
Avice, orfana di un ricchissimo mercante, ha solo sei anni quando il suo tutore la dà in sposa al proprio figlio di quattordici. Quell'unione si tramuterà per Avice in una lunga attesa, perché subito dopo le nozze Philip scompare, trattenuto a Londra da misteriosi impegni. A dare sue notizie sono solo le lettere che invia regolarmente. Il giorno del suo sedicesimo compleanno, delusa e sconfortata dal mancato ritorno dello sposo tante volte annunciato, la giovane decide di andare a Londra per cercare la spiegazione di quell'assenza e di un fatto che l'ha incuriosita e affascinata: il tono delle ultime missive, dapprima piuttosto scarne e fredde, si è fatto a un tratto più appassionato e seducente. Mossa dal sospetto di essere vittima di un inganno, Avice approfitta dell'occasione per uscire dal villaggio in cui ha trascorso tutta la vita e avventurarsi nella grande città. Ma le strade della capitale non sono un luogo sicuro, soprattutto ora che in molti tramano contro Enrico VII Tudor, asceso al trono al termine della Guerra delle due Rose e considerato da tanti un usurpatore. Coinvolta in prima persona in un complotto ai danni del re, incrocerà presto la strada di Aylmer Harcourt, personaggio dal fascino ambiguo con il quale Avice avverte da subito una strana affinità. Proprio grazie a lui otterrà le risposte a lungo cercate sulla sorte di Philip, di cui nel frattempo non ha più avuto notizie, e potrà fare chiarezza sugli intrighi e i segreti che hanno accompagnato tutta la sua vita.
Manuel ha cinque anni e un grande cuore indomito. Un giorno, quando si squarcia il velo sui misteri più reconditi della sua giovanissima vita, risponde al richiamo che la natura intorno al suo villaggio gli lancia e fugge tra i boschi del Cile. In molti probabilmente sapevano perché non aveva una mamma, e perché vivesse insieme a un uomo che chiamava nonno ma in realtà era un estraneo. Un uomo che nascondeva un segreto sconvolgente sul passato di quel bambino e di sua madre, un segreto di cui Manuel aveva perso ogni ricordo. Quando la verità riemerge dall'oblio, Manuel decide che la sua famiglia sarebbero stati gli alberi, i ruscelli, i cespugli di frutti selvatici che tante volte lo avevano sfamato. Se il mondo degli uomini lo escludeva e lo maltrattava, la natura sembrava accoglierlo, gli uccelli cantavano la forza della vita, le fronde stormivano e i prati lo accarezzavano come nessuno aveva mai fatto. Se casa è un posto dove sentirsi protetti, lì era casa sua. Per molti mesi, anni, Manuel vive da solo nel bosco, in silenzio, mangiando frutti selvatici, imparando a cacciare dai gatti, a costruirsi una fionda, a pescare a mani nude. Un piccolo ragazzo selvaggio che coltiva dentro di sé la libertà. Niente lo avrebbe convinto a tornare nella prigione di prima, nemmeno l'inverno, nemmeno il vento gelido. Fino a quando il destino non inizia il suo lungo viaggio in cerca del bambino invisibile...
Sita è l'unica figlia del capo di Kathputli - un villaggio del Rajasthan, nel nord-ovest dell'India -, un uomo ricco, discendente da una nobile stirpe di bramini. Rama è l'ultimogenito di una famiglia di dalit, gli intoccabili. Suo padre spazza le strade del villaggio e lavora in condizioni servili nelle terre del padre di Sita. L'invalicabile muro delle divisioni di casta separa i due ragazzini, che nonostante le rigide regole sociali iniziano a frequentarsi di nascosto. Quando Sita, contro la sua volontà, viene promessa in sposa a un importante medico di Jaipur, molto più vecchio di lei, i due ragazzi, alla vigilia del matrimonio combinato, decidono di fuggire e di far perdere le loro tracce. Ma la vendetta e la ritorsione li inseguiranno a lungo. Un'emozionante storia vera, che riverbera le tradizioni e le contraddizioni dell'India contemporanea attraverso la vicenda di due ragazzini.
A soli 37 anni, Sarah ha già dimostrato di essere una fuoriclasse: vicepresidente di una delle società di consulenza più prestigiose di Boston, moglie innamorata, madre presente di tre figli adorabili ma decisamente impegnativi. Ogni giorno porta con sé nuove sfide da affrontare per dimostrare di essere la numero uno, di potercela fare barcamenandosi tra riunioni, colloqui, lezioni di piano e partite di calcio. Ma non è sempre facile. A volte, se riesce a fermarsi per più di cinque minuti, le sembra di annegare nel mare di aspettative che tutti, a casa e al lavoro, hanno nei suoi confronti. Fino al maledetto giorno in cui, mentre cerca di arrivare puntuale al lavoro, in macchina sotto una pioggia scrosciante, Sarah viene coinvolta in un terribile incidente e tutta la sua vita cambia. Per un solo istante di distrazione. Quando, otto giorni dopo, si risveglia in un letto d'ospedale, tutto pare normale. In breve, però, si rende conto di non riuscire più ad avvertire nulla che si trovi sul lato sinistro del proprio corpo. I medici la chiamano Negligenza Spaziale Unilaterale: parole complesse che Sarah è cconvinta di poter cancellare dalla propria vita con poche settimane di fisioterapia. Perché non può fermarsi, deve tornare al suo mondo il più in fretta possibile.Ma questa volta la forza di volontà non è sufficiente. Sarah è costretta a convivere con un corpo che le pare estraneo, cattivo, sbagliato, che potrebbe non tornare più come prima, e ad accettare l'aiuto degli altri.
Emma ha trent'anni e lavora come avvocato nel prestigioso studio milanese di suo marito Lorenzo. La vita che ha costruito è esattamente quella che desiderava - riunioni, processi e serate mondane a cui è impossibile sottrarsi - ma non riesce a comprendere il senso di oppressione che prova ogni mattina al risveglio. Per questo tutti rimangono sconvolti quando annuncia la sua imminente partenza per l'Africa. L'arrivo in Mozambico, una terra così lontana da tutto ciò che ha conosciuto fino a quel momento, sancisce per lei l'inizio di una nuova vita, dove finalmente può essere davvero se stessa. Nuri vive ad Arusha, in Tanzania, ha ventidue anni e molti sogni nel cassetto, sogni segreti che non può confidare che al suo diario e che la metterebbero di sicuro nei guai se suo padre dovesse scoprirli. Sa che ci sono luoghi in cui i suoi desideri più arditi costituiscono la norma, ma per quella normalità lei è disposta a lottare, anche se in gioco c'è la sua stessa vita. Emma e Nuri, due donne agli antipodi, due esistenze apparentemente inconciliabili che si incrociano nella scelta di chi dice basta e vuole divenire artefice del proprio destino.
Nel suo letto di morte, in uno stato sospeso fra il sogno e iI ricordo, sperando di ricevere notizie del figlio Raul disperso, il leggendario moschettiere Athos rivede la sua vita tempestosa, in perpetua relazione con il mistero, l'intrigo, il pericolo. Fra tutte, torna a lui la prima avventura che segnò il suo destino: quando, poco più che ragazzo, dopo un fortunoso naufragio rifiutò l'invito a entrare nell'Ordine dei Cavalieri di Malta e accettò invece un incarico assai più rischioso. Sfidando il mistero del momento ineffabile dell'ultimo passaggio, Alberto Ongaro fa proprio il personaggio di Dumas, amatissimo insieme agli inseparabili Porthos, Aramis e D'Artagnan, in un romanzo che interroga il senso dell'avventura umana di fronte all'ineluttabilità della sua fine.
Come in una favola, il cafone Giovanni Pepere salva la vita al viceré nella battaglia di Troia del 1528 e in premio riceve terre nell'agro di Melfi sulle quali incomincia a costruire una masseria. È l'inizio di una scalata umana e sociale, di un riscatto dalla miseria che porterà il cafone a sposare per calcolo una principessa ma ad amarne davvero la sorella; crudele e violento, ignorante ma conscio di esserlo, Pepere si muove nella vacanza di poteri nata dopo il sacco di Roma sfruttando ogni occasione con spregiudicata intelligenza. La scoperta nelle proprie terre dell'"olio di pietra" - base per il micidiale "fuoco greco" - lo lancia in un commercio disinvolto e illecito che lo fa ricchissimo; il fuoco diventa così il simbolo del suo potere e insieme dell'ambizione che gli fa cambiar nome, dichiararsi principe, battere moneta e creare un esercito che lo difenda da chiunque sfidi la sua nuova, illegittima autorità. Sorretta da una lingua ricca e da uno stile di grande impatto, la parabola del cafone che si fa principe fa emergere i caratteri che fanno del protagonista il "primo italiano", prodromo di una borghesia belligerante, senza censo, senza credo e senza paura. In uno specchio distante cinque secoli si disegna così un ritratto collettivo che ci trova, ancora, impietosamente somiglianti
Guido Marchisio, torinese, 46 anni, è un uomo arrivato. Dirigente di una multinazionale, appoggiato dai vertici, compagno di una donna molto più giovane e bellissima: la sua è una vita in continua ascesa. Fino al 26 ottobre 2011, una data che crea una frattura tra ciò che Guido è stato e quello che non potrà mai più essere. Quella mattina, infatti, un incontro non previsto insinua in lui il dubbio: possibile che esista da qualche parte un suo sosia, un gemello dimenticato, un suo doppio misterioso e sfuggente? Giorno dopo giorno, il dubbio diventa ossessione e l'esistenza dell'ingegner Marchisio inizia, prima piano poi sempre più velocemente, a percorrere la stessa rovinosa china della sua azienda e della sua città. Di tutte le sicurezze costruite col tempo, non rimane più nulla: il suo ruolo di freddo tagliatore di teste, di manager di successo, la sua figura di uomo affascinante, tutto, per colpa di quel sospetto, sembra scivolare via da lui, come se accompagnasse l'emorragia che lentamente svuota l'industria italiana. Andare a fondo significherà per Guido affacciarsi all'orlo di un baratro e accettare l'inaccettabile.
Napoli, 1637. Primogenito di una nobile famiglia, Leone Baiamonte ha ventitré anni e la spavalderia di chi può vivere senza dover lavorare. A differenza del padre, astronomo dilettante dedito solo allo studio, Leone non è privo di senso pratico e iniziativa. Ma il giorno in cui scopre che la sua famiglia è finita nelle mani di Giorgio Terrasecca, un usuraio senza scrupoli, è troppo tardi per evitare il disastro. Per quell'uomo, infatti, la rovina dei Baiamonte rappresenta una vendetta lungamente attesa, cui non intende rinunciare. Macchiatosi di una grave colpa nel tentativo di proteggere i familiari, Leone non ha altra scelta che fuggire oltreoceano. Una fuga dolorosa e solitaria, che lo costringe a lasciare la sua futura sposa Lisa, ma che gli offre anche una speranza: in Messico, infatti, uno zio missionario ha scoperto una miniera d'argento e ha invitato il nipote a farsene carico. Il giovane confida così di poter dare sostegno alla propria famiglia. E in fondo al cuore, serba la speranza di riabbracciare la sua amata. Ma il Nuovo Mondo non è il paradiso, e mentre a Napoli i Baiamonte vivono nell'indigenza e il popolo vessato dalle tasse prepara la rivolta capeggiato da Masaniello, nuove peripezie metteranno Leone duramente alla prova. In un'epoca di luci e ombre, una storia di passioni profonde, un'avventura tra due continenti popolata di personaggi indimenticabili.
Bianca ha ottant'anni e sta perdendo la memoria. Ha preso l'abitudine di scrivere su un quaderno quello che accade nelle sue giornate, per essere sicura di ricordare. Non ha altra compagnia che la sua gatta, mentre l'ennesima badante che vive con lei è una presenza minacciosa e inquietante, che la fa soffrire. Ma riuscirà a liberarsene presto, come è già successo con quelle che l'hanno preceduta. Perché Bianca non sopporta di non essere più padrona in casa propria, di dover sottostare a regole che qualcuno le ha imposto e di cui non capisce il senso. Lei che un tempo non aveva bisogno di nessuno, che ha cresciuto una figlia da sola (già, sua figlia: dovrebbe chiamarsi Irene, le sembra di ricordare) e ha mandato avanti con successo e passione la sua merceria. Ma la memoria le tende trappole continue: alcuni ricordi sembrano scivolare via come acqua tra le pietre, altri invece non smettono di ossessionarla, e le pongono domande a cui non sa, o forse, in fondo, non vuole rispondere: cosa è accaduto alla sorella Olga? E al marito Bruno, misteriosamente ucciso una notte di oltre quarant'anni prima? E perché sua figlia non vive più con lei? Realtà, sogno e fantasia sembrano mescolarsi continuamente. Finché anche le verità più nascoste riemergono dal passato, insieme a una notte che neanche la luna ha voluto rendere meno nera.
Ester è una professoressa, una che crede nel suo lavoro, nel suo ruolo. Fin da ragazza, fin da quando frequenta la parrocchia e aiuta don Carlo, un prete di borgata che legge ai ragazzi Don Milani al posto del Vangelo e che cerca di strappare i figli degli ultimi al loro destino di ignoranza ed esclusione. È stato lui a creare il doposcuola in cui Ester ha compiuto i primi passi come insegnante. Ma la storia non si ferma davanti ai muri dell'oratorio e, mentre Battisti e poi Guccini prendono il posto di Modugno sul giradischi, scorrono le notizie della guerra in Vietnam, le contestazioni studentesche, la bomba a piazza Fontana, le scritte "Assassini" sui muri della scuola. Qualcuno cambia chiesa, come Giovanni, il primo amore di Ester, quando scopre che "Dio è morto" e che ci sono battaglie più importanti da combattere, riunioni di comitato, e poi chissà. Attraverso la vicenda di Ester, prima scolara e studentessa e poi professoressa, Vauro ripercorre oltre quarant'anni di scuola e di società italiana, dagli anni Sessanta a oggi.
È una delle estati più calde degli ultimi anni, e neanche la Riviera Ligure scampa a quell'afa che mozza il fiato. A Villa Moncalvo, il conte regge tra le mani il suo bene più prezioso. Suo padre gliel'aveva detto: "È un ritratto preso di profilo e t'inganna. Tu credi di poterlo guardare senza essere visto, in realtà è lui che legge dentro di te." Ma ora che la fine è imminente, il vecchio, senza moglie né figli, non deve rendere conto a nessuno. Forse solo a quel tesoro che nasconde da una vita, e che ora vorrebbe proteggere da mani avide. Quelle di Agnese, per esempio, la badante polacca che infatti, alla sua morte, si premura di "fare pulizia" nella casa, come giusta ricompensa per anni di fatica e dedizione. Una sollecitudine che non resta a lungo senza conseguenze. Nemmeno con Marco Luciani l'estate è molto clemente. Anche se a rubare il sonno al commissario della polizia di Genova non è il caldo, ma il pianto disperato del nuovo datore di lavoro. Alessandro è arrivato circa tre mesi prima, abbandonato in una cesta davanti alla sua casa di Camogli, e da quel momento la vita di Luciani non è più stata la stessa. Ma seppur messo a dura prova, il commissario non ha perduto il suo istinto. Sa che anche di fronte a una morte all'apparenza naturale bisogna porsi delle domande. Soprattutto se su di essa aleggia lo spettro di un capolavoro dal valore inestimabile, di cui si sono perse le tracce.