha convinto la ditta per cui lavora a lanciarla sul mercato ma la sua vita sembra essere ora seriamente in pericolo. Un romanzo divertente, surreale, capace di rivelare il paradosso delle situazioni che viviamo ogni giorno, anche quelle apparentemente più innocue, evidenziandone la dimensione ridicola, grottesca e contraddittoria.
La storia di un anziano viaggiatore che, perso il treno, si mette alla ricerca di un controllore che non individuerà mai. Obbligato a un soggiorno imprevisto, costretto a mendicare in un'anonima cittadina e a imbattersi nelle più disparate individualità umane, non perderà mai la propria integrità morale e la gioia della scoperta. Coraggiosa, sapientemente scritta e orchestrata tra il detto e il celato, l'ipotetico e l'ovvio, forte di una lingua ricercata, l'opera di Bayal è un insieme di tasselli conducenti dal paradosso a una certezza universale: la via per la redenzione è sempre un percorso vitale costellato di tappe nei meandri oscuri dell'universo 'uomo'.
Riuscire a cambiare pelle, ad abbandonare quella troppo stretta dell'adolescente per entrare nel mondo degli adulti è un processo impegnativo, per alcuni più che per altri. La morte della madre è per Eliana il doloroso punto di partenza, la crepa profonda che permette al bruco di diventare farfalla. Tra Roma e il peso della storia e il cielo libero d'Australia, il percorso di Eliana è un tuffo a capofitto. Entra dentro di sé, cerca nel proprio fondo, trova collocazione alle sue paure, si lascia spingere verso l'esterno, dove si lascia condurre dalla sua fisicità ad allungare la mano per toccare la vita. L'esperienza a misura d'adolescente le fa scoprire una dimensione tangibile, fatta di carne e di sensazioni, non solo di pensiero. La porta finalmente si apre ed Eliana è pronta a provare a volare. Scrittura metaforica dall'intensità incalzante, la storia dei primi passi della protagonista, a cui fa da sfondo il mistero che si nasconde dietro gli eventi e le scelte di ogni vita.
«Gli anni della nostra amicizia sono stati per me gli anni della grande libertà. Libertà di essere come sono» scrive Susanna Tamaro a Pierluigi Cappello, il poeta scomparso nel 2017, tenendo fede a una promessa che si erano fatti prima che la malattia li separasse. Quella di scrivere un libro insieme. Il libro è questo. Un libro delicato, profondo e commovente che ripercorre gli anni brevi e intensi della loro amicizia. Un'amicizia speciale, limpida e luminosa, riflessiva e inquieta, capace di analizzare la tormentata complessità di questi tempi, senza lasciarsene mai sopraffare. Un'amicizia suggellata anche da due modi diversi di affrontare la disabilità. Per Pierluigi, l'essere costretto su una sedia a rotelle, a causa di un incidente avvenuto da ragazzo. Per Susanna, una sindrome neurologica che l'ha confinata, fin dai primi anni di vita, in una dimensione di fragilità e solitudine. Un libro capace di affrontare le asprezze dell'adolescenza, la crudeltà che si abbatte sui diversi, sulle persone sensibili, su chi non si arrende alla banalità del male. Un libro che racconta anche l'amore, la capacità di cambiare e la salvezza che passa attraverso la scoperta delle parole. Un libro che non ha paura di parlare dell'anima e del mistero che ci avvolge, della vita e della morte, e del senso profondo del nostro esistere.
«Un uomo con un piede nel sogno e uno nella realtà.» È il don Giovanni Bosco da cui prende le mosse la storia raccontata in questo libro: al tempo stesso visionario e pragmatico, convinto che anche un religioso abbia il dovere di dare risposte concrete ai problemi sociali. Il suo messaggio semplice quanto rivoluzionario - allegria, studio e pietà: non serve altro - oggi risuona più forte che mai e dalla Torino dell'Ottocento arriva fino alle strade delle nostre città e ai fronti su cui si gioca il diritto al futuro, dalle periferie ai centri di accoglienza delle nuove migrazioni. Per questo Fabio Geda sceglie di raccontarlo intrecciando per la prima volta la vicenda umana di don Bosco alla propria di allievo e educatore, e a un viaggio di testimonianza sui luoghi dei nuovi esperimenti di convivenza in Italia. Ricostruzione storica, narrazione, reportage: un unico filo luminoso lega le battaglie di don Bosco deciso a conquistare un futuro per i suoi ragazzi, le disavventure di Fabio alle prese con gli adolescenti difficili delle periferie e la sfida di chi a Valdocco come a Catania sperimenta forme più efficaci di integrazione e di educazione. È lo stesso filo che lega la spiritualità e il gioco, la capacità di trovare il centro di noi stessi e quella di prenderci cura del prossimo. Giovanni Bosco, il santo che credeva nell'umanità, parla ancora a una società che ha bisogno di tornare a crederci.
«Oggi è festa. Nella chiesetta del borgo battezzano il mio bambino. Io non ci potrò essere, ufficialmente: devo stare nascosta.» Comincia così il racconto di una donna che la Storia ha a lungo dimenticato: Caterina, la madre di Leonardo da Vinci. Giovane popolana, sedotta dal notaio ser Pietro da Vinci, Caterina rimane incinta di un figlio che non potrà allevare: lo allatta, ma le viene tolto dalle braccia per essere cresciuto nella casa paterna. Il suo bellissimo bambino potrà godere di molti più agi, certo, ma rimarrà sempre un bastardo: non erediterà né titoli né proprietà e dovrà vivere solo del suo ingegno. Anche la vita di Caterina non sarà facile: l'accusa di stregoneria, il matrimonio con un ex soldato di ventura, cinque figli da crescere, e sempre il rimpianto per quel primogenito perduto che può vedere solo da lontano. Leonardo si trasferisce a Firenze, entra nella bottega del Verrocchio, manifesta ingegno e talento al di là di ogni previsione, ma si trova macchiato da un'accusa di sodomia. Meglio partire per una città più grande, più libera, piena di opportunità, la Milano degli Sforza. Madre e figlio sono destinati a non rivedersi mai più? O Caterina potrà riunirsi a Leonardo, coronando il sogno di stargli vicino, che ha dato luce e senso alla sua intera vita?
Nel 1990, il Ritratto del dottor Gachet di Vincent Van Gogh viene battuto all'asta per la cifra record di 82 milioni e mezzo di dollari. L'acquirente è il magnate giapponese Ryoei Saito. Ma il governo nipponico, per quanto fiero del suo illustre cittadino, decide di imporgli una tassa esorbitante per il possesso del quadro. Saito, indignato, annuncia alla stampa internazionale che il destino dell'opera è di sparire con lui. E l'annuncio diventerà realtà nel 1996 quando, alla sua morte, del quadro si perdono le tracce, forse bruciato insieme alle spoglie del suo vendicativo proprietario. Per venticinque anni su questo mistero si sono versati letteralmente fiumi di inchiostro, le speculazioni si sono avvicendate senza sosta. Ed è per risolvere questo enigma che entrano in scena i cinque personaggi protagonisti di questo romanzo. La bella pittrice italiana Gabriella, il mercante d'arte olandese Hubert, lo street artist inglese Oliver, l'infermiera francese Odette e infine John, un energumeno tuttofare del Michigan. Non si sono mai visti prima, ma ciascuno di loro si è presentato alla galleria d'arte parigina nel caldo agostano dopo aver ricevuto un misterioso invito, e soprattutto un generoso versamento sul conto corrente. Hanno poco a che spartire, i membri di questa strana squadra, ciascuno però con una skill utile a risolvere il giallo del capolavoro scomparso. Da Parigi voleranno fino in Giappone dove, all'ombra dello spirito irrequieto di Saito, incontreranno difficoltà insormontabili, situazioni sinistre in un viaggio di formazione che cambierà per sempre le loro esistenze.
Quando è stata l'ultima volta che avete fatto qualcosa per la prima volta? Che avete scoperto qualcosa di inaspettato e avete provato un'emozione nuova? Immaginate un uomo che, superata la soglia dei cinquant'anni, diventa padre quando ormai, in famiglia e sul lavoro, si era adagiato su una perfetta vita da figlio. Che cosa può rompersi o scatenarsi all'improvviso? Il libro di Massimo Gramellini è il racconto di una trasformazione e di un'attesa. Nove capitoli, uno per ogni mese di «gravidanza», che compongono una lunga lettera, emozionante e ironica, destinata a un bambino che non c'è ancora mentre si fanno i conti con un padre che non c'è più. Una storia d'amore e di rinascita che ci ricorda come attraverso gli altri possiamo ritrovare in noi stessi infinite risorse e comprendere ciò che conta davvero. Se «la vita è un gioco e vince chi ritorna bambino», per riuscirci bisogna prima diventare adulti.
Il Maggiore, un veterano della Seconda guerra mondiale, esala in ospedale il suo ultimo respiro. A vegliarlo, sua moglie e il cane Tassen. La macchia sul naso gli ha impedito di sfilare nelle mostre canine, ma gli ha fatto scoprire in casa Thorkildsen l'affetto di una vera famiglia. Purtroppo, ora, le cose non vanno granché bene: Tassen e la signora Thorkildsen devono ricominciare una nuova vita, loro due soli, e non è semplice, per Tassen, che è un cane da un solo padrone, e per la donna, sempre più evanescente e smarrita. Beve troppa «acqua del drago» e non uscirebbe più di casa, se non ci fosse lui. Ma Tassen non sarebbe un cane speciale se non sapesse cosa fare per risolvere la situazione: a suo modo, naturalmente. La storia della corsa al Polo Sud, la gara che vide protagonisti, nel 1911, l'esploratore norvegese Roald Amundsen e il suo rivale, il capitano inglese Robert Scott, diventa la loro passione. La sorte delle mute di cani, un quesito morale che assorbe tutte le riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla gloria, sull'onore. E una grande metafora dell'umanità, a due o quattro zampe che sia. Un romanzo che mette in campo la voce ironica e disarmante di un cane, straordinariamente dolce e intelligente, aprendoci gli occhi su quanto sia strano, distorto, a volte crudele il mondo degli uomini.
Un capolavoro architettonico ammirato in tutto il mondo. Una città, Firenze, al culmine della sua fortuna storica e artistica sotto i Medici. E un genio tormentato, Filippo Brunelleschi, destinato a lasciare un'impronta indelebile nella storia. Sergio Givone tesse in queste pagine la trama che portò alla nascita della cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, simbolo indiscusso del Rinascimento, ripercorrendo i giorni di una città colpita dalla peste, il magico incrocio degli artisti dell'epoca, da Masaccio a Donatello, da Arnolfo di Cambio a Lorenzo Ghiberti, le rivalità, le delusioni e i drammi di un'impresa temeraria. A seicento anni dall'inizio dei lavori di costruzione, riviviamo le voci, i gesti, i personaggi e i retroscena di una saga drammatica ed eroica, scopriamo il sogno di un artista visionario che sfidò le leggi della fisica e lo scetticismo dei contemporanei, ma anche il suo rapporto col figlio tanto profondo quanto contrastato. Nel romanzo della cupola s'intrecciano ricostruzione degli eventi e filosofia, scienza e biografia, svelando arcano e realtà di un'opera tra le più rilevanti della nostra civiltà.
L'Odissea non è la storia del viaggio di un uomo: è la storia d'amore di molte donne. C'è Calipso, che, avvinta dalle sue stesse reti di seduzione, si innamora di Ulisse ma deve lasciarlo andare. C'è Euriclea, la nutrice che lo ha cresciuto, e ci sono le sirene, ciecamente decise a distruggerlo. C'è Nausicaa, seduttrice immatura ma potente, che non osa nemmeno toccarlo. C'è Circe dominatrice, che disprezza i maschi finché non ne incontra uno diverso da tutti gli altri. E naturalmente c'è lei, Penelope, la sposa che non si limita ad attendere il marito, ma gli è pari in astuzia e in caparbietà. In questo libro, sono loro a cantare le peregrinazioni dell'eroe inquieto, ciascuna protagonista di una tappa della grande avventura, ribaltando la prospettiva unica del maschile nella polifonia del femminile: che conquista, risolve, combatte. Alle loro voci fa da controcanto quella di Atena, dea ex machina, che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo. In un curioso alternarsi di punti di vista, torna in vita e vibra di nuovi significati un classico immortale, in una narrazione che vola sulla varietà e sulla verità dei sentimenti umani.