
È un giorno di sole quando Armin chiama suo fratello Wulf, per mostrargli un prodigio: la costruzione della "strada che non si ferma mai". Una meraviglia che li lascia senza fiato, il miracolo tecnico dei nemici romani, capaci di creare dal nulla una strada che attraversa foreste, fiumi, paludi e non devia nemmeno davanti alle montagne. Improvvisamente i due sentono dei rumori: è una pattuglia romana. Armin e Wulf sono catturati dai soldati. Nel loro destino però non c'è la morte, né la schiavitù. Perché Armin e Wulf sono figli di re. Sigmer, il loro padre, è un guerriero terribile e fiero, principe germanico rispettato e amato dalla sua tribù. La sua sola debolezza era l'amicizia segreta con Druso, il grande nemico, il generale romano precocemente scomparso che Sigmer, di nascosto, ha imparato a conoscere e ad ammirare. I due giovani devono abbandonare la terra natale e il padre per essere condotti a Roma. Sono principi, per quanto barbari. Saranno educati secondo i costumi dell'Impero fino a diventare comandanti degli ausiliari germanici delle legioni di Augusto. Sotto gli occhi dell'inflessibile centurione Tauro, impareranno una nuova lingua, adotteranno nuove abitudini, un modo diverso di pensare. E come possono Armin e Wolf, cresciuti nei boschi, non farsi incantare dai prodigi di Roma? I due ragazzi diverranno Arminius e Flavus, cittadini romani. Ma il richiamo del sangue è davvero spento in loro? La fedeltà agli avi può portare alla decisione di tradire la terra che li ha adottati?
Due coppie di amici affrontano in una casa isolata la prigionia imposta dall'inverno e dalla guerra. Da una parte Ada, giovane insegnante, natura istintiva e luminosa, con il marito Paolo, intellettuale malato, logorato dalle fatiche della lotta partigiana; dall'altra una giovane donna, Giulia, maternamente attratta dalla debolezza di Paolo, e il marito di Giulia, Stefano, uomo forte e risoluto, a sua volta colpito dalla vitalità di Ada.
Da una parte Ada, giovane insegnante, natura istintiva e luminosa, con il marito Paolo, intellettuale malato, logorato dalle fatiche della lotta partigiana; dall'altra una giovane donna, Giulia, maternamente attratta dalla debolezza di Paolo, e il marito di Giulia, Stefano, uomo forte e risoluto, a sua volta colpito dalla vitalità di Ada. Questo gioco di attrazioni rimane tuttavia sul piano di affinità appena intraviste, come osservava Eugenio Montale recensendo il romanzo: "Tutti coloro che hanno conosciuto l'angoscia di certe ore o stagioni che parevano rovesciare o sospendere ogni norma della nostra vita consueta sanno che da simili esperienze si esce consapevoli di qualche verità fino a quel tempo insospettata".
Un incontro casuale in treno si trasforma in una lunga amicizia. Uno scrittore importante, Giovanni Testori, ogni mattina svuota le sue tasche piene di storie davanti a un giovane scrittore condannato a far carriera in pubblicità. Sulle carrozze delle Ferrovie Nord spuntano i fantasmi di Luchino Visconti, Pasolini, Géricault, Alain Delon, Arbasino, Grünewald, Gadda, Rubens, papa Wojtyla, Montale, Tanzio da Varallo, Giulio Einaudi… E poi compaiono folle di poveri disperati e sublimi dementi, boxeur, prostitute, mariuoli, magnaccia, ragazzi sbandati e apocalittici disintegrati, i protagonisti dei primi libri di Testori. Personaggi reali e inventati che hanno popolato una vita piena di eccessi, sregolatezze, passioni assolute, misticismi erotici, bestemmie e preghiere, dannazioni e conversioni… In parallelo alle vicende dello scrittore lombardo emerge la trama di una metropoli in piena mutazione. Si scorge il passaggio dagli anni del terrorismo all’edonismo reaganiano. Ogni mattina una nuova puntata corre sulle linee di una ferrovia che attraversa la vita come una landa senza fine, una transiberiana domestica con moltitudini di pendolari scarrozzati su una città agitata dalla caffeina del profitto.
È stato ucciso un bambino di nove anni. Il piccolo corpo viene ritrovato nel fondo di un pozzo. Un delitto atroce di cui è accusato un ambulante senegalese, Abdou Thiam, che lavora nella spiaggia vicino la casa dei nonni dove il bambino è solito giocare. Inchiodano il senegalese indizi e testimonianze, ma soprattutto una foto e le dichiarazioni di un barista. Un destino processuale segnato: privo di mezzi, lo attendono una frettolosa difesa d'ufficio e vent'anni con rito abbreviato. Ma è un destino che si scontra con quello di un avvocato in crisi che trova, nella lotta per salvare Abdou in una spasimante difesa, un nuovo sapore alla vita.
Nella sua prima indagine l'avvocato Guerrieri è un uomo che sta facendo i conti con la propria vita. La moglie lo ha lasciato, il lavoro non lo soddisfa, scarica ansia e panico tirando di boxe. Riluttante e malinconico si muove in una Bari mutevole, assolata e notturna, indifferente e criminale, raffinata e underground. Ha un debole per le cause disperate, in cui si tuffa per amore di verità e incoraggiato da quel piglio ironico cha mai lo abbandona. Abdou Thiam, ambulante senegalese, è accusato dell'omicidio di un bambino. Un delitto atroce, inspiegabile, al quale lo inchiodano prove schiaccianti che consiglierebbero di accettare il rito abbreviato chiedendo una riduzione della pena. Ma nel suo destino c'è un avvocato in crisi che ha deciso di lottare per salvare Abdou, e ridare così un nuovo corso alla sua vita. Gianrico Carofiglio compone il suo intreccio in un'aula di tribunale, tra avvocati, giudici, colpi di scena, arringhe, prove e controprove. Ne nasce quello che è considerato il primo esempio di romanzo giudiziario italiano in cui domina costante la tensione e il dubbio. Ma soprattutto il sentimento di una giustizia che trionfa.
Avete mai incontrato il Leccanomi o il Tirainlungo? O l'Appaltadolori e la Filaguai? O la Sultanomane e il Bentistà? Mah... Per mettere in chiaro le cose e constatare che dietro nomi tanto inusitati si celano molte nostre vecchie conoscenze, oltre a un discreto numero di esseri fantastici e insieme plausibili, occorre sfogliare le pagine di questo libro, fra i più "leggeri" di Canetti. Vi si trovano non già una galleria di ritratti morali, ma un album di fisionomie auditive, altrettanto spiccate e inconfondibili di quelle visive. Qui è all'opera un implacabile ascoltatore, il Testimone auricolare, che, se "non affatica la vista, in compenso ha un udito tanto più fine", prende nota di tutto ciò che sente e lo trasforma in personaggio.
Il racconto di un uomo nato nelle gelide steppe siberiane e ossessionato dalla favolosa Atlantide, e della sua eccezionale nonna materna, Charlotte, fonte inesauribile di storie. Figlia di una famiglia francese trasferitasi in Russia nel 1903, poco dopo la visita dello Zar Nicola II a Parigi, Charlotte, una donna colta, nostalgica della città e dei suoi caffé, racconta al nipote, figlio dell'era poststalinista, cose stravaganti lette da vecchi giornali che occulta in una valigia; ma racconta anche favole, recita poemi in francese, mostra vecchie foto che portano il nipote lontano dalla misera realtà e che lo convincono che Atlantide esiste e che merita di essere conquistata.