
Capricciosa, dispotica e tranchant: così è Aurora Greenway, vedova quarantanovenne di Houston, in Texas. In compenso ha capelli stupendi e un corpo che mantiene sodo cucinando in modo sopraffino e mangiando di gusto. Gli spasimanti, quindi, non le mancano, ma come scegliere tra il vicepresidente di banca impacciato, la vecchia fiamma sentimentale e il vicino che la spia con il binocolo, quando lei stessa sa che «solo un santo riuscirebbe a vivere con me, e io non riuscirei a vivere con un santo»? Di tutt'altra pasta è sua figlia Emma, una ragazza pacata e malinconica alle prese con un matrimonio sbagliato (cosa che Aurora non perde occasione di rinfacciarle). Suo marito, docente di letteratura e aspirante scrittore, dopo soli due anni ha già perso interesse nei suoi confronti, la loro vita sessuale è noiosa, le conversazioni litigiose. Forse un figlio sistemerà le cose? Non è di questo avviso sua madre, che al dolce annuncio anziché felicitarsi dà in escandescenze: chi, chi mai vorrà accompagnarsi con una nonna? La vita matrimoniale non sembra granché nemmeno per Rosie, la combattiva e instancabile donna di servizio di Aurora, che dopo ventisette anni e sette figli scopre che il marito le ha fatto un torto ben peggiore dell'occhieggiare la padrona sotto il suo naso. Bisticci, tumulti e scaramucce si smorzano nella birra e nel bourbon, fra tragicomici blackout di lucidità e giudizio.Ma una sotterranea rete d'amore lega le protagoniste, pronta a entrare in campo quando la vita colpisce più duro.
Texas, ultimo scampolo dell'Ottocento. Il mondo è cambiato, ma la storia continua. Niente più mandrie di bestiame che percorrono praterie immense, ma treni che tagliano l'orizzonte. Tutto riprende da dove era iniziato, però con un salto di una ventina d'anni: Woodrow Call è di nuovo nella terra da cui si era allontanato per un'ormai leggendaria spedizione nel Montana. Tanti suoi amici di un tempo non ci sono più, come non ci sono più i nemici che conosceva bene, gli indiani e i messicani. I nuovi nemici sono i fuorilegge, che imperversano su entrambe le sponde del Rio Grande. Il capitano Call, «il più famoso Texas Ranger di tutti i tempi», è ormai un cacciatore di taglie. La sua fama lo precede e proprio per questo viene ingaggiato da un magnate delle ferrovie yankee per scovare un giovane bandito messicano che rapina i suoi treni e uccide i passeggeri. Sembrerebbe una faccenda di ordinaria amministrazione, ma Call è un eroe al tramonto, pieno di acciacchi e prigioniero dei ricordi, e ha bisogno di un compagno fedele per condurre la caccia. Come sempre convoca Pea Eye, suo caporale ai tempi dei ranger. Ma il mite Pea Eye ora è sposato con Lorena, l'ex bellissima prostituta dai tempi di Lonesome Dove, ha cinque figli e una fattoria da mandare avanti: la sua fedeltà va soprattutto alla famiglia. Call scopre di colpo che il suo rassicurante passato lo respinge, proprio mentre un irriconoscibile presente gli si para davanti sotto le sembianze di Ned Brookshire, un timoroso ragioniere di Brooklyn che gli viene messo alle costole dalla compagnia ferroviaria per tenere i conti della missione, ma soprattutto del terribile Joey Garza, un imberbe messicano gelido e individualista che colpisce con metodi inediti e imprevedibili.
Heather ha trentatré anni, un marito speciale e una bambina meravigliosa, una bella casa e un lavoro che le piace un sacco. Una vita perfetta. Poi un giorno, all’improvviso, scoppia la bomba e in un istante quella vita perfetta va in pezzi. È il giorno in cui le viene diagnosticato un tumore al seno, stadio IV: due anni da vivere, al massimo. Da quel momento i suoi giorni sono come una corsa sulle montagne russe. Non c’è niente che Heather possa fare, solo tenersi forte, resistere il più a lungo possibile. Assorbito lo choc iniziale, il suo primo pensiero è per la figlia Brianna, quattro anni, a tutto quello che deve ancora dirle. È così che le viene l’idea: per tutti i momenti fondamentali come il primo giorno di scuola, la prima cotta, la patente, la laurea, il matrimonio, un successo ma anche solo una giornataccia, Brianna troverà una lettera colorata di sua madre ad aspettarla. Lettere intense, vere, emozionanti, che sono raccolte qui, insieme ai pensieri sull’amore, sulla speranza, sulla vita. Sul senso ultimo delle cose. Parole che sgorgano dal profondo del cuore di Heather, che non un solo istante ha perso se stessa e la sua capacità di trovare la felicità anche negli angoli più impensati. Un regalo prezioso per la piccola Brianna, per il marito Jeff, per gli amici, per la famiglia. E per tutti noi. Per insegnarci a vivere ogni minuto, ogni ora, ogni giorno con pienezza, gratitudine e allegria.
Jill McTeague ha diciassette anni e al liceo tutti pensano che sia una ragazza normale. Forse un tantino fissata a trovare il tipo giusto con cui andare al ballo di fine anno. Ma nulla piú. Quel che nessuno sa è che nei quattro giorni in cui ogni mese è assente da scuola, Jill non è piú lei.
Si trasforma in Jack, un ragazzo vero e proprio, piuttosto sveglio e sessualmente inquieto.
Per quei quattro giorni al mese, Jack vive recluso nella camera di Jill. Ma le energie represse e gli ormoni in circolo rendono la sua reclusione sempre piú difficile da controllare. Specie da quando ha cominciato a farsi delle piccanti fantasie sulla migliore amica di Jill...
«Una brillante svitata commedia sull'amore, la conoscenza di se stessi e le identità segrete dentro ognuno di noi».
Scott Westerfeld
«La narrazione alterna il punto di vista di Jill e di Jack, raccontando minuziosamente i problemi in cui incorri quando sei una ragazza e per quattro giorni al mese anche un ragazzo, incluso quel che accade quando il ragazzo si innamora della migliore amica della ragazza».
New York Times
Ottobre 1920. Mentre l’Europa è ancora alle prese con le ferite della Grande Guerra, nei locali e per le strade d’America impazza il jazz, la nuova musica esplosa nei ghetti di colore.
A Chicago, la città dove si sono riversate quasi tutte le stelle del jazz di New Orleans, arriva dalla natia Oak Park un ragazzo di vent’anni alto e snello, con splendidi occhi castani, capelli nerissimi e una fossetta sulla guancia sinistra «dentro la quale si potrebbe precipitare». A casa della famiglia Smith dov’è ospite, il ragazzo, che si chiama Ernest Hemingway, incanta gli astanti coi suoi racconti sulla Grande Guerra, durante la quale ha rimediato una mitragliata alla gamba destra nel tentativo di soccorrere dei feriti sul fronte italiano.
Rapita più di tutti dall’aria spavalda e dallo sguardo scintillante del ragazzo è un’amica di Kate Smith: Hadley Richardson, una ventottenne che, dopo la morte dei genitori, vive con la severa sorella Fonnie e la sua famiglia a St. Louis, sonnacchiosa città lontana anni luce dalla fervente Chicago.
Hadley ignora il jazz, ma suona al piano Rachmaninov e, diversamente dalle ragazze che frequentano casa Smith, non porta i capelli alla maschietta, ma raccolti dietro la nuca alla vecchia maniera vittoriana. Ernest rappresenta per lei tutto quello che le appare irrimediabilmente alle spalle: l’immagine stessa della gioia, della forza e dell’energia giovanili.
Il cuore le batte perciò all’impazzata quando, una volta tornata a St. Louis, riceve, meravigliosamente stropicciata, la lettera di Hemingway che esordisce con: «Penso sempre a Roma; ma che ne diresti di venirci con me… come mia moglie?».
Senza soldi e alla ricerca di vita, felicità e successo, la pura e sensibile Hadley e il giovane Hemingway partono alla volta della vecchia Europa. Non si stabiliscono a Roma, ma a Parigi, cuore della gioventù artistica e intellettuale europea e americana. Per Ernest è il periodo dell’elaborazione delle ferite interiori lasciate dalla guerra e della frequentazione dei salotti letterari, dove celebrità come Ezra Pound e Gertrude Stein possono aiutarlo a ottenere denaro e fama. Quando, però, dopo un figlio, arrivano anche il denaro e la fama, nell’inquieto scrittore esplode il desiderio di una vita libera, senza ceppi e legami, accanto a nuove e stimolanti conoscenze come John Dos Passos e Scott e Zelda Fitzgerald. Una vita che Ernest finirà col non condividere più con la riservata Hadley, così diversa da Kate, da Stella Bowen, da Kitty Cannell e dalle altre attrici e ballerine che ruotano attorno al celebre scrittore. Così diversa, infine, da Pauline Pfeiffer, irresistibilmente chic con quella frangetta scura e un’esuberanza da ragazzino.
Anna, Bett e Carrie Quinlan sono state dei prodigi musicali da bambine e si esibivano con il nome di Sorelle Alfabeto. Ora hanno circa trent'anni, e da tre non si parlano: da quando il fidanzato di Bett l'ha lasciata per sposare Carrie. Ora Lola, l'esuberante nonna ottuagenaria, le convoca tutte a casa per la propria spettacolare festa di compleanno e per dare un annuncio a sorpresa. Ma proprio quando sembra che la spaccatura si ricomponga, le Alphabet Sisters sono chiamate ad affrontare una prova che nessuna di loro avrebbe mai immaginato.
Eccentrico, taciturno, pensatore di paradossi, amante del whisky e delle belle donne, ma anche di T.S. Eliot e di Camus: è Jack Laidlaw, ispettore della polizia di Glasgow. Animato da un rigoroso ideale di giustizia che lo porta ad agire secondo un codice morale tutto suo, Laidlaw è un battitore libero: si muove nelle squallide periferie di Glasgow, intrattiene rapporti fin troppo stretti con i gangster locali e si sente a casa là dove nessun poliziotto osa mettere piede. Quando la diciottenne Jennifer Lawson viene assassinata, Laidlaw è senz'altro il più adatto a intervenire. Aiutato dal volonteroso ma acerbo Harkness, dovrà indagare tra pub fumosi e squallidi club, fare domande scomode, scavare negli angoli più bui della città, alla caccia di un uomo che sono in molti - anzi, decisamente in troppi - a cercare. Sulle sue tracce, infatti, ci sono anche il padre di Jennifer, deciso a farsi giustizia da sé, bande di vigilantes del quartiere e criminali disposti a tutto pur di proteggere i loro traffici. Uomini duri, persino più pericolosi e colpevoli del vero assassino. Primo di una trilogia pubblicata originariamente nel 1977, il giallo scozzese che ha ispirato un'intera generazione di scrittori, da Ian Rankin a Irvine Welsh.
Nel pronto soccorso del Victoria infirmary di Glasgow, i medici hanno fretta. Ci sono malati di ogni genere, chi ha tempo di occuparsi dell'agonia di un barbone alcolizzato? Ma Eck Adamson continua a ripetere il nome dell'ispettore Jack Laidlaw, finché qualcuno si decide a dargli retta. Le ultime parole di Eck, così come il biglietto che mette in mano all'ispettore giunto al suo capezzale, sembrano il delirio di un moribondo, ma sono più che sufficienti per solleticare il fiuto investigativo e il senso di giustizia di Laidlaw, esacerbati dall'indifferenza generale. Mentre lui indaga su questa pista e sulla misteriosa scomparsa di uno studente universitario di nome Tony Veitch, un altro decesso provoca ben più clamore in città: un noto sicario della malavita è stato accoltellato, cosa che lascia presagire una lunga scia di vendette tra bande rivali e che spinge la polizia a concentrare tutti i propri sforzi su questo caso. Ma Laidlaw non ci sta. In una Glasgow di stretta osservanza calvinista, lui crede ancora nella sua religione laica, quella per cui l'unica strada verso la redenzione passa attraverso la giustizia e la cura per il prossimo, chiunque esso sia. Compresi gli ubriaconi senzatetto. Contro lo scetticismo di tutti, prosegue cocciutamente le sue indagini, finché la verità non verrà finalmente a galla.
La vita è una roulette russa e a volte fa davvero schifo. Lo sa bene Jack Laidlaw, detective della polizia di Glasgow. Nella sua carriera ne ha viste tante, ma nessuno è mai pronto quando la cattiva sorte gli si accanisce contro. Proprio mentre il lavoro vacilla, il matrimonio è ormai finito e lui ha più che mai paura di affondare, un uomo muore. Una morte immeritata, ingiusta e senza senso come tante altre, ma stavolta ancora più difficile da accettare. Perché Laidlaw conosce bene l'uomo in questione: è Scott, suo fratello. La morte viene classificata dalla polizia come un incidente: Scott è stato investito da un'auto in maniera apparentemente fortuita, ma Laidlaw ritiene che il suo precario stato mentale - di recente aveva avuto problemi di alcol ed era molto tormentato - possa aver giocato un ruolo rilevante. Si immerge così nella vita del fratello, lungo una scia di indizi che lo rimandano continuamente a un misterioso "uomo in giacca verde" e a vecchi episodi di violenza. Ben presto il viaggio si trasforma in un tuffo senza paracadute dentro il passato, dove Laidlaw scoprirà sconvolgenti verità anche su di sé.
Eccentrico, taciturno, pensatore di paradossi, amante del whisky e delle belle donne, ma anche di T.S. Eliot e di Camus: è Jack Laidlaw, ispettore della polizia di Glasgow. Animato da un rigoroso ideale di giustizia che lo porta ad agire secondo un codice morale tutto suo, Laidlaw è un battitore libero: si muove nelle squallide periferie di Glasgow, intrattiene rapporti fin troppo stretti con i gangster locali e si sente a casa là dove nessun poliziotto osa mettere piede. Quando la diciottenne Jennifer Lawson viene assassinata, Laidlaw è senz'altro il più adatto a intervenire. Aiutato dal volonteroso ma acerbo Harkness, dovrà indagare tra pub fumosi e squallidi club, fare domande scomode, scavare negli angoli più bui della città, alla caccia di un uomo che sono in molti - anzi, decisamente in troppi - a cercare. Sulle sue tracce, infatti, ci sono anche il padre di Jennifer, deciso a farsi giustizia da sé, bande di vigilantes del quartiere e criminali disposti a tutto pur di proteggere i loro traffici. Uomini duri, persino più pericolosi e colpevoli del vero assassino. Primo di una trilogia pubblicata originariamente nel 1977, il giallo scozzese che ha ispirato un'intera generazione di scrittori, da Ian Rankin a Irvine Welsh.
Nel pronto soccorso del Victoria infirmary di Glasgow, i medici hanno fretta. Ci sono malati di ogni genere, chi ha tempo di occuparsi dell'agonia di un barbone alcolizzato? Ma Eck Adamson continua a ripetere il nome dell'ispettore Jack Laidlaw, finché qualcuno si decide a dargli retta. Le ultime parole di Eck, così come il biglietto che mette in mano all'ispettore giunto al suo capezzale, sembrano il delirio di un moribondo, ma sono più che sufficienti per solleticare il fiuto investigativo e il senso di giustizia di Laidlaw, esacerbati dall'indifferenza generale. Mentre lui indaga su questa pista e sulla misteriosa scomparsa di uno studente universitario di nome Tony Veitch, un altro decesso provoca ben più clamore in città: un noto sicario della malavita è stato accoltellato, cosa che lascia presagire una lunga scia di vendette tra bande rivali e che spinge la polizia a concentrare tutti i propri sforzi su questo caso. Ma Laidlaw non ci sta. In una Glasgow di stretta osservanza calvinista, lui crede ancora nella sua religione laica, quella per cui l'unica strada verso la redenzione passa attraverso la giustizia e la cura per il prossimo, chiunque esso sia. Compresi gli ubriaconi senzatetto. Contro lo scetticismo di tutti, prosegue cocciutamente le sue indagini, finché la verità non verrà finalmente a galla.

