
Un trentenne disadattato che gira per i cimiteri a fantasticare sul passato dei volti impressi sulle lapidi. La precarietà, l'assenza di futuro, in una Torino che non riesce a conquistarsi i colori della primavera, non riguarda solo lui: coinvolge anche i suoi genitori, costretti ad affittare la loro camera da letto a una prostituta ungherese per sbarcare il lunario. E lei, Alexandra: bella, fresca e conturbante, ma costretta ad accantonare la sua laurea in lingue per esercitare clandestinamente il mestiere più antico del mondo. Esattamente l'opposto di Ivana, la donna matura e vissuta, ex terrorista che non riesce a lasciarsi alle spalle un passato tormentato e una storia d'amore tragica la cui ferita non si è mai ricucita. Tutti in un equilibrio instabile, incerto, tutti ugualmente incapaci di trovare una collocazione nel proprio tempo. Anche se la colpa non è solo della società. "Forse sono diventate il mio alibi, tutte queste speculazioni sulla ricca sfacciataggine del nostro tempo. Forse sono io a non avere il coraggio sufficiente".
I primi 50 anni di vita di una donna eccezionale per fascino e intelligenza, dotata di un notevole talento artistico e di una spiccata personalità. Un racconto vivace delle esperienze della pittrice, dall'infanzia nella feudale Transilvania, allora Ungheria ora Romania, agli studi a Vienna e Budapest negli anni '25/30. Assistiamo poi all'incontro con il futuro marito, Enzo Massarani, avvocato e commercialista, e quindi al trasferimento a Milano, nell'Itali fascista del 1934. Vediamo attraverso i suoi occhi i milanesi di allora, gli anni della guerra, la fuga in Svizzera ed il dopoguerra, fino agli anni '60. Nell'agosto del 2011 ha compiuto 101 anni e completato la dettatura di questo libro di ricordi. Scritti in prima persona, i testi sono stati raccolti e trascritti dall'amica Silvana Baldini.
Romanzo avvincente ambientato nel medioevo.
Narra il viaggio difficoltoso che ha percorso il chierico Reginaldo partendo dall’Abbazia di Novacella (Bressanone) per arrivare in Umbria e conoscere S. Francesco d’Assisi.
Il viaggio intrapreso è anche percorso interiore volto alla ricerca di Dio e del vero cristianesimo. Sulla strada per Assisi, Reginaldo diventa protagonista e testimone di moltissime avventure fino ad incontrare il suo "ultimo nemico", un sicario, che lo consegnerà alla morte. Moribondo, farà comunque in tempo a vedere S. Francesco e a comprendere la vera natura di Dio.
Un libro voluto e costruito dallo stesso Santucci che scelse di “dipingersi” ai posteri scegliendo i brani più significativi e illuminanti delle sua produzione letteraria. A cinque anni dalla scomparsa (23 maggio 1999) questo libro rivela ciò che il grande autore milanese aveva più a cuore, restituendoci a pieno il suo percorso di uomo e di scrittore mai separato dalla sua anima di credente. La bibliografia completa e un ampio saggio introduttivo di Gianfranco Ravasi completano quest’opera unica e significativa.
Questo libro è frutto dell'incontro fra due scrittori di razza (l'autore e Gold, al secolo Luca Goldoni, amico di sempre), si incontrano e decidono di scrivere un libro a due mani. Sono scintille. Di ricordi, di passioni, di amicizia. Un collage di fatti e volti incastonati nella memoria dei due protagonisti che nella circumnavigazione della vita hanno spesso incrociato le loro orbite per seguire la curiosità dell’uomo e quella del giornalista vero. Due amici a colloquio con se stessi in un dialogo sincero e a tratti intimo, che affidano all’amico libro le confidenze di tutta una vita.
Si tratta di un romanzo che narra delle disavventure di un archeologo italiano in fuga da un emirato arabo, in quanto ritenuto implicato in fatti di spionaggio e di terrorismo, negli anni immediatamente successivi alla prima Guerra del Golfo (1991). La vicenda offre il pretesto narrativo per esplorare il pianeta della violenza degli uomini a cagione della diversità ideologica e dei conflitti di civiltà. Il doppio registro usato nel libro, anche a livello grafico, tra narrazione ed esplorazione interiore, permette differenti approfondimenti sulle problematiche dei rapporti fra fede religiosa e libertà, cristianesimo e islam, Oriente e Occidente.
Margherita da Cortona nasce nel 1247 a Laviano, un paesino a mezza strada fra Montepulciano e Cortona e viene proclamata santa nel 1728 da Benedetto XIII. La vita di questa donna è stata particolarmente avventurosa e travagliata e l’autrice con competenza e stile narrativo ricostruisce il susseguirsi degli eventi. La fuga d’amore a soli 16 anni per congiungersi in matrimonio con il nobile Arsenio Del Pecora, Signore di Montepulciano, con cui vivrà nell’agiatezza per meno di un decennio e avendo da lui un figlio. In seguito alla tragica morte del suo compagno, viene scacciata dai parenti e sceglie di diventare terziaria francescana, finisce per stabilirsi in eremitaggio alla Rocca sopra Cortona, fino alla morte che la raggiunge nel 1297. Curzia Ferrari attinge nella sua ricostruzione oltre che dalle notizie storiche, dalla “legenda” ecclesiastica ufficiale, scritta da Fra Giunta Bevegnati, confessore di Margherita e sua guida spirituale, da queste informazioni cerca di delineare il carattere, la figura, la psicologia di Margherita, inserendola nel contesto storico-sociale in cui è vissuta.
Natale e il "classico" per eccellenza, forse l’ultimo in quest’epoca post-moderna. Un appuntamento al quale nessuno si sente ancora di poter mancare.
E anche Giorgio Torelli nella veste di grande cultore di ricordi e, quindi, di Natali, fa riaffiorare in questo libro dal sapore semplice e antico, gli incontri, le facce, i ricordi e gli "effetti" che il Natale suscita nell’animo di tutti noi.
Appuntamenti con il Bambin Gesù, nei posti più disparati, nelle circostanze più strane ai quali ognuno si sente di non mancare, anche se a volte… arriva un po’ in ritardo.
Un libro che accende una luce mai accesa su Eugenio Montale, scoperto nel suo versante umano e privato. Parlano le lettere che arrivano e partono da Casa Montale, e raccontano di Eugenio sognatore, poco avvezzo alle cose pratiche della vita (come casa, lavoro ecc.) ma già considerato come il “genio” di famiglia.
Custodito dagli eredi di Marianna, la sorella di Eugenio, alla quale molte lettere sono indirizzate, questo epistolario inedito ricostruisce anche un’atmosfera, un’epoca e un clima culturale e sociale, che fanno da sfondo alla maturazione di Eugenio Montale.
Il testo è costituito in gran parte da una selezione di lettere fra Eugenio e Marianna e fra Marianna e la madre oltre a numerosissime lettere di Marianna a Ida Zambaldi, l’amica di una vita, raccolte con grande cura dalla destinataria e poi custodite dagli eredi di Marianna.
La curatrice, oltre a selezionare i passi più significativi dell’epistolario, ha scritto i testi di raccordo. Il lettore non si trova così di fronte alla mera trascrizione delle lettere, ma viene man mano guidato a conoscere dal di dentro i personaggi e gli ambienti di casa Montale.
Alcune foto di famiglia inedite, fornite dagli eredi, e le riproduzioni di alcuni manoscritti arricchiscono il libro.
L’intento di Giorgio Torelli è quello di raccontare “usi, costumi, ingegno e solitudine” di Giovannino Guareschi, e per fare questo l’autore fa ricorso ai propri ricordi personali (conobbe e frequentò assiduamente l’autore di Don Camillo), ma anche a quelli dei figli Alberto e Carlotta, che hanno reso disponibile molto del materiale per la realizzazione di questo libro. L’opera è costruita come un album di ricordi, episodi, aneddoti, in cui testo e disegni (molti dello stesso Guareschi) contribuiscono a dipingere con verità quel mondo così ricco di umanità e per questo sempre di moda.
Un romanzo avvincente, scritto con stile scorrevole, asciutto, essenziale, ma capace di esprimere e comunicare profondità di contenuto.
Si legge in un soffio e fa emozionare.
Siamo ad Ostuni, la «città bianca» della Puglia.
Giuseppe, figlio del più famoso barbiere del paese, affina il proprio sguardo adolescenziale sul mondo, proprio osservando i clienti del papà.
Il libro parla di sud, di letteratura americana, di cinema, di teatro… anche di Roberto Benigni…
Il romanzo infatti si conclude con un’apertura alla vita: una lettera che Giuseppe, divenuto uomo, scrive al proprio idolo. Un momento decisivo che consente al protagonista, per la prima volta, di «vivere dentro la vita» con coraggio e passione, liberandosi definitivamente da apatia, sterili furbizie e condizionamenti ambientali.
Il testo si presenta come una biografia romanzata ed è caratterizzato da una scrittura impeccabile e molto “femminile”. Si tratta chiaramente di un’opera di “invenzione storica”, soprattutto per le inserzioni di personaggi fittizi e la ricostruzione della psicologia dei vari protagonisti. Del resto, le notizie storiche accertate sulla regina dei Longobardi sono assai poche, mentre da subito fiorì una vivace leggenda rispetto alle sue vicende coniugali e alla sua condotta esemplare di cristiana (in Brianza fu a lungo venerata come santa). In una “Nota” conclusiva l’autrice mostra il “cantiere” del suo lavoro, parlando delle fonti di cui si è avvalsa e dei criteri seguiti per l’elaborazione in chiave narrativa. L’autrice fornisce così al lettore gli elementi per discernere quanto sia stato ampio il lavoro di adattamento/creazione dell’autrice a partire dalle scarne informazioni presenti nelle fonti storiche. Il tutto detto in tono colloquiale, quasi rispondendo in sede di presentazione del libro a chi chiedesse notizie sulla genesi dello stesso.