
Leggendo Saint-Exupéry e cercando analogie, assonanze e rimandi in papa Francesco, una cosa risulta evidente: qualunque sia l’argomento, entrambi parlano al bambino. Non un bambino qualsiasi, ma il bambino che ancora abita in noi; il bambino che – nonostante i doveri assortiti, la professione, i troppi eventi della vita che ti spoetizzano e cercano di renderti disincantato e cinico – ancora respira e vive da qualche parte nella nostra anima.
-Testo integrale del Piccolo Principe, in una nuova traduzione
-Scelta dei testi di papa Francesco a cura di Umberto Folena
Il romanzo si compone di tre racconti ambientati in epoche diverse e che hanno protagonista Kino, p. Eusebio Francesco Chini (1645-1711), missionario gesuita. Il primo ci fa conoscere il difficile ambientamento di Kino presso le tribù dei Pima (area tra l’Arizona e Stato messicano di Sonora). Nel secondo, ambientato nel 1945, p. Kino soccorre un nativo Pima che partecipò alla conquista di Iwo Jima. Il terzo ha per protagonisti due giovani messicani di Puebla, che nel 2011 diventano migrantes clandestini in balia dei trafficanti. A soccorrerli giungerà un cowboy di Tucson (Arizona) animato dallo spirito missionario che risulta assai simile a quello che contraddistinse Padre Kino.
Una nuova edizione dei diari di Antonia Pozzi attentamente verificata sui manoscritti e corredata di un ricco apparato critico. Brucia, in queste pagine, il fuoco che ha fatto ardere tutta la sua breve vita: dalla più tenera, ma già pensosa, adolescenza alla precoce maturità, trascorsa in contatto con l'avanzato ambiente intellettuale del filosofo Antonio Banfi. Ne emerge il ritratto «dal di dentro» di una giovane donna impegnata, con una determinazione spesso drammatica, nel progetto di una vita autentica e aperta agli altri e di una poesia veramente sua. Una poesia del tutto ignorata nel contesto culturale in cui Antonia Pozzi era inserita; oggi, invece, letta con straordinario interesse in Italia e nel mondo. Nel presente volume sono riportati anche altri suoi scritti in prosa: i passi più significativi della tesi di laurea su Flaubert, alcuni testi narrativi e le pagine critiche su Aldous Huxley. Materiali che, insieme ai diari, ne restituiscono appieno la fisionomia di intellettuale inquieta e moderna.
L’alloggio segreto di Anna Frank e la casa di Etty Hillesum si trovano a poca distanza l’uno dall’altra, tra i canali di Amsterdam. È qui che si incrocia la storia di due donne straordinarie, destinate ai campi di concentramento dagli occupanti tedeschi, ma decise a vivere fino in fondo il tempo che è loro concesso.Sia Anna che Etty fissano su un diario la quotidianità della propria esistenza gravata dalla barbarie nazista, ma ancor più delineano il percorso delle loro anime, affinate ogni giorno dalla prova, dal dolore, dal rischio. Scavando nel pozzo delle risorse interiori, preservano uno spazio di libertà e dignità che nessuno può rubare, neppure il più crudele delle SS.Questo libro mette a confronto i diari di Anna ed Etty, seguendo una traiettoria antologica suddivisa per temi.
Affidando ancora alla forza evocativa del teatro il racconto di un passato incredibile, queste "Baracche nella nebbia" ospitano i testi di due atti unici - "Vite indegne" ed "Eppure non ho paura" - con lo scopo di proseguire il cammino dell'autore dentro la narrazione indispensabile. Si tratta di un percorso già avviato con il precedente volume E scese la notte, attorno a quei mille aspetti della Shoah che ancora debbono essere divulgati al grande pubblico e che, per tale ragione, possiedono una caratteristica di unicità che li rende, seppur nella loro dimensione tragica, preziosi ed attuali. Vittime e di carnefici che raccontano particolari grammatiche del dramma investendo, da un lato la scienza medica asservita alla follia ariana della purezza razziale e, dall'altro, la tragedia quotidiana, segnata anch'essa da un'orrida ricerca scientifica di medici criminali, della detenzione femminile nell'orrore dell'universo concentrazionario nazista. Viene così assolto un compito fondamentale del teatro, quello cioè di parlare del passato legandolo al presente ed al futuro e perseguendo così la funzione didattica e sociale di ogni narrazione. Il teatro non è un trattato di storia, ma possiede quell'immediatezza oggi così urgente e necessaria per proseguire la memoria degli ultimi Testimoni, nella convinzione che il baratro del ripetersi potrà essere evitato solo continuando a raccontare e ricordare.
Napoli, XII secolo. Vittima di un padre violento, Maria fugge di casa per ricominciare una nuova vita. Con l'aiuto di Pasquale, un adolescente poco più grande di lei, Maria impara la dura vita della strada, entrando poi nelle grazie di Magister Rudolfo, il più famoso medico di Napoli, che la assume come madamigella di casa. Seguiranno pagine interessanti e curiose di quotidianità medievale, dalla cucina ai giochi, dal vestiario alle usanze, con un approfondimento speciale della farmacopea, studiata dalla giovane Anna, nonché passione di Maria. Dopo alcuni anni troviamo Maria che lavora in una bottega di uno speziale. E lì imparerà tantissime ricette per curare i malati, ma anche per ucciderli...
Il libro mette a confronto il personaggio manzoniano di Lucia con Maria di Nazareth, rintracciando i tratti comuni tra le due figure e le loro vicende. Studia inoltre il ruolo che la Vergine ri- copre nel complesso dei «Promessi sposi» e negli «Inni sacri» e, in generale, nella vita e nel pensiero di Manzoni.
Amore elettrico è l’opera prima di un medico siciliano che attualmente esercita la professione in Lombardia. Il romanzo ripercorre, intrecciata alla tormentata storia d’amore con una giovane collega, la vicenda di Marcello, affetto sin da piccolo da epilessia, malattia con la quale convive conflittualmente fino a quando, ormai adulto, riuscirà a guarirne. La narrazione ha come doppio sfondo la Sicilia e la città di Milano, ambedue amate allo stesso modo dal protagonista: la prima con i suoi paesaggi incantati e solari e il suo ritmo lento e torpido, la seconda alacre e frenetica, con i suoi rigori e le sue brume. In filigrana, si legge un messaggio di speranza per tutti coloro che, come Marcello, lottano per uscire dal tunnel di una devastante malattia qual è l’epilessia e più in generale un invito a non demordere mai di fronte alle difficoltà della vita.
Acquistando una copia di questo libro sostieni con 1 euro Fondazione Humanitas per la Ricerca.
A Milano, il 29 novembre 1946, Rina Fort uccide la moglie e i tre figli del suo amante. Questo delitto desta molto scalpore all’epoca, anche per la violenza dell’esecuzione in modo particolare sui bambini, uno di appena 10 mesi.
Giovanna Ferrante, grande esperta meneghina, si cimenta per la prima volta in un genere del tutto nuovo per lei: il noir.
Lo fa da abile narratrice, trasformando qui una storia veramente accaduta in un page-turner che lascia senza fiato, che interroga le coscienze, che scava negli anfratti più bui del cuore umano.
Quarta di copertina
Mi chiamo Rina Fort.
Stasera ucciderò una madre e i suoi tre figli.
Mi aspetto il tuo giudizio tagliente, lettore, e giustamente: sto per diventare una crudele assassina.
Ma se hai un minimo di pietà, ascolta prima la mia storia.
Una storia di «troppo» la mia.
Troppa solitudine, troppo desiderio di abbracci, troppa vita macilenta, troppo amore… che è rosso come il sangue.
Biografia dell'autore
Giovanna Ferrante è scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice di trasmissioni radiofoniche. Milanese, innamorata della sua città, impegnata nel sociale, nel 2007 le è stato conferito l’Ambrogino d’Oro.
Ha pubblicato con Àncora molti libri di successo.
Nola, 11 anni, viene operata per una malformazione cardiaca e, quando si risveglia, non sente più le gambe. I medici che consulta le comunicano una drammatica diagnosi: l'amputazione. Tutti, tranne il dottor Orso, che esclama: «Non si tagliano i piedi a una ragazza!». Nola, aiutata anche dal mondo immaginario che crea dentro di sé, inizia così un nuovo percorso. Età di lettura: da 7 anni.
Un'attenta esplorazione dei mondi fantastici creati da J.R.R. Tolkien e insieme un ritratto in punta di penna di un "filologo ritardatario e malinconico" divenuto suo malgrado un autore di culto: questo ci offre Saverio Simonelli in un libro scritto con taglio narrativo, che va al cuore dell'opera tolkieniana. «Con coraggio e molta cura Tolkien si è addentrato, immerso, nel mondo complesso e affascinante delle parole umane e le ha prese sul serio, cercando di mantenersi fedele rispetto all'impegno che essere richiedono. Così ha fatto Tolkien per tutta la vita, ed è da questa "immersione" che poi è sbocciato come un fiore (o un albero ricco di rami) il suo corpus narrativo che trova le sue radici proprio lì, nella filologia, l'amore per la parola. E così ha fatto Simonelli. I suoi libri (e i suoi amici) possono testimoniarlo» (dalla prefazione di Andrea Monda).
Il Piccolo Principe compie ottant'anni. Dove sara andato? Il morso del serpente è stato per lui davvero fatale oppure l'ometto avrà raggiunto la sua rosa tanto amata sul minuscolo asteroide B-612? Di sicuro, dovunque si trovi, non sarà divenuto un vecchio barbuto, ma avrà ancora l'aspetto di un bambino.
Perché, come dice il suo "papa" Saint-Exupery, l'infanzia e un "grande territorio da dove ognuno è uscito". Rileggere in controluce questa fiaba, accostandola alla vita dell'autore, ci consente di scoprirne le verità nascoste. Dal senso della vita e della morte, alla metafora del deserto, fino alla mistica dell'amicizia. Consapevoli che l'essenziale si può cogliere solo con gli occhi del cuore.