
Sul filo della memoria e della nostalgia, Torelli chiama a raccolta le “battute” che il tempo e le occasioni hanno prodigato. Ne nasce quello che l’autore definisce un “teatrino di carta”, perché il lettore possa trarne qualcosa di più del semplice diletto. Lo stile inconfondibile di Torelli, “artigiano della parola”, si fonde con una riflessione ricca di sapienza sulla vita umana.
"Sono giornalista e ho un lungo sodalizio con gli aeroplani. I ricordi delle cose viste e sentite mi sono sempre stati compagni di rotta. Una certa notte, nella quiete azzurrata di un jet di linea, la Memoria s'è messa lungamente a raccontarmi storie su storie che qui rimetto in scena perchè l'accorto lettore (non si sa mai) voglia trarne qualcosa in più del diletto".
Dalla quarta di copertina
Un romanzo che fa rivivere 70 anni della storia di Gerusalemme e del suo popolo. Sul background, che è fedele ai fatti storici, si sviluppa con maestria un efficace plot narrativo. L’ebreo Beniamino, raccontando la sua vita e quella della sua famiglia, parla anche di tutte le vicende storico-politiche che portarono alla presa di Gerusalemme da parte dei Romani nell’anno 70 d.C. La famiglia, la crescita, l’amore, il sesso, il culto e le celebrazioni liturgiche, gli ebrei, gli zeloti, i cristiani e la strana sparizione di un mantello dal Tempio: questi e tanti altri i temi trattati in poco più di cento pagine che si leggono d’un fiato.
Terminato l'incubo della seconda guerra mondiale, l'Europa si risveglia profondamente ferita non solo dalle devastazioni materiali, ma molto di più da quelle interiori e spirituali. Tre fratelli, di nobile famiglia, ritornano a casa e ritrovano quella "chiarezza della sera", dopo che la terra ha cessato di essere in collera con i suoi abitanti e la vita torna a fiorire nel grembo di una giovane donna, in cui ella riscatta, insieme al proprio passato, la dannazione della guerra e della morte dipinta nella figura del parroco del villaggio Senzanome (sine nomine) che ha consumato la sua "Missa" crocifisso sulla porta della sua chiesa.
«Un viaggio dentro di sé che conduce alla fonte che disseta e non tradisce». Così la curatrice di questo volume, la carmelitana suor Cristiana Dobner, definisce il Diario di Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943, che è diventata punto di riferimento spirituale per un numero sempre crescente di persone, credenti e non credenti. In questo volume sono raccolti – in una nuova traduzione – i passi delle Lettere e del voluminoso Diario in cui maggiormente traspare la tensione mistica di Etty. Nel denso saggio introduttivo della curatrice, scritto con sensibilità tutta femminile, si mostra come la Hillesum – che ha vissuto con intensità e passione un’esistenza ricca di poesia, amicizie, amore, bellezza, persecuzione – abbia gradualmente raggiunto quella radicale solidarietà con gli uomini e quella misteriosa comunione con Dio che è propria dell’esperienza dei mistici. Ne esce un ritratto davvero inedito di Etty.
Primi del Novecento, quartiere dell'Isola a Milano: una famiglia arriva dalla Lomellina, con un bambino piccolo. È Memore, che crescerà milanese fra il fumo dei treni e gli ideali di un'anarchia antica. Da Bolvedro sul lago di Como arriva invece Francesco, che diventerà frate Giulio. Due percorsi opposti, un legame che diventa indissolubile per via di un drammatico evento. La loro amicizia si dipana negli anni, sullo sfondo dell'Italia fascista, delle leggi razziali, della guerra e del fumo delle vecchie "bestie": le locomotive a vapore. Un giorno un nipote di Memore, nato a Buenos Aires, è a Milano alla ricerca di luoghi e storie della sua famiglia, e sbarca all'Isola. Il vecchio quartiere popolare, un tempo abitato da ex contadini della Lomellina, operai, ferrovieri, oggi la nuova "Manhattan" milanese coi grattacieli che svettano. Ma che al centro ha sempre la vecchia trattoria da Tomaso. La storia di un'amicizia milanese, il racconto pieno di saudade di una Milano che sembra non esserci più ma che invece semplicemente si trasforma, ricorda con affetto il passato e guarda con ottimismo al futuro.
Epistolario inedito di Antonia Pozzi. Gli affetti, le amicizie, la poesia, l'amore per la montagna.
Età di lettura: da 8 anni.
Una nuova edizione rigorosamente condotta sui manoscritti, che restituisce – per la prima volta in un unico volume – tutte le poesie di Antonia Pozzi. Può essere così ricostruito nella sua completezza e autenticità il percorso di un’autrice non riconosciuta in vita, ma da alcuni decenni oggetto di una straordinaria riscoperta su un piano internazionale. Le sue Parole – nutrite di una solida cultura e intensamente elaborate sul piano formale, tuttavia lontane dai canoni letterari degli anni Trenta – dicono con passione vibrante, linguaggio limpido e vivezza di immagini la bellezza e il dolore del mondo, il dramma dell’individuo e quello, più vasto, dell’umanità. Per questo esse giungono con sorprendente forza al cuore del nostro presente.
Edizione integrale del Piccolo Principe con nuova traduzione. "La notte, mi piace ascoltare le stelle. Sono come cinquecento milioni di campanellini".
Il libro contiene 52 brevi apologhi attraverso i quali l'autore stimola il lettore a guardare dentro e fuori di sé, riscoprendo il gusto poetico della fiaba, alla ricerca di scintille di spiritualità evangelica.
Con questa raccolta prosegue la prova poetica di Marco Garzonio cominciata in Siamo il sogno e l’incubo di Dio (Àncora, 2015). I temi, scrive l’autore, «restano il cammino personale e i sussulti del mondo, impastati con quel Dio che sempre più mi cerca, mi inquieta, mi stana». A legare volti, luoghi, eventi evocati dalla parola poetica (da Martini a Turoldo, da Milano all’amata valle Spluga, dal terrorismo fondamentalista ai profughi che premono alle porte di un’Europa cinica e distratta) la riflessione sui profeti della porta accanto, coloro che – nelle parole dell’autore – «ci parlano e ci addestrano con gesti o silenzi, col fatto solo di esserci e affrontare ogni giorno le difficoltà della vita secondo sobrietà, semplicità, onestà, con quel sano strabismo dell’anima che porta ad avere un occhio sugli altri e l’altro su se stessi». «Garzonio è un profeta della porta accanto, in cerca della sua visione. Uno che a ogni tramonto, davanti al sole che scende, senza nostalgia lo guarda / che ancora è lungo il giorno sino a notte. Lungo è il giorno, e santo, a saperlo godere e inseminare, come Marco, di pollini di poesia e profezia » (dalla prefazione di Ermes Ronchi).
Un’opera monumentale, dedicata a un monumento della cultura americana, e da molto prima che il Nobel ponesse il suo sigillo sull’arte di Bob Dylan. E un’opera senza paragoni, che parla della Bibbia così come è stata letta, e selezionata, da Dylan. Un lavoro di dieci anni, condotto con passione e competenza, che l’autore presenta così: Spero che il libro possa contribuire non solo alla conoscenza e alla valorizzazione delle canzoni di Dylan, ma anche alla conoscenza della Bibbia, e che sia utile sia a chi, come Dylan e come me, la considera un libro ispirato nel senso letterale del termine, sia a chi si limita a ritenerla il «grande codice» della civiltà occidentale”.