
Dalla tragica morte della moglie, A.J. Fikry è diventato un uomo scontroso e irascibile, insofferente verso gli abitanti della piccola isola dove vive e stufo del suo lavoro di libraio. Disprezza i libri che vende (mentre quelli che non vende gli ricordano quanto il mondo stia cambiando in peggio) e ne ha fin sopra i capelli dei pochi clienti che gli sono rimasti, capaci solo di lamentarsi e di suggerirgli di "abbassare i prezzi". Una sera, però, tutto cambia: rientrando in libreria, A.J. trova una bambina che gironzola nel reparto dedicato all'infanzia; ha in mano un biglietto, scritto dalla madre: "Questa è Maya. Ha due anni. È molto intelligente ed è eccezionalmente loquace per la sua età. Voglio che diventi una lettrice e che cresca in mezzo ai libri. Io non posso più occuparmi di lei. Sono disperata." Seppur riluttante (e spiazzando tutti i suoi conoscenti), A.J. decide di adottarla, lasciando così che quella bambina gli sconvolga l'esistenza. Perché Maya è animata da un'insaziabile curiosità e da un'attrazione istintiva per i libri - per il loro odore, per le copertine vivaci, per quell'affascinante mosaico di parole che riempie le pagine - e, grazie a lei, A.J. non solo scoprirà la gioia di essere padre, ma riassaporerà anche il piacere di essere un libraio, trovando infine il coraggio di aprirsi a un nuovo, inatteso amore...
Aviva Grossman ha ventun anni e un’unica colpa: essersi innamorata di un importante uomo politico. Ma, quando quella relazione diventa di dominio pubblico, i media non hanno pietà: travolta da una valanga di accuse, illazioni e (falsi) moralismi, Aviva non trova comprensione neppure nella famiglia ed è costretta ad allontanarsi dalla Florida e a cambiare nome, nella speranza che il tempo cancelli le tracce del suo errore. Se non il perdono, almeno l’oblio… Tredici anni dopo, Jane Young abita in un paesino del Maine con la figlia Ruby. Ha una bella casa, un buon lavoro, una vita tranquilla. Ma tutto cambia quando Ruby inizia a fare ricerche sul padre, che lei non ha mai conosciuto. Nell’era di Internet, nulla si cancella e, ben presto, Ruby si trova di fronte a una verità sconcertante. Possibile che sua madre abbia mentito a tutti sulla propria identità e sul proprio passato? Ruby deve sapere. Perciò scappa a Miami, alla scoperta delle sue origini. E così anche Jane sarà costretta ad affrontare il fantasma di Aviva… Col suo stile delicato, ironico e sorprendente, Gabrielle Zevin ci racconta cosa significa essere donna nel mondo di oggi, un mondo in cui agli uomini è concesso tutto, mentre le donne sono ancora giudicate a ogni passo. Un mondo in cui basta un istante per stravolgere una vita. Ma anche un mondo che si può – che si deve – affrontare a testa alta, con coraggio e determinazione, per affermare il proprio diritto alla felicità.
Dall'esilio negli Stati Uniti alla guida della Comunita' ebraica: la vita di una donna straordinaria per comprendere luci e ombre del Novecento.
Nella primavera del 2021 Zerocalcare si reca in Iraq, per far visita alla comunità ezida di Shengal, minacciata dalle tensioni internazionali e protetta dalle milizie curde, e documentarne le condizioni di vita e la lotta. Il viaggio si rivela difficile perché più volte la delegazione italiana viene respinta ai vari check point controllati dalle diverse forze politiche e militari che si spartiscono il controllo del suolo iracheno. Questo libro a fumetti è la fotografia di un momento geopolitico preciso, in cui un manipolo di persone si oppone allo strapotere di chi chiama "terrorismo" ogni tentativo di resistenza, mentre gli assetti di potere cambiano lentamente, e il sogno del confederalismo democratico in un pezzetto troppo spesso dimenticato di Mesopotamia rischia di svanire per sempre, nell'indifferenza assordante dell'occidente.
È quel momento dell'anno. Il momento del Tour de France. Il giovane e promettente Marc Moreau fa parte di una squadra eccezionale: è il gregario dell'americano Steve Panata, quattro volte campione nonché favorito insieme all'inglese Peter Stark e al colombiano Óscar Cuadrado. Peccato che il Tour non sembri iniziato sotto i migliori auspici: una serie di stranissimi incidenti, tra cui un inspiegabile infortunio collettivo e un avvelenamento, ne turbano lo svolgimento. Finché, in un'escalation che sembra inarrestabile, ci scappa anche il morto. Un gregario della squadra inglese viene trovato senza vita in una vasca da bagno. La polizia è ormai all'erta: il commissario Favre, incaricato di seguire il caso, chiede aiuto proprio a Marc - il suo passato in polizia e la sua vicinanza ai fatti lo rendono la persona più adatta a collaborare alle indagini. Perché una cosa è chiara: c'è un killer tra gli atleti, e la rosa dei sospetti, man mano, è sempre più ristretta. Tanto che, mentre le salite si fanno più impossibili, e il cronometro più sensibile, Marc Moreau comincia a chiedersi se non sia proprio il suo compagno di squadra, l'invincibile Steve, ad avere un motivo per uccidere.
Jeannot è tornato. Dopo trent'anni in cui ha vagabondato per le foreste insieme alle ossa dell'uomo che ha ucciso due volte e il ricordo di un cane che cantava agli spettri, Jeannot è tornato. E tornato nel villaggio che aveva fondato lui stesso, anni prima: un manipolo di cercatori d'oro e taglialegna, di uomini impastati di coraggio e disperazione che hanno strappato quel brandello di terra alle silenziose immensità delle foreste del Nord canadese. Ma ciò che la maggior parte degli uomini scambia per silenzio è la voce delle creature che abitano le accecanti tenebre della neve: loup-garou e ijirait, mutaforma e divinità indiane, streghe del mare e il misterioso caribù dorato. Jeannot ne distingue le voci, ne conosce i nomi e le magie. Ma è tornato troppo tardi, dopo che il figlio Pierre e la nipotina sono stati inghiottiti dal fiume, forse a causa di una maledizione che grava sul patriarca: il ghiaccio non dimentica e il bosco pretende sempre qualcosa dagli uomini che hanno l'audacia - o la follia - di sfidarlo. Da quali demoni (non solo interiori) sta fuggendo Jeannot ? Cosa successe a Pierre e alla sua mano mozzata, o quale destino attende Stephen, l'ultimo discendente della famiglia e narratore di questa storia composta di mille storie? L'unica cosa che si sa, per ora, è che Jeannot è tornato per uno scopo: far rivivere la moglie morta. Perché "II ghiaccio fra le mani" è la storia di un villaggio e di tre generazioni di uomini e dèi, di spettri e animali, di vivi e morti
Alí ha perso tutto. Eppure non ha mai creduto che la Storia potesse riservargli qualcosa di brutto. Non a lui che è sopravvissuto alla battaglia di Montecassino combattendo per la Francia. Non a lui, a cui il cielo ha - letteralmente - donato un torchio e Dio un primogenito bello e sano come Hamid. Ma quando nel 1962 l'Algeria ottiene l'indipendenza, Alí non è più l'uomo onorato e rispettato del suo piccolo villaggio. Ha dovuto collaborare con gli oppressori francesi: ora nuovi oppressori lo perseguitano in nome di un'altra bandiera. Alí deve lasciare per sempre - ma questo ancora non lo sa - gli uliveti della sua amata montagna in Cabilia. Hamid è ancora piccolo quando perde tutto per la prima volta. O meglio, scambia tutto quello che ha: l'innocenza per lo spettacolo delle torture della guerra civile, la casetta sul crinale per una tenda in un desolante campo d'accoglienza, i suoi fieri genitori per due ombre svuotate da un'anonima banlieue francese. Di quello sradicamento Hamid finisce per farne una religione, condannando il paese della sua infanzia all'oblio e se stesso alla condizione permanente di straniero. Naïma ha perso l'Algeria prima ancora di poterla avere. Perché il padre Hamid non ha mai voluto raccontarle niente, sua nonna non parla la sua lingua, la metà dei suoi zii è nata in Francia, suo nonno Alí è morto da tempo e in fondo va bene così. Naïma è francese e pensa di non avere nulla in comune con quel paese sulla riva opposta del Mediterraneo. Fino a quando per lavoro non è costretta a visitare l'Algeria e decide di conoscere meglio la travagliata storia della sua famiglia. Anche se tutti la considerano «un'algerina» - soprattutto negli anni del terrorismo e della xenofobia che infetta l'Europa - Naïma capisce presto che un paese non è un tratto somatico e non si può ereditare.
"Fuga dalla paura" di Irena e Henryk Zeligowski è un libro doppio. Nel senso che si può cominciare a leggere da una parte e poi, semplicemente girandolo, incrociare l altra storia. Un artificio grafico con due diverse copertine, per rendere l'idea delle due storie che camminano parallele e poi, a un certo punto, si incontrano. Sono le storie di Irena e Henryk, 2 ebrei sopravvissuti alla Shoah. Irena prima braccata e poi in fuga dal ghetto di Varsavia, Henryk in fuga dal ghetto di Kalisz, città di frontiera con la Germania. Ora medici in pensione, vivono in un quartiere nei pressi di Tel Aviv. Per anni non hanno raccontato la loro storia, fino a quando, Giulia, la loro nipotina che vive in Italia, studiando a scuola la storia degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, ha chiesto ai suoi nonni di raccontarle la loro storia. Irena e Henryk hanno incontrato la classe di Giulia e tanti altri bambini. Hanno così capito l'importanza di ricordare e raccontare per lasciare memoria perché non accada o continui ad accadere che ai ragazzi venga rubato il loro futuro.
II desiderio più semplice e naturale per una donna: diventare madre e costruire una famiglia. Ma un progetto tanto normale può diventare una sfida ardua, come quella che metterà alla prova la forza e la profondità dell'amore di Francesca e Andrea, i due protagonisti di questo romanzo. La loro storia vacilla, entra in una crisi che mai, prima, avrebbero potuto immaginare, e li pone di fronte a decisioni sempre più drammatiche. Può una donna rinunciare ad avere un figlio? E dovrebbe porre dei limiti alla propria volontà di procreare, quando le opportunità di fecondazione assistita le fanno sperare di esaudire il suo desiderio?
Pola 1945. La storia è crudele con gli italiani dell'Istria, della Dalmazia e di Fiume: se nel mondo si festeggia la pace, qui le loro sofferenze non hanno tregua. Il dramma della gente di Pola sconvolge la famiglia del piccolo Sergio, costretta a subire umiliazioni e soprusi da parte dei nuovi occupanti slavi. La mamma di Sergio, Nives, maestra di scuola elementare, si batte con grande coraggio nella difesa dei confini della patria: colta, autorevole, fiera, raccoglie intorno a sé i propri concittadini che non intendono chinare la testa di fronte alle decisioni dei vincitori. Anche Sergio nutre per la madre una vera ammirazione. Ha sei anni, è cresciuto con lei, ha visto il padre per la prima volta soltanto al suo ritorno dalla guerra. Per lui prova soggezione, quasi diffidenza. Intanto l'annessione dell'Italia orientale alla Jugoslavia travolge l'esistenza degli istriani. Nella famiglia di Sergio è tempo di decisioni gravi. Flavio e Sergio, padre e figlio, impareranno a conoscersi, suggellando un'affettuosa dolcissima alleanza, che li aiuterà, dopo imprevedibili avventure e grandi sofferenze, a costruire una nuova vita insieme. Nelle pagine di questo romanzo, la rigorosa ricostruzione di un periodo terribile e ancora poco conosciuto del Novecento si accompagna a una storia intima, delicata, toccante. Stefano Zecchi dà vita a un affresco importante, che illumina il dramma di un popolo e insieme racconta tutta l'emozione di un grande amore tra padre e figlio.
È possibile dimenticare un grande amore per trovare la propria felicità? E giusto ripercorrere, a ritroso, gli eventi accaduti sulle coste orientali dell'Adriatico dopo la guerra, per restituire dignità ai vinti della Storia? Amori, amicizie, speranze sconvolte, sentimenti calpestati con quel breve tratto di penna che ha creato un nuovo confine sulla carta geografica. E si può dimenticare il dolore per iniziare una nuova vita? Lontano dalle rovine che hanno travolto la sua giovinezza, quando ormai pensa che i conti con il tempo trascorso siano chiusi, Gabriele riceve un misterioso invito che lo sfida a fronteggiare il passato. Decide, allora, di ritornare nella sua Fiume dopo che la Jugoslavia si è dissolta, perdendo la propria unità politica. Ritornare: cadere nelle braccia della nostalgia attraverso i ricordi era ciò che Gabriele in lunghi anni d'esilio aveva voluto evitare. Ma quell'invito, un semplice appuntamento scritto su una cartolina, diventa un inesorabile appello della memoria. Gabriele non si sottrae a questo richiamo e a Fiume ritrova il senso perduto della propria vita. La famiglia, il padre, l'impegno politico, il grande amore che ha continuato a solcare la sua esistenza riaccendono le luci sui momenti più appassionanti e drammatici della sua storia. Un romanzo struggente, ricco di colpi di scena eppure capace di soffermarsi con sguardo vigile e acutissimo su una delle più orribili lacerazioni del nostro tempo.