
1936. Leo Piccioni ha appena superato l'esame di maturità. Ha il corpo sbilenco e fuor di squadra dell'ultima adolescenza, ma ha anche un temperamento eccitabile e nervoso. La sua famiglia medio borghese è soddisfatta e protettiva. Il padre si perde nei suoi studi e nei suoi esperimenti di biologia, la madre si compiace della merlettata rispettabilità delle convenzioni. Per fortuna c'è la zia Ester. Matura signorina con molta pratica del mondo, cova nella sua stanza i segreti incipriati di una femminilità a suo modo libera e ribelle. Antimussoliniana, lettrice di Freud in originale, cinefila, si lascia corteggiare da uomini sposati e non. E ha grandi idee in testa. Idee che arrivano quando scopre che il nipote ha, non si sa come, il potere di far scomparire cose. E persone. Durante la trasferta del padre in campagna per il periodico approvvigionamento di rane-cavie, nel casolare dove ha provato i primi spasimi d'amore, Leo ha sorpreso l'amor suo, la bella Argentina, e l'amico suo, Adriano, pomiciare forte. Ha guardato Adriano con intensità e collera e Adriano è sparito. Leo ha poi riprovato con portacenere e soprammobili e si è confidato con zia Ester. E zia Ester l'ha trasformato in mago: malgrado l'opposizione famigliare, gli ha costruito una carriera nei teatri d'avanspettacolo. Mentre sorpresa e sconcerto superano le pareti della casa Piccioni restano pur tuttavia inquietanti interrogativi...
Giosuè e Arto sono fratelli. Giosuè è un seminarista che vuole liberarsi di Dio, Arto un ateo fornicatore e un bugiardo patentato. Non era nelle intenzioni, ma i due si trovano nel bel mezzo di una grande avventura on thè road, che li vede appaiati, spaiati, comunque solidali, partire da Lourdes e perdersi per le strade di Spagna. Perdersi? Be', Giosuè si avvia in effetti a trasgredire i dieci comandamenti uno per uno. E Arto? Arto deve badare al fratello e governare l'imbarazzante sudario di menzogne che ha tessuto per la famiglia lontana in attesa di lauree, matrimoni, ordinazioni sacerdotali e miracoli.
Marco ha studiato filosofia e ha smesso. Ha lavorato nelle toilette di un autogrill e ha smesso. Ha convissuto con una ragazza e ha smesso. Ha voluto una famiglia e ha smesso di volerla. Ora lavora in una pizzeria e già non ne può più. Cerca casa e la trova in condivisione con Chiara, una giovane senz'arte né parte ma con molti, troppi amici e soprattutto con una spiccata propensione a consumare in una notte, con l'ingenuità di un cuore facile, un grande amore dopo l'altro. È allora che a Marco viene l'idea: e se questi "grandi amori" glieli procurassi io, dietro adeguato compenso? Detto, fatto. Ma Marco è veramente un pappone? E Chiara è veramente una prostituta?
Una manifestazione antifascista che riuniva partiti e sigle sindacali. Una bomba nascosta in un cestino portarifiuti e un fiume di gente tutt'intorno. L'esplosione, dissero i sopravvissuti, fu "una specie di vento". Il bilancio: otto vittime e centodue feriti. Poi indagini, depistaggi, omissioni, mezze verità, cinque istruttorie, tredici dibattimenti e due condanne definitive arrivate nel giugno 2017. Quarantatré anni dopo. Marco Archetti, scrittore bresciano, avvalendosi di documenti storici e testimonianze di prima mano, compone un romanzo toccante e prezioso che ridà vita alle otto vittime della strage. Evitando ogni retorica e concentrandosi sulle loro vicende umane, le fa affiorare dal buio ed entrare in scena come in un film. Un atto d'amore e di memoria. E per la prima volta i caduti della strage non sono solo nomi su una lapide commemorativa, ma vengono raccontati come uomini e donne in carne e ossa, "né santi né eroi", in una Spoon River luminosa, scandita dalla voce di Redento Peroni. Quella mattina si trovava a pochi passi dalla bomba ma il destino volle che il piccolo gesto di uno sconosciuto gli salvasse la vita. Così il suo racconto guida la narrazione e testimonia fatalmente un'epoca della nostra storia recente, anni bui, di piombo ma anche di umanità, tenerezza e legami profondi che hanno molto da dire a ciascuno dia noi. Una storia che è un canto di vita: la morte in ritardo di duecento pagine.
Che fine ha fatto la casalinga di Voghera? C'è ancora? Ha ancora diritto di parola? Ebbene sì. L'eternamente giovane Arbasino prende a prestito la ritmica del rap per satireggiare, sbeffeggiare, giudicare, cantare, miscelare cultura, prendersela con l'Election Day, la Devolution Way e il Cavaliere, in una giostra che, nulla risparmiando a nessuno, diventa un concerto scatenato di improvvisazioni su quel che passa dal brulicante convento che è diventata la realtà. Arbasino piega i canoni dei musicisti rap per rappresentare il bestiario epocale del presente. Evoca tutti i fantasmi italici con disincanto e ferocia, facendo rimare irriverenza con intelligenza.
Una baronessa bramosa, una villa sfarzosa, un'estate siciliana afosissima. E una bambinaccia obesa e caparbia, un ragazzaccio bugiardo e porcello, un'istitutrice gallese delle più frementi, un rozzo precettore disposto a tutto, uno squisito duca dannunziano che è l'epitome d'ogni decadentismo della Belle Epoque... Tutti coinvolti in un folle intreccio di combinazioni erotiche sempre più complicate, con rocamboleschi e acrobatici "teatrini".
A una "prima" della Scala che sarebbe poi diventata storica e mitica ("Medea" con la Callas, nei profondi anni Cinquanta) un giovane studente neoclassico e romantico (come Bellini e Leopardi) incontra di sorpresa l'Amore. E decide subito di viverlo e scriverlo sotto forma di Romanzo. Ma dietro le riverite ombre dell'ingegner Gadda e dell'abate Parini sono in agguato molteplici tentazioni narrative: racconto epistolare, romanzo-saggio, romanzo "del" o "nel" romanzo, melodramma, confessione, opera buffa, un po' di poesia? Grande tradizione europea o avanguardia sperimentale? Iper-letteratura sofisticatissima, o libretto "Kitsch" per cantanti "cult" di scapestrati adolescenti?
Un romanzo di avventure intellettuali e picaresche attraverso le follie del boom economico e le metamorfosi della società e del paesaggio, delle illusioni e dei caratteri. Notti senza fine di giovani che discutono dei loro autori e dei loro amori fino all'alba, progettando grandi opere letterarie, teatrali e musicali. Affetti, utopia, irrisioni e rivolte contro un oppressivo establishment culturale e politico. Ma anche la verve della café society, quando Roma era una capitale cosmopolita e "passavano tutti di qui" e le donne erano "molto più belle e più intelligenti e spiritose e anche più alte degli uomini corrispondenti". E che cosa significa aver vent'anni e molti desideri, nell'Italia di Petronio, di D'Annunzio e di sempre...
Composto nel '68 e pubblicato l'anno successivo questo romanzo colse sul campo il senso più autentico di quella celebre figura giovanile: una decadenza romana archetipica, vissuta coi teatrini e i fumetti delle migliori avanguardie storiche. Contro ogni oppressione razionalistica, politica e scientifica, uno sfrenato cabaret "pop" dell'immaginazione e del desiderio.
"La bella di Lodi" è una commedia d'amore e soldi tra una splendida ragazza possidente e prepotente e un intraprendente meccanico, molto attraente e sexy. Al di là dei conflitti di classe, i due finiscono presto energicamente avvinghiati, strapazzandosi in luoghi non propizi, lungo l'autostrada del Sole appena aperta: raccordi, svincoli, autogrill, garage, motel. Ma non si tratta solo d'amore. La coppia deve fare i conti anche con altri aspetti importanti nella vita italiana di sempre: lavoro, famiglia, società, motori, differenze patrimoniali, musica leggera.
È il 1960 e alcuni giovani italiani di buone letture decidono di snobbare le Olimpiadi di Roma e di visitare invece Olimpia e gli altri luoghi della grecità mitica, in un viaggio di formazione che anticipa il turismo di massa. I leggendari monumenti vengono percorsi da un'instancabile café society milanese e francese che si è formata soprattutto sulle Elene ed Elettre ed Ecube e Antigoni rifrescate da Giraudoux, Cocteau, Stravinskij, Anouilh, Poulenc, Sartre... Ecco quindi una "conversation pièce" d'epoca - allora "sofisticata" oggi forse archeologica - fra il Partenone, Olimpia, Delfi, Micene e Mikonos...