
Ti capita mai di avere un diavolo per capello? Hai mai dovuto mandar giù bocconi amari? Qualche volta hai l'autostima sotto le scarpe? In certi giorni il mondo ti sembra una valle di lacrime? Verosimilmente la tua risposta è sì perché queste situazioni succedono a tutti! Questo libro è particolarmente indicato per chi, quando è in difficoltà, desidera cercare degli strumenti per uscirne. Qui troverai la pillola giusta al momento giusto! Ogni racconto è accompagnato da un sincero "bugiardino" che te ne illustrerà le proprietà e le indicazioni d'uso.
Silvio Pellico usciva dallo Spielberg nell'agosto del 1830, "Le mie prigioni" furono pubblicate nel novembre 1832. La distanza di tempo è importante per capire il clima da cui nasce il libro: un clima di "vitalità" che è divenuta tutta interiore, ma anche un clima di assoluto isolamento, a cui Pellico è relegato, come dice, dal 'sospetto dei politici' e dal 'timore dei benpensanti'. C'é dunque ne "Le mie prigioni" - sicuramente - la tentazione dell'autore a erigersi un monumento, sia pure modesto, di farsi modello di precetti austeri. Ma c'é anche in esse l'affanno di un 'povero cuore': una fragilità che rende tormentosa ( e pericolosa) a lui la solitudine continua, che gli fa nemica 'l'immaginativa' e persino la più semplice memoria degli affetti. In questa verità di un movimento interiore, che ha poi sulla pagina una sua intensa proiezione figurativa, può essere letto oggi questo libro, a più di centocinquant'anni dalla sua prima pubblicazione.
Il 17 marzo 2011 sono stati celebrati i 150 anni della nascita dello stato italiano, ma è sufficiente questo per ricordare gli splendori della storia italica? Sicuramente questa è una bella occasione per celebrare, conoscere e rinnovare gli onori, la cultura, il coraggio, la fede, l’umanità, la bellezza, l’ardore e le tante virtù del popolo italiano che, ben prima della formazione dello Stato, hanno scritto una storia gloriosa della nostra amata Italia. Grandi benefici ha portato l’Unità d’Italia, ma la nostra identità non può limitarsi a riconoscere le ragioni dello stato unitario, è il cuore che ci dice che il sentimento di Patria è qualcosa di più profondo e che è strettamente legato alla testimonianza e alle virtù peculiari che nella storia hanno alimentato la nascita e la morte di tanti eroi e santi. Il primo tra gli autori che hanno colpito la nostra immaginazione e che fornì un contributo decisivo al Risorgimento e alla formazione degli italiani è stato sicuramente Silvio Pellico. Si tratta di un personaggio che una certa pubblicistica ha cercato di nascondere, ma che al suo tempo era ai primi posti per qualità letteraria, patriottismo, virtù morali, passione. Ecco che si fa quindi necessaria la ripubblicazione, a distanza di molti anni, del breve libro morale Dei doveri degli uomini, scritto da un testimone vero, che cercò in ogni modo di conciliare il desiderio d’unità con l’identità cattolica degli italiani.
Silvio Pellico nacque a Saluzzo il 25 giugno 1789. Dopo aver studiato a Pinerolo e a Torino, andò a Lione per fare pratica nel settore commerciale; rientrato in Italia nel 1809, si stabilì a Milano. Qui conobbe il Monti ed il Foscolo e qui cominciò a scrivere opere teatrali e divenne direttore del “Conciliatore”. Nel 1820 venne arrestato con l'accusa di carboneria: condannato a morte, la sentenza fu commutata in quindici anni di carcere da scontare nella fortezza di Spielberg, in Moravia. Nel 1830 arrivò anticipatamente la grazia imperiale e, tornato in Italia, lo scrittore si ritirò completamente dalla vita politica. Nella sua opera memorialistica più famosa, Le mie prigioni, del 1832, si narrano l'arresto, la vita nel carcere e la liberazione dello stesso Pellico, che volle però porre l'accento sul percorso spirituale legato alla vicenda, i cui effetti furono la riscoperta della fede e una rassegnata indulgenza verso l’esistenza e verso gli esseri umani. Morì a Torino il 31 gennaio 1854.
Sei felice, Tobia? Che corso ha preso la tua vita? Era quello che volevi? E se ti guardassi indietro, quali sarebbero i tuoi venti ricordi top, il tuo greatest hits? Attorniato dagli amici che lo festeggiano, Tobia si ferma un istante: già, quali sono stati i momenti più belli di questi trent'anni di vita "fuoricorso"? Quel giorno che credevo di essere il nuovo Keith Haring? Quando suonavo la batteria e rimorchiavo alla grande? Quando andava dai suoi nonni? Quando metteva le oche nel congelatore? Quando andava da McDonald's con Jimmy il suo cane?
Roma, novembre 1215. La città è in grande fermento per lo svolgimento del concilio, il Laterano IV, convocato da Innocenzo III per a rontare questioni dibattute e cruciali per tutta la Cristianità l'autorità del Papa, l'eresia catara, una crociata... Tre personaggi, Pedro di Castiglia, il cancelliere del re di Francia, fra Guerin, e il cancelliere pontificio, Tommaso, ci immergono nell'intimità degli eroi di quei torbidi tempi, tra i quali spiccano Domingo di Guzman e Innocenzo III. Morti sospette, complotti e indagini di polizia, ci fanno sbirciare dietro le quinte del potere assoluto. Tra romanzo storico e inchiesta poliziesca, tra a etti, passioni e tragedie, il lettore tira il fiato e gode del piacere della lettura.
Roma, aprile 1987. Milo è un uomo che ha perso tutto per colpa di altri, devotissimo alla morte - che invoca ogni giorno, ma che non ha il coraggio di infliggersi - e costretto a vivere per strada. Federico Caffè è il Professore, figura ammantata di interrogativi destinati a non ricevere mai risposta. Il primo è un personaggio (forse) d'invenzione, il secondo un uomo realmente esistito, tra i protagonisti del dibattito politico ed economico degli anni ottanta e convinto sostenitore della necessità di assicurare alti livelli di occupazione e di protezione sociale ai ceti più deboli. La sua improvvisa scomparsa è un mistero rimasto tuttora irrisolto, il suo incontro con Milo è un nuovo enigma. Postiglione, febbraio 2023. Una voce narrante si fa carico della memoria della sua famiglia, ripercorre le fatiche e le gioie del debito d'amore che tutti abbiamo verso le nostre radici. Le vite di Milo e del Professore entrano così nella storia di una donna, di un paese, di un'intera generazione in lotta, divisa tra l'odio e la malinconia per un tempo che, forse, non tornerà più. Carmen Pellegrino firma un romanzo magico che è una discesa vertiginosa nella memoria dei luoghi e delle persone che li hanno popolati, alla riscoperta della vita nascosta e infinita che ancora li abita. Una voce libera che erra per giardini e anime, e non si perde mai.
Il convenzionale intreccio della figura pubblica e privata di Dante con la sua opera e il contesto storico e culturale dell'Italia tra Due e Trecento ha favorito in passato non poche ingenuità metodologiche e comode semplificazioni che questa nuova vita di Dante evita accuratamente. Combinando, in un linguaggio chiaro e accessibile a un pubblico di lettori non specialisti, le acquisizioni più recenti con gli esiti di ricerche personali e di prima mano, Paolo Pellegrini propone sostanziose novità rispetto alle biografie precedenti. Sia nella scrupolosa ricostruzione dell'esistenza del poeta, sia nell'attenta analisi della tradizione testuale, della cronologia e della stesura delle opere, che passa i più recenti contributi della medievistica moderna al vaglio della migliore filologia novecentesca. Al tempo stesso, attraverso una più solida selezione puntuale della bibliografia dantesca, il saggio intende offrire alle generazioni di studiosi più giovani o ai semplici appassionati un'indicazione di metodo che potrà essere messa a frutto per ulteriori e future ricerche.
Ross ha poco più di quarant'anni, vive a Milano e conduce il programma del mattino in una radio nazionale. La sua vita scorre senza grossi intoppi, tra la diretta quotidiana, il suo migliore amico ossessionato dalle ragazze, le improbabili sedute dall'analista e una storia appena iniziata con Sara. Il tutto vissuto con una buona dose di superficialità. Un giorno riceve una chiamata da sua sorella che lo informa del peggioramento delle condizioni della loro anziana madre, malata da tre anni di demenza senile. Laura gli comunica anche che durante il mese di agosto toccherà a lui occuparsene, senza se e senza ma. Ross cerca di sottrarsi, ma non c'è modo. Parte per la sua città natale, Castellammare di Stabia, pieno di dubbi: come farà a gestire questa situazione? E soprattutto, ne sarà capace? Il ritorno a casa conferma da subito le sue perplessità: la convivenza con sua madre si rivela molto complessa e sofferta, le sue domande incessanti e sconclusionate lo sottopongono a una dura prova, tanto da indurlo a mettere in pratica un'idea bizzarra. Tra colpi di scena, situazioni tragicomiche, momenti di struggente tenerezza e un finale a sorpresa, Ross tenterà di restituire a sua madre un barlume di felicità, rendendosi conto di essere diventato, nel frattempo, una persona migliore.
Bicicletta, musica nelle cuffie e via, verso la prossima consegna. Napoletano ventitreenne trapiantato a Milano, Gennaro Di Nola detto Genny, di professione rider, si diverte a indovinare il tipo di persona che gli aprirà la porta in base al cibo che ha ordinato. Quei pochi secondi in cui sbircia nella vita degli altri, fermo sul loro zerbino, sono per lui una tentazione irresistibile, ed è difficile che sbagli a tracciare un profilo. Una sera però, contro ogni pronostico, incontra Luca: dodici anni, capelli a spazzola con un po' di crestina, maglia del Napoli e un secchio grande di pollo fritto di Crispy World da mangiare da solo. La madre è uscita, il padre non c'è mai stato: è in un posto lontano a dar da mangiare alle balene, o almeno così gli è stato detto. Un'assenza che si riflette nei suoi occhi nerissimi e profondi, in cui Genny intuisce un dolore che li accomuna. Bastano poche battute perché il ragazzino riesca a convincerlo a entrare in casa per guardare insieme la Champions League in tv. Di partita in partita, nasce così un'amicizia tenera e un po' surreale, nonostante la diffidenza iniziale della madre di Luca, restia a fidarsi di uno sconosciuto. Finché Luca annuncia di voler andare a Napoli con Genny. Sarà una grande avventura e, al tempo stesso, un salto nel passato. Per poter finalmente andare incontro al futuro.
E se Francesco d'Assisi fosse vissuto ai giorni nostri? Francesco ha diciotto anni e un grande fuoco che gli arde dentro. Non è capace di stare fermo un attimo e conduce una vita a cento all'ora, tra discoteche e ristoranti di lusso insieme agli amici. Grazie alla sua famiglia, non ha problemi di soldi e può avere tutto ciò che desidera. Francesco però non sa che cosa desidera. Forse sono le ragazze. Forse sono le corse in moto. Forse è semplicemente il divertimento puro. Ma se fosse qualcosa di più? Qualcosa che non riesce a vedere, mentre sfreccia per le strade della città, in sella al suo bolide? Sarà l'incredibile incontro con don G. a cambiare tutto e a spingere il ragazzo a rallentare, fino a fermarsi, per osservare ciò che gli sta attorno. Un mondo fatto di piccole e grandi sofferenze, di ingiustizie, solitudine, ma anche pieno di persone dal cuore grande, pronte a rimboccarsi le maniche per aiutare gli altri. Grazie al confronto con gli amici, Chiara e Ruf, Francesco deciderà così di mettersi in viaggio, percorrendo a piedi mezza Italia, per scoprire che cosa vuole e chi è per davvero. Dopo il "Ammare", i Pellai orchestrano un racconto senza tempo, dimostrando che la storia di Francesco d'Assisi è più moderna che mai. I Pellai ci regalano un romanzo in cui Francesco è un adolescente del nostro millennio. Pieno di dubbi, desideri, passioni. Pronto a sbagliare, ma anche a cambiare il mondo. Età di lettura: da 12 anni.
Questa è la storia di un ragazzo che, a poco più di trent'anni, ha già raggiunto traguardi che sfuggono a tanti suoi coetanei: una laurea in un'università importante, un impiego di responsabilità, uno stipendio fisso che gli consente di vivere da solo e di circondarsi del più desiderabile superfluo. Un ragazzo che, nonostante questo, non ha paura di guardarsi dentro e farsi la domanda più importante: sono davvero felice? Di fronte ad aspettative che non sente come sue, a tragitti sempre identici che non aprono nuove prospettive, a una routine che stritola tempo, energia e passione, non può che rispondersi di no. Finché un giorno, davanti a un tramonto, la consapevolezza si accende in lui: i sogni non possono aspettare. E, con quella luce, il coraggio di dare un taglio netto a tutto per inseguire la sua più grande passione: viaggiare. Viaggiare per allargare gli orizzonti di quel mondo che si sta facendo sempre più stretto e soffocante intorno a lui. Viaggiare per sfidare i limiti del corpo e le barriere della mente. Viaggiare con lentezza, senza aerei, per toccare con mano i confini, per «il gusto stesso del viaggio, degli imprevisti, delle scoperte e delle sorprese, delle correnti dell'universo a cui abbandonarsi.» Questa è la storia di un sogno diventato realtà, di un'avventura che ha portato a una nuova vita. Un viaggio lungo mille giorni, attraverso cinque continenti e quarantaquattro Paesi. Ma anche un viaggio dentro di sé, a stretto contatto con le proprie paure, debolezze, risorse inaspettate. In dialogo profondo con quella voce intima e nascosta che, quando accettiamo di ascoltarla, sa sempre indicarci la direzione.