
In una piccola e spettrale città chiusa dentro mura che la separano dal resto del mondo, vivono abitanti privi dell'ombra e dei sentimenti, tranquilli al riparo di ogni emozione. Tra di loro, un nuovo arrivato ha il compito di leggere "i vecchi sogni" nel teschio degli unicorni, unici animali del luogo, cogliendo frammenti di memorie e di un'altra vita, di un'altra possibile dimensione. In parallelo, in un'asettica disumana e futuribile Tokyo, un uomo sarà coinvolto da uno scienziato tanto geniale quanto sconsiderato in un esperimento a rischio della vita che lo porterà a calarsi nei sottosuoli della città, in lugubri voragini animate da creature mostruose e maligne, metafore delle paure che agitano la coscienza di tutti. Ed è proprio lì, nel buio fondo della mente, che si troverà la chiave dell'enigma, la soluzione del mistero che lega i personaggi dei due mondi, che sono in realtà l'uno il riflesso dell'altro. Sarà possibile lo scambio tra le due dimensioni, il passaggio in entrambi i sensi, o il viaggio sarà senza ritorno?
Le rose allineate con grazia, le fronde della palma da datteri, l'albero d'arance, la verde frescura: nei ricordi di Ibrahim Nadir il giardino della casa di Baghdad dov'è cresciuto era un vero e proprio Eden. Ma la capitale irachena che Leilah, figlia di Ibrahim, racconta in queste pagine, non somiglia a questa immagine: i mercenari della Blackwater che sparano sui civili, le autobombe, i posti di blocco. Di padre iracheno cristiano e di madre britannica, cresciuta tra l'Inghilterra e il Canada, Leilah Nadir non ha mai messo piede in Iraq. Quando nel 2003 gli Stati Uniti cominciano la loro "democratizzazione" a colpi di bombe, Leilah capisce che la sua terra d'origine presto sarà irriconoscibile, ancora straziata dalla guerra. Leilah deve conoscere quella parte di famiglia la cui esistenza potrebbe essere annientata da un momento all'altro. Deve scrivere la loro storia. E attraverso il destino dei suoi parenti trova voce la disperazione dei civili iracheni, che possono perdere gambe e braccia perché un'auto salta in aria davanti a loro, ma non possono curarsi perché non esistono più infrastrutture; possono morire per mano di un soldato americano dal grilletto facile ma non essere accolti dalle nazioni che li hanno "liberati" perché cittadini di un paese "democratico", non più rifugiati politici. Una disperazione che i media occidentali non ci fanno conoscere. Un viaggio alla ricerca di se stessa e delle proprie origini accompagnato dalle immagini della fotografa Farah Nosh.
Mohamed fa l'operaio vicino a Parigi, nel 1966 ha lasciato il sud del Marocco per stabilirsi in una Francia che ha sempre sentito ostile, in una periferia popolata da maghrebini con cui condivide il credo religioso, ma dei quali rifiuta vizi e rassegnazione. Analfabeta, padre di cinque figli estranei che non lo seguono più, Mohamed ha sempre rifiutato l'integrazione, perché è convinto che musulmani e cristiani non potranno mai incontrarsi. Ora è assillato da una nuova minaccia: la pensione. Nel suo primo giorno da pensionato decide di partire per il Marocco per finire di costruire la grande casa avviata cinque anni prima. Vuole che sia la casa più grande del villaggio, per ospitare l'intera famiglia, figli compresi. A sua moglie tutto ciò appare folle; ma è abituata ad assecondare il marito ed è consapevole che nulla potrà fermarlo. La sera stabilita per la riunione dell'intera famiglia si sistema fuori dalla casa su una poltrona, in attesa...
Tokyo, oggi. Kiyose, la giovane donna che racconta la storia in prima persona, viene a sapere che Takashi, un suo caro amico bisessuale con il quale aveva avuto una relazione, è sieropositivo. La notizia sconvolge il piccolo cerchio di amici di cui fanno parte anche Mimi, l'attuale compagna di Takashi, e Hideo, un giovane gay che a sua volta ne era stato l'amante. Hideo e Kiyose si convincono a fare il test, il cui esito si saprà non prima di due settimane. Per sfuggire all'intollerabile attesa, gli amici decidono di realizzare un vecchio sogno: visitare insieme l'Egitto. Il viaggio, intenso e a tratti rarefatto, prevede come ultima tappa Roma, che riserva loro l'incanto degli attimi che si sanno irripetibili.
Dalla salsa corallina alle pere ubriache, dall'habanera di gamberi all'insalata delle odalische, dalla zuppa scacciapensieri alle ciliegie civettuole: un patrimonio di ricette piccanti e spiritose condite con le spezie dell'ironia. Isabel Allende torna a gustare la vita. La troviamo alle prese con il mondo della cucina, tempio del piacere dei sensi e anticamera del "piacere dei piaceri". In un invito alla gioia dietro il grembiule, un gioco per nutrirsi ed inebriarsi senza prendersi troppo sul serio.
II primo racconto vede Pepe Carvalho impegnato a ritrovare uno strano personaggio scomparso: si tratta di un vecchietto squinternato che si crede l'ultimo erede della casata reale di Castilla y Leon. Le indagini lo portano a investigare all'interno di un gruppo di giovani neofascisti, decisi a utilizzare il vecchio pazzo per attuare un colpo di stato e uccidere il re legittimo Juan Carlos I. Il secondo racconto è ambientato in un ricovero per vecchi nel quale viene trovato morto soffocato un anziano ospite. Il prete del paese, amico e compagno politico di vecchia data di Carvalho, lo chiama per far luce su questa morte a partire da un libretto rosso che è il diario della vittima: ha fatto parte di un gruppo della guerriglia repubblicana, composto da altri cinque membri che si facevano chiamare "I Mozart". Nell'ultimo racconto la giovane e affascinante Teresa si reca da Carvalho per chiedergli di investigare sulla morte del nonno. Apparentemente tutto fa pensare a un normale attacco di cuore, ma la giovane ha trovato in un orologio lasciatole in eredità un bigliettino in cui il nonno dice di essere in pericolo e che questa volta l'avranno vinta loro.
"Ruach" in ebraico significa vento, ma anche spirito, e "ruach refaim" è lo spirito dei morti, il fantasma. Il vento, in questo nuovo romanzo di Abraham B. Yehoshua, è quello che si insinua nelle fessure di un grattacielo di recente costruzione a Tel Aviv e provoca sibili e ululati che turbano gli inquilini. Amotz Yaari, il progettista degli ascensori, viene chiamato a indagare e a difendere il buon nome del suo studio dalle accuse che gli vengono rivolte. È la settimana di Hanukkah, una delle feste più amate in Israele, ma non è una settimana facile per Amotz. Sua moglie Daniela, che ama moltissimo è partita per la Tanzania, dove in una specie di esilio volontario vive Yirmiyahu, vedovo della sorella di Daniela. Da quando suo figlio è stato ucciso per sbaglio da un commilitone durante un'azione nei territori occupati, Yirmiyahu non sopporta più di vivere in Israele. Non solo: non vuole più vedere un israeliano o leggere un giornale o un libro scritto in ebraico. Vuole liberarsi dalla storia del suo paese, e per farlo ha accettato un lavoro di contabile al seguito di una spedizione paleoantropologica in Africa. Alla ricerca degli ominidi preistorici, per non rischiare dolorosi incontri con la storia. Al centro del racconto, il ricordo di un giovane ucciso, la rabbia per quelle due parole - "fuoco amico" -, il rifiuto di vivere in un paese continuamente in guerra, ma anche la sete di normalità, l'amore e la testarda volontà di tenere unita la famiglia.
Vuole tornare a Parigi, dove da molti anni ormai vive, l'iraniana protagonista di questo romanzo. Ma deve rinnovare il passaporto, operazione per quale, anche in Iran, come in ogni paese del mondo, sono necessarie delle fotografie. E proprio nell'atelier Ecbatana ha inizio l'epopea di Nahal, costretta dapprima a sottostare alle severe norme islamiche in fatto di ritratti e poi, assistita da un medico legale che baratta organi e che afferma di avere gli agganci giusti, affrontare la folle macchina burocratica dell'Ufficio centrale dei passaporti di Teheran. Nella sua avventura non sarà però sola, perché con il passare dei giorni, dodici in tutto, il medico intrallazzatore sarà affiancato da un numero infinito di persone che, con motivazioni più o meno filantropiche, si mobilita per aiutarla. Portinai, taxisti, traduttori, burattinai, dietologi, amici, tecnici televisivi, domestiche (e loro figli oppiomani), tenutarie di bordelli, parenti di primo, secondo e terzo grado, insomma mezza Teheran consiglia, critica, offre tè e accetta caffè (francese), corrompe e si fa corrompere, talvolta recita le poesie di Rumi, immancabilmente intavola ta'orof, gli infiniti convenevoli che regolano i rapporti sociali fra gli iraniani.
L'io narrante è Mao, una ragazza che vive con la madre in una comunità religiosa sorta attorno alla carismatica figura della nonna, guaritrice e veggente. La setta, dopo la morte della fondatrice, ha cominciato a tradirne gli insegnamenti e si è trasformata in impresa a scopo di lucro. Mao se ne allontana sempre più e in occasione di una delle sue fughe incontra una coppia di motociclisti. Chiama lei "mamma"; lui invece si chiama Hachi, è stato abbandonato da piccolo dai genitori hippies giapponesi in India e ai religiosi genitori adottivi ha fatto voto di ritirarsi su una montagna per dedicarsi a una vita ascetica. Con i due Mao instaura una relazione d'amore.
"Scrivo questa storia perché le persone che ho amato sono morte. Scrivo questa storia perché quando ero giovane avevo una grande capacità di amare, e ora questa capacità di amare sta morendo. Ma io non voglio morire." Inizia così il racconto in prima persona di Hannah, una trentenne israeliana, studentessa di letteratura ebraica, sposata ad un geologo, Michael Gonen, che ha conosciuto all'università e da cui poi si allontana fino a concludere che "qualcosa è cambiato in questi tristi anni".
Le donne che tessono la trama di questi otto racconti sono spesso osservate nel punto di svolta della loro vita. Avvenimenti dimenticati, sogni ad occhi aperti, incontri fortuiti squarciano all'improvviso l'orizzonte e ci conducono in territori lontani e di frequente ignorati. Il sogno d'amore che Louisa vive in tempo di guerra e viene infranto quando la vita riprende il pacato ritmo quotidiano riaffiorerà con forza in un momento inaspettato. L'intraprendente Gail assume una nuova identità per scoprire cosa le ha sottratto un rapporto che credeva assai radicato. Durante una gita, una delle ragazze di un college femminile scompare misteriosamente. Non verrà più trovata, ma qualcuno sarà in grado di decifrare l'enigma legato alla sua sparizione. Così le emozioni profonde annidate nell'animo dei personaggi cercano la loro strada sotterranea, nella complessità dei rapporti umani, per emergere alla coscienza in improvvisi lampi di luce e diventare segreti svelati.
Tutti i grandi temi della ricerca letteraria di Mishima sono rappresentati in questi racconti: il mito della bellezza, l'equazione violenza-bellezza e bellezza-morte, l'erotismo, il rifiuto della decadenza spirituale del Giappone moderno, il rimpianto per un mondo tradizionale puro ed eroico che trova nel samurai la sua espressione spirituale più alta, l'orrore per la decadenza fisica, il rifiuto di vivere in un mondo privo di valori che non siano quelli del benessere materiale e del successo.