
Passano i giorni, le settimane, i mesi, ma i cardinali giunti a Roma da ogni parte del mondo non riescono a trovare un accordo per eleggere il nuovo papa. Le tivù italiane e straniere cominciano a trascurare il conclave: le fumate dal camino della Sistina non creano più audience. Finché all'improvviso sembrano filtrare strane indiscrezioni: un bagno turco è stato allestito nei sacri palazzi, qualche cardinale è morto in modo misterioso, qualcun altro parrebbe aver tentato la fuga, mentre flagelli agghiaccianti e oscuri sortilegi minacciano la quiete del pio consesso. Ma quel che davvero sta accadendo, paralizzando la suprema scelta, sfugge a ogni previsione, fino al sorprendente finale.
"Il Natale del 1833" prende avvio dall'omonima lirica del Manzoni, abbozzata quasi di getto sull'onda del dolore causatogli dalla morte della prima moglie e rimasta incompiuta nonostante i ripetuti tentativi per ultimarla. Il protagonista è proprio lui, Manzoni, esplorato nel suo dramma d'uomo e in una "crisi di fede entro la fede" divenuta crisi creativa e preludio al suo silenzio di scrittore. Pomilio, mentre ne ricrea la vicenda in un libero gioco di verità e d'invenzione, ci offre un Manzoni più vero, forse, del vero, facendone in realtà la metafora d'una condizione dell'artista diviso nell'intimo tra sfide poetiche e ritrosie morali fino a mancare un possibile capolavoro. Il tema profondo del libro è però ancora un altro, ed è condensabile in una domanda ineludibile e sempre attuale: "Perché il dolore nel mondo nonostante Dio?". Il discorso sul Manzoni si trasforma così in un'alta meditazione intorno al mistero della sofferenza, e implicitamente intorno al divino. Prefazione di Salvatore Silvano Nigro. Con un saggio di Carlo Bo.
Pubblicato nel 1947, "Spaccanapoli" è il libro d'esordio di Domenico Rea che cominciò a scrivere assai giovane, in quella particolare atmosfera che si era venuta a creare a Napoli durante l'occupazione militare alleata. Accolto con favore dalla critica, ma confuso da alcuni con le vane operazioni neorealistiche di quegli anni, "Spaccanapoli" rivela già per intero le doti di uno scrittore incatalogabile, che descrive un mondo - quello della plebe - in una lingua sonante, ellittica, nervosa. La novità di questi racconti che Emilio Cecchi definì "al lampo di magnesio", risiedeva nella compresenza e alternanza di alto e basso, di dialettale e letterario, di quel dialetto "avviluppato e attaccato alle cose".
Graziella De Palo è una giovane giornalista innamorata della giustizia quando il 2 settembre 1980 scompare a Beirut assieme al collega Italo Toni. Dovevano visitare dei campi profughi al confine con la Palestina, ma seguivano in realtà una pista sul traffico d'armi intrecciata con le vicende del terrorismo, delle stragi e con parecchi misteri della politica italiana e internazionale dell'epoca. Di loro non si è saputo più nulla. Han van Meegeren è un pittore olandese di scarsa fortuna, noto e dileggiato per le sue rose grigie, quando accetta da un uomo in nero un incarico bizzarro: dipingere un Giudizio Universale in una cappella battuta dal vento sulla cima di un colle italiano. Purché sia un Giudizio di Vermeer. Suo, ma di Vermeer. Chi è l'uomo in nero che si fa chiamare semplicemente Acca? E perché gli chiede di diventare un falsario, come di fatto accadrà? Dora, la voce narrante di questo romanzo, è cresciuta insieme a Graziella. "Eravamo di quelle amiche che sono sempre insieme, che non riescono a stare lontane neanche per un pomeriggio. E invece ci siamo allontanate, e quando ci siamo allontanate lei è morta. E la sua storia, il modo in cui è morta, è talmente assurda che se la raccontassi non ci crederebbe nessuno. Così ho cominciato a scriverne un'altra, che è davvero assurda, ma se un romanzo è assurdo tutti ci credono. La realtà invece non interessa a nessuno". Due romanzi in uno, una doppia vicenda nata da un dolore mai sopito che mescola fatti reali e invenzione, memoria di un'amicizia e mito, ed elaborata con l'abilità di chi da sempre cerca e trova nella narrazione propria e altrui una profonda ragione di vita. Perché "noi volevamo essere ingannate, tutte e due: Graziella dalla ricerca della verità, io dalla ricerca della finzione, che è parente stretta del falso anche se si chiama letteratura".
Giappone, Papua e le isole dei Mari del Sud, India, Nepal, Spagna, Tunisia, Marocco. E gli Stati Uniti, naturalmente. Sono solo alcuni dei viaggi che Fernanda Pivano ha compiuto con Ettore Sottsass Jr. durante gli anni del loro matrimonio. Questo libro nasce dal ritrovamento nell'archivio Pivano delle registrazioni che i due hanno realizzato durante i loro viaggi. Fernanda infatti non si allontanava da casa senza avere con sé un piccolo registratore giapponese, dei nastri su cui incidere e le batterie: un modo per prendere nota di tutto, paesaggi, incontri, dialoghi, riflessioni e ricordi. Ne sono nati testi carichi d'ironia e di meraviglia. L'ironia di due menti che hanno sprovincializzato l'Italia e la meraviglia di chi ha scoperto luoghi che nessuno in Italia aveva ancora mai raccontato. In queste pagine rivivono il loro spirito e la loro storia, il loro desiderio di conoscere artisti e popoli lontani, gli incontri di Nanda con i tanto amati autori americani e le prime mostre di design di Sottsass.
"Le donne devono sempre ricordarsi chi sono e di cosa sono capaci. Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell'irrazionalità, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo". Una frase di Virginia Woolf per introdurci nel mondo di Cati, che ha quattordici anni, non si piace, odia tutti tranne la sua mamma un po' punk che non c'è più e detesta Titti, la nuova perfettissima compagna del papà. Nel disordine della sua vita, quando la malinconia e la rabbia sono al massimo, Cati letteralmente inciampa in Seraphine, che ha l'aria di essere una senzatetto ma in verità è una strega. Sarà con questa curiosa guida, e grazie ad altre donne alquanto bizzarre, che Cati scoprirà il potere della Casa della Luna e riuscirà a dare alle sue energie un colore che non sia il nero della ribellione, riversandole come benzina in quella favola di potere che è la sua vita: un posto pieno di nuovi legami e di grandi possibilità.
Il 10 ottobre del 1998 Fielding Marshall, un programmatore informatico di ventisette anni, sta facendo un'escursione sugli Appalachi con il suo cane Gonker, sei anni, metà golden retriever. Gonker scatta in avanti e sparisce nella foresta. Ha il morbo di Addison e ventitré giorni per sopravvivere senza le medicine che prende regolarmente: deve fare un'iniezione una volta al mese per tenere la malattia sotto controllo. Subito scatta la ricerca, che coinvolge tutta la comunità e soprattutto l'intera famiglia Marshall: un viaggio nel presente ma anche nel passato, in cui riemergeranno vecchie ferite in grado di minare equilibri già fragili.
''Smarrito cane'' è una storia vera sull'eroismo: non quello clamoroso da titoli di giornale, ma quello che si manifesta nelle sfide grandi e piccole che affrontiamo tutti ogni giorno.
Oltre che alle altre opere, il nome di Guido Piovene sarà per sempre legato al ''Viaggio in Italia''. Un reportage nell'Italia del secondo dopoguerra. Un viaggio da Bolzano alla Sicilia, dalle Alpi alle saline, passando attraverso i molteplici paesaggi che costellano la nostra penisola. Nei tre anni della sua durata Piovene ci ha guidato alla scoperta, regione dopo regione, di città, borghi, piazze, caratteri: dai più noti a quelli dimenticati. Un'impresa straordinaria dalla quale scaturì un libro importante nella storia del paese: preciso, acuto, fedele, circostanziato. L'Italia raccontata è quella della ricostruzione e del boom economico, e che a uno sguardo contemporaneo potrebbe apparire lontanissima e superata. Così non è. Piovene è riuscito, quasi fosse un antropologo, a far emergere il carattere nazionale, quello immutabile, che resiste alle mode e ai rovesci della storia.
Il Cardinale è stanco. Nell'istituto che accoglie i vecchi gesuiti dalle missioni di tutto il mondo i suoi giorni scorrono lenti, scanditi da medicine cibo sonno, in compagnia di due giovani preti e dei ricordi. L'azzurro vivido degli occhi è ancora quello dell'anima, il pensiero è ancora rapido e acuminato. Ma il Cardinale sente che la fine è vicina. Per questo il Cardinale ha progettato nel dettaglio la sua Missa solemnis, il suo passo di addio. Fuori dalla finestra, davanti allo sguardo, nel mutare delle stagioni, un platano veglia su di lui, o viceversa. Da un paese lontano arriva un giovane sconosciuto che penetra nella sua attenzione, entra nelle veglie delle sue notti, lo conduce al compimento del rito: Missa est.
Di Antonio Debenedetti si può dire che è scrittore, poeta, critico letterario, giornalista per il Corriere della Sera da una vita. Ma ben più significativo è ricordare che la voce affilata, misuratissima, che troviamo nelle sue opere ha radici profonde, che ci conducono dritti nel cuore del secondo Novecento italiano. Figlio del grande critico letterario Giacomo, cresciuto tra Torino e Roma nel cuore della comunità letteraria dell'epoca - da Moravia e Morante a Giorgio Caproni, maestro e amico - Antonio Debenedetti è uno straordinario tramite fra il passato più nobile delle nostre lettere e il presente. Proprio al presente guardano le prove narrative di Debenedetti, unendo intima partecipazione e distacco. La sua ricerca di essenzialità stilistica si riflette anche nella scelta della misura breve: così che la parte maggiore e più apprezzata della sua produzione è costituita fin dai primi anni dai racconti, di cui in questo volume si trova una selezione a cura dello stesso autore.
Olga è nell'età in cui si fanno bilanci. Malata, sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice e le vicende che hanno condotto sua figlia Ilaria a una morte precoce. Ha così inizio la sua lunga confessione alla nipote. E nel gesto della scrittura Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità. Una storia forte e umanissima che ha emozionato milioni di lettrici e lettori di ogni età.
«Do not enter the room! Animale pericoloso!»: armati di questo minaccioso cartello partono per le vacanze Paola Capriolo e suo marito. Sì, perché insieme a loro, sempre, gira il mondo anche Ela, gatto dal pelo fulvo e dall'indole carismatica con il quale i due padroni intrattengono un rapporto silenzioso e profondissimo che non può esser messo a repentaglio dalla sventatezza di una cameriera che lasci la porta spalancata per dare aria alla camera... «Avventure di un gatto viaggiatore» è il racconto dell'estate di una coppia di intellettuali con il loro inseparabile micio e insieme una meditazione sulla misteriosa natura dei nostri compagni felini e sul fascino sornione con cui da sempre ci incantano.