
"La bella vita" è la prima delle tante raccolte moraviane di racconti. Il libro presenta dunque allo stato nascente le figure, le problematiche, i modelli di una esperienza letteraria tra le maggiori del Novecento italiano. E mentre il giovane scrittore ripensa la propria vita e il proprio ambiente, in piccoli capolavori, illumina anche i molti vizi e le poche virtù della realtà italiana negli anni del fascismo, e getta a grande profondità uno scandaglio sui nodi oscuri dell'esistenza.
Questo volume contiene gran parte dei racconti scritti da Moravia tra il 1927 e il 1951, già variamente distribuiti in raccolte più brevi. I primi risalgono agli anni in cui Moravia lavorava al suo primo romanzo "Gli indifferenti" (1929) e denotano la maturità tecnica ed espressiva dell'autore.
Prima raffigurate nell'antica Grecia come uccelli rapaci con testa e bionda chioma di donna, poi dal Medioevo in avanti come donne a coda di pesce, le sirene sono da sempre con insidioso canto simbolo della seduzione intellettuale. Nei quattro episodi del libro, che vanno dai remoti tempi omerici all'oggi, Maria Corti illumina quella strana avventura di seduzione per cui "Sirene e naviganti si desideravano reciprocamente". Gli esiti sono fabulosi, drammatici o ironici, tutti conditi da un sottile chiacchierio delle Divine. Prefazione di Cesare Segre.
Questo volume contiene un'introduzione di Luigi Malerba e le seguenti opere di Cesare Zavattini: Parliamo tanto di me; I poveri sono matti; Io sono il diavolo; Totò il buono; Ipocrita 1943; Come nasce un soggetto cinematografico; Straparole; Toni Ligabue; Non libro; Stricarm'in d'na parola; Le voglie letterarie; Al macero; La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini; La veritàaaa; Gli altri.
"L'assenza è un vuoto che può essere colmato anche attraverso la memoria, non nel senso di nostalgia, ma per mantenere viva una presenza. Nel caso di Pier Vittorio Tondelli un segno diviene anche quello di non dimenticare, di far sì che la sua voce, il suo pensiero, la sua progettualità possano divenire basi per un dibattito critico sul fare letteratura, sull'essere scrittore. Quindi la memoria di queste pagine vuol essere non un atto di celebrazione, ma un momento di intervento e di riflessione, magari a volte un po' commossso, altre troppo partecipe e affettuoso, ma necessario come coinvolgimento." (Dall'introduzione)
Il 21 marzo 2001 una giovane professoressa ribelle abbandona l'Italia per rifugiarsi in una sperduta isoletta greca. Sedici anni dopo una troupe della Grande Rete Interattiva irrompe nella casa del faro di Antikythera. Il "Principe" presentatore avvelena a morte la donna con un biscotto allucinogeno, per trasmettere in diretta sugli schermi le ultime visioni della vittima protagonista dello show. Siamo a "Cookies", il devastante programma Internet. Quaranta milioni di abbonati si collegano alla memoria cinematografica di Speranza Adamoli, che proietta le metamorfosi dell'italia di oggi, un'Italia di rifatti a cui lei ha detto "No".
"Oggi, rileggendo questi diari, mi sembra di riascoltare ancora una volta la voce, aspra di Alberto, mi sembra di coglierne la segreta dolcezza. Sono sicura che anche per chi non ha mai sentito la sua voce, questo diario ha oggi un suono e parla all'orecchio con la seduzione di un canto dalla melodia distesa, in cui i ritmi di una intelligenza leonina si perdono nei deserti della memoria." (Dall'introduzione di Dacia Maraini)
"Gli anni Quaranta sono, per molti versi, uno dei periodi più ricchi della creatività di Alberto Moravia. L'espressione va intesa non solo in senso puramente quantitativo (i ritmi di scrittura moraviani permangono costantemente alti), anche se, già da questo punto di vista, i cinque romanzi ("La mascherata", "Agostino", "La romana", "La disubbidienza", "L'amore coniugale") e i numerosi racconti testimoniano, con la loro stessa mole, di una generosità creativa probabilmente senza pari nel nostro Novecento. Senza pari soprattutto ove si guardi, poi, alla qualità delle opere." (dall'introduzione di Piero Cudini)
Sessantanove 'nuovi' racconti di Moravia, dispersi su giornali, riviste, almanacchi, fra il 1928 e il 1951. Questi racconti, scanditi in tre fasi, ci dicono che Moravia è stato un buon lettore. Pagine di sprofondamento nelle oscurità, nelle caverne della psiche, pagine di avviso che il male è sempre sulle porte dell'anima, e poi paure e dilavate, rivoltate fantasie, dove visioni di moderna civiltà urbana spiovono in un'atmosfera di cifrata irrealtà.