
Il romanzo racconta, in modo ironico, di un professore di matematica colpito dalla leucemia.
Alberto misura i passi, le cose, i minuti. Misura le forze che stanno tornando. Osserva gli allievi e i colleghi insegnanti, li classifica divertito per categorie. Guarda il mondo con occhi diversi, ora. E quando un’amica infermiera gli affida Danielle, una paziente in crisi, perché la ascolti e la aiuti, si tuffa anima e corpo in un’avventura imprevista.
Perché Danielle è sola, malata, bellissima. Ma, soprattutto, Danielle ha un segreto. Per aiutarla davvero, Alberto dovrà imbarcare nella sua impresa una squadra di compagni, incrociati o ritrovati per caso, ma tutti disposti a farsi carico della vita degli altri.
Tra Torino e Bruges, tra le aule del liceo e le stanze della chemio, tra i Murazzi e le Molinette, tra bar di periferia e trattorie in riva al lago, tra autoradio a palla e notti silenziose, si dipana la storia, ricca d’emozioni, di un gruppo di nuovi amici che sanno per cosa vale la pena lottare.
Questo testo è una raccolta organica di "intermittenze del cuore". Centofanti sa come mescolare il sacro al profano, come alternare descrizioni di stati d'animo in rapporto alle vicende dei suoi personaggi e cerca di entrare nel cuore umano per spiegarne le decisioni, i tormenti, i momenti di felicità. Soprattutto sa che un romanzo non può più essere scritto come se fosse il rispecchiamento di un reale che non c'è, che scrivere è un'attività per la quale non c'è né salvezza né scampo quando si è presa la decisione di continuare a farne il proprio momento personale di intervento sulla realtà, che le vicende che descrive sono tutte proiezioni di un suo sogno ecumenico di comprensione del mondo che, tuttavia, non potrà procedere che per lumi sparsi, per balzi narrativi, per sfondamenti progressivi della rete di nebbia e di ignoranza che avvolge la mente di ognuno. Per Centofanti, un romanzo è il tentativo di confrontarsi con se stesso, con la propria vita, con la propria intensità di desiderio.Dalla Prefazione di Giuseppe PanellaLe dita sono ancora intorpidite: è per questo che intitoli il romanzo Salva L'Anima? Perché pensando a una Chiesa insidiata dalle sirene del potere, tieni d'occhio l'insidia più sottile di una malattia evocata dalle tre maiuscole?
Salvatore Cassarano, un giovane contadino pugliese, quasi analfabeta, per circostanze sentimentali impreviste scopre quanto sia importante saper leggere e scrivere. Questa scoperta lo conduce in una frenetica e sofferta ricerca della cultura. Ma proprio a causa di questa ricerca scopre che esiste un altro mondo: quello della fede. Le varie vicissitudini lo portano a Roma, dove vive un'esperienza profondamente cristiana e contemplativa con i monaci benedettini: Salvatore diventa in breve uno studente esemplare e anche un monaco del monastero di San Paolo fuori le mura in Roma con il nome di don Ildebrando. Ma giunto al "culmine" della sua maturità culturale e di fede, in lui si riaffaccia il "vecchio" Salvatore. Le pagine del romanzo ci conducono così dentro una sofferta lotta interiore che riporterà Salvatore/Ildebrando verso la sua terra di Puglia, nei pressi del "ponte sul Rio Morto", là dove erano iniziati i suoi sogni e dove adesso desidera che si concludano...
Epiche, geniali, studiate o estemporanee. Così avventurose da sembrare romanzesche, tra dramma e commedia. Sono le fughe da Berlino Est. Dal 1961 fino alla storica caduta nel novembre '89, il Muro di Berlino non è stato solo il simbolo della guerra fredda, della divisione della Germania e dell'Europa, ma anche lo spettatore di storie e imprese di uomini assolutamente normali che tentarono di riprendersi la vita superando quella barriera, inviolabile come una montagna, con la forza dell'immaginazione e del desiderio di libertà. Alcuni di loro pagarono con la vita, ma molti riuscirono nell'impresa. Queste pagine raccontano le fughe più spettacolari e assieme più genuinamente umane. "Non volevo rimanerci neanche sottoterra a Berlino Est. L'ultima parte della vita almeno la volevo vivere da uomo libero" (Max Thomas).