
Al centro di "Calypso" troviamo un sacco di roba: una tartaruga mostruosa, una casa di vacanza al mare, fratelli sorelle & genitori, il rapporto di totale sottomissione di David nei confronti di Fitbit, la sua divorante passione per l'attività di netturbino volontario, i diritti dei gay negli USA di ieri e di oggi, l'elezione di Trump, ecc. ecc. Siamo alle prese con narrazioni esilaranti, spietate e tenere raccontate con una inconfondibile vena ironica e al contempo partecipe; ma in queste pagine l'impasto si arricchisce di tonalità e temi più dark e dolorosi. La storia del suicidio della sorella Tiffany e quella dell'alcolismo della madre portano i lettori alla scoperta di un continente malinconico e ancora inesplorato. La verve narrativa di Sedaris, la sua capacità di cogliere e immortalare quei momenti di totale assurdità che costituiscono la tessitura più vera delle nostre vite, la sua passione per le dinamiche familiari (e non) più crude e spassose: tutto contribuisce a portarci ancora più vicino a quel cuore di tenebra che si nasconde dentro (e intorno) a ciascuno di noi.
Cina, XVII secolo. Peonia ha quasi sedici anni e come tutte le ragazze della sua età è già stata promessa in sposa dalla famiglia a un uomo di cui lei ignora tutto, persine il nome. Per il suo sedicesimo compleanno il padre uomo illuminato, per il suo tempo, che desidera per la figlia una formazione culturale completa, al di là delle condizioni di segregazione in cui essa vive - le regala una rappresentazione teatrale di un classico della letteratura cinese di epoca Ming: Il padiglione delle peonie, nella cui trama sembra rispecchiarsi il destino della ragazza. L'opera infatti racconta di una fanciulla che si lascia morire per amore pur di non accettare un matrimonio combinato. Proprio la sera della rappresentazione, Peonia incrocia lo sguardo di un giovane di cui si innamora a prima vista, riuscendo poi a incontrarlo fortunosamente altre tre volte. Ma il suo destino è segnato: dovrà sposare l'uomo che la famiglia ha scelto per lei. E anche Peonia, come la sua eroina, sceglie di lasciarsi morire per amore... E dopo la morte, dal mondo dell'aldilà, la voce di Peonia continua a raccontarci le vicende del mondo dei vivi, ricordandoci la voce narrante di un romanzo molto amato come Amabili resti di Alice Sebold.
Unite da un profondo affetto e dalle vicende di un'esistenza travagliata, le sorelle May e Pearl Chin, dopo una giovinezza felice a Shanghai, la "Parigi d'Oriente", vivono nella Los Angeles degli anni Cinquanta costrette dal padre a un matrimonio d'interesse con i fratelli Louie. Nella Chinatown della città, le due famiglie hanno allevato Joy, ora diciannovenne, che scopre per caso con dolore di non essere figlia di Pearl e Sam, come ha sempre creduto, bensì di May e del suo grande amore di gioventù, il pittore cinese Z.G. Sconvolta, la ragazza decide di recarsi nel Paese al quale sente di appartenere, per conoscere il suo vero padre. Ma la Cina che l'attende è la Cina maoista del Grande Balzo in avanti, un Paese in cui gli individui non contano nulla, piegati dal potere e dalle sue richieste spietate. Lo stesso padre di Joy è osteggiato dal nuovo regime in quanto artista e sta per partire per la campagna dove dovrà "imparare dalla vita reale" e fare autocritica. Nel suo entusiasmo cieco per il Paese che sente come suo, Joy decide di seguirlo e in un villaggio sperduto si innamora di Tao Feng, un contadino. Nel frattempo a Los Angeles, la "madre" di Joy, Pearl, decide di recarsi a sua volta in Cina per riportare a casa "sua" figlia...
San Francisco, 1938. La città è pronta per la grande esposizione e dei tuoni di guerra in Europa non giunge che un'eco distante. Grace, Helen e Ruby si conoscono poco prima di un provino come ballerine per un nuovo nightclub alle porte di Chinatown. Accomunate dalle origini orientali, le tre ragazze hanno alle spalle storie molto diverse, che però parlano tutte di alienazione. Grace Lee, nata nel Midwest da genitori cinesi, è appena fuggita di casa portando con sé solo le sue ferite e un paio di scarpette da ballo; Helen Fong vive nella dimora tradizionale dei suoi, prigioniera di un futuro che non ha scelto; la spregiudicata Ruby Tom ha lasciato la famiglia alle Hawaii per costruirsi una finta identità. Spinte da questo vuoto, cementeranno un'amicizia fondata sulla condivisione di un sogno. Un sogno di chiffon e lustrini che, se per loro significa riscatto e fama, confermerà un cliché che le vuole in bilico fra tradizione e trasgressione, discriminazione e desiderio, sottomissione e libertà: creature esotiche da esibire tra un numero di acrobati e uno spettacolo di magia. Ben presto, però, il loro legame sarà messo a dura prova da rivalità e gelosie, oltre che dall'irrompere di una guerra solo in apparenza lontana. Fra tradimenti e riconciliazioni, ciascuna di loro dovrà fare i conti con il fantasma del proprio passato, per difendere ciò che rimane del presente...
Come si trova il proprio posto nel mondo? Franz, diciassette anni, non ne ha la più pallida idea quando viene catapultato dall'adorata campagna, in cui è nato e cresciuto, nella caotica città di Vienna. È il 1937: sull'Austria incombe l'imminente annessione al Terzo Reich, ma in apparenza la vita della capitale continua con il solito via vai frenetico di carrozze, cavalli, gente indaffarata e tram sferraglianti. La guida di Franz in questo caos è Otto Trsnjek, un amico della madre, che lo assume come apprendista nella sua Trafik, una rivendita di tabacchi e giornali. È Otto a iniziarlo alla lettura dei quotidiani, accompagnandolo nella scoperta di un mondo che "va a gambe all'aria". Ed è sempre Otto a presentarlo all'ottantenne professor Freud, che della tabaccheria è cliente. Franz prova un moto di tenerezza per quel vecchio che "odora di sapone, cipolle, sigari e anche un poco di segatura" e, complice un cappello dimenticato, ne diventa amico, nel modo in cui solo un vecchio e un giovane possono diventarlo: con lo stupore di ritrovare nell'altro le proprie domande e le proprie mancate risposte. Prime fra tutte quelle che riguardano "l'enigma che si chiama donna": un mistero che, Franz scoprirà con sua grande sorpresa, resta insondabile a dispetto di quanto grandi e intelligenti si possa essere. Un romanzo di formazione delicato e ironico, incastonato come un gioiello nella Vienna del Prater, dei parchi e degli anni bui del nazismo, che racconta l'amore visto con gli occhi degli uomini...
Andreas Egger non ha mai gridato né esultato da bambino. Fino al suo primo anno di scuola non ha mai neppure davvero parlato. Quando nell'estate del 1902, ancora bimbo, lo tirano giù dal carro con cui giunge tra le montagne diventate poi sue, resta semplicemente muto a guardare in alto con grandi occhi stupiti le cime splendenti di bianco. Ha quattro anni all'epoca, e non interessa a nessuno. Men che meno a Hubert Kranzstocker, il contadino che lo accoglie controvoglia. Il bimbo è l'unico figlio di una cognata che ha condotto una vita leggera ed è stata perciò punita dal buon Dio con una tisi che se l'è portata via. Kranzstocker non lo manda al diavolo unicamente perché reca al collo un sacchetto di cuoio con delle banconote. In compenso non esita a picchiarlo per un pane lasciato ammuffire, una vacca persa o un balbettio durante la preghiera della sera. Andreas Egger non grida né esulta nemmeno quando, trent'anni dopo, fa la sua comparsa nella valle, tra le urla di gioia del paese, la squadra del cantiere della ditta Bittermann & Figli: duecentosessanta operai, dodici macchinisti, quattro ingegneri, sette cuoche e un drappello di aiutanti, l'avanguardia di una colonna incaricata di costruire una funivia e mutare per sempre il volto della valle. Andreas Egger ubbidisce semplicemente in silenzio al suo destino: vivere tra la quiete e la bellezza dei monti e la crudeltà degli uomini...
Hampstead Garden, nordovest di Londra, è il quartiere della buona borghesia ebraica, ricca, istruita, liberal, solidale: tutti conoscono tutti, tutti frequentano tutti, tutti sono pronti a soccorrere chiunque si trovi in difficoltà. Adam e Rachel si conoscono da sempre, si amano dall'adolescenza, e stanno per fidanzarsi. La comunità segue l'evolversi della relazione da quando è nata, tutti aspettano il matrimonio, i figli. Tutto va come dovrebbe andare fino a quando, da New York, città di liberi costumi e strane usanze, arriva Ellie, la cugina di Rachel: bellissima, fragile, dolce, infelice, anticonformista. Ellie è una sopravvissuta, come tanti dei membri anziani della comunità: non ai campi di concentramento, ma alla morte della madre in un attentato terroristico in Israele, e alla conseguente decisione del padre di vagare per il mondo portando la piccola con sé. Tra Adam ed Ellie è amore al primo sguardo. Entrambi resistono, si evitano, si cercano, irresistibilmente attratti e irrimediabilmente divisi. Fino a quando Adam, avvocato nello studio del padre di Rachel, viene incaricato di risolvere la situazione incresciosa, pericolosa, che Ellie si è lasciata alle spalle a New York. I due sono costretti a incontrarsi, per lavoro, fino a quando una malattia di Ziva, la nonna di Ellie e Rachel, fornisce ai due innamorati impossibili l'occasione di infrangere le regole.
Germania, 1936. Nel campo di concentramento di Westhofen, sul lato corto della baracca III, si ergono sette tronchi di platani con delle assi inchiodate ad altezza delle spalle di un uomo. Fahrenberg, il comandante del campo, un pazzo colto da improvvisi accessi d'ira e di crudeltà, ha ordinato quello strano allestimento con un fine preciso: quei tronchi sono le sette croci su cui ha giurato di appendere i sette uomini che hanno osato evadere da Westhofen: Wallau, Füllgrabe, Beutler, Belloni, Aldinger, Pelzer, Heisler, uomini piegati da dozzine di interrogatori, sofferenze e torture. Uomini che hanno scelto la fuga perché persuasi che soltanto la morte possa salvarli o, all'opposto, perché mossi da un insopprimibile istinto di sopravvivenza. Vengono riacciuffati uno dopo l'altro - chi per sorte avversa, chi perché troppo vecchio, chi perché troppo debole, chi perché reso fuori di senno dalla fuga eccetto Georg Heisler. Un'irrefrenabile voglia di vivere, più forte di ogni paura, più forte della fame e della sete e del maledetto pulsare di una mano sanguinante, guida il giovane Heisler e lo tiene miracolosamente lontano dalla settima croce del campo. Proprio quando ogni sogno di libertà sembra spento in lui, insieme alla percezione stessa del pericolo, ecco l'evento inaspettato: alcuni tedeschi decidono di mettere a repentaglio la propria vita, nel "giardino delle bestie" del Terzo Reich, in nome dell'umanità e dell'amicizia.
Sono i primi anni del Novecento e gli echi della rivoluzione hanno raggiunto, insinuandosi tra campi e colline, la campagna fertile di Linares: un laborioso, coriaceo angolo di Messico dove sorge l'hacienda dei Morales. È in questa famiglia che vive la nana Reja, l'anziana nutrice che ha cresciuto generazioni di bambini e ora trascorre i giorni sulla sedia a dondolo. Finché una mattina, vincendo la sua leggendaria immobilità, Reja s'incammina e arriva al ponte, come svegliata da un richiamo. In un viluppo di stracci, proprio lì, e circondato da un nugolo di api, c'è un neonato. Lo chiameranno Simonopio, questo bambino magico che gli insetti non pungono, questo bambino dannato che al posto della bocca sembra abbia un buco. In silenzio, il piccolo impara a leggere i voli delle sue amiche api e da quelli a capire le oscillazioni della natura e i suoi presagi. Così, mentre l'epidemia di influenza spagnola colpisce la regione e tradizioni arcaiche si infrangono contro l'onda di un tempo nuovo, la famiglia Morales si affida all'intuito di Simonopio. E costruirà grazie a lui un nuovo futuro.
Con un andamento che distribuisce gli eventi in un ordine che è nello stesso tempo cronologico e tematico, Segre racconta un se stesso a tante facce, unificate dalla mai esausta curiosità per gli uomini e la realtà in cui si è imbattuto. Nel libro sfilano le immagini di lui bambino nella comunità ebraica di Saluzzo, e poi quelle, drammatiche, recluso sotto falso nome in un collegio di Salesiani per sfuggire alla deportazione. E poi ancora i viaggi e la passione per il canottaggio. E il servizio militare a Orvieto, dove Segre scopre la babele linguistica dei dialetti italiani. Ma il libro è anche una galleria di ritratti di grandi personaggi della cultura: Santorre Debenedetti, Benvenuto e Lore Terracini, Gianfranco Contini, Roman Jakobson...
"Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere." Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come "alunna di razza ebraica", viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa "invisibile" agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz. Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent'anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica a lungo rimossa. "Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea". Enrico Mentana raccoglie le memorie di una testimone d'eccezione in un libro crudo e commovente, ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l'adorato papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata grazie all'amore del marito Alfredo e ai tre figli.
«Negli scritti di memoria di ebrei perseguitati in Italia, nei sette anni che vanno dalle leggi fasciste del 1938 alla Liberazione, mancava fino ad oggi un diario come quello di Renzo Segre - scrive Nicola Tranfaglia nell'introduzione. - La storia cioè di un uomo che, per sfuggire alla deportazione dei lager e alla probabile morte, si era rifugiato con la moglie in una clinica psichiatrica e vi era rimasto per quasi due anni fingendo di essere un malato mentale e vivendo nell'angoscia costante di essere scoperto e deportato o ucciso. Le tracce di quella vicenda contrassegnarono tutta la vita successiva di Renzo Segre caratterizzata da un "perenne stato di depressione e di ansia per il futuro". Né poteva essere diversamente, se si ripercorrono attraverso queste pagine le tappe di un calvario che ha inizio già negli ultimi anni della dittatura ma registra un inevitabile salto di qualità, un drastico peggioramento quando i nazisti occupano l'Italia del Centro-Nord, spingono Mussolini a fondare la Repubblica Sociale Italiana e questa, con il manifesto di Verona, proclama apertamente che gli ebrei saranno trattati come "sudditi di uno stato nemico". Con la sua drammatica e oscura quotidianità la vicenda raccontata nel diario può forse far capire alle nuove generazioni come la tragedia provocata dalla vittoria dei fascismi, nella prima metà del nostro secolo, è ancora vicina nel ricordo di tante famiglie e merita di essere ricordata e approfondita soprattutto da quelli che dovranno affrontare la sfida di un futuro che si annuncia, malgrado le lezioni di storia, tutt'altro che facile o portatore di sicure promesse».