
Francesco Soria è un musicista. Scrive colonne sonore per il cinema e ha un certo successo. Una sera, mentre sta cercando di telefonare a Roma, la comunicazione viene interrotta da un'interferenza. All'altro capo una voce di donna. Sta parlando con qualcuno che Soria non può sentire ma che, dal tono della conversazione, deve essere un amante. E una storia finita, ma lei gli chiede un ultimo incontro «a quel ponte di legno, alla solita ora». Forse è la nota di rimpianto nelle parole della donna a scatenare in lui un'irrefrenabile curiosità. Deve conoscerla, deve dare un corpo a quella voce. È l'inizio di congetture e appostamenti, che lo portano a identificare la sconosciuta. È Frederika, una giovane di grande bellezza, sposata con un nobile tedesco, che frequenta Venezia di tanto in tanto. Quando il conte Andrea dal Fumo, uomo affascinante e grande seduttore, viene trovato morto, Francesco si convince che sia lui l'uomo della telefonata e che sia stata Frederika a ucciderlo. Evidentemente anche la polizia la pensa allo stesso modo, perché la giovane viene incriminata. Ma le cose non sono come sembrano e l'autore, trasportandoci in un dedalo che assomiglia a un intrico di calli veneziane, ci condurrà lentamente a scoprire l'impensabile verità.
Odorico da Pordenone fu, come Marco Polo, un grande viaggiatore. Nato, pare, lo stesso anno di Dante, entrò nel convento dei Frati Minori di Udine nel 1280. La sua grande avventura fu un viaggio in Estremo Oriente, cominciato forse nel 1314, che lo portò a incontrare il Gran Khan. Sulla scorta delle scarse notizie fornite dalla storia e dai "Commentari" che Odorico dettò al suo ritorno, Sgorlon racconta tutta la vita di questo uomo singolare, rievocando il suo straordinario slancio missionario, la sua animosa curiosità di "viaggiatore di Dio", il suo grande sogno che l'Asia e il Catai potessero un giorno rivolgersi al cristianesimo.
Sull'autostrada che da Assisi porta a Roma, due ragazze viaggiano a velocità sostenuta. Non sono ragazze come le altre, hanno avuto una vita precedente, una morte violenta, ma sono tornate. Mirta è appena sfuggita a un attacco dei benandanti, una setta il cui obiettivo è quello di sterminare i morti che rivivono, e Sara è quella che l'ha salvata. In un antico palazzo romano, annidato in un vicolo silenzioso, ha inizio l'apprendistato di Mirta. Lei, che pensava di essere sola, che credeva di essere rinata per ritrovare Robin, l'amore perduto, scopre l'esistenza di un mondo parallelo a quello degli umani, con regole ferree e una rigida disciplina.
Sospesa fra Venezia e Parigi, la vita di Stefano Pietra è quella di un giovane pittore che non è ancora riuscito ad affermare il proprio talento e si barcamena in attesa di una grande occasione. A offrirgliela è l’amica Hélène de Surgérès, che lo presenta a Emmanuel Cordier, noto mercante d’arte. Per Stefano una mostra da Cordier vorrebbe dire la svolta tanto attesa e, forse, un trampolino per riconquistare anche lei, la bella enigmatica Hélène, che lui ha amato dal primo istante in cui l’ha vista, e che l’ha riamato intensamente per poi lasciarlo senza motivo apparente, come rapita da un rivale che in silenzio aveva sempre abitato nel suo cuore.
Da Cordier Stefano fa conoscenza con François Ronan, un critico d’arte. L’uomo sembra molto interessato a lui e le sue attenzioni, che inizialmente lusingano Stefano, finiscono in breve per allarmarlo, cariche come sono di un presagio funesto che il giovane pittore non sa come interpretare.
Ronan, che per l’aspetto gli ricorda un ufficiale nazista, si rivela indecifrabile proprio come il pezzo più prezioso della sua collezione privata: un’antica maschera funebre di origine micenea alla quale tiene sopra a ogni cosa. Quel che è certo è che l’uomo cova un oscuro segreto ed è preda di una misteriosa ossessione. Il suo istinto di prevaricazione sembra trascinare tutto ciò che tocca e non tarderà a travolgere anche Stefano in un gorgo di angoscia e mistero, gelosia e vendetta, al cui centro vi è un arcano rituale dallo sconcertante potere.
Nel corso di uno scavo in una grotta di Betania, il villaggio sul fiume Giordano dove fu battezzato Gesù, padre Matteo scopre una serie di scheletri affiancati che portano al collo un collare di ferro simile a quello degli schiavi, ornato da oscure incisioni. All'inizio Matteo, preso dai molti compiti del suo ruolo di Custode e preoccupato per l'insorgere di una serie di malesseri che gli procurano forti dolori, e che si riveleranno per i primi sintomi del morbo di Burger, sottovaluta la scoperta. Ma quando padre Vidigal gli rivela che le incisioni rappresentano lo stemma di Federico Il, e attorno a lui cominciano a verificarsi strani fatti, Matteo capisce di aver messo le mani su qualcosa che scotta.

