
La prosa di Arminio è perfetta. Non, o non solo, in senso letterario: immagini e idee sono il suo respiro. Arminio è uno scrittore talmente originale che di questa originalità ha finito per fare una malattia. Quella malattia che pensa se stessa: perché consiste proprio nel terrore di ammalarsi. Il miracolo del libro, allora, consiste nella sua salute: una splendida salute precaria. Tra il corpo di Arminio e la sua terra, l'Irpinia terremotata e malricostruita, sussiste una profonda relazione. L'uno è il sintomo dei mali dell'altra. Così, alla prosa ruminante e insieme limpida degli aforismi e dei brevi saggi di Circo dell'ipocondria, si associano con naturalezza le immagini di Terra dei paesi, uno dei singolarissimi documentari che Arminio da qualche tempo ha preso a realizzare. (Andrea Cortellessa)
Tra i massimi esponenti del Gruppo '63, Antonio Porta (Milano 1935-Roma 1989) è una delle voci più alte della poesia italiana d'oggi. "Non sono un poeta-ciotolo / come Beckett / non interrogo i cieli di carta / pesta del teatro / vi concesso che non so / interpretare le costellazioni / né stare lì a guardarle dal buco / del cortile a meraviglia / ma uso quelle delle parole a / mosaico compongo e / ricompongono / per parlarla insieme questa / lingua questi linguaggi / solleviamola la lingua a / vedere che c'è sotto / parliamola la parola svelata / con le radici senza pudore / (questo biglietto vi consegno a / futura memoria). Antonio Porta da "L'Aria della fine".
Il libro è un viaggio alla scoperta di sei tribù sconosciute. Tribù con una peculiarità: la pelle bianca. E che invece di vivere immerse in un molle privilegio tropicale, come vuole il luogo comune sui rapporti tra colonizzatori e colonizzati, sono povere, discriminate, a volte disperate. Sono gli ultimi olandesi dello Sri Lanka; i contadini tedeschi di Seaford Town, in Giamaica; i Sudisti americani del Brasile; gli ultimi polacchi di Haiti; i Baster di Rehoboth, allevatori calvinisti della Namibia; i Blanc Matignon, normanni e bretoni, della Guadalupa. Le loro storie, le loro tragedie, le loro follie offrono al lettore una lente d'ingrandimento attraverso la quale guardare, in modo diverso, sei Paesi del sud del mondo.
"L'uva puttanella" è il romanzo autobiografico al quale Scotellaro lavorò dal 1950 alla morte, nel 1953. "Contadini del Sud" è il primo risultato di un vasto programma di esplorazione del comportamento culturale, religioso, sociale dei contadini meridionali. Entrambi sono la testimonianza di una sofferta partecipazione civile. Rocco Scotellaro (Tricarico, 1923 - Portici, 1953) nel 1944 fondò la sezione del Partito socialista a Tricarico, di cui divenne sindaco a soli 23 anni.
Due racconti-inchiesta sulla Sardegna. Baroni in laguna narra la lotta dei pescatori di Cabras, sulla costa occidentale sarda, per l'abbattimento della piramide feudale che li schiaccia in uno stato di arretratezza e miseria. La società del malessere ricostruisce su documenti e testimonianze dirette la vita randagia di un eroe negativo, il brigante Graziano Mesina, filo nero per capire il fenomeno del banditismo sardo. Giuseppe Fiori ha pubblicato il romanzo Uomini ex con cui ha vinto il premio Napoli 1993. È stato vicedirettore del Tg2 e direttore di "Paese sera" oltre che senatore della sinistra indipendente.
Alberto Boatto, saggista e storico dell'arte, firma questo ritratto di Giacomo Casanova, l'avventuriero, seduttore, giocatore di professione, baro, viaggiatore, scrittore, traduttore e spia. La vita di Casanova non può essere però scissa da quella di Venezia: la città in cui nacque, in cui visse, che lo fece imprigionare con l'accusa di ateismo, libertinaggio, e pratiche magiche. E anche quando sarà lontano dalla città lagunare Casanova ritornerà lì con la mente, rendendo Venezia la città della memoria. Con una nota di Massimo Cacciari.
Il libro è formato dall'intreccio di storie raccontate, di immagini, di spiegazioni delle une e delle altre, allo scopo di dare un'idea più precisa degli anni fra il 1590 e il 1630. La città al centro di questi racconti è Bologna. Le storie sono quasi tutte tratte dagli atti dei processi del tribunale criminale del Torrone (così detto dalla grande torre in cui aveva sede), che operò in città dal 1535 circa al 1796.
Narratore, critico letterario e compagno di strada di Tondelli per alcuni anni, Enrico Palandri intesse in questo libro un dialogo serrato e appassionato con lo scrittore e con l'amico scomparso. Un dialogo che prende le mosse dalla Bologna degli anni Settanta, la città del Dams, della contestazione studentesca e di Radio Alice, ma che arriva a scavare le radici profonde dell'ispirazione letteraria di Tondelli, la portata reale del suo lavoro di scrittore, il significato della sua morte prematura, la sua eredità ancora viva.
È il 1354. Il ricco mercante Giannino viene convocato in Campidoglio da Cola di Rienzo, che gli si getta ai piedi e gli rivela: "Voi siete il legittimo re di Francia, vittima di uno scambio in culla avvenuto pochi giorni dopo la vostra nascita". La grande Storia travolge la vita del tranquillo mercante senese. Nel pieno della Guerra dei Cento Anni, Giannino rivendica il proprio diritto al trono e si aggira per l'Europa in cerca di aiuto. Sostenuto in segreto da una potenza nemica della Francia, coinvolge nel suo disegno cardinali e gran signori. Si procura documenti falsi, una corona, una spada, un'armatura e, alla testa di una compagnia di mercenari, si lancia alla conquista del 'suo' regno.
L'infanzia segnata dalla guerra, il desiderio di vivere ascoltando e raccontando storie, il teatro, gli incontri, i viaggi attraverso i cinque continenti, di stazione in stazione. E poi l'impegno civile, lo sguardo attento alle ingiustizie del presente: la guerra, il terrorismo, le offese ai bambini, alle donne, alla natura. Dacia Maraini parla di sé, delle tappe e delle ragioni di un lungo percorso di scrittura e di vita. Con la passione e la sensibilità che mette in gioco nei suoi romanzi e nel dialogo generoso con migliaia di lettori in tutto il mondo.