
Un libro che accende una luce mai accesa su Eugenio Montale, scoperto nel suo versante umano e privato. Parlano le lettere che arrivano e partono da Casa Montale, e raccontano di Eugenio sognatore, poco avvezzo alle cose pratiche della vita (come casa, lavoro ecc.) ma già considerato come il “genio” di famiglia.
Custodito dagli eredi di Marianna, la sorella di Eugenio, alla quale molte lettere sono indirizzate, questo epistolario inedito ricostruisce anche un’atmosfera, un’epoca e un clima culturale e sociale, che fanno da sfondo alla maturazione di Eugenio Montale.
Il testo è costituito in gran parte da una selezione di lettere fra Eugenio e Marianna e fra Marianna e la madre oltre a numerosissime lettere di Marianna a Ida Zambaldi, l’amica di una vita, raccolte con grande cura dalla destinataria e poi custodite dagli eredi di Marianna.
La curatrice, oltre a selezionare i passi più significativi dell’epistolario, ha scritto i testi di raccordo. Il lettore non si trova così di fronte alla mera trascrizione delle lettere, ma viene man mano guidato a conoscere dal di dentro i personaggi e gli ambienti di casa Montale.
Alcune foto di famiglia inedite, fornite dagli eredi, e le riproduzioni di alcuni manoscritti arricchiscono il libro.
L’intento di Giorgio Torelli è quello di raccontare “usi, costumi, ingegno e solitudine” di Giovannino Guareschi, e per fare questo l’autore fa ricorso ai propri ricordi personali (conobbe e frequentò assiduamente l’autore di Don Camillo), ma anche a quelli dei figli Alberto e Carlotta, che hanno reso disponibile molto del materiale per la realizzazione di questo libro. L’opera è costruita come un album di ricordi, episodi, aneddoti, in cui testo e disegni (molti dello stesso Guareschi) contribuiscono a dipingere con verità quel mondo così ricco di umanità e per questo sempre di moda.
Un romanzo avvincente, scritto con stile scorrevole, asciutto, essenziale, ma capace di esprimere e comunicare profondità di contenuto.
Si legge in un soffio e fa emozionare.
Siamo ad Ostuni, la «città bianca» della Puglia.
Giuseppe, figlio del più famoso barbiere del paese, affina il proprio sguardo adolescenziale sul mondo, proprio osservando i clienti del papà.
Il libro parla di sud, di letteratura americana, di cinema, di teatro… anche di Roberto Benigni…
Il romanzo infatti si conclude con un’apertura alla vita: una lettera che Giuseppe, divenuto uomo, scrive al proprio idolo. Un momento decisivo che consente al protagonista, per la prima volta, di «vivere dentro la vita» con coraggio e passione, liberandosi definitivamente da apatia, sterili furbizie e condizionamenti ambientali.
Il testo si presenta come una biografia romanzata ed è caratterizzato da una scrittura impeccabile e molto “femminile”. Si tratta chiaramente di un’opera di “invenzione storica”, soprattutto per le inserzioni di personaggi fittizi e la ricostruzione della psicologia dei vari protagonisti. Del resto, le notizie storiche accertate sulla regina dei Longobardi sono assai poche, mentre da subito fiorì una vivace leggenda rispetto alle sue vicende coniugali e alla sua condotta esemplare di cristiana (in Brianza fu a lungo venerata come santa). In una “Nota” conclusiva l’autrice mostra il “cantiere” del suo lavoro, parlando delle fonti di cui si è avvalsa e dei criteri seguiti per l’elaborazione in chiave narrativa. L’autrice fornisce così al lettore gli elementi per discernere quanto sia stato ampio il lavoro di adattamento/creazione dell’autrice a partire dalle scarne informazioni presenti nelle fonti storiche. Il tutto detto in tono colloquiale, quasi rispondendo in sede di presentazione del libro a chi chiedesse notizie sulla genesi dello stesso.
Sul filo della memoria e della nostalgia, Torelli chiama a raccolta le “battute” che il tempo e le occasioni hanno prodigato. Ne nasce quello che l’autore definisce un “teatrino di carta”, perché il lettore possa trarne qualcosa di più del semplice diletto. Lo stile inconfondibile di Torelli, “artigiano della parola”, si fonde con una riflessione ricca di sapienza sulla vita umana.
"Sono giornalista e ho un lungo sodalizio con gli aeroplani. I ricordi delle cose viste e sentite mi sono sempre stati compagni di rotta. Una certa notte, nella quiete azzurrata di un jet di linea, la Memoria s'è messa lungamente a raccontarmi storie su storie che qui rimetto in scena perchè l'accorto lettore (non si sa mai) voglia trarne qualcosa in più del diletto".
Dalla quarta di copertina
Un romanzo che fa rivivere 70 anni della storia di Gerusalemme e del suo popolo. Sul background, che è fedele ai fatti storici, si sviluppa con maestria un efficace plot narrativo. L’ebreo Beniamino, raccontando la sua vita e quella della sua famiglia, parla anche di tutte le vicende storico-politiche che portarono alla presa di Gerusalemme da parte dei Romani nell’anno 70 d.C. La famiglia, la crescita, l’amore, il sesso, il culto e le celebrazioni liturgiche, gli ebrei, gli zeloti, i cristiani e la strana sparizione di un mantello dal Tempio: questi e tanti altri i temi trattati in poco più di cento pagine che si leggono d’un fiato.
Terminato l'incubo della seconda guerra mondiale, l'Europa si risveglia profondamente ferita non solo dalle devastazioni materiali, ma molto di più da quelle interiori e spirituali. Tre fratelli, di nobile famiglia, ritornano a casa e ritrovano quella "chiarezza della sera", dopo che la terra ha cessato di essere in collera con i suoi abitanti e la vita torna a fiorire nel grembo di una giovane donna, in cui ella riscatta, insieme al proprio passato, la dannazione della guerra e della morte dipinta nella figura del parroco del villaggio Senzanome (sine nomine) che ha consumato la sua "Missa" crocifisso sulla porta della sua chiesa.
«Un viaggio dentro di sé che conduce alla fonte che disseta e non tradisce». Così la curatrice di questo volume, la carmelitana suor Cristiana Dobner, definisce il Diario di Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943, che è diventata punto di riferimento spirituale per un numero sempre crescente di persone, credenti e non credenti. In questo volume sono raccolti – in una nuova traduzione – i passi delle Lettere e del voluminoso Diario in cui maggiormente traspare la tensione mistica di Etty. Nel denso saggio introduttivo della curatrice, scritto con sensibilità tutta femminile, si mostra come la Hillesum – che ha vissuto con intensità e passione un’esistenza ricca di poesia, amicizie, amore, bellezza, persecuzione – abbia gradualmente raggiunto quella radicale solidarietà con gli uomini e quella misteriosa comunione con Dio che è propria dell’esperienza dei mistici. Ne esce un ritratto davvero inedito di Etty.
Primi del Novecento, quartiere dell'Isola a Milano: una famiglia arriva dalla Lomellina, con un bambino piccolo. È Memore, che crescerà milanese fra il fumo dei treni e gli ideali di un'anarchia antica. Da Bolvedro sul lago di Como arriva invece Francesco, che diventerà frate Giulio. Due percorsi opposti, un legame che diventa indissolubile per via di un drammatico evento. La loro amicizia si dipana negli anni, sullo sfondo dell'Italia fascista, delle leggi razziali, della guerra e del fumo delle vecchie "bestie": le locomotive a vapore. Un giorno un nipote di Memore, nato a Buenos Aires, è a Milano alla ricerca di luoghi e storie della sua famiglia, e sbarca all'Isola. Il vecchio quartiere popolare, un tempo abitato da ex contadini della Lomellina, operai, ferrovieri, oggi la nuova "Manhattan" milanese coi grattacieli che svettano. Ma che al centro ha sempre la vecchia trattoria da Tomaso. La storia di un'amicizia milanese, il racconto pieno di saudade di una Milano che sembra non esserci più ma che invece semplicemente si trasforma, ricorda con affetto il passato e guarda con ottimismo al futuro.
Epistolario inedito di Antonia Pozzi. Gli affetti, le amicizie, la poesia, l'amore per la montagna.
Età di lettura: da 8 anni.
Una nuova edizione rigorosamente condotta sui manoscritti, che restituisce – per la prima volta in un unico volume – tutte le poesie di Antonia Pozzi. Può essere così ricostruito nella sua completezza e autenticità il percorso di un’autrice non riconosciuta in vita, ma da alcuni decenni oggetto di una straordinaria riscoperta su un piano internazionale. Le sue Parole – nutrite di una solida cultura e intensamente elaborate sul piano formale, tuttavia lontane dai canoni letterari degli anni Trenta – dicono con passione vibrante, linguaggio limpido e vivezza di immagini la bellezza e il dolore del mondo, il dramma dell’individuo e quello, più vasto, dell’umanità. Per questo esse giungono con sorprendente forza al cuore del nostro presente.

