
La malattia più diffusa al mondo è senza dubbio l'amore. Lo sa bene Francesco Taramelli, psicoterapeuta di coppia abituato a trattare l'amore in tutte le salse, specializzato in casi disperati. E proprio con tre casi disperati comincia questa storia. Sara, trentun anni, omosessuale da sempre, vive a New York e sta per sposare Jodie; ma quando questo grande amore scompare all'improvviso, per lei non c'è altro che il ritorno a casa e una potente inversione di rotta: diventare eterosessuale. Marta, trent'anni, romantica libraia costantemente innamorata di uomini impossibili, si ritrova a correr dietro a un ladro di libri, sordo, muto e sfuggente. In compenso molto, ma molto affascinante. Emma, diciotto anni, brillante e vivace studentessa in attesa degli esami di maturità, polemica e insoddisfatta, soprattutto sentimentalmente, ha appena lasciato Diego. Ora nella sua vita è entrato Alessandro, architetto che lavora all'Ikea, sensibile, disponibile, perfetto o quasi: ha cinquant'anni ed è sposato da sette. Ma il vero caso disperato, alla fine, è proprio il povero psicanalista, considerando che Sara, Marta ed Emma sono le sue tre adorate figlie. Sua moglie l'ha abbandonato diciassette anni prima, così, da bravo mammo, ha cresciuto da solo le tre ragazze che, anche se non è "deontologicamente corretto", da sempre frequentano il lettino del suo studio per farsi aiutare a risolvere i loro problemi d'amore.
Questa incredibile storia inizia sul molo di un porto americano, con un giovane immigrato ebreo tedesco che respira a pieni polmoni l'entusiasmo dello sbarco. È il seme da cui nascerà il grande albero di una saga familiare ed economica capace di cambiare il mondo. Acuto e razionale, Henry Lehman si trasferisce nel Sud degli Stati Uniti, dove apre un negozio di stoffe. Ma il cotone degli schiavi è solo il primo banco di prova per l'astuzia commerciale targata Lehman Brothers (perché nel frattempo Henry si è fatto raggiungere dai fratelli Emanuel e Mayer). Con il tempo, al cotone si sostituiscono il caffè, lo zucchero, il carbone, e soprattutto la nuova frontiera di un'industria ferroviaria tutta da finanziare; ai padri subentrano i figli e i nipoti, in un mosaico di umanità diverse, assortite, contraddittorie. Spiazzante e pirotecnico, "Qualcosa sui Lehman" è un libro in cui non c'è più spazio per le tradizionali differenze fra generi: il romanzo si amalgama al saggio, l'epica al teatro, con continue incursioni nel cinema, nelle canzoni, e perfino nelle formule matematiche e nei fumetti. Una forma letteraria che, sfidando in un corpo a corpo artistico XIX e XX secolo, apre di fatto uno squarcio sul futuro.
"Ho scoperto l'arte giapponese del kintsugi quando ho dovuto riparare una statuina di porcellana preziosa andata in frantumi. Ho pensato che sarebbe stato bello poter fare lo stesso con le persone e ho deciso di usare quell'arte antica per rimettere insieme anche i pezzi della mia vita, per guardarli uno a uno e incollarli amorevolmente. Avevo passato tanto tempo a far credere agli altri che tutto andasse sempre bene, nella speranza di non essere considerata diversa o guardata con compassione. A nascondere la mia storia raccontando altre storie. Qualcosa è successo, poi, che mi ha fatto accettare le difficoltà e mi ha portata a trarre un insegnamento anche dalle esperienze più dolorose. Cadi, ti rialzi. Non sempre ci sono riuscita ma ci ho sempre provato. Ho imparato a valorizzare le mie ferite, a mostrarle, perché sono proprio loro a rendermi una persona unica e preziosa. Come in un rituale antico, ho riempito con l'oro le cicatrici della mia vita e ho scritto sul mio corpo la mia storia." In questo piccolo libro sapienziale, Gioia Di Biagio, affetta da una sindrome rara che rende anche la sua pelle estremamente fragile, insegna come non arrendersi ai limiti del proprio corpo, trasformando la fragilità in bellezza e le cicatrici in rifiniture dorate, come nella tecnica del kintsugi. Il suo è un esempio di resilienza, un insegnamento per tutti: è davvero possibile abbracciare il proprio dolore e trasformarlo in una forma d'arte quotidiana. Perché nessuno sa essere forte come una persona fragile.
Penelope si sveglia nella casa di uno sconosciuto, dopo l'ennesima notte sprecata. Va via silenziosa e solitaria, attraverso le strade livide dell'autunno milanese. Faceva il pubblico ministero, poi un misterioso incidente ha messo drammaticamente fine alla sua carriera. Un giorno si presenta da lei un uomo che è stato indagato per l'omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l'archiviazione ma non ha cancellato i terribili sospetti da cui era sorto. L'uomo le chiede di occuparsi del caso, per recuperare l'onore perduto, per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre. Penelope, dopo un iniziale rifiuto, si lascia convincere dall'insistenza di un suo vecchio amico, cronista di nera. Comincia così un'investigazione che si snoda fra vie sconosciute della città e ricordi di una vita che non torna. Con questo romanzo Gianrico Carofiglio ci consegna una figura femminile dai tratti epici. Una donna durissima e fragile, carica di rabbia e di dolente umanità.
"Non possiamo saperlo" raccoglie scritti di letteratura e di cinema, ricordi di amici scomparsi, pronunciamenti su questioni morali come l'aborto, il coraggio o la paura, il credere in Dio, i cattivi usi del linguaggio, infine gli interventi politici legati all'impegno parlamentare di una persona che sosteneva di non avere una mente politica. L'opera non narrativa di Natalia Ginzburg è tutta fondata sul sapere del corpo, un'intelligenza oscura che illumina i suoi interrogativi e imperativi morali. Grazie a questa facoltà è possibile conoscere i suoi pensieri sul "Salò" di Pasolini o sui "Sillabari" di Parise, sulle persone che furono Calvino, Flaiano, Levi e Penna, sulla nostalgia per un secolo diverso o sull'aldilà.
Un uomo, senza identità e senza coscienza della Storia, si immerge in un archivio condominiale vecchio di settant'anni e rimane catturato da quel formicolare di vite, quasi cercasse le radici e le ragioni di un'esistenza senza scopo. Nella sua quotidianità entrano come ventate le liti domestiche di un passato remoto, i drammi delle persone vicine ma anche i grandi drammi delle guerre di ieri e di oggi, storie che hanno composto il passato comune e che ora compongono le sue giornate.
Per Claudio Fratta disegnare giardini significa progettare uno spazio in cui arginare la natura, tentare di dare un ordine alla vita, ma anche curvare la propria esistenza secondo geometrie segrete. Per questo sentire al telefono la voce di Elisabetta Renal, una sera di marzo, sarà come vedere un'incrinatura su di un vetro: lei era ferma come lui nel buio di un parcheggio, la sera in cui un uomo è stato ucciso. Un uomo che entrambi desideravano morto, ma che nessuno dei due avrebbe avuto la determinazione di uccidere. Claudio sa da sempre di dover chiudere i conti con l'uomo che ha rovinato suo padre, e scoprire che Elisabetta segue una strada parallela alla sua, significa sentirla immediatamente vicina.
Giulio Rovedo ha una moglie inflessibile e un impiego sempre più flessibile: travolto dalla madre di tutte le fusioni bancarie, viene sballottato da una scrivania all'altra e poi spedito, assurdamente, in un paese indonesiano. Al motto di "meno cose sai, meglio è per te", si trova a poco a poco invischiato in un complotto planetario e in una strana storia d'amore. E se in entrambi i casi tutti tradiscono tutti, forse a guidare il gioco è la stessa donna: quella che Giulio disprezza e adora, il suo capo. Al ritmo spedito di un'immaginazione debordante, esplosiva, riprendendo temi e personaggi dell'"Elenco telefonico di Atlantide" per proiettarli in una dimensione parallela, il nuovo romanzo di Avoledo racconta con spietata e umoristica precisione le miserie del nostro oggi, la vita e l'amore ai tempi dell'azienda.
In questa raccolta di racconti il tema centrale sono le illusioni che accecano e però fanno andare avanti, le menzogne, a volte spaventose, che riempiono l'esistenza. Lodoli sceglie alcuni casi limite per rivelare il nulla che sale in primo piano: i protagonisti dei racconti per sopravvivere si nutrono di precari e volatili sogni; cercano di evitare che il pungiglione della realtà faccia scoppiare ogni illusione.
Questo di Vassalli è un libro di racconti fortemente compatto, pensato e organizzato unitariamente. Il suo cuore "politico" è la parte centrale, formata da racconti, ma anche da apologhi e da un dialogo di tipo leopardiano. È in questa parte che concetti come democrazia, uguaglianza, cultura di massa vengono messi in discussione alla luce di come questi ideali sono diventati realtà negli anni più recenti. L'uguaglianza è stata realizzata "dalla cintola in giù", come dice un personaggio constatando la diffusione pressoché universale dei jeans. O anche riducendo l'uomo a entità numerica, come nelle elezioni, nei sondaggi o nelle rilevazioni di mercato. Un'uguaglianza che ha livellato verso il basso ogni comportamento e ogni sensibilità umana.
"Il germe della stupidità, a dire il vero, era presente nel mondo da milioni di anni, e anche nell'albero genealogico del giudice di corte d'appello Erich Stoiber si era manifestato con frequenza e con un certo vigore". Sarà per questo che il giudice Stoiber, dopo un'intera vita immutabile, decide di farsi crescere la barba e di corteggiare con ardente passione la stagionata segretaria Verona, ignorata da più di vent'anni. Parte da questo irresistibile spunto narrativo una girandola di situazioni paradossali, assurdità quotidiane e umanissime miserie, come un presepe di quadri viventi raccolti intorno al Dio della stupidità, che "ha incominciato a trasmettersi da un individuo all'altro come la tosse asinina o il colera". Ma anche nel mondo degli inferi c'è qualcosa che non va, se a raccontarci il dirottamento del volo United Airlines 93 il giorno 11 settembre 2001 è il Diavolo in persona, un povero diavolo innamorato che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza senza prevedere lo scompiglio dei sentimenti. Non resta che aspettare il "grande caldo dei prossimi mille anni", un immane deserto di senso dove un esserino impazzito come la Mosca potrebbe essere la sola entità trascendentale capace di decidere chi vive e chi muore. Un romanzo in tre movimenti, drammatico e divertente, in cui Vassalli prosegue nella sua analisi spietata della contemporaneità, allargando il campo all'esistenza dell'uomo sia come possibilità fisica che come bisogno di risposte metafisiche.