
Un assassino sconvolge la vita di una tranquilla città finlandese con una serie di inspiegabili omicidi legati dall'esile filo della sottrazione: dalle case scompare infatti sempre un oggetto appartenuto alla vittima. La morte più sorprendente di tutte è però quella di Sanna, moglie del poliziotto incaricato di seguire il caso: appena venticinquenne, è portata via da una malattia anch'essa inspiegabile. Kimmo Joentaa si ritrova così doppiamente coinvolto nel mistero della morte: al dolore per la perdita della giovane moglie si aggiunge il vortice degli omicidi che lo colpiscono con la forza di una rivelazione; perché con ogni nuova vittima torna a morire anche Sanna e trovare il colpevole diventa l'unico modo per non farsi travolgere dal dolore.
Finlandia, primi anni Settanta: due pedofili uccidono una ragazzina di tredici anni. Passano trentatre anni, il caso non è mai stato risolto, l'ispettore di polizia che allora indagava va in pensione. Qualche giorno dopo, nello stesso punto scompare un'altra ragazza. La nuova indagine è affidata a Kimmo Joentaa, che procede con molta prudenza e sensibilità. Nonostante passato e presente sembrino dolorosamente convergere, la polizia spera di ritrovare ancora in vita la ragazza. I due assassini, che dai tempi del primo omicidio non si erano piú rivisti, iniziano a controllarsi, l'uno angosciato dai rimorsi, l'altro indifferente a quanto gli accade intorno. E quando Joentaa chiuderà il caso, non sarà lui, ma solo il lettore, a conoscere la verità.
"Le cose sono andate esattamente così, ma anche in modo completamente diverso". Questo è un romanzo che parla di Berlino, di amore, di paternità, di intrecci di vite raccontate. E la storia di un uomo sulla trentina che ha una domanda che gli ronza in testa fin da ragazzino: cosa succede quando diventa possibile prolungare la propria vita? Una domanda che prima o poi si pongono tutti, ma che in questo caso risponde a una possibilità reale. Quella che si concretizza con una telefonata dall'ospedale, quando giunge la notizia che la soluzione a una malattia genetica è arrivata. Da qui prende avvio un racconto dalle atmosfere lunari, un diario irriverente, una brillante riflessione esistenzialista, infine un romanzo profondamente contemporaneo. "Il corpo della vita" è infatti il frutto di un autore che osa sfidare il pensiero comune, la voce di un uomo che affronta un'esperienza estrema con la forza della ragione e con la ragione sdrammatizza, si prende gioco di sé e infine ci racconta come si presenta la vita in questo primo scorcio del XXI secolo nella nostra vecchia Europa. A corroborare il racconto sono squarci di vita vissuta, come una vacanza in Messico con Gloria, una settimana sul Lago di Garda con Julia, morta d'overdose. Schegge di passato inframezzate da quadretti di quotidianità ospedaliera, gallerie di compagni di stanza, ragguagli sul decorso della propria malattia, visite di studenti di medicina interessati al caso di epatite autoimmune del protagonista.
Un libro corredato da illustrazioni e fotografie in bianco e nero originali dell'epoca e alcuni brevi racconti e parabole di Kafka medesimo. Il celebre scrittore non lasciò quasi mai Praga durante la sua breve vita (1883-1924): "Praga non ti lascia. Questa mammina ha gli artigli", scrisse a diciannove anni. Queste pagine accompagnano nei luoghi dello scrittore sin dalla nascita e lo seguono dalla casa natale nei numerosi traslochi, in concomitanza con l'ascesa economica e sociale; poi le scuole, il ginnasio statale e l'imperialregia università tedesca Kerl-Ferdinand, la casa dell'amico Max Brod, i teatri, le sale di lettura e di svago letterario, i luoghi di lavoro, le passeggiate preferite, fino alla tomba, nel cimitero ebraico.
Il Vietnam dilaniato dalla guerra e dal comunismo; New York - il simbolo dell'America - ferita dalla violenza e dall'intolleranza; l'omosessualità come condizione di diversità ed emarginazione. Trentacinque poesie, ispirate al vissuto di questo giovanissimo autore vietnamita, emigrato in America ancora bambino. Ad animare "Cielo notturno con fori d'uscita", la sua prima raccolta poetica, è una lingua nuova, di commistione e creazione, in cui l'amore per il classicismo - il mito, l'estetica, l'armonia, la fede nell'ordine e nella simmetria - si fonde con la ricerca di nuove forme, sempre fedeli al verso libero e a un dialogo fra prosa e lirismo sorprendente e vitale.
Un viaggio in Italia, nella sua grande bellezza sconosciuta, attraverso luoghi che custodiscono un patrimonio culturale di grandissimo valore di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza, nonostante sia sotto gli occhi di tutti. Città, villaggi, chiese, abbazie, affreschi, mosaici e tutte le opere d'arte "nascoste" nella grande provincia italiana che parlano di noi, della nostra storia e di ciò che siamo.
Dopo aver scritto tre romanzi in cui gli artisti sono i personaggi principali, Susan Vreeland ha costruito una raccolta di racconti che esplora l'arte attraverso gli occhi della gente comune. Conduce il lettore davanti ad alcuni momenti fondamentali dell'arte francese e italiana del XIX secolo, per svelare poi alcuni istanti cruciali dell'arte del XX secolo e, infine, tornare ai giorni nostri con una serie di storie contemporanee. Anziché soffermarsi sulle grandi vite e sui destini di artisti impressionisti e post-impressionisti, quali Manet, Monet, van Gogh e Modigliani, Susan Vreeland posa il suo sguardo sui personaggi che attorniavano questi geni, le persone da loro amate, i domestici, i figli, i vicini di casa.
È il 1880 a Parigi e Pierre-Auguste Renoir, i pennelli nella mano destra e l'astuccio ereditato da Claude Monet nella sinistra, è appena giunto sulla terrazza della Maison Fournaise, una locanda amata dagli artisti dove si può mangiare, dormire o affittare una barca. Alphonsine Fournaise, la figlia del padrone della locanda, l'ha condotto fin lì per mostrargli un tratto della Senna dove le due rive offrono un paesaggio incomparabile allo sguardo di un pittore. La blusa a righe e il costume da bagno aderente sulle sue curve procaci, Alphonsine allarga le braccia davanti alla meraviglia che si spalanca non appena scosta la tenda a righe grigie e rosso corallo. Le canoe affiancate lungo la riva spiccano sul verde scuro dell'acqua. Sulla riva orientale una locanda, con i muri bianchi e il tetto di tegole rosse, è illuminata dal sole pomeridiano. Più a valle, un cantiere si allunga sul fiume circondato di barche, e qua e là si vedono case di contadini accoccolate accanto ai loro orti. In che modo Renoir potrebbe ritrarre quel magnifico luogo in cui la città incontra la campagna? Dipingendo alla maniera degli impressionisti una scena da ballo su una delle rive? Oppure una gita in barca con poche, veloci pennellate? Così Susan Vreeland immagina, nelle pagine che seguono, la nascita di una delle opere fondamentali dell'impressionismo, Il pranzo dei canottieri, un quadro in cui Renoir celebra se stesso come il pittore per eccellenza della joie de vivre, del sentimento gioioso della vita.
Nel 1892, a Manhattan, un’elaborata insegna in bronzo fa bella mostra di sé. Tiffany Glass & Decorating Company declama la scritta che campeggia sopra una solida porta di vetro molato. Oltre quella porta, si schiude un grande salone con enormi vetrate appese al soffitto e imponenti mosaici poggiati alle pareti. E poi vasi dalle linee morbide, pendole, candelabri Art Nouveau, lampade con paralumi di vetro soffiato in mille splendidi colori.
È il regno di Louis Comfort Tiffany, pittore di quadri orientalisti raffiguranti minareti, moschee e beduini, secondo il gusto del tempo. Gardenia all’occhiello, baffi fluenti, Louis Comfort Tiffany ha creato il suo atelier coltivando un progetto ambizioso: estendere la sua idea dell’arte come «bellezza che non ha bisogno di spiegazioni perché basta a se stessa» alla decorazione del vetro.
La Tiffany Glass & Decorating Company è, tuttavia, anche il regno delle Tiffany girls, le ragazze di Tiffany, come sono chiamate a Manhattan le donne che l’artista ha riunito attorno a sé. Ogni giorno Louis le esorta ad abituarsi a riconoscere la bellezza in ogni momento, a «cogliere la grazia di una forma, l’eccitazione di un colore». Radunate nel laboratorio al quinto piano, le ragazze, però, non hanno bisogno di soverchie esortazioni per tagliare il vetro con estro, e disegnare e dipingere alacremente.
Vi è Wilhelmina, impertinente diciassettenne dall’alta statura, Mary diciottenne dai capelli rossi, Cornelia, riservata e taciturna, Agnes, l’altera, la prima donna cui Tiffany ha accordato l’onore di dipingere i soggetti delle sue vetrate. E, infine, Clara Wolcott Driscoll.
Giovane vedova in un laboratorio dove vige la regola, imposta dal padre di Louis, di impiegare solo fanciulle non maritate, Clara è l’artefice autentica delle creazioni Tiffany. È lei, infatti, a ideare quegli oggetti meravigliosi, i paralumi di vetro soffiato, decorati con uno stile che sembra celebrare la gioia e il mistero di un secolo che deve ancora iniziare.
Una ragazza da Tiffany è, soprattutto, la sua storia. Una storia in cui Susan Vreeland non celebra soltanto un talento misconosciuto, ma illumina anche gli slanci, i desideri e le ambizioni di una giovane donna nella metropoli americana pronta a tuffarsi nella grande avventura del Novecento.
Nella cantina di casa di un insegnante di matematica, Cornelius Engelbrecht, un signore sobriamente vestito, dal carattere chiuso e dall'atteggiamento sfuggente, giace un quadro prezioso che ritrae una ragazza vestita di blu. In un momento d'abbandono e di inconsueta familiarità, Engelbrecht confida a un amico che il quadro, palesemente risalente al XVII secolo, è una delle opere "ignote" di Vermeer, il grande pittore olandese. Suo padre, ufficiale nazista durante la guerra, l'aveva trafugato a una famiglia ebrea.
È il 1937 quando Lisette giunge a Roussillon, un villaggio della Provenza appollaiato in cima a una montagna, con le case dai colori armoniosi che si inerpicano fino in vetta e sembrano abitate da elfi, fate e cantastorie. Vent'anni, e nel cuore la speranza di un apprendistato alla galleria d'arte Laforgue di Parigi, Lisette approda nel villaggio con l'animo tutt'altro che incline all'idillio. André, il marito, ha deciso di abbandonare la capitale e trasferirsi in quel borgo sperduto perché il nonno, Pascal, gli ha chiesto aiuto a causa della sua cagionevole salute. Per andare in suo soccorso, André ha rinunciato al prestigioso ruolo di funzionario nella Corporazione degli Encadreurs, l'associazione dei corniciai parigini, e Lisette al suo anelito d'arte. A Roussillon, però, i due non si imbattono affatto in un anziano malandato e in fin di vita, ma in un aitante ottantenne in evidente buona salute. Ritrovarsi nella provincia francese per soccorrere un vecchio che, all'apparenza, non ha alcun bisogno d'aiuto sembrerebbe un'autentica beffa per la giovane coppia e per Lisette, in particolare, la parisienne che considera Parigi la sua felicità e la sua anima. Ma nel chiuso della sua casa, Pascal mostra a Lisette e André la ragione vera del loro arrivo a Roussillon: sette quadri che lasciano Lisette a bocca aperta...
Nel 1892, a Manhattan, un’elaborata insegna in bronzo fa bella mostra di sé. Tiffany Glass & Decorating Company declama la scritta che campeggia sopra una porta di vetro. Oltre quella porta, si schiude un grande salone con enormi vetrate appese al soffitto e imponenti mosaici poggiati alle pareti. E poi pendole, candelabri, lampade con paralumi di vetro soffiato in mille splendidi colori.
È il regno di Louis Comfort Tiffany, maestro della decorazione del vetro, e delle Tiffany girls, le ragazze di Tiffany, come sono chiamate a Manhattan le donne che l’artista ha riunito attorno a sé. Vi è Wilhelmina, impertinente diciassettenne dall’alta statura, Mary diciottenne dai capelli rossi, Cornelia, riservata e taciturna, Agnes, l’altera, la prima donna cui Tiffany ha accordato l’onore di dipingere i soggetti delle sue vetrate. E, infine, Clara Wolcott Driscoll, l’artefice autentica delle creazioni Tiffany.
Una ragazza da Tiffany è, soprattutto, la sua storia. Una storia che non celebra soltanto un talento misconosciuto, ma illumina anche gli slanci, i desideri e le ambizioni di una giovane donna nella metropoli americana pronta a tuffarsi nella grande avventura del Novecento.

