
Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell'esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alle bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente, un vero e proprio inferno di miseria e degradazione, nel quale gli uomini cercano di sopravvivere tra topi e scarafaggi, nella più assoluta mancanza di mezzi. Ma proprio qui, nelle allucinanti colonie di lebbrosi della "Città della gioia", in mezzo a inondazioni, fame e malattie, il protagonista riuscirà a ritrovare la forza di riscattarsi. Un romanzo sconvolgente, una straordinaria lezione di coraggio.
Nei primi anni settanta Dominique Lapierre,con Larry Collins, arriva a Nuova Delhi per scrivere la straordinaria storia dell’indipendenza dell’India dall’Impero britannico.
Sarà l’inizio di una prodigiosa storia d’amore. Al volante di una vecchia Rolls-Royce Silver Cloud, la “macchina dei maharaja”, percorre in sei mesi più di ventimila chilometri. Raccoglie testimonianze e documenti unici, vive avventure rocambolesche, conosce e riesce persino a intervistare gli assassini del Mahatma Gandhi. Ne nascerà Stanotte la libertà, racconto epico sulla lotta per l’indipendenza indiana. Ma nascerà anche un rapporto forte, intenso e sincero tra gli ultimi della terra e lo scrittore affermato, che da allora all’India e all’aiuto umanitario dedicherà tutto se stesso.
Dopo il primo viaggio, Lapierre infatti ritornerà in India incessantemente, impegnandosi in programmi concreti contro le condizioni di estrema povertà.
Dormirà nelle bidonville fianco a fianco con gli emarginati della società e con i tanti eroi senza nome che si danno da fare per migliorare le condizioni dei più poveri, incontrerà Madre Teresa di Calcutta; collaborerà con James Stevens, fondatore del centro Udayan, grazie al quale migliaia di figli di lebbrosi vengono strappati dalla miseria e dalla malattia.
L’intervento di Lapierre si rivelerà decisivo per la sopravvivenza e il rilancio di questa istituzione, che garantisce un futuro per tanti bambini malati o con genitori lebbrosi. Seguiranno gli anni vissuti tra i diseredati delle bidonville di Pilkhana, a fianco dell’infermiere svizzero Gaston Grandjean. Anni di grande slancio e di immersione nella sofferenza e nella privazione da cui vedranno la luce un libro e un film celeberrimi: La Città della gioia, di cui in India mon amour Lapierre ci regala inediti dietro le quinte.
La penna di Lapierre accompagna il lettore in ripetuti viaggi nei misteri del paese-continente, immergendolo nella vitalità e il fascino dell’umanità incontrata. Foto, ricordi e riflessioni si mescolano creando una testimonianza unica: India Mon amour.
Un indimenticabile inno alla vita e alla speranza, unito da un fil rouge che deriva da un proverbio indiano: “Tutto ciò che non è donato, è perduto”.
Bruciare la città-mondo, la capitale del ventesimo secolo. La città della Senna, dei boulevard e di Notre-Dame, del Louvre e della torre Eiffel. Bruciare Parigi. "Bruciate Parigi!" ordina Hitler nella fase conclusiva della Seconda guerra mondiale. Ma l'ordine non venne eseguito e Parigi fu salva. Chi la salvò dalla distruzione? De Gaulle? 0 il generale von Choltitz? Il comunista Rol o il console svedese Nordling? Come si arrivò al 25 agosto 1944, giorno in cui la città venne liberata dagli Alleati? Attraverso carte segrete ritrovate negli archivi tedeschi, documenti dell'epoca, ordinanze, verbali e ricordi dei testimoni, Dominique Lapierre e Larry Collins scrivono un drammatico romanzo-cronaca - da cui verrà tratto l'omonimo film di René Clement - mettendo in scena eroi e traditori, giovani e vecchi, spie e ostaggi. Sono i protagonisti dell'epopea della città, dall'incubo della distruzione totale alle battaglie per le strade, fino alla liberazione.
All'inizio degli anni settanta Dominique Lapierre e Larry Collins attraversano il continente indiano per raccogliere interviste con testimoni, registrare vicende strabilianti, comporre la trama di un potente racconto corale: quello del popolo indiano in cammino verso la propria indipendenza. Dalla nomina di Lord Mountbatten a viceré delle Indie, il 1° gennaio 1947, all'assassinio di Gandhi, il 30 gennaio 1948, "Stanotte la libertà" ripercorre i tredici mesi che cambiarono per sempre il volto dell'Impero britannico e il destino di quattrocento milioni di indiani. Un viaggio serrato e appassionante tra i segreti di una terra incantevole, le miserie e gli splendori del suo popolo, il coraggio e la fede degli uomini che aprirono la via alla libertà. Su tutti, s'irradia la figura del Mahatma Gandhi, la Grande anima, il profeta dal fascino tuttora inesauribile. Quel viaggio segnerà la vita di Dominique Lapierre, che da allora, preso d'amore per la sua India, vi ritornerà per infiniti viaggi, memorabili incontri, nobili slanci umanitari.
Sei aprile 1652. Un manipolo di coloni olandesi sbarca sull'estremità più meridionale del continente africano. Questi uomini hanno una missione delicata e precisa: coltivare pianticelle di insalata per rifornire di vitamine gli equipaggi delle navi della Compagnia olandese delle Indie orientali in transito, decimati dallo scorbuto. Nessuna grande ambizione di conquista coloniale, ma passerà poco tempo prima che gruppi di avventurieri voltino le spalle al mare per addentrarsi nelle foreste infestate di animali feroci e mosche tse tse, alla conquista della "Terra promessa". La macchina inesorabile della Storia si è ormai avviata, e il primo capitolo di un'epopea di infamia e redenzione è stato scritto. Convinti dalla fede calvinista di essere il nuovo popolo eletto, i coloni presto rinnegheranno la madrepatria, affronteranno le tribù nere, i cercatori d'oro e di diamanti, e le temibili tuniche rosse della regina Vittoria, fino a macchiarsi di una delle più grandi tragedie del Novecento: l'instaurazione dell'apartheid. Una piccola comunità di quattro milioni di bianchi sottometterà con la forza una popolazione sei volte maggiore di neri, dando vita a un regime razzista che causerà centinaia di migliaia di vittime. A questo orrore riusciranno a porre fine la volontà e il coraggio di veri e propri eroi come Chris Barnard, Helen Lieberman e soprattutto, dopo ventisette anni passati in carcere, un gigante del nostro tempo, Nelson Mandela.
Roma, anno 1611. La giovane pittrice Artemisia si batte furiosamente per imporre il suo talento. L'avversario più temibile che le si para di fronte altri non è che il padre, il grande pittore Orazio Gentileschi. Artemisia è il dramma di una passione folle, della tenerezza e dell'odio di due creature incatenate dai legami di sangue. Ma soprattutto è l'avventura di una delle prime pittrici della storia, una donna che infranse tutte le norme per conquistare la gloria e la libertà.
Rulli di tamburi. Esplosioni di cembali. Dzemal-Edin e i suoi compagni a cavallo scalpitano ai bordi della piazza d'armi a Krasnoe Selo. È il maggio 1848, il giorno della parata delle scuole militari. Dzemal-Edin sfila davanti alle tribune, elegante nella sua uniforme verde e rossa. Fiero. Nobile. Integro. Rivive l'emozione di un tempo, quando da piccolo cavalcava insieme ai murid sulle montagne del Dagestan. Allora gli sembrava di appartenere al più grande esercito del mondo. Oggi è un ufficiale della Santa Madre Russia. Il ribelle ceceno ora è il pupillo dell'imperatore. La sua è una vita a metà. È ancora un bambino quando il padre Shamil, imam guerriero, dopo un conflitto decennale lo consegna ai russi come amanat, garante di pace. L'ostaggio non sarà più restituito. Dzemal-Edin viene segregato a San Pietroburgo, alla corte di Nicola I, che lo adotta e, fatto eccezionale, gli concede di mantenere la fede islamica. Al Palazzo d'Inverno Dzemal-Edin diventa il cadetto più promettente, il cavaliere più ammirato. E si innamora di una nobildonna russa. Per sposare Elizaveta Petrovna Olenina è pronto a macchiarsi del peccato supremo per un musulmano: l'apostasia. Quando sarà richiamato al ruolo di soldato di Allah, l'amore per Lisa si scontrerà con il dovere di salvare il suo popolo. Attingendo a documenti d'archivio e mano-scritti inediti, Alexandra Lapierre riporta alla luce la vicenda finora ignota del figlio dell'imam cresciuto alla corte dei Romanov.
Mrado Slovovic è un picchiatore della mafia slava di Stoccolma. Ma è anche un padre che adora la figlia piccola e cerca disperatamente di stabilire un rapporto con lei. Da quando però il capo è cambiato, Mrado ha dei problemi. Jorge Salinas Barrio è un ragazzo di origini sudamericane, finito in prigione per spaccio di cocaina dopo essere stato tradito dai suoi datori di lavoro. Ha aspettato a lungo il momento giusto per evadere, pianificando meticolosamente la fuga, e ora è fuori grazie a una spettacolare evasione. Johan Westlund, per tutti JW, è un giovane studente di economia, sempre vestito alla moda e instancabile frequentatore dei migliori locali di Stoccolma. Quello che però i suoi ricchi compagni di bagordi non sanno è che JW in realtà è uno spiantato ragazzo di campagna, che lavora di notte come tassista abusivo per pagarsi i lussi e far parte del jet set. Tre criminali dall'inquietante inventiva, disposti a tutto pur di riuscire a fare il salto. È il traffico di cocaina a farli conoscere e a metterli sulla stessa rotta, ma anche a catapultarli nella sfera di interesse di Radovan, il capo della malavita slava, che pochi hanno visto di persona ma che governa i destini della droga a Stoccolma, e di chiunque ne faccia smercio.
Un ex mercenario, un poliziotto in disgrazia e un giovane arabo che involontariamente si trova a lavorare per il capo dei capi della mafia di Stoccolma, sono i protagonisti del secondo episodio della trilogia di Stoccolma. Le strade dei tre si incrociano dopo un omicidio che affonda le sue radici nelle alte sfere della malavita della capitale svedese. Il mondo criminale della capitale svedese e il più sconcertante spaccato delle nuove mafie nell’Europa delle migrazioni come nessuno mai l’ha raccontato.
Terra di Sumer, terza dinastia di Ur. Lo scriba Nishi viene trovato morto nel palazzo del governatore, con un chiodo conficcato in bocca e il cranio fracassato. Per i sacerdoti, la morte violenta dell'emissario reale è un segno divino, la giusta punizione per la recente legge che sancisce la confisca delle loro terre. Ma il governatore Ebgala non è disposto a dar retta alle superstizioni che alimentano inquietudini e tensioni tra la gente del popolo. Per questo si rivolge al solo uomo in grado di scoprire la verità. È l'inquieto e ambiguo Mebarasi, "il senza dio dagli occhi d'aquila e dalla mente acuta", il più abile tra i funzionari al servizio del re.
“Un capolavoro... Un testo al tempo stesso picaresco e grave, divertente
e tragico, attraversato dalla commedia del secolo non meno che dalla
sua parte di infamia.”
Bernard-Henri Lévy
“Per parlare della morte come fa Lanzmann, per realizzare Shoah,
per scrivere La lepre della Patagonia, bisogna amare la vita.
Appassionatamente.”
Le Monde
Claude Lanzmann ha vissuto ben più di una vita. Partigiano contro il nazismo a diciassette anni, docente nella Berlino del dopoguerra, negli anni Cinquanta si trova al centro dell’élite intellettuale parigina conquistando l’amicizia di Sartre. Poi la direzione di “Les Temps Modernes”, l’impegno anticolonialista, i viaggi e i reportage, la battaglia per Israele, la svolta cinematografi ca di sceneggiatore e regista. Una storia personale che è lo specchio di un secolo di rivoluzioni si snoda in queste pagine con passo romanzesco, tra metamorfosi personali e collettive, assecondando il flusso delle emozioni e rincorrendo le assonanze impreviste di una memoria tumultuosa e appassionata. E nel mosaico di ritratti e aneddoti – ilari, commoventi, entusiasmanti, erotici, angosciosi, intensi – spicca il filo rosso che è la missione di una vita: la testimonianza dell’Olocausto, perseguita negli undici anni dedicati al capolavoro cinematografi co Shoah; e il segno lasciato dall’angoscia di non poter dare voce a ciò che non è rappresentabile.
Vincent Profumo è uno dei boss più feroci e potenti della camorra. È ricco, temuto e rispettato. Appassionato di musica lirica e devoto a padre Pio, è circondato da quattro donne: la moglie e le figlie MariaSole, MariaLuna e MariaStella, così battezzate in omaggio a Maria Callas. Tutto bene, sanguinariamente bene, finché Vincent non si ritrova alle prese con il Cinese e la nuova mafia che arriva da Oriente: da quel momento di sangue ne scorrerà ancora di più... "InferNapoli" racconta l'epopea di un "malamente" cinico e passionale, un cattivo che sembra uscito da una pulp fiction in salsa napoletana. Peppe Lanzetta irrompe nell'intimità del boss, nelle sue paure, nei suoi ragionamenti, nelle sue reazioni istintive, nel suo corpo appesantito. Di lui non ci nasconde nulla: né la ferocia e le debolezze, né la simpatia e la distorta umanità. Attraverso i sentimenti e le emozioni di Vincent, con la musica delle sue parole, con il ritmo di un film d'azione, "InferNapoli" ci fa sprofondare nel fango e nell'inferno del cuore nero d'Italia, con tutta la sua disperata vitalità.

