
Sofia, Carla, Norma e Vera: donne in prima linea sulla frontiera della vita che corre veloce. I figli frequentano le stesse scuole milanesi, così la mattina prima del lavoro le quattro amiche condividono un caffè al bar Golden Palomino - una vera istituzione -, parlano di sé, di quello che succede intorno. Sofia è un po' fissata con il cibo, con i pasti che ogni giorno diventano il campo su cui misurare la propria ansia di perfezione e le proprie nevrosi; Carla è angosciata dalla precarietà di un lavoro che non si è mai concretizzato, dal rapporto difficile con il marito (la cui carriera va a gonfie vele) e dal fatto di ritrovarsi intrappolata negli spazi e nei riti domestici; Norma, invece, è reduce da una separazione dolorosa, e si trova a fronteggiare i molti paradossi dell'essere di nuovo single a quarant'anni e con i figli al seguito; infine Vera, una donna che porta il mondo sulle spalle e non si ferma mai, la breadwinner di una famiglia in cui il marito ha perso il lavoro: sarà proprio lui, rovinato dalle slot, a sparigliare le carte in modo drammatico e inaspettato. Questo momento di crisi unisce le amiche e le costringe a confrontarsi. Ciascuna di loro darà del dramma di Vera la sua interpretazione, in quel coro femminile di riflessioni autonome e concentriche che, piano piano, conferisce senso alla realtà, anche quella più dura, rendendola pensabile e visibile, come in un caleidoscopio.
Sandra Kapsa è una donna tranquilla. Ha superato i quarant'anni, è un'apprezzata psicanalista che si divide tra il suo studio e le sedute gratuite presso il Centro Antiviolenza Donna di Roma. È qui che conosce Betty, ventotto anni, bella, fragile e sola. Betty che un giorno non si presenta alla seduta senza avvisare. Betty cui potrebbe essere successo qualcosa di terribile. La polizia senza la denuncia di un parente non può indagare, perciò Sandra decide di farlo da sola. Ha già due piste, un collega di Betty, violento e sin troppo interessato alla ragazza. E Carlotta Sabatini, giovane avvocato dall'apparenza mascolina che forse, per Betty, non è solo un'amica. Ma Sandra non sa che la attende un viaggio nell'orrore e nella paura. Un viaggio che da Roma la riporterà al promontorio dell'Argentario, dove sarà costretta a fare i conti con un passato impossibile da dimenticare e a fronteggiare un serial killer che non conosce la pietà.
La continentale è una donna del Nord, bella come un'attrice del cinematografo, bionda, il cui promettente futuro si incrina il giorno disgraziato in cui sposa un siciliano. È allora che lascia Padova e si trasferisce in Sicilia, dove vive per tutta la vita coltivando un'avversione profonda per la terra che l'ha accolta e per tutti coloro che la abitano. A rievocare quell'ostilità, è la figlia, che si muove tra il punto di vista consapevole della scrittrice che oggi è diventata e quello disarmante della bambina che è stata. Una bambina divisa dunque tra Nord e Sud, tra madre e padre. Ma che, a dispetto di tutti i pregiudizi, vive un'infanzia luminosa, tra cicale ubriache di sole e corse sfrenate, riti arcaici, feste religiose, dissidi tra il sindaco e il parroco degni di Guareschi. Ma anche un ibrido, un'assurdità, una sorta di mostro. Silvana La Spina trasporta un tema molto noto e molto sensibile per ogni italiano, il rapporto Nord-Sud, dal terreno dello scontro tra fazioni a quello intimo della famiglia. Ne deriva una narrazione scattosa, rapida, paradossale, amara, dolente e divertita. Pazza. Una "corda pazza" pizzicata dalle dita di una scrittrice siciliana capace di guardarsi dal "dentro" più buio e dal "fuori" più distaccato. Essere italiani e leggere questo libro può fare male, perché nel radicale antimeridionalismo della continentale non si rivela solo una biografia accecata dall'eccesso, ma una ferita mai cicatrizzata nel tessuto nazionale: l'eterna frattura tra Nord e Sud.
Giorgio De Franchis è un uomo duro, deciso e pronto all'azione. Dopo un passato nei servizi segreti ha iniziato a collaborare come free lance con gli apparati di sicurezza dei Paesi a maggior rischio terroristico e non è tipo che ama lasciare gli incarichi a metà. Una sera riceve una telefonata: a Parigi, all'uscita dall'Opéra, in piazza della Bastiglia, Daniel Morel è stato aggredito e gravemente ferito. Daniel è il grande amore di Giorgio, un amore nato sui banchi di scuola. L'unica relazione davvero importante nella vita di un solitario come lui, un rapporto profondo, capace di superare le convenzioni e creare un legame indissolubile. E per lui Giorgio si precipita a Parigi. Nel seguire le tracce degli aggressori, però, si trova coinvolto in un intrigo legato al capolavoro di Claude Monet "Impression, soleil levant", il quadro che ha dato origine all'Impressionismo e che è conservato al museo Marmottan di Parigi, di cui Daniel è direttore. Il dipinto era tornato nella collezione del museo in seguito al suo ritrovamento in Corsica, in circostanze mai del tutto chiarite, assieme ad altre otto importanti tele, dopo essere sparito per cinque anni. Ma Daniel aveva scoperto che qualcosa non tornava. Giorgio si ritroverà solo contro tutti, contro la malavita, perfino contro le stesse forze della polizia francese, mosso dall'incrollabile desiderio di vendetta e dalla ferma volontà di scoprire la verità. E non si fermerà davanti a nulla.
"La Monarchia temporale, che chiamano 'Impero', è dunque il principato di uno solo e al di sopra di tutti, nel tempo ovvero in ciò e sopra di ciò che ha dimensione temporale. Ora intorno ad essa sorgono tre principali questioni: in primo luogo appunto sorge la questione, se essa sia necessaria al buono stato del mondo; in secondo luogo, se il popolo romano abbia rivendicato a sé di diritto l'ufficio di Monarca; e in terzo luogo, se l'autorità del Monarca dipenda da Dio immediatamente oppure da un ministro o vicario di Dio." È Dante stesso a porre le questioni dottrinali che intende affrontare nel suo trattato. Forme e lingua - il latino - sono quelle tradizionali della trattatistica; rivoluzionarie invece le tesi sostenute, quelle "intemptate veritates" che fanno della "Monarchia" l'"espressione dottrinale del problema del dualismo permanente e della tensione concorrenziale tra due poli, lo spirituale e il temporale". Si tratta di "un'opera che nella tradizione giuridico-politica europea condensa in modo originale, per rielaborarlo in chiave rivoluzionaria, un ampio retaggio d'idee e di dottrine", come afferma Diego Quaglioni, noto studioso di diritto medievale, cui si deve il commento.
Alex Gioia è uno dei più famosi cantanti italiani. La sua vita, baciata dal successo, è attraversata da un cruccio che lo tormenta: non aver potuto vivere fino in fondo la sua storia d'amore con Greta, una ragazza più giovane di lui, conosciuta durante un evento a Napoli. Alex e Greta si sono rincorsi, si sono sfiorati, ma il momento per loro non è stato mai quello giusto. Da qualche tempo Alex si è trasferito a Parigi, per riprendere fiato in una città in cui non conosce nessuno e nessuno lo conosce, per ritrovare la sua ispirazione perduta. Un giorno, in metrò, si incuriosisce osservando una donna che scende sempre a fermate diverse con persone diverse, facendo delle bolle di sapone. Ne resta affascinato, si presenta e si ritrovano a parlare di occasioni mancate e di rimpianti. Improvvisamente Nirvana, questo è il nome della ragazza, offre ad Alex un dono: un tubo di bolle di sapone. Un tubo magico, gli spiega, e ogni volta che soffierà potrà tornare a un giorno del suo passato, e cambiarlo. Ma ogni viaggio avrà un prezzo. Per ogni tentativo fatto per tornare indietro nel tempo, Alex dovrà dare in cambio un anno della sua vita. Un anno per un giorno. Alex torna all'albergo in cui vive, credendo sia uno scherzo. Finché, ripensando a Greta, non osserva il tubo e viene preso dalla voglia di soffiare. E se Nirvana avesse detto la verità? Se davvero il passato si potesse cambiare?
Iniziato con ogni probabilità nel 1306-07, l'Inferno è la prima delle tre cantiche che compongono la Commedia dantesca. In questi trentaquattro canti il poeta racconta l'inizio del suo viaggio ultraterreno, a partire dallo smarrimento nella "selva oscura", dove incontra il poeta latino Virgilio che sarà sua guida, giù giù per i diversi gironi, fino all'orrenda visione di Lucifero e quindi alla faticosa risalita "a riveder le stelle". Un itinerario nell'animo umano lungo il quale Dante incontra decine di indimenticabili personaggi, alle cui tristi vicende egli sa guardare con fermo giudizio ma anche con una suprema pietas che è forse il maggior segno del suo profondo atteggiamento di estrema modernità.
«Bisogna prendersi cura dei doni come se fossero piccoli fiori selvatici: sbocciano senza il nostro aiuto, ma dobbiamo fare attenzione a non calpestarli, a non maltrattarli». E la piccola Livia di doni ne ha eccome. Come si fa a non accorgersene? Lei è una che quando si muove assomiglia a una nuvola trascinata dal vento, capace di rendere più colorato tutto quello che tocca. È timidissima, parla poco, però sorride a tutti. E poi ama scrivere, perché farlo la fa sentire diversa, nel senso di speciale, come se nelle sue vene al posto del sangue scorressero le parole. È un cuore puro il suo, e fragile, e per questo avrebbe bisogno di essere accudito e protetto. Però si sa, le stelle, le stesse alle quali Livia bambina si rivolge sommessamente tutte le sere, seduta sul terrazzo di casa, molto spesso si fanno gli affari loro e non sempre hanno voglia di guardare giù, di ascoltarci. Infatti, a un certo punto, nella vita di Livia accade qualcosa che le inceppa il cuore. Coll'aggravarsi della depressione della madre, tutto per lei diventa faticoso, difficile. Ragazzina sognatrice e poi giovane donna, Livia cerca comunque di spiccare il volo ma, quasi fosse una farfalla con un'ala di seta e una di piombo, non fa che sbattere da tutte le parti rovinando puntualmente al suolo. Così, caduta dopo caduta, sfinita da un amore - quello per la mamma malata - che si ciba della parte migliore di lei, inizia a non fare più caso alle piccole magie che accadono ogni giorno e finisce per rassegnarsi a lasciare andare tutti i suoi sogni. Quel che non sa è che l'amore è più potente di qualsiasi delusione e sa farsi largo anche tra le macerie di una vita che odora di terra bruciata come la sua. «Sempre d'amore si tratta» racconta la storia di Livia, dall'infanzia all'età adulta. E lo fa attraverso lo sguardo delle tante persone che, in momenti diversi, ne incrociano la strada, anche solo per poche preziose ore. Tante istantanee capaci di tratteggiare con precisione l'esistenza di una singola persona ma al contempo di raccontare anche un po' di tutti noi, di quanto sia difficile accogliere l'amore nella nostra vita, prendercene cura, proteggerlo e quanto sia spesso più facile, piuttosto, fuggirlo, maltrattarlo o convincersi di poterne fare a meno.
«Un mese prima, David guardò mia madre negli occhi e le disse: “Avevi ragione. Se scampo questa, lascio tutto e inizio a fare solo quello che mi dici tu”.» Ma la sera del 6 marzo 2013 David Rossi, influente responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, precipita dalla finestra del suo ufficio nella storica sede della banca, nel pieno dello scandalo che ne avrebbe segnato il declino. La sua morte viene archiviata come suicidio, anche se fin dall’inizio emergono aspetti inquietanti nella dinamica della caduta e nei suoi retroscena: contraddizioni, dettagli controversi, reticenze, imperdonabili leggerezze.
Se tu potessi vedermi ora è un memoir bruciante, scritto nel nome del padre, il gesto necessario di una figlia per dissipare le ombre di una vicenda che, se per molti è soltanto cronaca, per lei è la vita stessa, da quando, sedici anni prima, David vi è entrato come marito di sua madre. Una vita privata e poi, traumaticamente, pubblica, in cui tutte le certezze sono diventate domande.
Carolina, oggi venticinquenne, consegna una parte finora invisibile della storia di David Rossi, raccontandolo dall’interno, come padre, marito e uomo: colto, ironico, integro e taciturno, con le sue passioni e i fantasmi che lo circondavano nei giorni prima della fine. E lo fa con gli occhi asciutti di chi è già abituato a lottare e vuole conoscere la verità. I ricordi personali si mescolano alle indagini giudiziarie e l’amaro stupore si trasforma in forza e consapevolezza a mano a mano che inizia a occuparsi della vicenda in prima persona.
La disamina di ogni particolare fuori posto – le telefonate misteriose, i foglietti attraverso i quali David le parlava, gli abiti distrutti, il computer violato, i probabili «testimoni» ancora senza volto della sua agonia – si fonde con l’elaborazione impossibile di un lutto e il silenzio di una città intera, Siena, fino ad assumere i drammatici contorni del primo incontro di una giovane ragazza con la crudeltà e l’ingiustizia del mondo.
«Una sera, a tavola, ti ho chiesto come mi sarei dovuta muovere, un giorno, se avessi voluto scrivere un libro. E tu, con aria apparentemente disinteressata, mi hai detto: “Intanto per scrivere un libro bisogna aver qualcosa da raccontare”. Quella sera la presi come una mancanza di fiducia nei miei confronti. Oggi io racconto la più dura delle storie. La tua.»
"Mi obbligo a vedere l'amore anche dove si fa più fatica ad individuarlo - attingendo, nel mare del mio profondo, parole sempre cariche d'anima. Noi osserviamo il mondo attraverso lo sguardo che filtra emozioni dal cuore. Se le acque del nostro cuore sono limpide, penseremo sempre in positivo e tutte le cose belle della vita, tra cui i colori dell'amore, ci verranno incontro. Se al contrario ci scorre dentro un mare inquinato, vedremo le cose che ci circondano in bianco e nero. Tutto dipende dal pensiero del nostro cuore. La bellezza, l'amore, la libertà, il sogno, la speranza, la ricerca della felicità e, soprattutto, il mare." Mirko Sbarra crea aforismi che sono frammenti dell'anima. Con "il pensiero del cuore" dà voce a sentimenti ed emozioni nei quali si sono ritrovate finora moltissime persone. Nel 2017 è uscita la prima edizione di "Come battiti del mare" per una piccola casa editrice indipendente. Qui ne viene presentata una versione impreziosita, riveduta e ampliata dall'autore.
Elda ripensa al coraggio e a quello che significa. Vuol dire lottare, ma vuol dire anche rischiare. Spegne la luce. Marina già dorme. Ripensa anche al significato del suo nome, battaglia. E sente che quella vera deve ancora combatterla. Con le fotografie e un ricordo di Letizia Battaglia. Età di lettura: da 10 anni.
Ci sono rare volte in cui incrociare per la prima volta lo sguardo di uno sconosciuto non è semplicemente un vederlo, ma un riconoscerlo. È sentire che chi hai di fronte, se anche all'inizio ti sembra strano, o addirittura insopportabile, è qualcuno che, in realtà, prima o poi ti salverà. Questa è la storia di Guido e Silvia, giovanissimi eppure già in debito d'ossigeno con la vita, costretti a fare i conti con un passato che si infila nel loro petto come lame, nell'indecisione di un vuoto dentro che sembra parlare, che sembra dire: "Andrà tutto male". Incontrarsi, conoscersi, amarsi - e tutto quello che c'è nel mezzo - per loro è come tornare a respirare, è trovare finalmente quel qualcuno che capisce che ciò che mostri agli altri non sei davvero e pienamente tu, perché dentro nascondi un mondo, e lo fai solo per paura che te lo rovinino. Quello che si preoccupa che tu sia felice nelle piccole cose, che osserva i tuoi occhi come nessuno vuol fare mai e ascolta i tuoi silenzi come canzoni lente, quasi potessero parlare, soprattutto in mezzo alla gente. Quello che non odia i tuoi difetti perché sa che senza non saresti tu, e che quando pensa lo fa pure per te, come se la sua felicità e la tua corrispondessero. Quello che non ti abbandona anche quando è difficile starti vicino, anche quando dici a voce alta che non vuoi nessuno, ma proprio nessuno accanto. E che così, a suo modo, ti sta sussurrando: "Ti amo". Con il suo stile inconfondibile, che si muove liberamente dalla prosa alla poesia, Marzia Sicignano ci mostra che, quando incontri quel qualcuno, l'unica cosa da fare è tenerlo con te, prendendotene cura come si fa con i tesori più preziosi, perché quel primo respiro che ti ha rimesso al mondo duri il più a lungo possibile.

