
La corte del re Luigi XVI sta per essere travolta dallo scandalo del secolo, passato alla storia come "l'affare della collana". L'intrigo, ordito da una nobildonna decaduta, assetata di denaro e bramosa di scalare i vertici dell'alta società parigina e di avere un ruolo a corte, coinvolge nelle sue trame l'ambizioso cardinale Rohan, il sedicente mago e alchimista Cagliostro, fidatissimo amico dell'alto prelato, e la stessa regina Maria Antonietta, spianando la strada alla Rivoluzione dell'89. L'affare della collana non resta confinato fra le mura dei tribunali, ma diventa subito di pubblico dominio. Le arringhe degli avvocati vanno a ruba come bestseller, molti scrittori si arricchiscono con pamphlet scandalistici venduti in migliaia di copie. La Francia si appassiona alla vicenda e si divide fra innocentisti e colpevolisti. Ma il debole re Luigi non ne coglie appieno la portata e lascia che le cose seguano il loro corso, accelerando così il tramonto e la fine della monarchia francese.
Le righe d'inchiostro di un manoscritto greco occultato intrecciano irrimediabilmente le vite di religiosi del Cinquecento: attorno a pochi fogli di pergamena s'infiamma l'eterna lotta tra fede ed eresia. Il coraggio è per alcuni frati la sola strada per salvare il libero pensiero. Chiostri di conventi e biblioteche ricolme di libri saranno teatro e campo di battaglia di violenti scontri, tra ambizione e brama di sapere, gelosia e sete di potere. Ma l'antico segreto verrà salvato per giungere nelle mani degli studiosi contemporanei. Prefazione di Antonella De Vinci.
Sulle orme de "I conquistatori" di Francesco Perri, "I fatti di Casignana" - opera pubblicata per la prima volta nel 1974 - narra le vicende della lotta contadina all'indomani della Grande guerra in un paese alle pendici dell'Aspromonte per il rispetto della legge Visocchi, secondo cui ai reduci di guerra era concesso di sfruttare i terreni incolti. A Casignana, feudo della principessa di Roccella, i contadini iniziano a bonificare la foresta Callistro ma, un mese prima della marcia su Roma, la concessione delle terre viene revocata; i contadini, guidati dal sindaco socialista Filippo Zanco, occupano pacificamente la foresta; il prefetto intima lo sgombero, le forze dell'ordine attaccano e si consuma la tragedia. A fomentare la dura repressione ci pensano i figli di don Luigi Nicota, il ricco e arrogante proprietario del paese. Un romanzo in cui, con estrema obiettività e realismo scevro da ogni retorica populista, Mario La Cava indaga sulle cause della sconfitta del movimento contadino, mette in luce il contrasto di interessi tra contadini e pastori, denuncia la complicità del potere economico e politico, smaschera l'ambiguità dei traditori, si compenetra nella sofferenza dei sopravvissuti, racconta la solitudine di chi non era riuscito a guidare il suo popolo alla vittoria. Prefazione di Goffredo Fofi.
La corte del re Luigi XVI sta per essere travolta dallo scandalo del secolo, passato alla storia come "l'affare della collana". L'intrigo, ordito da una nobildonna decaduta, assetata di denaro e bramosa di scalare i vertici dell'alta società parigina e di avere un ruolo a corte, coinvolge nelle sue trame l'ambizioso cardinale Rohan, il sedicente mago e alchimista Cagliostro, fidatissimo amico dell'alto prelato, e la stessa regina Maria Antonietta, spianando la strada alla Rivoluzione dell'89. L'affare della collana non resta confinato fra le mura dei tribunali, ma diventa subito di pubblico dominio. Le arringhe degli avvocati vanno a ruba come bestseller, molti scrittori si arricchiscono con pamphlet scandalistici venduti in migliaia di copie. La Francia si appassiona alla vicenda e si divide fra innocentisti e colpevolisti. Ma il debole re Luigi non ne coglie appieno la portata e lascia che le cose seguano il loro corso, accelerando così il tramonto e la fine della monarchia francese.
La lettura di Emigranti (pubblicato per la prima volta nel 1928 da Mondadori) è una pura immersione nella grande letteratura. Ci troviamo dinanzi a un affresco grandioso del mondo contadino e pastorale dell’Aspromonte; e, in quanto «mondo», non solo degli uomini, delle donne e delle loro quotidiane tribolazioni, ma anche della natura e dei paesaggi che li circondano. Vi è in Emigranti una straordinaria conoscenza dei luoghi e un profondo amore per l’Aspromonte. Vi è una finissima introspezione psicologica dei personaggi. Vi è un incalzante ritmo narrativo. Ma vi sono anche momenti di pura contemplazione estetica del mondo della natura. Anche in Emigranti, come in tutte le altre storie della letteratura del Novecento calabrese, un senso di morte aleggia sulla vicenda narrata. Tuttavia, non c’è spazio per la disperazione perché non c’è morte senza rinascita.
Questa è la favola di Sepúlveda, autore indimenticabile di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare e di molti altri romanzi, ed è essa stessa la storia della sua vita raccontata a un gatto. Nato in un bel giorno di primavera in un albergo nella terra ai confini del mondo, Luis, detto Lucho, comincia il suo racconto dai nonni e dall'infanzia a Santiago, per poi ricordare il primo amore e l'incontro con Carmen Yáñez, sua compagna della vita. Il gatto lo ascolta parlare dell'entusiasmo per l'elezione di un presidente chiamato Allende e del tragico golpe che lo costringerà all'esilio, della lunga esperienza in Amazzonia accanto agli indios shuar, fino all'arrivo ad Amburgo, dove, in una realtà tutta nuova, inventerà la favola della gabbianella per far addormentare i suoi tre bambini. Una vita avventurosa, generosa e intensissima, 'incandescente' come dice lui stesso, narrata come una favola dolce e forte - così d'altronde era lui - da Ilide Carmignani, sua traduttrice e amica. Una favola sì, ma un esemplare atto di restituzione, monumento a uno scrittore e all'amore verso la letteratura che crea legami: libro composito fatto di stratificazioni, libro dentro libro, narrazione dentro narrazione, scrittore dentro scrittore, traduttore dentro traduttore. L'autrice, forte di un'intimità di carta con il narratore cileno, ha riversato con grazia in questo libro tutto l'affetto verso Sepúlveda trovando una forma, un'architettura e una voce tutta sua e perfettamente intonata a quella dello scrittore. Perché chi traduce è come se mettesse i piedi nelle orme dell'altro. Come scrive Carmen Yáñez, Sepúlveda 'attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all'umanità i concetti etici della diversità, dell'uguaglianza, del rispetto dell'altro e della solidarietà. La sua posizione personale di uomo e di cittadino del mondo. Era quella la miniera della sua immaginazione'. All'immaginazione e alle favole di Luis Sepúlveda, anche a quella della sua vita, rimarremo quindi sempre legati. «Un giorno di tanto tempo fa bussò alla nostra porta un umano grande e grosso, con barba, baffi e capelli neri. Somigliava straordinariamente a Zorba, un mio vecchio amico, come gli umani somigliano sempre al loro gatto o al loro cane. Non aveva gli artigli lunghi come un cerino, ma il sorriso invisibile era lo stesso. Capii allora con emozione che era il famoso Luis Sepúlveda, l'intrepido marinaio che a bordo di minuscoli gommoni arcobaleno bloccava le petroliere che tentavano di sversare la peste nera in mare ,il coraggioso giornalista che svergognava i colpevoli sui giornali, lo scrittore che dava voce alle creature che non avevano voce, insomma l'umano più famoso e più amato dai gabbiani e dai gatti del porto di Amburgo e di tutti i porti dove miagolano gatti e volano gabbiani». Età di lettura: da 8 anni.
Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d'amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: 'fare la muta al cuore', come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla - insieme a una bufera di neve - c'è Nanà, ultima custode di casa, novant'anni portati con tenacia. Levì, l'altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l'una dell'altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l'anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.
Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio Folco di cos'è stata la sua vita e di cos'è la vita: "Se hai capito qualcosa la vuoi lasciare lì in un pacchetto", dice. Così racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo. "Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte." Un testo che è il suo ultimo regalo: il nuovo libro di Tiziano Terzani. Letto da Edoardo Siravo, Marco Pagani, Carmen Piga e Lucy Matera.
Sam è una donna realizzata. Ha quarantaquattro anni, una galleria d’arte, una vita sociale ricca e piena. Le manca solo l’amore, ma è certa che prima o poi qualcuno la prenderà per mano. Per il momento, gli uomini sono solo un breve lampo nel cielo sereno dell’amicizia.
Una sera, dalla radio accesa, una voce sembra rivolgersi proprio a lei. Le parla di musica e di bellezza, le apre le porte di un mondo fino a quel momento quasi sconosciuto. Sam ascolta, sempre più attratta da quelle sfumature sonore così calde e avvolgenti. Ma ci si può innamorare di una voce? Sam è decisa a scoprirlo. Esce allo scoperto, dalla quieta riservatezza in cui vive. Contatta la Voce, che da quel momento in poi parla davvero solo con lei. Il dialogo cresce, la confidenza aumenta fino a trasformarsi in passione: un rapporto vissuto senza mai vedere l’altro, scoprendolo attraverso le parole, i profumi, il gusto e le carezze, in un universo di sensazioni che va dritto all’anima, oltre la superficie, oltre la pelle. Un amore cieco, assoluto, che minaccia di inghiottire ogni certezza, e che rischia di svanire al primo sorgere del sole...
Siamo in provincia di Sassari. A undici anni il piccolo Mario, rimasto orfano di madre, viene abbandonato dal padre e inizia a vagare per le campagne in cerca di un lavoro, che significa cibo e riparo. Pastore di capre prima e poi manovale nei campi, attraversa in lungo e in largo una terra abitata da miserabili, da prepotenti, da persone umane e generose. La natura aspra e selvaggia. La povertà assoluta. I briganti. La diffidenza. Le superstizioni. Mario cresce affrontando tutto questo e il suo cammino è la più avvincente delle avventure. Senza mai arrendersi, con lo sguardo pulito, il coraggio della disperazione e un cuore che si mantiene sempre buono nonostante tutto. Sullo sfondo, gli anni del Dopoguerra e un'Italia lontana contadina, che Mario incontra talvolta nelle città della costa, o quando una troupe cinematografica arriva a girare sulle sue montagne, o quando entra per lo prima volta alla Rinascente... “Nato all'inferno” è il racconto autobiografico della vita di Mario Gregu, dal suo primo ricordo alla sua partenza per emigrare prima in Germania e poi a Milano, la città dove vivrà per anni e troverà sicurezza economica e serenità prima di tornare da pensionato in Sardegna.
Il commissario Barbara Gillo è tornata: pochi mesi prima aveva dato ottima prova del suo fiuto investigativo, sgominando ricchi criminali torinesi e conquistando l’amore dell’affascinante collega Zuccalà. Ma il destino cinico e baro la colpisce alle spalle: il commissario Zuccalà è a Palermo, circondato da climi (e donne) meno algidi, lontanissimo e irrecuperabile. Non le resta che dedicarsi al mistero della scomparsa di Tanzio Accardi, giovane scapestrato di buona famiglia improvvisamente svanito nel nulla, le cui tracce si fermano a Montecarlo. E alla morte di una giovane donna sciocca e ricchissima, il cui destino sembra legato a quello di un’altra donna, altrettanto ricca ma tutt’altro che sciocca, coinvolta in truffe ad altissimo livello...
Dopo il successo di L’assassino qualcosa lascia, un nuovo romanzo di Rosa Mogliasso, spumeggiante, ironico, crudo al punto giusto: un noir tutto italiano dallo stile che riecheggia la grande prosa di Fruttero & Lucentini.
Ciro è un ragazzino di tredici anni, tanti quanti ne sono trascorsi dal passaggio del fronte in Toscana. Ciro ha gli occhi chiari, i capelli biondi, il volto cosparso di efelidi e non ha un padre. È figlio di un soldato americano e della guerra, è figlio dell'entusiasmo e della Liberazione. Sullo sfondo di un rigoglioso paesaggio toscano, Ciro, malvisto da tutti e per lo più solo, vive come un selvaggio in un mondo magico e rurale aspettando un padre che non torna mai; parlando con un gemello che ricorda appena e che immagina vivere accanto a sé; subendo umiliazioni dalla gente del paese che ordina ai figli di tenersi alla larga da lui. Colmo di risentimento fa dispetti, compie atti vandalici, filosofa, sogna tesori e vendette avendo come sua unica arma una straordinaria immaginazione. Ma è solo l'inizio: presto, prima che Ciro se ne renda conto, un giovane zingaro con un segreto nel cuore incrocerà la sua strada, guarderà nei suoi occhi azzurri e capirà tutto. Ciro invece scoprirà un popolo e una storia che nessuno conosce finendo per vivere un'avventura senza precedenti che cambierà per sempre la sua vita e il suo modo di vedere il mondo. Un'avventura rocambolesca e mozzafiato che affronta con coraggio e garbo argomenti universali come la guerra, l'accettazione della perdita e la scoperta del diverso. Età di lettura: da 12 anni.

