
Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
"È proprio vero che quando ti nasce un figlio non sai mai chi ti metti in casa. Poco più di un anno fa è arrivata Penelope Nina. Se prima eravamo in due è il racconto di come è andato l'inizio della nostra conoscenza e di come, piano piano, mi sono innamorato di lei. Questo nonostante occupi la stanza migliore, urli di notte, se la faccia addosso di continuo e non paghi l'affitto. Tutte cose che non perdonerei nemmeno a Scarlett Johansson, il che la dice lunga. La realtà è che ormai sono suo schiavo. Aggiungete che ho una moglie vegana, salutista e vagamente dittatoriale, e la tragedia familiare è servita". (Fausto Brizzi)
9 luglio 2012. Andrew Stilman, celebre giornalista del New York Times, da poco sposato, si alza di buon'ora, infila le scarpe da jogging e inizia la sua routine quotidiana con l'abituale corsa lungo l'Hudson River. Ma da quel momento la sua giornata smette di essere una giornata normale: Andrew viene aggredito e abbandonato a terra in una pozza di sangue. Quando riprende conoscenza, si convince di essere scampato miracolosamente alla morte. Ma qualcosa non torna: perché il calendario è fermo sulla data del 9 maggio, prima del suo matrimonio e dell'aggressione che lo ha costretto in un letto di ospedale. Da quel momento Andrew ha sessanta giorni per scoprire e fermare il suo assassino. Sessanta giorni per cambiare il corso del destino e riscrivere il futuro.
9 luglio 2012. Andrew Stilman, celebre giornalista del New York Times, da poco sposato, si alza di buon'ora, infila le scarpe da jogging e inizia la sua routine quotidiana con l'abituale corsa lungo l'Hudson River. Ma da quel momento la sua giornata smette di essere una giornata normale: Andrew viene aggredito e abbandonato a terra in una pozza di sangue. Quando riprende conoscenza, si convince di essere scampato miracolosamente alla morte. Ma qualcosa non torna: perché il calendario è fermo sulla data del 9 maggio, prima del suo matrimonio e dell'aggressione che lo ha costretto in un letto di ospedale. Da quel momento Andrew ha sessanta giorni per scoprire e fermare il suo assassino. Sessanta giorni per cambiare il corso del destino e riscrivere il futuro.
"Decisi di dare inizio al mio progetto di lettura quotidiana il giorno del mio quarantaseiesimo compleanno. Tutti i libri sarebbero stati quelli che avrei condiviso con Anne-Marie, se avessi potuto. Il mio anno di intensa lettura sarebbe stato il mio progetto personale di fuga dentro la vita." Per Nina Sankovitch è l'inizio di una folle impresa: concedersi - con quattro figli e un marito in giro per casa, tra liste della spesa, panni da lavare, merende da preparare e cene da cucinare - una pausa forzata dal mondo e dai suoi ritmi concitati. Ma soprattutto dal dolore della perdita, esploso dentro di lei con la violenza di un uragano alla morte di sua sorella Anne-Marie. Un dolore troppo profondo per limitarsi ad aggirarlo nella speranza di lasciarselo alle spalle. Dai libri Nina si aspetta di ricevere consigli e insegnamenti, distrazione ed entusiasmo, serenità e giusto distacco. Nei libri troverà molto di più. Questo è il racconto del viaggio che, iniziato tra pagine di carta, l'ha portata a ripercorrere le storie della sua famiglia e i ricordi di un'intera vita, alla ricerca della chiave capace di far scattare la serratura della felicità.
Mancano pochi giorni al matrimonio, la sposa è stata mandata dal futuro sposo a «decomprimersi» nell'albergo in Long Island dove la settimana successiva si svolgerà la cerimonia, quando, rientrando in camera, riceve la visita di una cocorita. Non è esattamente una cocorita, la sposa non ha dubbi, è la nonna scomparsa anni prima venuta da lei sotto mentite spoglie. E ha per lei un chiaro messaggio: meglio lasciar perdere il matrimonio, c'è una relazione affettiva ben più importante che lei deve farsi carico di ricucire. Nei giorni successivi, la marcia all'altare della sposa diventerà un viaggio inteso ad affrontare questioni a lungo sepolte in lei. A cominciare dal fragile rapporto con il fratello commediografo, introverso e poco affettivo, che però alla sorella ha dedicato un'opera teatrale basata sulla sua vita e personalità. Se non sai che sei viva è un romanzo sulla memoria, sulla confusione che si prova nel diventare una donna adulta, sul trauma, su come gestiamo certi frammenti di ricordi per formare la nostra personalità e metterci in grado di avere relazioni soddisfacenti. Su come i ricordi possono imprigionarci, ma anche liberarci. Su come sia possibile fare onore alle nostre esperienze e diventare «noi stessi».
Nelle sue peregrinazioni per l'Italia degli anni Cinquanta, Landolfi raccoglie minuti episodi, frammenti della vita di provincia: una quotidianità sopita che si accende solo all'occhio del visitatore. Per ogni città, scorre davanti a noi una galleria di personaggi tratteggiati in descrizioni tanto vivide da sfiorare e corteggiare il grottesco. In una corriera diretta a Frosinone incontriamo mangiatori di arance che "imprendono la loro appiccicosa bisogna sputando semi dappertutto", bambini in preda al vomito aiutati da dame dallo "stinco peloso", e una "ripicchiata" professoressa di scuola media che redarguisce tutti.
Diciassette racconti, diciassette protagonisti: un misantropo ossessionato dal contatto con gli umani, un ragazzine invalido che tenta di andare in bicicletta, la gravidanza indesiderata di una ragazza povera, una studentessa osservante quanto ipocrita, la bella amante francese di papà, un fratello e le sue vacue giaculatorie, un bambino obeso zimbello della classe, le umilianti fatiche di un ricercatore di medicina, un vecchio "fedele al partito", l'inconsolabile lutto di un figlio per il padre defunto, l'ordinaria cattiveria di un bambino che si prepara a essere un degno cittadino egiziano. Comune denominatore: la cattiveria - appunto -, l'ipocrisia, il disprezzo del dolore altrui, l'atavica mentalità del servo che vuol solo essere padrone di altri servi. È un ritratto impietoso e sarcastico dell'Egitto di oggi. Molto lontana dall'esotismo turistico e dalla retorica "impegnata", è la rappresentazione di un'umanità piccolo-borghese irrimediabilmente sconfitta, improduttiva, rinchiusa nella propria rispettabilità esteriore, moralmente abietta.
Ci sono tanti modi per diventare grandi. A volte è un sentiero diritto, fatto di cadute e risalite, dove c'è sempre una mano a cui aggrapparsi. Per Alba, dieci anni, crescere è uno scarto brusco, da una vita di presenze, di giochi, di abbracci, a una di assenze. Del padre che muore in circostanze tragiche e della madre che si rinchiude nel proprio dolore, cullandolo come se allontanarsene significasse perdere i ricordi, il proprio passato, se stessa. E allora Alba capisce che crescere significa scomparire, non farsi trovare, camminare in punta di piedi, senza toccare e farsi toccare, per non disturbare il mondo. Guarda la vita da dietro a un vetro, studia, comincia a lavorare facendo le pulizie per mantenere la madre nella clinica in cui è stata ricoverata. Lavora negli spazi dove vivono gli altri, quando le persone non ci sono, colma il vuoto immaginando vite diverse dalla sua. Vite vere. È l'incontro con Roger a incrinare il vetro, fino a frantumarlo. Insieme a lui Alba intraprende un viaggio che la porterà lontano, dalle assenze e dai ricordi, dalla paura di soffrire ancora. Sarà un viaggio, reale e figurato insieme, di scoperta di se stessa, dell'amore, di un mondo che non credeva esistesse. Sarà una vera e propria rinascita.
La carriera di Oriana Fallaci è costellata da incontri con le figure femminili del suo tempo, a partire dai primi articoli di cronaca commissionati dall'«Europeo». La giornalista incontrerà modelle, cantanti, attrici di Cinecittà e star di Hollywood, ma anche personaggi della moda come Coco Chanel o Mary Quant, diventate poi icone per generazioni a venire. Negli anni ruggenti della protesta femminista, intervisterà le protagoniste del movimento come Kate Millett, osservando da testimone attento i cambiamenti epocali che segneranno l'Italia, uno su tutti il referendum sul divorzio. Negli anni Settanta, il periodo in cui colleziona le sue interviste ai potenti della Terra, riuscirà a incontrare Golda Meir e Indira Gandhi, tracciando il ritratto non solo di due eccezionali personalità politiche, ma anche di due profili femminili unici. Oriana Fallaci osserva e descrive un Novecento che vede mutare notevolmente il ruolo e la condizione della donna, in particolare nel mondo occidentale. Lei stessa, d'altra parte, ha incarnato nella sua vita gli ideali di un femminismo concreto: nella libertà profonda di poter essere ciò che voleva ha creduto fino alla fine dei suoi giorni. Questo libro raccoglie una selezione di pagine dedicate dalla giornalista fiorentina all'universo femminile: interviste, inchieste, ritratti finora mai raccolti in volume. Pagine da cui traspare il suo giudizio tagliente e la sua particolare visione delle donne: creature che dovrebbero essere sempre e necessariamente libere.
La carriera di Oriana Fallaci è costellata da incontri con le figure femminili del suo tempo, a partire dai primi articoli di cronaca commissionati dall'«Europeo». La giornalista incontrerà modelle, cantanti, attrici di Cinecittà e star di Hollywood, ma anche personaggi della moda come Coco Chanel o Mary Quant, diventate poi icone per generazioni a venire. Negli anni ruggenti della protesta femminista, intervisterà le protagoniste del movimento come Kate Millett, osservando da testimone attento i cambiamenti epocali che segneranno l'Italia, uno su tutti il referendum sul divorzio. Negli anni Settanta, il periodo in cui colleziona le sue interviste ai potenti della Terra, riuscirà a incontrare Golda Meir e Indira Gandhi, tracciando il ritratto non solo di due eccezionali personalità politiche, ma anche di due profili femminili unici. Oriana Fallaci osserva e descrive un Novecento che vede mutare notevolmente il ruolo e la condizione della donna, in particolare nel mondo occidentale. Lei stessa, d'altra parte, ha incarnato nella sua vita gli ideali di un femminismo concreto: nella libertà profonda di poter essere ciò che voleva ha creduto fino alla fine dei suoi giorni. Questo libro raccoglie una selezione di pagine dedicate dalla giornalista fiorentina all'universo femminile: interviste, inchieste, ritratti finora mai raccolti in volume. Pagine da cui traspare il suo giudizio tagliente e la sua particolare visione delle donne: creature che dovrebbero essere sempre e necessariamente libere.
Nessuno è più letale di chi vuole fare del bene a tutti i costi. Dopo "Cento giorni di felicità" Fausto Brizzi torna con una commedia capace di commuoverci e di farci sorridere. E con un protagonista tenero e maldestro che tutti, in fondo, vorremmo per amico. Esiste una sottile ma fondamentale differenza tra "voler bene" e "fare del bene". Purtroppo Diego Anastasi se ne accorge soltanto quando ha quasi quarantasei anni, un matrimonio alle spalle e una depressione nuova di zecca in corso. Scopre infatti che tutte le persone che ama non hanno tempo per lui e per le sue paure. E capisce che nemmeno lui si è mai davvero occupato di loro. Nel tentativo di uscire dalla palude emotiva in cui è precipitato decide quindi di adoperarsi in modo attivo per i suoi cari. Il risultato è inevitabile: con la precisione di un cecchino distrugge l'esistenza di ognuno di loro. O forse no.