
Quando la piccola Janie Rose Pike muore, a sei anni, per un banale incidente, il microcosmo della lunga casa trifamiliare dal tetto di latta che ospita la sua famiglia, le signorine Potter e i due fratelli Green sembra scombussolato per sempre. Il dolore di ciascuno e il senso di impotenza di fronte alla sofferenza degli altri alterano gli equilibri, riportano a galla vecchie ferite, mettono a nudo paralisi emotive ormai croniche. Ma Simon, il fratello maggiore di Janie Rose, è solo un bambino: ha bisogno di attenzioni, di qualcuno che giochi con lui e lo aiuti a ricordare, a integrare in quel presente desolato gli oggetti, i frammenti di memoria legati alla sorella che – per quanto strano e innaturale – le sopravvivono, si riaffacciano immancabilmente proprio quando, per un momento, si era riusciti a non pensarci. Un particolare rimasto intrappolato per sbaglio in una fotografia, un francobollo italiano, delle lattine appese a un albero spelacchiato che tintinnano al vento...
Ed è proprio l’ostinato istinto vitale di Simon, la sua determinazione a cercare una via di fuga, a scuotere gli adulti dal proprio dolore, a ricordare loro che «l’aspetto più coraggioso degli uomini» è che «continuano a voler bene alle creature mortali anche dopo avere scoperto che esiste la morte», e a riunirli in un inatteso festeggiamento corale, tenero e solenne.
L'esercito regolare, i banditi karimojong, i ribelli del Lord's Resistance Army, le bande dei bambini soldato, la guerra, i campi profughi. È l'Uganda dove si muove Pietro, un volontario italiano il cui destino incrocia quello dei fratelli Oboke Owen, Charlie e Lester. Una storia africana raccontata all'ombra dell'albero dei piedi alti.
1830, complotto a Istanbul. Una serie di omicidi costringe Yashim ad abbandonare le amate letture, l'adorata cucina: dovrà diventare detective. Nelle sue investigazioni Yashim frequenta ambasciate e diplomatici, si reca da guide e corporazioni, coltiva l'ambiente dei danzatori eunuchi, gruppo di magnifici travestiti di cui fa parte un'amica informatrice che farà una brutta fine. Le sue indagini sembrano condurre ai Giannizzeri, il potente corpo d'élite ottomano, per secoli considerata la fanteria più efficiente e feroce del mondo. Nel frattempo una serie di incendi minaccia la città, e poiché i Giannizzeri sono anche i pompieri della capitale tutto sembra preparare il loro minaccioso ritorno...
1830, complotto a Istanbul. Una serie di omicidi costringe Yashim ad abbandonare le amate letture, l'adorata cucina: dovrà diventare detective. Nelle sue investigazioni Yashim frequenta ambasciate e diplomatici, si reca da gilde e corporazioni, coltiva l'ambiente dei danzatori eunuchi, gruppo di magnifici travestiti di cui fa parte un'amica informatrice che farà una brutta fine. Le sue indagini sembrano condurre ai Giannizzeri, il potente corpo d'élite ottomano, per secoli considerata la fanteria più efficiente e feroce del mondo. Nel frattempo una serie di incendi minaccia la città, e poiché i Giannizzeri sono anche i pompieri della capitale tutto sembra preparare il loro minaccioso ritorno...
È l'estate del 1912 a Brooklyn. I raggi obliqui del sole illuminano il cortile della casa dove abita Francie Nolan, riscaldano la vecchia palizzata consunta e le chiome dell'albero che, come grandi ombrelli verdi, riparano la dimora dei Nolan. Alcuni a Brooklyn lo chiamano l'Albero del Paradiso perché è l'unica pianta che germogli sul cemento e cresca rigoglioso nei quartieri popolari. Insieme a suo fratello Neeley, Francie raccoglie pezzi di stagnola che si trovano nei pacchetti di sigarette e nelle gomme da masticare, stracci, carta, pezzi di metallo e li vende in cambio di qualche cent. Francie se ne va a zonzo per Brooklyn. Lungo il tragitto forse qualcuno le ricorderà che è un peccato che una donna così graziosa come sua madre, ventinove anni, capelli neri e occhi scuri, debba lavare i pavimenti per mantenere tutta la famiglia. Qualcun altro magari le parlerà di Johnny, suo padre, il ragazzo più bello e più attaccato alla bottiglia del vicinato, qualcuno infine le sussurrerà mezze parole sull'allegro comportamento di sua zia Sissy con gli uomini. Francie ascolterà e ogni parola sarà per lei una pugnalata al cuore, ma troverà, come sempre, la forza per reagire, poiché lei è una bambina destinata a diventare una donna sensibile e vera, forte come l'albero che, stretto fra il cemento di Brooklyn, alza rami sempre più alti al cielo.
In breve
La quasi centenaria Edena rievoca la propria vita e quella del suo popolo, gli etoni... Nell’Africa della colonizzazione, il destino di una donna e di un popolo. Un colorito e intenso romanzo corale che narra storie di sopraffazione e di prevaricazione: tra i sessi come tra le civiltà.
Il libro
È quasi centenaria Edena, quando in un racconto scandito in sedici veglie si mette a rievocare la propria storia e quella del suo popolo, gli etoni. Nel grande affresco corale che ne deriva viene descritta la vita di un villaggio africano ai tempi della colonizzazione, dove sfilano bianchi e neri, uomini prevaricanti e donne sottomesse, e tutta una serie di personaggi misteriosi e fiabeschi in bilico tra modernità e tradizione. Edena è la figlia di Assanga Djuli, il saggio e autorevole capo villaggio, e di Andela, creatura devota e rassegnata, diversamente dalla seconda moglie del marito, l’edonista e sfrontata Fondamento di Piacere. Mentre il ritmo dell’esistenza intrisa di magia e superstizione scorre come sempre, si avvertono i primi segni e presagi di una trasformazione incombente. Arrivano gli occidentali, a partire da Michelangelo di Montparnasse, quindi i colonizzatori, tedeschi prima, francesi poi. Gli equilibri tradizionali ne vengono travolti, gli uomini sono arruolati in guerre non loro e si diffondono anche le conversioni al cristianesimo. Primo fra tutti, Cristiano n. 1, il giovane che Edena vorrebbe per sposo. Ma un destino diverso l’attende: dopo un susseguirsi di frustrazioni e umiliazioni, acquisita maggiore consapevolezza di sé, trova la forza di ribellarsi all’ipocrisia delle convenzioni e di fuggire. Con lei, i tanti protagonisti del romanzo vanno incontro al nuovo, in una narrazione che ha la poesia della nostalgia ma anche la leggerezza della fiaba grottesca e la vivacità dell’epopea, con un’ironia che stempera rabbia e dolore in superiore saggezza. Quella di chi sa che nella vita tragedia e commedia sono indissolubilmente legate.
Un viaggio fa da sfondo alle vicende narrate dai due protagonisti che s'incontrano in un treno: Elyas, il prototipo del commerciante furbastro, più profondo di quanto vuole apparire, e Mansùr, l'emblema dell'intellettuale mediorientale costretto a lasciare il suo paese per motivi politici. Nella prima parte è il cristiano Elyas a evocare nel suo racconto i ricordi di una vita difficile, ma la sua è una storia piena di inquietudine verso una società che lo ha sempre osteggiato. Nella seconda parte è il musulmano-laico Mansùr a meditare sulla vita, sugli amori e sul viaggio che lo porterà a misurarsi con altri mondi. Una storia d'amicizia che permette di affrontare il tema rapporto tra storia e politica, tra potere e sopraffazione nel mondo arabo.
Circola in questo breve romanzo di Carlo Lucarelli una leggerezza rara, una gioia di narrare, una sorta di allegra malizia. Entriamo con una naturalezza che ci sorprende in un mondo sconosciuto eppure subito familiare, la Colonia Eritrea: e impariamo a vedere noi stessi, i t'Iiàn, gli italiani, i "so tutto io", cullu ba'llè, quelli cui piace "di averle pensate loro, le cose", con gli occhi di un personaggio che non vorremmo lasciare più: il carabiniere indigeno Ogbà, unito da un patto più fraterno che di disciplina con il capitano Colaprico. A ogni colpo di scena, e sono tanti, a ogni parziale verità subito caduta, i due anziché deprimersi trovano nel loro rapporto una ragione per continuare, tra bellissime dame che sembrano assorbire sensualità e sprezzatura dall'aria stessa che respirano, ambigue creature del male, monelle prostitute, geologi che forse non sono geologi, furieri furfanti, camerieri magrissimi, e una vera festa di lingue e dialetti nella cornice dello sfavillante, modernissimo, Albergo Italia. Il più elegante, e anche l'unico, di Asmara, Eritrea, Italia. Che viene inaugurato, ovvio, con un cadavere di faccendiere neanche tanto impiccato, a guardar bene. Quel tanto che basta per iniziare una storia.
In un ospizio abbandonato di Napoli, uno scrittore marocchino ascolta una vecchia raccontargli storie d'amore e di dolore, scoprendo poco per volta la natura dei sentimenti umani, della fantasia e della creazione letteraria.