
India, 1878. Muthavva si sarebbe ricordata per sempre della mattina in cui aveva dato alla luce Devi, la sua prima figlia femmina. Si era recata nei campi quel giorno e, a un tratto, uno spettacolo meraviglioso si era spiegato davanti ai suoi occhi: centinaia di aironi avevano spiccato il volo nello stesso istante e avevano avvolto la terra, fino a quel momento baciata dal sole di luglio, in un’ombra magica, surreale. Si erano poi posati al suolo, esattamente di fronte a lei, e Muthavva aveva sentito che la sua bambina sarebbe arrivata con due mesi d’anticipo, di lì a qualche istante. Muthavva non conosceva il significato di quell’apparizione, ma aveva deciso di non confidare mai ciò che aveva visto.
Devi viene accolta dalla sua famiglia come una benedizione, è la prima femmina che nasce dopo sessant’anni, una bambina di grande bellezza e di buon carattere, in grado di conquistare il cuore di chiunque le stia intorno.
Purtroppo però, nonostante l’amuleto regalatole dal sacerdote del villaggio, il destino che l’attende è ricco di dolore e di ostacoli. Devi, infatti, all’età di dieci anni vota il suo cuore a un unico uomo, Machu, il cacciatore di tigri, ma uno sventurato incidente la costringe a sposare un uomo che detesta. L’unico legame con il suo grande amore rimane “La collina delle tigri”, una piantagione di incredibile bellezza che Machu dona alla sua famiglia.
Per dimostrargli il suo amore, Devi zapperà la terra, tratterà con gli inglesi, i nemici di sempre, piangerà lacrime silenziose. Per poterlo riavere, anche un solo fugace istante.
In questo libro Vito Mancuso assume la passione come prospettiva da cui leggere il mondo. Il problema in particolare è l'amore, il suo posto nel mondo e nella logica che lo regge. Quando si ama, quando si vive per il bene e per la giustizia, si rafforza il nostro essere natura, oppure lo si indebolisce estinguendone la forza vitale? Mancuso ritiene che quando amiamo mettendo la passione al servizio dell'armonia delle relazioni raggiungiamo la pienezza dell'esistenza, perché il nostro amore riproduce una più ampia logica cosmica tesa da sempre all'armonia relazionale. La tesi va a toccare i fondamenti stessi del vivere e viene illustrata attraverso un confronto con le grandi tradizioni religiose, con le filosofie e con la scienza. Ma come si concilia una visione simile con l'universale esperienza del male? Nell'affrontare questo tema da sempre presente nel suo pensiero, Mancuso chiama sulla scena i Mostri, le Signorie cosmiche e le Potenze sataniche di cui parla la Bibbia, in una specie di corpo a corpo metafisico con le radici stesse del negativo. Il risultato è la denuncia dell'infondatezza del dogma del peccato originale mediante cui la Chiesa ancora oggi interpreta il caos come peccato. Affascinante racconto di una profonda avventura intellettuale, "Il principio passione" con la sua "formula del mondo" (Logos + Caos = Pathos) si offre alla mente perplessa come una nuova guida per rinnovare in modo responsabile la fiducia nella vita, e nell'amore quale suo scopo supremo.
Stefano Mancuso si lascia ispirare dal "Cantico delle creature" di san Francesco: ciascuna strofa del testo poetico diventa, infatti, lo spunto per raccontare come frate sole, frate vento, sora acqua e madre terra rendono possibile l’esistenza della vita e ne proteggono i destini. Come solo l’amore e la cura per loro, come per tutti gli altri fratelli e sorelle - esseri viventi tutti -, permetteranno alla nostra specie di sopravvivere a lungo. E come solo l’uso povero delle risorse, che Francesco ordina, è la via da intraprendere per far sì che la vita continui a prosperare. Con ragionevoli speranze di riuscirci. Stefano Mancuso dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale.
Raskolnikov e Arianna si incontrano per caso su un treno. Lui è un geniale pianista e musicologo con una concezione estetizzante dell'arte e della vita; lei una intellettuale romantica che ha una concezione morale di entrambe, ed è affascinata-ossessionata dai libri di Primo Levi. Raskolnikov ha i tratti del dandy: si esibisce con parsimonia al pianoforte, preferibilmente in antiche ville affrescate dai suoi pittori preferiti. La coscienza del proprio valore di interprete lo rende ironicamente distaccato. Nella vita pratica si perde un po' e spesso viene salvato dalla concreta Arianna. Il sogno di Arianna è realizzare un grande spettacolo su Primo Levi, in cui le musiche di Mozart siano suonate da Raskolnikov...
In questo romanzo l'autrice prosegue le avventure del capitano di polizia Florindo Flores, ormai felicemente in pensione. Ma il suo riposo dura poco, perché viene subito richiamato per collaborare alle indagini su una serie di insoluti delitti avvenuti in Sardegna. Così il capitano, con il suo consueto spirito indagatore e metodico, e con la curiosità che lo contraddistingue, si metterà sulle tracce dell'assassino, penetrando a poco a poco in un caso che più sembra intricarsi e più lo appassiona e sollecita le doti della sua intelligenza deduttiva. E infatti scopre che...
Il perseguitato è il grande semiologo senza nome: il Maestro. Ma la persecuzione infernale in cui si dibatte non è rappresentata da cadaveri clonati galleggianti sul Po o da cecchini annidati in Sardegna, come nei precedenti romanzi della serie, ma dall'aglio! E' proprio questo nobilissimo e saporito bulbo a rendere impossibile la vita dell'illustre professore. E chi sarà il mandante di questo vile attentato?
Il racconto ruota intorno all'ambizioso progetto che, tra l'estate del 1707 e quella del 1708, anima la buona società exillese: l'allestimento di una Sacra Rappresentazione è motivo di vanto per la comunità ma anche intreccio di svariati interessi personali. Il parroco don Giasset spera di accrescere il proprio prestigio e, soprattutto, di distrarre la sua amante, la vedova Ballon, dalla divisa rossa; dal canto suo, la vedova Ballon vuole distogliere del parroco da quella stessa divisa rossa; la locandiera Léontine intravvede lauti incassi grazie all'arrivo di molti forestieri... L'autrice racconta i preparativi e i problemi organizzativi della comunità, mentre apparizioni e miracoli non sempre autentici accendono la fede quanto i pettegolezzi.
Laura Mancinelli, germanista e scrittrice, torna con questo romanzo ai temi medievali. Nella Svizzera del XIII secolo un giovane poeta di belle speranze, su incarico del suo signore, viaggia da Zurigo a Passau per scoprire e trascrivere quante più possibili poesie d'amore. Ogni tappa del viaggio assume presto una valenza quasi simbolica che celebra i valori della convivialità, della vita in armonia con sé e con la natura, stemperando l'abbandono alla poesia grazie a un costante richiamo al contatto con la realtà.
Un romanzo in cui le invenzioni sui temi medievali si coniugano con quelle poliziesche. Il commissario Flores si trova in un castello abbandonato dove la contessa Roxilda lo ha attirato e rinchiuso in una torre. Il tentativo di liberarsi lo porterà nei meandri del castello dove sarà sfidato dalla contessa a scoprire l'assassino di un uomo il cui teschio è conservato dentro uno scrigno. Grazie all'aiuto di due studiosi, ad alcune filastrocche popolari e al parere della medievalista Laura Mancinelli - che diviene dunque personaggio attivo sulla scena romanzesca - il commissario riuscirà a risolvere il mistero.
"Un paesino di campagna, tra Piemonte e Liguria. Di lì è partito, anni fa, il pittore Orlando. Tornando ai luoghi dell'infanzia egli scopre che è in vendita la casa rosa della sua maestra e, senza sapere perché, la compra. Niente di più pacifico. Ma poi la casa, o la maestra che vi è morta, manda segnali, esprime una sua precisa e un po' sinistra volontà. Non rifiutando nessun mezzo... Ma l'autrice non ama lo spettrale, di marca orrifica. Ama l'ironia, il mistero sottilmente alluso... Eppure per tutto il corso del libro siamo rimasti col fiato sospeso. E abbiamo accolto, senza quasi avvedercene, una musicale lezione che ricorda certi finali sussurrati di Cechov". (Italo A. Chiusano)

