
Poche volte un romanzo ci aveva fatto percepire il mondo con un senso cosí straziante del pericolo, e con un desiderio cosí struggente della vita normale.
E poche volte un intreccio narrativo è stato cosí ben condotto.
Piet Hoffman, nome in codice Paula, è da anni un infiltrato per conto della polizia svedese. Ma Piet è anche un uomo qualunque, che ama sua moglie e accompagna a scuola i due bambini. Per stroncare il traffico di stupefacenti di una mafia dell'Est, è costretto a entrare da criminale in un carcere di massima sicurezza. Ma qualcosa va storto.
A Piet, assolutamente solo, braccato a ogni passo, sembra non essere rimasta scelta. Se vuole proteggere la sua famiglia, deve diventare criminale in tutto e per tutto. Intorno a lui si muovono Ewert Grems, vecchio commissario cocciuto di Stoccolma, poliziotti che si addestrano in America, killer senza frontiera, gangster polacchi all'assalto dell'Occidente, politici spaventati che non esitano di fronte al crimine. Il lato piú oscuro della società alza un muro impenetrabile, davanti a un uomo solo, alla sua paura.
Recita la tua parte, Paula. Recita la tua parte o muori.
In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Al primo piano vive una coppia di giovani genitori, Arnon e Ayelet. Hanno una bambina, Ofri, che occasionalmente affidano alle cure degli anziani vicini in pensione. Ruth e Hermann sono persone educate, giunte in Israele dalla Germania, lui va in giro agghindato in giacca e cravatta, lei insegna pianoforte al conservatorio e usa espressioni come «di grazia». Un giorno Hermann, che da tempo mostra i primi sintomi dell'Alzheimer, «rapisce» Ofri per un pomeriggio, scatenando una furia incontenibile in Arnon, inconsciamente e, dunque, irrimediabilmente convinto che dietro quel gesto, in apparenza dettato dalla malattia, si celi ben altro. Al secondo piano Hani, madre di due bambini e moglie di Assaf, costantemente all'estero per lavoro, combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e lo spettro della follia che, da quando sua madre è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico, non smette mai di tormentarla. Un giorno Eviatar, il cognato che non vede da dieci anni, bussa alla sua porta e le chiede di sottrarlo alla caccia di creditori e malintenzionati con cui è finito nei guai. Hani non esita a ospitarlo e a trovare cosi un riparo alla sua solitudine. Salvo poi chiedersi se l'intera vicenda non sia un semplice frutto dell'immaginazione e dei desideri del suo Io. Dovrà, giudice in pensione che vive al terzo piano, avverte l'impellente bisogno di dialogare con il marito defunto e per farlo si serve di una vecchia segreteria telefonica appartenutagli. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane - Es, Io, Super-io -della personalità, "Tre piani" si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.
Uno studente fuori corso si trova a ospitare a casa sua, per tre giorni, il figlio della donna di cui è stato a lungo innamorato. La sua vita viene scombussolata in modo tragicomico: da un lato il giovane riversa sul bambino manifestazioni affettive esagerate, dall'altro sente, brutalmente, di volerne la morte. Il racconto è già stato pubblicato nella raccolta "Tutti i racconti".
Tre destini femminili giocati fra l'Africa e l'Europa, con un esile legame tra di loro: al centro di ogni storia, la forza d'animo di una donna che riesce a sconfiggere la paura e il dubbio, l'ignoranza altrui e la propria delusione. Nella prima Norah, avvocato quarantenne che vive a Parigi, giunge a casa di suo padre a Dakar; l'uomo, un tempo tirannico ed egocentrico, si è imbozzolato in una follia silenziosa e trascorre le notti appollaiato su un albero in cortile. Tentando di penetrare nel mistero, Norah sarà assalita dai delitti e dai dolori della sua famiglia d'origine. Fanta, insegnante di francese a Dakar, deve seguire in Francia il marito Rudy. Succube di sua madre, frustrato e pieno di rabbia, l'uomo non riesce a offrire a Fanta e al figlioletto una vita soddisfacente, ma lei non si da per vinta. Khadi Demba, una giovane vedova scacciata dalla famiglia del marito, è protagonista della terza vicenda: poverissima e senza alcun sostegno, cerca di raggiungere in Francia la lontana parente Fanta; nella sua eroica esperienza di migrante, la donna sopporta ogni sorta di angheria senza perdere la propria dignità. Titolo originale: "Trois femmes puissantes" (2009). Il volume è vincitore del Premio Goncourt 2009.
Questo volume raccoglie i racconti di Tre donne (1924) e i due di Incontri (1911). Sono indimenticabili ritratti di donne (e di uomini) colti nel magma interiore dei loro sentimenti o, per dirla con Musil stesso, nella «logica scivolosa dell'anima». Tutti i personaggi dei cinque racconti sono trascinati e sommersi dagli istinti come da «una grande ondata purpurea», la loro coscienza sembra perennemente avvolta da una luce ambigua che anticipa quella del Doppio sogno di Schnitzler. Una rivoluzione nel rappresentare il rapporto tra i sessi che, per certi versi, ha inaugurato la letteratura contemporanea.
Il XX secolo sta per iniziare e un uomo e una donna giungono a Cuba dalla Spagna: si stabiliscono nell'incantevole isola, ma continuano a far ritorno di tanto in tanto in Spagna per far visita ai rispettivi parenti. Durante uno di questi viaggi, fatti di lunghi ed estenuanti soggiorni in nave, alla donna capita persino di mettere al mondo una delle sue tre figlie: Virginia. Le tre ragazze che danno il titolo al libro, vivono l'intera loro infanzia e giovinezza a Cuba, ricevendo l'educazione propria delle fanciulle per bene di inizio Novecento: suonare il piano, ricamare, studiare, tutto in vista di un futuro spasimante. E gli spasimanti, trascorso un po' di tempo, non tardano a manifestarsi: cognati eccentrici e bizzarri che non esitano a competere tra loro: le famiglie si allargano, nascono i primi nipoti. Finché un giorno Gonzalo Celorio, il figlio scrittore di Miguel e Virginia, divenuto una delle glorie della letteratura messicana contemporanea, ritorna a Cuba a visitare la zia Ana Maria, a contemplare i luoghi della sua infanzia, a ricordare la storia della sua famiglia e a intrecciarla alla storia di un paese dove il Novecento ha scritto una delle sue pagine più intense.
Il romanzo racconta l'incredibile storia di José Cantoná, un giovane solitario e senza qualità, sempre in vestaglia e boxer, indolente, che fa la prima colazione a base di vodka. Vive nell'immaginaria Miranda, riconoscibilissima però nell'odierna Colombia. Ebbene, José è anche il sosia perfetto di Pedro Akira, leader dell'opposizione al presidente dittatore Tomás del Pito. Akira viene ucciso in una trattoria italiana della capitale con tre colpi di pistola in mezzo alla fronte. È in ospedale, morto, ma la cosa resta segreta. José viene contattato dal principale collaboratore di Akira e, strappato alla sua routine, si ritrova a dover impersonare il leader dell'opposizione almeno fino alle elezioni, prima in ospedale come degente e poi in pubblico. Ma la faccenda si fa sempre più pericolosa e, coinvolto in un vortice di eventi, combattuto tra l'amore per un'infermiera che lo contraccambia appassionatamente e l'insinuante attrazione per il ruolo che interpreta, finisce per acquisire una dignità che neppure lui immaginava di possedere. La storia inizia con toni che dall'ironico sconfinano nel grottesco, e pagina dopo pagina assume sempre più spessore; il protagonista evolve da caricatura a dolente eroe suo malgrado, in un crescendo di coinvolgimento per il lettore, passando dalla superficialità di una visione scanzonata e sprezzante della sanguinosa realtà della Colombia alle viscere dei drammi individuali e collettivi di un intero continente.
1986. Adrien, Étienne e Nina si conoscono in quinta elementare. Molto rapidamente diventano inseparabili e uniti da una promessa: lasciare la provincia in cui vivono, trasferirsi a Parigi e non separarsi mai. 2017. Un'automobile viene ripescata dal fondo di un lago nel piccolo paese in cui sono cresciuti. Il caso viene seguito da Virginie, giornalista dal passato enigmatico. Poco a poco Virginie rivela gli straordinari legami che uniscono quei tre amici d'infanzia. Che ne è stato di loro? Che rapporto c'è tra la carcassa di macchina e la loro storia di amicizia?
Chi è il capitano Kerrigan, che imbarca su un veliero scrittori, scienziati e donne misteriose per un viaggio verso il polo Sud? Sembra un personaggio alla Corto Maltese, affascinante, malinconico, con un amore infelice alle spalle e una ricchezza dalle origini incerte. In questa avventura d'altri tempi, l'enigma della sua vita si intreccia con altri enigmi (vi sono pure degli omicidi), e non tutti verranno risolti. In un ironico e beffardo gioco di realtà e finzioni, di curiosità e frustrazioni, un giovanissimo Marías - qui al secondo romanzo - ha ripercorso con divertimento contagioso le atmosfere dei suoi maestri d'elezione: James, Conrad, Conan Doyle.
I manoscritti del "Kamasutra" erano spesso miniati, ma nessuno degli esemplari più antichi è sopravvissuto. A risarcirci di quella perdita provvedono le miniature eseguite nel Bikaner nell'ultimo scorcio del XVII secolo, probabilmente ascrivibili all'artista noto con il nome di Ruknuddin e oggi custoditi presso il Fitz William Museum di Cambridge. Queste miniature mostrano una decisa influenza della tecnica persiana introdotta dai Moghul, ma si distinguono per l'incomparabile stile tipico del Bikaner, dove risaltano elementi quali le spettacolari formazioni nuvolose, i panorami di lussureggiante vegetazione al chiaro di luna e la prospettiva talora incoerente creata dalla linearità geometrica delle forme architettoniche. Le tavole sono precedute da un commento di Wendy Doniger, eminente indologa e studiosa di storia delle religioni, che accompagnerà il lettore in questa galleria di dipinti conducendolo via via, con sapienza, ai testi che li illustrano.
La scena è questa: una ricca casa nella campagna inglese, attorno a un tavolo siedono un vecchio astronomo, due sorelle australiane che hanno molto sofferto e un giovane, Ted Tice, disperatamente innamorato di Caroline, una delle due ragazze. Ted sta raccontando la storia di un francese che nel Settecento andò fino in India per osservare il transito di Venere davanti al Sole, un fenomeno estremamente raro. Ma guerre e sventure lo trattennero lungo la strada: perduta quella prima opportunità, attese otto anni in Oriente per il transito successivo, quello del 1769. Quando finalmente giunse il giorno, la visibilità capricciosamente scarsa gli impedì di vedere alcunché. E al prossimo transito mancava un secolo. "Anni di preparazione. E poi, da un'ora all'altra, tutto finito". A volte i portenti celesti si riflettono, per una legge che non è quella degli oroscopi o degli dei, nelle più umane faccende terrestri. Caroline non ricambia i sentimenti di un Ted tanto idealista e sincero da apparire chiuso e scontroso: è attratta da Paul Ivory, privilegiato e brillante commediografo fidanzato con l'algida Tertia. Caroline e Paul iniziano una relazione clandestina, ma non per questo Ted rinuncia ai suoi sentimenti: per quanto possa aver perso l'appuntamento con il suo personale "transito di Venere" è disposto ad attendere anni, tutta la vita se necessario, pur di concedere al suo amore una seconda possibilità.
Da oltre l'Atlantico, guardando alla vecchia Europa dall'esilio argentino, lo scrittore polacco scomparso nel 1969 scrive una storia che è satira, critica, trattato, divertimento, assurdità, dramma e resa dei conti con il nazionalismo. Gombrowicz vi compie un impietoso tentativo di "psicoanalisi nazionale": sviscera, con mezzi spesso poco ortodossi, l'anima polacca mostrandole la sua immagine ridicolizzata, goffa, meschina. E quali armi poteva scegliere per la sua battaglia lui, un esule osteggiato dagli emigrati politici perché troppo iconoclasta e dalla letteratura ufficiale in quanto emigrato? Naturalmente l'ironia e la risata.