
Il volume ospita innanzitutto "Feria d'agosto", l'unico testo licenziato dall'autore stesso, e il lungo racconto giovanile "Ciau Masino". Accanto a questi sono presentati i racconti giovanili e gli altri racconti sparsi ricostruiti secondo le testimonianze a stampa e le carte delle prime stesure. Firma l'introduzione Marziano Guglielminetti, mentre Mariarosa Masoero cura il volume, firma il testo introduttivo "Fra le carte dei racconti", le note e le notizie sui testi.
Non a tutti è concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte. Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l'ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, "l'amico Fritz". Cento giorni di vita prima del traguardo finale. Cento giorni per lasciare un bel ricordo ai propri figli, giocare con gli amici e, soprattutto, riconquistare il cuore della moglie, ferito da un tradimento inaspettato. Cento giorni per scoprire che la vita è buffa e ti sorprende sempre. Cento giorni nei quali Lucio decide di impegnarsi nella cosa più difficile di tutte: essere felice. Perché, come scriveva Nicolas de Chamfort, "la più perduta delle giornate è quella in cui non si è riso".
"Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un si o per un no". Sono i versi che aprono "Se questo è un uomo", il libro che consacra Primo Levi all'attenzione del mondo. Ma chi è Levi, oltre che un grande protagonista della letteratura e un testimone sopravvissuto all'Olocausto? È un bambino con gli occhi attenti, un appassionato di montagna, un giovane innamorato, uno scienziato rigoroso. Un uomo dal corpo fragile e dallo spirito tenace. Cosi tenace da sfidare la logica del campo di concentramento: privare l'uomo della propria umanità. Alla brutalità nazista Levi oppone la conoscenza, la luce della ragione. Una luce che rischiara ancora il passato, e ancora illumina le minacce del futuro. Età di lettura: da 11 anni.
La cavallina storna, La pioggia nel pineto, Pianto antico… Da Dante a D’Annunzio, un’antologia di poesie del cuore, quelle –amate e odiate- imparate a memoria a scuola. Un amarcord per i grandi e una grande scoperta per i piccoli!
Russia, inverno 1942. Il sergente maggiore Mario Rigoni guida una compagnia di mitraglieri degli Alpini nelle operazioni belliche sul fronte orientale. Questo è il racconto della sua vicenda, realmente accaduta, vissuta in prima persona. Alla narrazione della vita di trincea sulla linea del fronte lungo il fiume Don segue quella della ritirata dalla disastrosa spedizione in Russia: il lungo esodo dei soldati sotto il fuoco nemico, attraverso le praterie coperte di neve. È il racconto della sofferenza e dell'orrore di un'esperienza che ha portato quegli uomini al limite delle loro capacità. Pubblicato nel 1953 e subito accolto con grande favore da lettori e critici, questo romanzo è una preziosa testimonianza di uno degli episodi che più rappresentano la memoria italiana della Seconda guerra mondiale. Età di lettura: da 12 anni.
Una rocambolesca e forsennata corsa a bordo di una mitica Fulvia coupé per liberare i fratelli dalle grinfie di malvagi rapitori che ne chiedono il riscatto. Riuscirà Thani, una teenager in giro per il mondo, a salvarli? Uno strampalato professore di letteratura inglese le darà una mano nel suo disperato tentativo contro il tempo. Insieme affronteranno rischi d'ogni sorta, attraversando praterie innevate, periferie metropolitane e orridi precipizi. Sullo sfondo, arroccato tra inaccessibili guglie di roccia, il misterioso Castello della Pietra e William Shakespeare con la sua arte immortale. Un racconto per tutti, un "mystery thriller" che terrà i lettori col fiato sospeso fino all'ultima pagina, in compagnia di Giulietta e Romeo, Amleto, Falstaff e tanti altri famosi personaggi creati dalla straordinario talento poetico di William Shakespeare. Età di lettura: da 9 anni.
I dieci anni più intensi e drammatici della vita di Galileo, culminanti con il processo del Sant’Ufficio, la condanna e l’abiura, rivivono, in questo romanzo di Luca Desiato, in una angolazione piena di suggestione e di pathos: il diario di Suor Maria Celeste, la figlia naturale che Galileo aveva avuto a Padova nel 1600 dall’amore di una popolana, e che sedici anni dopo aveva preso i voti nel monastero delle Clarisse di Arcetri. Desiato fonda la sua ricostruzione romanzesca sulla base di 124 lettere di Suor Maria Celeste, di cui 97 scoperte nella seconda metà dell’Ottocento e pochissimo note. Ne esce una sorta di rappresentazione duplice e parallela: della vita del chiostro, con le stasi contemplative, le vibrazioni all’unisono con la natura colta nell’avvicendarsi delle stagioni e le crisi violente che talvolta sembrano sovvertire la scelta religiosa; e della vita di Galileo, segnata dagli intrighi e dai tranelli della Roma papale, in un periodo di sommovimenti sotterranei e di ciniche repressioni. Ma anche gli affetti familiari del grande scienziato vi trovano uno spazio coinvolgente: gli esordi scapestrati del figlio prediletto e l’assistenza devota di Suor Maria Celeste nella villa “Il Gioiello” ad Arcetri fino alla precoce morte di questa a soli 34 anni.
La singolarità di questo romanzo di Desiato è di evocare il clima di un’epoca e la dimensione grandiosa e quotidiana di Galileo attraverso un linguaggio ricco e vivido, che allude alle espressività del tempo senza cadere in pedantismi; e insieme di animare il racconto con particolari illuminanti e scorci umanissimi. Tema unificatore dell’opera è la rievocazione di una delle più belle vicende di tutti i tempi: un’appassionata storia di amore filiale.
Giuseppe Pontiggia
Luca Desiato è nato a Roma nel 1941. Ha vissuto alcuni anni in America Latina dove si è dedicato, tra l’altro, a studi teologici. Attualmente vive e lavora a Roma. Ha pubblicato Benito e il mostro (1977), Il Marchese del Grillo (1981), GaIileo mio padre (1983, Premio Grinzane Cavour e Premio Maria Cristina), Come il fuoco (1986, Premio Basilicata), Bocca di leone (1989), Storie dell’eremo (1990, Premio Chiara), Sulle rive del Mar Nero (1992, Premio Rhegium Julii e Frontino-Montefeltro), La notte deIl’angelo (1994, Premio Oplonti, Premio Penne), Giuliano l’apostata (1997), DaI giardino murato (2002, Premio Elba), C’era una volta Trilussa (2004).
Si può dedurre facilmente quanto continuare a scrivere incessantemente sia fondamentale per don Fabrizio Centofanti. Scrivere consente di vedere, di sognare, di ritrovarsi, di accendere le luci di un desiderio che è fatto di comunicazione e di comprensione. Scrivere vuol dire riuscire a rendere tangibile ciò che si è fatto della propria vita e dargli un senso che sia un po' meno limitato di quanto spesso si crede che sia stato. Ma, nello stesso tempo, scrivere è il mezzo migliore per dare per concluse le esperienze che diventano così più vere, più autentiche, degne di essere ricordate da tutti e non solo da parte di chi le ha vissute. Affidate al mondo dei lettori, potranno essere dimenticate come angoscia personale del singolo e diventare memento e sanzione per la coscienza di tutti.
In questo breve saggio si vogliono raccogliere pensieri e riflessioni nel tentativo di evidenziare alcune affermazioni e conclusioni sbagliate in cui sono incappati alcuni pensatori, anche eminenti.
Il romanzo racconta, in modo ironico, di un professore di matematica colpito dalla leucemia.
Alberto misura i passi, le cose, i minuti. Misura le forze che stanno tornando. Osserva gli allievi e i colleghi insegnanti, li classifica divertito per categorie. Guarda il mondo con occhi diversi, ora. E quando un’amica infermiera gli affida Danielle, una paziente in crisi, perché la ascolti e la aiuti, si tuffa anima e corpo in un’avventura imprevista.
Perché Danielle è sola, malata, bellissima. Ma, soprattutto, Danielle ha un segreto. Per aiutarla davvero, Alberto dovrà imbarcare nella sua impresa una squadra di compagni, incrociati o ritrovati per caso, ma tutti disposti a farsi carico della vita degli altri.
Tra Torino e Bruges, tra le aule del liceo e le stanze della chemio, tra i Murazzi e le Molinette, tra bar di periferia e trattorie in riva al lago, tra autoradio a palla e notti silenziose, si dipana la storia, ricca d’emozioni, di un gruppo di nuovi amici che sanno per cosa vale la pena lottare.
Questo testo è una raccolta organica di "intermittenze del cuore". Centofanti sa come mescolare il sacro al profano, come alternare descrizioni di stati d'animo in rapporto alle vicende dei suoi personaggi e cerca di entrare nel cuore umano per spiegarne le decisioni, i tormenti, i momenti di felicità. Soprattutto sa che un romanzo non può più essere scritto come se fosse il rispecchiamento di un reale che non c'è, che scrivere è un'attività per la quale non c'è né salvezza né scampo quando si è presa la decisione di continuare a farne il proprio momento personale di intervento sulla realtà, che le vicende che descrive sono tutte proiezioni di un suo sogno ecumenico di comprensione del mondo che, tuttavia, non potrà procedere che per lumi sparsi, per balzi narrativi, per sfondamenti progressivi della rete di nebbia e di ignoranza che avvolge la mente di ognuno. Per Centofanti, un romanzo è il tentativo di confrontarsi con se stesso, con la propria vita, con la propria intensità di desiderio.Dalla Prefazione di Giuseppe PanellaLe dita sono ancora intorpidite: è per questo che intitoli il romanzo Salva L'Anima? Perché pensando a una Chiesa insidiata dalle sirene del potere, tieni d'occhio l'insidia più sottile di una malattia evocata dalle tre maiuscole?