
Scritto neI 1917 e pubblicato nel 1919, "Demian" è la storia di un ragazzo combattuto fra due mondi, quello bello e pulito del bene e quello terribile, enigmatico eppur allettante del male. Protagonista è il giovane EmiI Sinclair, caduto sotto l'influsso di un cattivo compagno di scuola, Franz Kromer, che lo spinge a ingannare i genitori, rubare e discendere la china del peccato. Sarà un altro compagno, Max Demian, che sembra vivere fuori del tempo o uscire da un passato senza età, ad attrarre Sinclair e a liberarlo dal nefasto influsso di Kromer, guidandolo verso una concezione della vita straordinariamente complessa e misteriosa.
Composto febbrilmente tra il 1928 e il 1929, "Addio alle armi" è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l'infermiera Agnes von Kurowsky. I temi della guerra, dell'amore e della morte, che per diversi aspetti sono alla base di tutta l'opera di Hemingway, trovano in questo romanzo uno spazio e un'articolazione particolari. È la vicenda stessa a stimolare emozioni e sentimenti collegati agli incanti, ma anche alle estreme precarietà dell'esistenza, alla rivolta contro la violenza e il sangue ingiustamente versato. La diserzione del giovane ufficiale americano durante la ritirata di Caporetto si rivela, col ricongiungimento tra il protagonista e la donna della quale è innamorato, una decisa condanna di quanto di inumano appartiene alla guerra. Ma anche l'amore, in questa vicenda segnata da una tragica sconfitta della felicità, rimane un'aspirazione che l'uomo insegue disperatamente, prigioniero di forze misteriose contro le quali sembra inutile lottare.
In una gelida sera d'inverno l'agrimensore K. giunge in uno sperduto villaggio dominato da una collina su cui sorge un immenso castello. Qui vi abita il misterioso Conte, governatore e despota di tutto il territorio. K. intende fare delle terre del Conte la sua dimora ed esercitare qui la sua professione: un progetto semplice, ma realizzarlo si rivelerà presto più arduo di qualunque previsione. Il castello del Conte si trasforma infatti per K. nella sede di una mostruosa trappola burocratica che lo stritolerà.
Nelle pagine di "Casa Howard" si intrecciano le vicende di tre famiglie: i Wilcox, borghesi arricchiti e arroganti, disumanizzati dal potere economico; le sorelle Schlegel, raffinate, colte, idealiste; infine i coniugi Bast, lei una donna volgare, lui un povero impiegatuccio, sull'orlo della rovina. I loro destini si incrociano a partire da quando la signora Wilcox stringe una profonda amicizia con Margaret Schlegel e, sul letto di morte, decide di lasciarle in eredità il suo amatissimo cottage di campagna, Casa Howard. Quella dimora non è un semplice edificio: è il simbolo stesso dell'Inghilterra di nobili tradizioni, la patria non ancora snaturata dalla civiltà commerciale e industriale. E attorno alla tenuta si consumerà il conflitto tra due diversi modi di concepire la vita, che diviene a sua volta conflitto di classi e di sessi espresso in una molteplice, inquieta vicenda di matrimoni mancati o falliti, di amori morti sul nascere, di violenze represse. Una vicenda in cui ogni evento, ogni personaggio, vivo e immediato in se stesso, rivela tuttavia un altro significato, quel senso metaforico e segreto che solo può condurre a comprendere l'essenza della realtà.
Come parlare dell'Olocausto alle nuove generazioni, a chi è troppo giovane per aver vissuto l'orrore? A questa domanda - una necessità ineludibile - posta dallo scrittore Elie Wiesel, David Grossman ha risposto con questo romanzo. Protagonista e narratore è il piccolo Momik che, figlio di deportati, sente parlare in modo oscuro e allusivo dell'Olocausto, si interroga sul mistero dei numeri tatuati sulla pelle dei genitori, crede che la "belva nazista" sia realmente un animale feroce, sconosciuto e terribile. Ma per capire davvero dovrà crescere, diventare scrittore e seguire le tracce del nonno in Polonia; poi compiere un viaggio impossibile per mare, lasciarsi trasportare da personaggi immaginari e approdare all'ultima fantastica invenzione del libro: un'enciclopedia dove si raccolgono i fili innumerevoli del romanzo, e della vita. Così, con questa grande creazione etica, con questo libro insieme folle e scientifico, ingenuo e poetico, drammatico e grottesco, Grossman realizza il tentativo di interpretare e inventare una realtà segnata indelebilmente dal dolore.
Dalle pagine di una rivista di filologia classica un anonimo attacca un professore all'apice della sua carriera. Il motivo occasionale è l'etimologia inesatta di una parola, ma le ragioni profonde di quell'attacco sono invidie, amori, rivalità, gelosie. Nella ricerca del nemico misterioso crolla la maschera di falsità, il castello di certezze culturali ed esistenziali del professore, sfidato in una partita impari con quel giocatore invisibile" che rappresenta il destino di ognuno di noi.
L'autore di Pinocchio fu anche un attento osservatore del costume, un pioniere del giornalismo umoristico, un letterato acuto e versatile. Della sua copiosa produzione il Meridiano offre una scelta rappresentativa, ampiamente annotata.
Joel Backman, noto come "il Broker", un tempo socio di un prestigioso studio legale e uno degli uomini più ricchi e potenti di Washington, è in carcere da sei anni per aver tentato di piazzare sul mercato un software messo a punto da tre giovani pachistani, capace di neutralizzare il più sofisticato sistema di spionaggio satellitare. Ma la vendita è sfumata e i ragazzi pachistani sono morti. Ora il presidente degli Stati Uniti, a poche ore dalla scadenza del mandato, ha firmato i documenti per la sua liberazione. Poche ore dopo, Backman si trova a bordo di un aereo militare che lo porterà lontano, verso una città italiana a lui sconosciuta, con una nuova identità. Da una cella schifosa alla libertà in meno di un giorno. Perché così in fretta? Ben presto il Broker si rende conto che non si è trattato di un semplice atto di clemenza: braccato dalla CIA, dai servizi segreti israeliani e sauditi e da uno spietato killer cinese, Backman diventa l'esca di una micidiale caccia all'uomo in cui la domanda non è se riuscirà a sopravvivere, ma chi sarà a raggiungerlo per primo. E a ucciderlo.
Sullo sfondo di una città messa a ferro e fuoco da vent'anni di guerre Yasmina Khadra ambienta questa storia che mette i brividi, una vicenda che sembra uscire da una tragedia classica, con quattro protagonisti colti in un momento cruciale della loro esistenza: Atiq, il guardiano del carcere che non riesce più a sostenere il ritmo delle esecuzioni, sua moglie Mussarat, condannata da un male incurabile, Mohsen, un borghese decaduto, e sua moglie Zunaira, un tempo avvocato e sostenitrice della causa femminista. Ognuno di loro incarna un modo diverso di rispondere all'integralismo: la resistenza, la pazzia, la sottomissione, la fuga nell'illusione. Ma per tutti e quattro viene il momento di dare un senso alla propria vita, attraverso l'amore e il sacrificio. Yasmina Khadra scaraventa il lettore nel cuore di una follia in cui si perdono i confini tra vita, amore, morte e sopravvivenza. Un bagno al vetriolo da cui si esce sconvolti, un romanzo straordinario, che è anche un grandioso inno alla donna, da una delle più importanti voci del mondo arabo.
Graham Greene ha ambientato in Africa due dei suoi romanzi più noti, "Il nocciolo della questione", del 1948, e "Un caso bruciato", del 1961: aveva raccolto il materiale durante alcuni viaggi compiuti nel continente nero a partire dal 1934, e in particolare quelli in Africa occidentale nel 1941 e nel Congo Belga devastato dalla lebbra nel gennaio 1959. In queste occasioni Greene era solito tenere dei resoconti dettagliati: quaderni su cui annotava ritratti, fatti, riflessioni su colonie e colonialismo, perdizione e salvezza. Quei diari, destinati in origine solo a un uso privato, consentono di scoprire come Greene lavorava sulla propria scrittura, come dava forma a un racconto, come trovava gli spunti per la trama e i personaggi. Ma gettano anche uno sguardo acuto sul mondo africano, sul suo fascino magico, visto con gli occhi di un autore che, proprio nella forma diaristica - più spontanea, meno elaborata, meno preoccupata di questioni formali -, sollecita il lettore a un rapporto complesso e continuamente stimolante.
Dopo essere stato ferito nel corso di una sparatoria, il commissario Vincenzo Collura, detto Cecè, decide di trascorrere un periodo di convalescenza su una nave da crociera. Ma non fa in tempo a godersi il riposo, che anche in vacanza si trova a indagare su una serie di piccoli e divertenti gialli, aiutato da un fedele collaboratore. Tra finti cantanti, fantasmi che appaiono misteriosamente in una cabina, scambi di gemelle, cadaveri sconosciuti, bische clandestine e furti di preziosi gioielli, Cecè si trova ancora una volta a dover fare affidamento sul suo prezioso fiuto, dote che ha in comune con la più celebre creatura di Camilleri, quel Salvo Montalbano che gli è illustre collega.
Italo Calvino ha personalmente selezionato questa speciale raccolta dal ricchissimo patrimonio delle "Fiabe Italiane", da lui recuperato in un'unica opera comprendente la tradizione fiabesca popolare degli ultimi cento anni. Le fiabe si rivolgono a bambini grandi e piccoli e offrono uno straordinario panorama che passa dalle fiabe-filastrocche ai racconti buffi. Età di lettura: da 9 anni.