
Pino Lancia è alfiere nell'esercito delle Due Sicilie, "un giovanottone alto e quadro a cui l'uniforme turchina dei Cacciatori a piedi stava come un guanto", un novellino che si ritrova nella battaglia di Calatafimi contro le camicie rosse. È il 1860 e la spedizione dei Mille squassa l'Italia. Liberale nell'animo, Pino servirà il suo re, Francesco II di Borbone, sino alla fine, a dispetto di ogni convenienza. Attraversando l'Italia in guerra in compagnia di un giovane francescano, mentre intorno a lui si dipana un'animatissima "commedia umana" di eroismo, amore e viltà, l'alfiere assiste alla caduta del regno e all'unificazione del paese sotto le insegne sabaude. Classico letterario da riscoprire, il romanzo racconta il Risorgimento dalla prospettiva inedita dei vinti. Perché chi l'ha detto che i buoni - e i cattivi - fossero tutti da una parte? Chi era il vero nemico dell'Italia, in quei tempi tumultuosi? "Garibaldi e i piemontesi che vengono di fuori e a tutti i costi ci vogliono regalare questa benedetta libertà, che chi sa che gli pare e il mondo resterà sempre quello che è, o quelli che ci hanno governati sino a ora e han tollerato il sopruso, il raggiro, la corruzione?" Prefazione di Piero Gelli.
«Ciao Fra, sono tornata. È passato un bel po' di tempo, ma finalmente sono a Roma. Potremmo vederci, che dici? Fammi sapere. Un bacio.» A volte basta una cosa da nulla come un messaggio, un mucchietto di parole separate tra loro da punti, virgole e un unico, importantissimo, punto di domanda per cambiare tutto. Per scatenare uno tsunami di emozioni che sconvolge per sempre la tua vita tranquilla. E a quel punto stare fermi non è più possibile. Questo è ciò che accade a Francesco, poco più che ventenne, alle prese con giornate fatte di stanche abitudini, di noia forse, di piccole e grandi indecisioni e dubbi, ai quali non riesce a dare risposta. Questo è ciò che gli succede quando sul suo telefono arriva all'improvviso il messaggio di Aurora, la sua ex. Un amore grandissimo, il loro, come solo può esserlo il primo amore, appassionato, incosciente e pieno di contraddizioni. Una storia finita da tempo, che lui però non è ancora riuscito a dimenticare. Come potrebbe farlo se da quando si sono lasciati non ha sperato altro che lei tornasse? Eppure, ora che è a un passo dal rivederla, Francesco inizia ad avere paura. La confusione lo stordisce. Gli manca l'aria. Ha bisogno di uscire dalla sua stanza, sente il bisogno di scappare, chi lo sa se da lei o da se stesso. E allora afferra il piccolo diario sul quale, mentre stava con lei, ha preso nota di tutto ciò che accadeva, di tutte le emozioni provate, di tutti i luoghi attraversati insieme, ed esce di casa. Ancora una volta si affida alla sua città, Roma, alle sue strade trafficate, ai suoi angoli più romantici e conosciuti come alle sue periferie, tutti luoghi che quel loro amore lo hanno accompagnato, lo hanno visto crescere. Perché, per trovare la risposta che cerca, Francesco ha bisogno di ripercorrere la loro storia, di ricordo in ricordo, di luogo in luogo. Il diario che porta con sé gli farà da guida, aiutandolo a ricomporre la mappa del loro amore, e forse Roma, da sempre sua fedele compagna, ancora una volta come tante altre in passato lo salverà.
La curatrice indaga ogni piega del testo con l'obiettivo di collocare il dettato dantesco nel contesto culturale e storico in cui nacque. I nodi cruciali dell'esegesi vengono discussi in un'apposita sezione alla fine del canto. Ogni canto è provvisto di un'introduzione specifica. Completano l'edizione il rimario e un innovativo dizionarietto teologico.
La terza "sublimis cantica" - come il suo autore stesso, con profonda consapevolezza e bellezza, la chiamò - contiene in sé qualcosa di unico, che la fa diversa da ogni altra composizione della letteratura a noi nota. Essa appare nuova anche rispetto alle altre due parti del poema, già così rivoluzionarie nell'invenzione e nel linguaggio. Perché la poesia del Paradiso non racconta vicende di uomini, non descrive paesaggi. Essa si sostanzia di cose che non si vedono e che, soltanto, per fede, si sperano. E tuttavia anche e soprattutto qui il genio di Dante riesce a esprimersi con versi di grande potenza, che si imprimono per sempre nella mente del lettore con immagini di straordinaria forza suggestiva.
Il secondo regno dantesco, "dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno", è, dei tre, quello che porta nella sua struttura, sia fisica sia morale, la maggiore novità d'invenzione, tanto da poter dire che esso è un mondo, nel suo aspetto e nel suo spirito, soltanto dantesco. Circola per tutto il Purgatorio un'atmosfera difficilmente definibile, come di raccolto incanto, che coglie il lettore fin dall'inizio e l'accompagna fino alle soglie del Paradiso: attingere lo spirito di quella delicatissima aura che tutto avvolge è la via per intendere il Purgatorio dantesco nella profonda bellezza che lo distingue.
L'equipe che cura per i Meridiani le opere di Dante tradizionalmente definite "minori" è diretta da Marco Santagata. L'edizione si articola in tre volumi in cui le opere per la prima volta sono disposte in ordine cronologico, superando la consueta divisione fra il Dante latino e quello volgare. Significativa è l'attenzione riservata al pensiero politico di Dante, alla sua speculazione filosofica, alle sue riflessioni sulla lingua, che vengono studiati da esperti dei singoli ambiti. In questo primo volume viene presentata la poesia di Dante e la sua riflessione sulla poesia. Punti di forza sono il ricchissimo e innovativo commento di Claudio Giunta alle Rime; e quello di Mirko Tavoni al De vulgari eloquentia, le cui ricerche modificano in profondità il quadro del pensiero linguistico dantesco. Per la Vita Nova si ripropone, appositamente rivista e aggiornata, l'edizione pubblicata da Einaudi nel 1996 a cura di Guglielmo Gorni. La collocazione cronologica delle Rime prima della Vita Nova consente di seguire lo sperimentalismo di Dante giovane, impegnato su ogni accordo della tastiera lirica contemporanea e capace poi di operare una consapevole scelta critica e interpretativa. Di grande respiro l'Introduzione generale, firmata dallo stesso Santagata, che delinea un panorama originale della poetica e del pensiero di Dante, seguendone l'evoluzione e rintracciandone i motivi ricorrenti all'interno delle opere. Introduzione di Marco Santagata.
La terza «sublimis cantica» - come il suo autore, con profonda consapevolezza e bellezza, la definì - contiene in sé qualcosa di unico, che la rende diversa da ogni altra composizione della letteratura. Essa appare nuova anche rispetto alle prime due parti del poema, già così rivoluzionarie nell'invenzione e nel linguaggio. Perché la poesia del Paradiso non racconta vicende di uomini, non descrive paesaggi. Essa si sostanzia di cose che non si vedono e che, soltanto, per fede, si sperano. E tuttavia anche e soprattutto qui il genio di Dante riesce a esprimersi con versi di grande potenza, che si imprimono per sempre nella mente del lettore con immagini di straordinaria forza suggestiva.
Il secondo regno dantesco, «dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno», è, dei tre, quello che porta nella sua struttura, sia fisica sia morale, la maggiore novità d'invenzione: si potrebbe addirittura dire che è un mondo, nel suo aspetto e nel suo spirito, soltanto dantesco. Circola per tutto il «Purgatorio» un'atmosfera difficilmente definibile, come di raccolto incanto, che avvolge il lettore fin dall'inizio e l'accompagna alle soglie del Paradiso: cogliere lo spirito di quella delicatissima aura che tutto avvolge è la via per intendere il «Purgatorio» dantesco nella profonda bellezza che lo distingue.
Iniziato con ogni probabilità nel 1306-07, l'Inferno è la prima delle tre cantiche che compongono la Commedia dantesca. In questi trentaquattro canti il poeta racconta l'inizio del suo viaggio ultraterreno, a partire dallo smarrimento nella "selva oscura", dove incontra il poeta latino Virgilio che sarà sua guida, giù giù per i diversi gironi, fino all'orrenda visione di Lucifero e quindi alla faticosa risalita "a riveder le stelle". Un itinerario nell'animo umano lungo il quale Dante incontra decine di indimenticabili personaggi, alle cui tristi vicende egli sa guardare con fermo giudizio ma anche con una suprema pietas che è forse il maggior segno del suo profondo atteggiamento di estrema modernità.