
Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno.
Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.
Bianca come il latte, rossa come il sangue non è solo un romanzo di formazione, non è solo il racconto di un anno di scuola, è un testo coraggioso che, attraverso il monologo di Leo - ora scanzonato e brillante, ora più intimo e tormentato -, racconta cosa succede nel momento in cui nella vita di un adolescente fanno irruzione la sofferenza e lo sgomento, e il mondo degli adulti sembra non aver nulla da dire.
Contando su un recupero moderno e vitale della grande tradizione classica, il D'Avenia romanziere esordiente si allea con il giovane professore di liceo, questa la professione dell'autore, per offrire con energia al lettore più e meno giovane qualche risposta che, come ogni risposta vera, non aspira a essere definitiva, ma neppure esitante e rassegnata.
Danilo Pulvirenti è un antiquario romano, un uomo che ha fatto della sobrietà e dell’intransigenza una regola di vita, ma che nel recinto dei propri desideri è fermamente convinto che l’individuo sia sovrano assoluto. In questo recinto, Danilo è divorato dall’ossessione erotica, che presto lo conduce alla creazione di un Rivale – nel delirio erotico, l’espediente più classico per riaccendere il desiderio nei confronti del partner. Ma il gioco gli sfugge di mano e fi nisce per contagiare tutti gli altri aspetti della sua esistenza. Walter Siti ci consegna un romanzo nel quale l’ossessione erotica trasmigra dalla fi ction per condensarsi in proposizioni fi losofi che. In tal senso, anche se ci parlano del protagonista, esse riguardano in realtà l’esperienza di tutti, poiché tracciano i lineamenti fondamentali degli impulsi più oscuri.
Pino Ravera, 52 anni, ingegnere, alto dirigente nel settore dell’elettronica, una moglie, Silvia, e due splendidi figli alle soglie dell’adolescenza. Pietro Quarenghi, 52 anni, brillante chirurgo, scapolo impenitente e assiduo lavoratore, sempre sulla breccia, sempre disponibile. Un mal di stomaco che si fa insistente. Gli esami di routine. La diagnosi. Pino e Pietro hanno entrambi un cancro all’esofago. “Una sentenza molto vicina alla pena capitale” pensa Pietro, che sa bene di cosa si tratta. Pino, sostenuto dall’amore di Silvia e dei figli, intraprende l’iter terapeutico indicato dai medici: intervento chirurgico, chemioterapia, radioterapia… Pietro no, Pietro decide che vuole vivere con pienezza il tempo che gli resta: lascia tutto, si dota dell’armamentario necessario a lenire a se stesso le sofferenze causate dal progredire della malattia e parte per Los Roques, paradiso nel mar dei Caraibi. Pino ancora non sa a quanti compromessi e umiliazioni lo costringeranno le cure; sa che vuole vivere, costi quel che costi. Pietro ancora non sa quanto l’amore per la vita sia forte e radicato in lui, e quanto sarà difficile abbandonarsi al destino come un’onda al moto del mare – quel mare scintillante che custodisce il segreto della sua felicità perduta. Pino e Pietro: un destino, due scelte opposte.
Giovanni Ussorio, ultrasessantenne e benestante vitellone pescarese, perde la testa per una giovane cantante lirica-rock di origini greche. Nel bel mezzo della loro appassionata relazione Violetta, la cantante, sparisce senza lasciare tracce. Giovanni è disperato, irriconoscibile. Costretto dagli amici fedeli, chiede aiuto a uno psicoanalista, temendo con terrore che il ramo di pazzia già presente nella sua storia familiare possa arrivare fino a lui. Nelle notti insonni che seguono, Ussorio medita di dare mandato a un investigatore privato che dia la caccia al fantasma di Violetta. Ma, mentre l’investigatore segue le sue piste, le condizioni di Ussorio si aggravano. Lo psicanalista, un onesto mestierante – il ritratto di Ennio Flaiano! –, gli consiglia scolasticamente di trascrivere i propri sogni per trovare la chiave del suo malessere. Così Ussorio, che non riesce a dormire, figuriamoci a sognare, accontenta il dottore inventando una serie di incubi di cui è protagonista, anzi vittima, ispirandosi a una raccolta di racconti che trova in casa.
Un amore lungo una vita, una vita lunga una notte. Tommaso ha desiderato Hella, ogni giorno della sua esistenza, senza mai riuscire ad averla; ha osservato Hella di nascosto, spiandola da dietro le tende di una finestra, e ha riavvolto mille volte il nastro della memoria rivedendola, silenziosa, candida e misteriosa, nel rifugio antiaereo che avevano condiviso. Poi la vita fa a Tommaso un dono inatteso: una notte accanto a lei. Ed è proprio durante questa fugace, lunghissima notte che Tommaso si trova a ripercorrere tutta la propria esistenza. Famoso giornalista e poi presidente di una fondazione scientifica, rivede se stesso dagli anni dell'infanzia - nella Roma bombardata e poi occupata - all'adolescenza - nello scenario euforico della ricostruzione postbellica e del boom economico - fino all'affermazione professionale maturata in un'Italia progressivamente irriconoscibile e tormentata dai conflitti politici e sociali del secondo Novecento. In quelle ore trascorse finalmente insieme, Hella lo incalza con pochi e asciutti interrogativi, quasi gli chiede conto della sua vita e dei suoi ricordi. Tommaso risponde e, scoprendosi senza reticenze, spera di poter infine cogliere l'ossessivo mistero di quella donna, che ha abitato i suoi pensieri e la sua mente per tutta una vita. Mario Caccavale si mostra ancora una volta capace di andare dritto al cuore di uomini e cose, e traccia il ritratto quanto mai attuale di un uomo solo in un Paese dai mille volti.
Delia e Gaetano erano una coppia. Ora non lo sono più, e stasera devono imparare a non esserlo. Si ritrovano a cena, in un ristorante all’aperto, poco tempo dopo aver rotto quella che fu una famiglia. Lui si è trasferito in un residence, lei è rimasta nella casa con i piccoli Cosmo e Nico. Delia e Gaetano sono ancora giovani – più di trenta, meno di quaranta, un’età in cui si può ricominciare. La loro carne è ancora calda e inquieta. Sognano la pace ma sono tentati dall’altro e dall’altrove. Ma dove hanno sbagliato? Il fatto è che non lo sanno. La passione dell’inizio e la rabbia della fine sono ancora pericolosamente vicine. Cresciuti in un’epoca in cui tutto sembra già essere stato detto, si scambiano parole che non riescono a dare voce alle loro solitudini, alle loro urgenze, perché nate nelle acque confuse di un analfabetismo affettivo. Eppure parole capaci di bagliori improvvisi, che sanno toccare il nucleo ustionante dei ricordi, mettere in scena sul palcoscenico quieto di una sera d’estate il dramma senza tempo dell’amore e del disamore. Margaret Mazzantini ci consegna un romanzo che è l’autobiografia sentimentale di una generazione. La storia di cenere e fiamme di una coppia contemporanea con le sue trasgressioni ordinarie, con la sua quotidianità avventurosa. Una coppia come tante, come noi. Contemporaneamente a noi.
Sebastiano Schiappacasse, giornalista sportivo di un grande quotidiano milanese, vive i propri cinquant'anni tra affetti inconsistenti e "marchette", come vengono chiamate in gergo le collaborazioni con altri giornali. Una grigia domenica di gennaio, allo stadio per la solita partita di campionato, gli squilla il cellulare: è una convocazione del vicedirettore. Sebastiano deve partire per il Western Australia, subito. Laggiù, in una cittadina sconosciuta, è ricomparso Michele Monari: sì, proprio lui, la star della televisione, l'autore di un famoso bestseller, l'uomo scomparso da dieci anni senza lasciare traccia... Ma soprattutto il migliore amico di Sebastiano, con cui ha diviso la giovinezza. Sebastiano non vuole partire: non solo perché il vicedirettore gli chiede di costruire uno scoop sulla vita dell'amico che ora giace in un letto d'ospedale all'altro capo del mondo, ma soprattutto perché intuisce che l'incontro con Michele rischierebbe di compromettere un equilibrio raggiunto con estrema fatica. Ancora non sa che in Australia un incontro felice e un mistero inatteso lo costringeranno a rimettersi in gioco, trascinandolo in un'avventura che richiede coraggio, la forza di guardare indietro e ripercorrere la propria vita come alla moviola, di fare i conti con il passato per affrontare il futuro. Non sa, Sebastiano, che l'amico di una vita sarà in grado di stupirlo ancora una volta, insegnandogli che l'amicizia e l'amore sono nascosti proprio dove non li si aspetta.
Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l'inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell'ostrica per l'attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l'irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'"Odissea": così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino.
Anche la critica non ha potuto fare a meno di constatare, dopo il suo ultimo grande successo con “Il tempo che vorrei”, che Fabio Volo è un vero e proprio fenomeno: editoriale, letterario, di costume. I suoi libri riempiono le classifiche (capita di vederli presenti anche tutti e cinque contemporaneamente), gli zaini dei ragazzi e le borse da lavoro degli adulti, le mani dei viaggiatori e i comodini dei sognatori. Ma oltre ogni tentativo di spiegazione (sociologica, semiotica, storica), oltre la sua notorietà mediatica, rimangono dei libri pieni di emozioni, di ironia, di intelligenza. Come questo suo nuovo romanzo.
Nei primi anni del pontificato di Giovanni Paolo II, in un clima di rinnovato fervore spirituale e di risveglio delle vocazioni, il seminario della Vrezza è teatro di eventi misteriosi. Prima il giovane Beniamino viene trovato impiccato alla cancellata. È l'alba del 13 maggio 1985, giorno della Madonna di Fatima, e Beniamino è l'ultimo dei dodici figli voluti dal religiosissimo imprenditore Attilio Defanti per rispettare un voto alla Madonna. Nelle mani dell'ispettore Canova resta il messaggio lasciato dal suicida, che getta ombre sull'integrità del padre. Qualche settimana più tardi una curiosa comitiva guidata da una donna pianta un tendone davanti alla Vrezza, dando vita a un pellegrinaggio che sembra un assedio: Maria Sole vuole stanare don Alberto, brillante e irregolare teologo fuggito da Roma e da una prestigiosa cattedra alla Lateranense come fosse inseguito da un segreto. Che cosa sta succedendo in quel tranquillo angolo di provincia, dove persone dalle esperienze più varie hanno deciso di consacrare la loro esistenza alla fede? Pagina dopo pagina scopriamo le risposte, ma intanto altre domande si fanno strada dentro di noi: è possibile vincere la morte? C'è ancora posto, oggi, per i miracoli? Don Alberto crede di no, Maria Sole crede di sì. Lui è razionale fino allo scetticismo; lei è un'ex sessantottina, passata dalla contestazione alla fede cattolica con la stessa ingenuità. A unirli e a separarli è il momento in cui una bambina che sembrava morta ha riaperto gli occhi
È un plotone di giovani ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L'ultimo arrivato, il caporalmaggiore Roberto Ietri, ha appena vent'anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per molti altri, la missione in Afghanistan è la prima grande prova della vita. Al momento di partire, i protagonisti non sanno ancora che il luogo a cui verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l'area del conflitto: la forward operating base (fob) Ice, nel distretto del Gulistan, "un recinto di sabbia esposto alle avversità", dove non c'è niente, soltanto polvere, dove la luce del giorno è così forte da provocare la congiuntivite e la notte non si possono accendere le luci per non attirare i colpi di mortaio. Ad attenderli laggiù, c'è il tenente medico Alessandro Egitto. È rimasto in Afghanistan, all'interno di quella precaria "bolla di sicurezza", di sua volontà, per sfuggire a una situazione privata che considera più pericolosa della guerra combattuta con le armi da fuoco. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dal timore per una minaccia che appare ogni giorno più irreale, i soldati ricostruiscono dentro la fob la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrasti. In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delinea con precisione i contorni delle "nuove guerre". E, nel farlo, ci svela l'esistenza di altri conflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affettivi e quelli sanguinosi e interminabili contro se stessi.
Marcella Carlotti, per gli amici Rasputin, è una scaltra e imprendibile ladra. Mette a segno i suoi colpi a Bologna, rubando vetture di lusso che poi usa per rubare quel che più le interessa: opere d'arte. A indagare sul caso è Sarti Antonio, sergente della questura di Bologna, che si ritrova ad ascoltare le lamentele dell'ultima vittima, Giulio Messini, un imprenditore a cui è stata sottratta una jeep Grand Cherokee. Sarti sospetta di Rasputin da anni ma non è mai riuscito a incastrarla con le mani sul volante; tra i due ormai si è avviata una sorta di gara che somiglia quasi a un gioco di seduzione. Questa volta è proprio lei, però, ad aiutarlo a ritrovare la macchina, perché dopo averla rubata per compiere l'ennesimo furto di opere d'arte, si accorge che nel bagagliaio sono stati nascosti un cadavere e un ingente quantitativo di armi, del tipo utilizzato durante la Seconda guerra mondiale. Sarti è inevitabilmente coinvolto in una catena di misteri che lo porteranno a un doppio inseguimento mozzafiato tra le macerie dell'Aquila. Ombre di guerre passate tornano a rivivere, la voce di un misterioso prigioniero echeggia da una grotta: quale inquietante segreto è raffigurato nel quadro rubato da Rasputin?

