
Scrive Alessandro Portelli nell'Introduzione a questi ventisei racconti inediti di Mark Twain: "Si dice spesso che Mark Twain è uno di quegli scrittori che possono essere citati sia pro sia contro su qualunque argomento". Vero è che si trova pressoché di tutto, in questa multiforme e affascinante raccolta di storie, articoli e aneddoti, pubblicati nel 2009 per festeggiare il centenario della morte di uno dei più grandi scrittori della letteratura statunitense. Questioni universali più che mai attuali e ricordi personali si fondono e si intersecano, sempre affrontati con sottile ironia e acume brillante. L'autore cerca e ottiene la complicità del lettore, che insieme a lui ride (spesso amaramente), riflette, s'indigna e reagisce di fronte alle assurdità del nostro mondo. Lo stile tagliente non risparmia sferzate polemiche al sistema politico e sociale americano, a volte con attacchi diretti - come nel racconto autobiografico "Sulle spese di spedizione di un manoscritto d'autore", in cui il Congresso degli Stati Uniti è definito "Manicomio Nazionale" - a volte con fini e non troppo velate metafore - come nella favola esopica "La giungla discute dell'uomo", o nell'immaginaria discussione tra monete raccontata ne "La lite nel forziere". Eppure, in Twain, le satire e le parodie del suo presente (così spesso simile al nostro!) non eliminano l'orgoglio di sentirsi parte attiva di un paese libero. Un contrasto solo apparente - o forse, una contraddizione insolubile.
Iniziato nel 1870 e giacente per anni in una cassaforte, pubblicato poi sullo "Harper Magazine" del dicembre 1907 e del gennaio 1908 e un anno dopo in volume (ma i primi due capitoli usciranno soltanto postumi), il Viaggio in Paradiso è fra le opere migliori del grande scrittore americano Mark Twain, quella che meglio di ogni altra, secondo George Bernard Shaw, permette di entrare nel suo universo di scrittore. Si tratta di una specie di fantasia 'americana' sull'oltretomba, visto come un luogo completamente all'opposto delle nostre più 'verosimili' e rosee aspettative; ed è in effetti una bolgia indescrivibile di situazioni quella che travolge il protagonista, il vecchio lupo di mare capitano Stormfield, in un crescendo umoristico irresistibile.
In "Come curare la malinconia" Mark Twain ci propone uno scrittore inventato, G. Ragsdale McKinnock, autore di una grande, insuperata opera ovviamente non meno inventata, ma di cui Mark Twain si premura di citarci, commentandoli, interi passi. Una situazione non molto dissimile si trova nel secondo racconto, "Telegrafia mentale", protagonista un noto quanto immaginario studioso di scienze psichiche, alle prese con i fenomeni della telepatia applicata nientemeno che al telegrafo. Chiude infine il volumetto il racconto "La signora McWilliams e il fulmine", tutto giocato sulla paradossale situazione scatenata da un temporale che non è mai avvenuto.
Ha scritto Italo Calvino che se il denaro rappresenta per Balzac una forza motrice della storia e per Dickens una pietra di paragone dei sentimenti, "in Mark Twain il denaro è gioco di specchi, vertigine del vuoto"; e di tale gioco e vertigine la testimonianza più emblematica viene offerta da questo racconto, apparso per la prima volta nel 1899, vero e proprio apologo che ha per protagonista un'intera cittadinanza, famosa per la sua sbandierata onestà, che si vede messa alla prova da un lascito di quarantamila dollari che paiono piovuti dal cielo, o meglio da un donatore sconosciuto per un destinatario altrettanto sconosciuto e da scovare. Sarà una beffa maligna, ma che servirà a svelare il terreno fecondo di ipocrisia su cui è cresciuta la nomea puritana della città di Hadleyburg. Ad uno ad uno tutti i notabili del luogo infatti si lasciano tentare, e per di più accusandosi l'un l'altro o tacitando la propria coscienza in veri e propri esercizi di oblio volontario. La tanto decantata onestà non era che una tenue, precaria e fittizia rispettabilità sociale, quella sì difesa strenuamente; e come sempre nella grande arte umoristica di Mark Twain, il comico era già nelle cose, bastava soltanto iniziare a guardarle.
Si potrebbe pensare che non sia facile rubare un elefante bianco nel New Jersey, e che sia poi ancora più difficile tenerlo nascosto ai detective della polizia di New York. Eppure si sono perse le tracce dell'enorme e prezioso Jumbo, promesso in dono alla Regina d'Inghilterra dal Re del Siam. Nella sua caricaturale versione del poliziesco, Mark Twain si prende gioco di luoghi comuni e personaggi da copione, con effetti esilaranti. Seguono due riflessioni semi-serie su come sconfiggere corruzione e criminalità.
Una bugia detta bene è immortale.
Libertà di stampa di Mark Twain propone per l'anniversario della morte dello scrittore alcuni saggi inediti sul tema della libertà di pensiero e di opinione. Una tematica di grandissima attualità analizzata da uno degli scrittori più estrosi, divertenti e acuti della letteratura mondiale del Novecento.
L'impudente genialità di Mark Twain punta il dito sul mestiere d’informare, sui metodi di costruzione e persuasione dell'opinione pubblica, sulla censura, sulla "troppa libertà" di certa stampa e sull'eccessiva cautela di certa altra, senza risparmiare colpi alla categoria a cui egli stesso apparteneva.
Solo ai morti è permesso di dire la verità, asseriva Twain dopo che diversi dei suoi scritti furono censurati o respinti dai suoi editori e caporedattori, sopportando le conseguenze dello scomodo privilegio di quella libertà di opinione a cui cercò sempre di dare espressione: «un uomo non é indipendente, e non può permettersi di avere delle idee che potrebbero compromettere il modo in cui si guadagna il pane. Se vuole prosperare, deve seguire la maggioranza. Per questioni molto importanti, come la politica e la religione, deve pensare e sentire come la maggior parte dei suoi vicini, altrimenti subirà danni alla sua posizione sociale e ai guadagni negli affari».
Gli scritti inediti Libertà di stampa, Fortuna e Opinioni di granturco - quest'ultimo inserito da Joyce Carol Oates tra i cento migliori saggi americani del XX secolo - spiccano tra gli altri scritti proposti (Privilegio dei morti. Riflessioni sulla libertà d’opinione; Avviso alla gioventù; Pregare in tempo di guerra; Giornalismo nel Tennessee; Come diressi un giornale per agricoltori). Una serie di articoli e racconti su uno dei temi più controversi del momento, caratterizzati da un inconfondibile talento umoristico e polemico.
Il cuore di questa raccolta pulsa tra la virtù e la maledizione del potere dell'informazione: «l’ammaestramento fa cose meravigliose. Non c’e nulla che l’addestramento non possa fare. Nulla e al di sopra o al di sotto della sua portata. Può trasformare i cattivi principi in buoni, e i buoni in cattivi; puo' annientare ogni principio, e poi ricrearlo».
"Lettere dalla terra" è una raccolta di lettere irriverenti che l'arcangelo Satana - esiliato da Dio sulla terra a causa dei suoi commenti impertinenti riguardo la creazione - scrive ai suoi compagni, gli arcangeli Gabriele e Michele. In "Lettere dalla terra" Mark Twain si prende gioco dell'uomo alle prese con la sua più grande invenzione, il Dio della Bibbia, illogico e geloso, il Padre distratto e cattivo che elargisce malattie e sciagure in quantità, e che pretende in cambio di essere venerato. Dietro la maschera di un Satana beffardo, bonariamente curioso e provocatoriamente ragionevole, è facile scorgere la personalità di Mark Twain, che smessi gli abiti universalmente noti dello scrittore per ragazzi, si cala nei panni del sottile osservatore delle ipocrisie e dei conformismi imposti dalla religione ai suoi poveri contemporanei, ridicolizzando il creazionismo e l'origine divina dell'universo. "Lettere dalla terra" è un'analisi ironica, dissacrante e distruttiva dei libri sacri e del comportamento religioso dell'uomo, e vi si scorge il Twain più sarcastico, solidamente scettico, geniale e irriverente di tutta la sua produzione postuma.
Insieme agli "Estratti dal diario di Adamo" e al "Diario di Eva", Piano B presenta in un'unica antologia tutti gli scritti del geniale autore statunitense sul tema dei progenitori della razza umana, molti dei quali inediti in Italia. Se infatti i diari di Adamo ed Eva furono pubblicati in vita dallo scrittore, gran parte del lavoro che Twain compose sull'argomento rimase perlopiù inedito almeno sino alla sua morte, nel 1910. Frutto della fascinazione adamitica che da sempre attirò l'attenzione e l'interesse di Twain, in queste pagine lo scrittore tenta di far confluire i suoi pensieri su natura umana, senso morale, amore e morte, sulla religione e sulla scienza. Ma sempre con il sorriso sulle labbra.
Mark Twain è stato un autore dissacrante, sempre arguto e ironico nei confronti dei codici morali e delle convenzioni che strutturano le consuetudini tradizionali di vita. Nelle storie qui raccolte - scritte nel suo periodo creativo più fertile, dal 1863 al 1895 - la sua verve umoristica e polemica diventa assoluta protagonista. Ed ecco in rapida sequenza: i consigli spregiudicati a bambini e bambine, gli approcci irriverenti alla retorica sui "Padri della Patria" e la graffiante ironia nei confronti della religione e del perbenismo. Ma anche il ribaltamento di trame edulcorate e moraleggianti, cattivi che hanno successo e buoni che falliscono miseramente, un mondo civile e politico messo alla berlina a volte in maniera macabra. Per non parlare poi delle riflessioni al vetriolo sull'ansia di rispettabilità, sull'ipocrisia diffusa, sulla filosofia della "legge e ordine" e degli aspri attacchi al razzismo della società americana... Quella che risuona con vigore in questi racconti è la voce di grande attualità e fuori da ogni schema di Twain: un salutare antidoto ai luoghi comuni e al razzismo. Un grande scrittore libertario.
Nelle "Avventure di Tom Sawyer" (apparso nel 1876) l'autore dà voce ai sentimenti, alle storie e alle superstizioni che la sua generazione ancora condivideva nel periodo appena antecedente la Guerra di secessione, dove l'insicurezza e i problemi razziali dipingevano lo scenario emotivo della società americana del Sud. La storia picaresca è incentrata sulle figure di Huck Finn e Tom Sawyer i quali, oltre che nelle "normali" avventure che potevano capitare ai monelli della loro età, si trovano coinvolti in un fatto di sangue, allorquando, intrufolatisi nel cimitero della loro cittadina, diventano muti testimoni del delitto del dottore del paese. La rocambolesca serie di eventi che ne seguirà porterà Tom ad affrontare Joe l'Indiano, ben deciso a eliminare l'unico testimone del delitto. Tom riuscirà a salvarsi e a concludere felicemente l'avventura: da sempre monello, verrà consacrato finalmente eroe del paese!
"Era uno splendido pomeriggio tutto giallo e verde..." Sempre con queste parole Abby Whitshank inizia a raccontare di quel giorno, nel lontano luglio del 1959, in cui si innamorò di Red, sotto il grande portico di legno che occupa tutta la facciata della casa dove avrebbero cresciuto i loro quattro figli. La casa di famiglia, orgoglio del padre di Red, arrivato a Baltimora negli anni Venti per poi fare carriera come costruttore, ha visto avvicendarsi quattro generazioni di Whitshank e conserva tra le pareti l'eco delle loro storie. Perché ogni famiglia ha le sue storie, che la definiscono e che si tramandano sempre uguali, e i Whitshank sono - o sono convinti di essere - una famiglia speciale, di quelle che irradiano un'invidiabile sensazione di unità. Il loro è un legame indissolubile, fatto di tavolate domenicali, di vacanze tutti insieme da trent'anni nella stessa villa al mare, di piccole tradizioni introdotte da Abby per i bambini e trasmesse ai nipoti. Un legame fatto anche di segreti e mezze verità, di risentimenti stratificati per decenni, di invidie fraterne e aspettative disattese. Con quella capacità di raccontare i suoi personaggi mescolando affetto e ironia, profondità e delicatezza, Anne Tyler riesce in questo suo nuovo romanzo a renderci partecipi delle loro gioie e dei loro fallimenti, a farci ridere e commuovere, a restituire tutta la complessità emotiva della vita vera.
Baltimora, 1960. Pamela Emerson è rimasta vedova da poco e vive da sola in una grande casa, piena di orologi di cui il marito era appassionato collezionista. Ha appena licenziato il giardiniere ed è sola nel suo grande giardino, intenta a sistemare le sedie, quando passa di lì Elizabeth Abbot, una ragazza venuta dal Sud in cerca di un lavoretto estivo che le permetta di guadagnarsi qualcosa per il college. Elizabeth dà una mano a Pamela, che subito le offre un posto di tuttofare, nella sua enorme casa bisognosa di mille piccoli interventi. L'arrivo della ragazza nella famiglia Emerson, composta da sette figli adulti che raramente fanno visita all'anziana madre, fa scattare una molla nascosta e la situazione si complica. Soprattutto perché di lei si innamorano Matthew e Timothy, due dei figli di Pamela, che improvvisamente riprendono a frequentare la casa materna, solo per corteggiarla...