
"La parola ebreo" di Rosetta Loy ci riporta al clima degli anni in cui la sua famiglia, cattolica, e una certa borghesia italiana, accettarono le leggi razziali senza avere coscienza della tragedia che si stava compiendo. L'autrice ritrova i segni misteriosi e ambigui di quella quotidianità vissuta al riparo della storia e si insinua nelle pieghe dei fatti raccontando, con l'aiuto di lettere, dichiarazioni, discorsi, i passaggi cruciali di un periodo in cui nessuno è stato capace di opporsi alla follia nazista.
La storia inizia nel 1941 e termina negli anni Sessanta. Al centro c'è la guerra e il suo stravolgimento epocale. Il suo impatto su una famiglia felice, fino a quando un solco nero non dividerà il "prima" dal "dopo". Le vicende del romanzo seguono quelle dei personaggi, tutte intrecciate tra loro con un movimento nel tempo che ha più a che fare con i ritmi della memoria che con quelli della Storia. Si passa dai primi mesi di guerra, quando l'atmosfera è ancora inconsapevolmente euforica, ai giorni più bui dell'occupazione tedesca, per risalire alle battaglie in Nordafrica, raccontate in modo folgorante grazie anche al ritrovamento di un diario inedito. Infine si torna alle speranze del dopoguerra, per chi aveva ancora qualcosa in cui sperare.
Questa è una storia che comincia da lontano, privata e corale al tempo stesso. Comincia da una bambina cagionevole che nell'immaginazione ha la sua forza, dai sentimenti puliti dell'età in cui tutto è nuovo e si impara a misurare se stessi. La Seconda guerra mondiale è finita, dietro le spalle la paura e la fame. E tutto può ricominciare. C'è una famiglia benestante e protettiva, c'è l'Italia che scorre davanti agli occhi. Ci sono tre sorelle e un fratello, le cuoche e le cameriere, le governanti e le insegnanti, e poi gli amici inseparabili, un disco che gira sul grammofono, i giochi, gli affetti, i segreti. Ci sono le gite in montagna, le estati irripetibili e arroventate con le scorribande sulle colline del Monferrato, i bagni nel Po. Le ore passate a fingere di studiare il pianoforte con le avventure delle tigri di Mompracem al posto dello spartito, gonne di taffetà sul corpo che cambia, un tavolo da ping pong che fa il suo ingresso in casa relegando le bambole in soffitta e scatenando pomeriggi di battaglie furibonde. Poi, dal bozzolo della fanciulla "bene", spunta un'adolescente determinata e curiosa: di nuovi luoghi, di persone dalle storie affascinanti e nebulose. E nascono anche i primi "incantamenti", a partire da quel ragazzo piú grande che assomiglia a Gregory Peck fino a quel giovane alto e squattrinato che legge Marx e la fa sentire bellissima. D'improvviso, gli appuntamenti di nascosto, le bugie al padre amatissimo, l'emozione del corpo. È da qui che comincia la vita adulta.
Il tempo dei desideri che si consumano, dei balli, delle stagioni, della gioventú, il tempo crudele e magico di tutto ciò che non lascia traccia. La storia di una famiglia monferrina, dalla fine dell'età napoleonica ai primi anni dell'Italia unita.
Una giovane restauratrice, sposata e madre di un bambino, s'innamora di un giornalista e per lui lascia il matrimonio, il figlio, gli affetti domestici. Sullo sfondo della contestazione del Sessantotto, la donna viene attirata dal gruppo di amici del suo nuovo compagno che la accoglie, la vuole, e poi la rigetta. Come ha scritto Garboli, "Rosetta Loy è il solo scrittore italiano che abbia cercato di leggere la nostra storia con continuità, andando a stanare sotto la crosta di un decennio tragicamente euforico, gli anni Cinquanta, il seme di tutto ciò che è avvenuto dopo".
Rosetta Loy pubblica questo libro originariamente in francese, nel 2007, accogliendo la proposta di Colette Fellous, che dirige la collana “Traits et portraits” per l ’editore Mercure de France. La narrazione è accompagnata da fotografie che fissano momenti della sua storia personale, stati d’animo, atmosfere, sentimenti che si riflettono nel racconto senza necessariamente corrispondervi, immagini che conservano la loro parte di segreto e che rimandano ad altre immagini o a parole o a un gusto, come quello del cioccolato con l’arrivo a Roma degli americani, “ i nostri liberatori nonché conquistatori ”.
La prima mano è quella del padre, un tempo forte e protettiva, mano amata
e amorosa, che sorregge, cura e salva. Scorrono i ricordi mentre l’autrice, col suo sguardo di bambina, di adolescente e poi di donna, attraversa gli anni di un’esistenza che appare privilegiata e dolente. Lo sguardo rimane sempre lo stesso, acuto, preciso, intuitivo, vero. C’è una guerra che sconvolge il Paese e la bambina la osserva attenta, i bombardamenti e la fame, l’occupazione e le stragi dei nazisti. Ci sono vacanze al mare
e in montagna, dimore borghesi con cameriere e balie, l’autista Francesco, “possente e meraviglioso”, le due sorelle e il fratello.
Ci sono i primi turbamenti, l’infelice consapevolezza del proprio corpo.
I viaggi con la famiglia su improbabili treni, mentre scene belliche di desolazione passano nel sole dell’estate davanti al portellone aperto del vagone bestiame.
La narratrice percepisce il mondo che si sgretola fuori dalle sue stanze
e intanto coltiva un senso di universale compassione che non la lascia mai, neanche quando nell’età matura conosce l’amore più doloroso e profondo, che offre al lettore con incursioni fulminee nella materia viva della memoria più recente (“La terza è una mano fragile e caparbiamente generosa, la mano di un antico guerriero che possiede ancora il ricordo delle battaglie combattute. Una mano da amare, da scaldare con il calore della bocca”).
Un libro intenso in cui, come scrive Livres Hebdo, “la nostalgia è intelligente, pudica e senza effusioni eppure carica di una tenerezza violenta e sensuale”.
Nel 1947, dopo dieci anni di lavoro e rifiuti editoriali, di sbornie furiose e disavventure assortite (compreso un incendio dove il manoscritto rischiò di andare perduto), usciva sul mercato anglosassone il secondo libro di uno scrittore inglese poco noto. L’autore era Malcolm Lowry e il romanzo s’intitolava Sotto il vulcano. Venne subito acclamato come un capolavoro e, nel giro di poco tempo, diventò prima un classico moderno e poi un film di John Huston. Raccontava la storia maledetta di un ex Console britannico di stanza in una città immaginaria del Messico e delle sue ultime ore di vita – nel Giorno dei Morti del 1938 – insieme a una moglie, innamorata ma infedele, e a un fratellastro, idealista ma sleale. Ma soprattutto, con uno stile epico e modernista insieme, raccontava una vita in compagnia dei demoni dell’alcol e dei fantasmi del passato, all’ombra di un minaccioso vulcano e del fatalismo messicano. Dopo anni, questo libro di culto, un grande romanzo di amore e di morte, lirico e abissale come solo le opere di Melville o Joyce hanno saputo essere, torna nelle librerie, per ammaliare e commuovere una nuova generazione di lettori.
M.R.
“‘Ma davvero ti piace?’ gli domandò Laruelle, mentre il Console, succhiando una scorza, sentiva il fuoco della tequila scorrergli lungo la spina dorsale come un fulmine che colpisce un albero e un attimo dopo l’albero, come per miracolo, fiorisce.”
Malcolm Lowry, nato a Birkenhead, in Inghilterra, nel 1909, da una ricca e morigerata famiglia di commercianti metodisti, nutrì da subito la passione per la vita di mare e per la letteratura marinaresca. A diciott’anni fece un viaggio in Cina e da qui trasse ispirazione per il suo primo romanzo, Ultramarina (1932). Si laureò a Cambridge. Viaggiò molto e soprattutto in Messico, a Hollywood, in Canada. Lowry cominciò a scrivere Sotto il vulcano nel 1936, ma lo pubblicò solo nella sua terza stesura nel 1947. Morì improvvisamente nel 1957, per un attacco di etilismo. Feltrinelli ha pubblicato Sotto il vulcano (1961; nuova traduzione, 2018), Ultramarina (1963), Ascoltaci Signore (1969), oltre a Malcolm Lowry: Salmi e Canti (2004).
Scrittore denso e seducente, non a caso circondato da un'aura mitica, Lowry volle scrivere, per sua stessa ammissione, una "Divina Commedia" ubriaca. La definizione resta calzante, perché "Sotto il vulcano" se da una parte è la storia, ambientata in Messico, di un alcolizzato perseguitato da un oscuro complesso di colpa e incapace di ristabilire un rapporto con la moglie, dall'altra si configura, grazie anche a una fitta rete di riferimenti e paralleli culturali, come un'allegoria moderna della redenzione, o meglio come "un'opera faustiana" (Max-Pol Fouchet). Pubblicato in prima edizione nel 1947, il libro viene riproposto in edizione speciale per i cinquant'anni di Giangiacomo Feltrinelli Editore.
"Malcolm Lowry: salmi e canti" è un libro composito nato dall'appassionato lavoro di Margerie Lowry vedova di Malcolm, che, oltre a raccogliere alcuni scritti sparsi del grande autore inglese, ha anche inteso ricordarne l'itinerario artistico e dare, nello stesso tempo, un ritratto realistico dell'uomo. I Salmi del titolo si riferiscono alle parti narrative d'autore, mentre i Canti sono saggi, rievocazioni, ricordi scritti da amici e critici. I canti su Malcolm, scritti da Conrad Aiken, suo mentore, poeta e romanziere, da Clarissa Lorenz, da James Stern, Clarisse Francillon, la sua traduttrice francese e altri, oltre a essere autentiche testimonianze, contribuiscono a rendere più accessibili i meandri esistenziali dello scrittore.
Una giovane donna mette nero su bianco frammenti della sua anima: parole che ripercorrono le tappe di un percorso di crescita, accettazione e scoperta - di sé, del proprio valore e della propria forza. Un viaggio in versi attraverso l'esperienza dell'amore e del dolore, della perdita e della rinascita. Si ricorda bambina, quando credeva nelle favole e aspettava un principe che arrivasse a salvarla. Si rivede prigioniera in una torre inespugnabile, vittima di sguardi, giudizi e false promesse, intrappolata in un corpo che lei stessa non aveva ancora imparato ad amare, fragile custode di un cuore di cristallo. Fino a quando, costretta dal destino ad attraversare il fuoco, capisce di non esserne stata annientata, di poter rimettere insieme tutti i pezzi, uno dopo l'altro, parola dopo parola. Scoprendo proprio in quelle parole, che sempre le hanno dato conforto, l'arma più potente per difendersi e salvarsi da sé, unica regina della propria vita.

