
C'era una volta un vecchio pazzo che viveva su un marciapiede, circondato da una corolla di cartoni e di stracci, vegliato solo da un colombo ferito. Forse un tempo è stato un uomo importante, ma nessuno ne ha più memoria, nemmeno lui stesso. La sua vita procede immutabile, scandita dall'avvicendarsi del sole e della pioggia, dalla buona sorte di trovare in fondo a un cestino qualche succulento scarto della vita urbana. Finché succede una cosa incredibile. Una meravigliosa ragazza dal corpo morbido e profumato incrocia gli occhi assenti del vecchio, gli sorride, lo porta a casa con sé, lo lava, lo ama. La nuova vita felice dura un tempo breve. Un giorno il vecchio - come prima è stato inaspettatamente riconosciuto e salvato - viene abbandonato e, lontano dalla meravigliosa ragazza, s'incammina verso la città dei morti, mentre la neve ricopre tutto. Ma, a questo punto, succede un'altra cosa incredibile... Secondo le parole di una straordinaria visitatrice del mondo fiabesco come Cristina Campo, "a chi va, nelle fiabe, la sorte meravigliosa? A colui che senza speranza si affida all'insperabile". Così la storia del vecchio pazzo non finisce qui, ma supera di slancio la soglia dell'impossibile, si addentra nel buio e lo trascende. Meditazione estrema e inattuale sull'amore dietro un velo di desolazione e dolcezza, questa fiaba controcorrente indica un diverso cammino in questi tempi di chiusura degli orizzonti, ridando spazio all'invenzione della vita e del mondo.
È la vigilia di Natale e sono tutti più romantici, più buoni, ma anche un po' più isterici. Polignano a Mare si sveglia magicamente sotto la neve che stravolge la vita del paese, dividendolo tra chi ha le gomme termiche e chi no. La più sconvolta è Matilde, che riceve quella mattina un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, "colpevole" di averla troppo trascurata negli ultimi tempi. Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata il "Petruzzelli", in cui troneggia un albero di Natale alto quattro metri e risplendono le luminarie sul tetto. L'obiettivo di Matilde è sfidare davanti a tutti Ninella, la consuocera, il grande amore di gioventù di suo marito. E Ninella, che a cinquant'anni è ancora una guerriera, accetta la sfida. Sbaglia però a farsi la tinta "biondo Kidman", che la renderà meno sicura, ma non per questo meno bella. Quella sera, alla stessa tavola imbandita si siederanno, tra gli altri: una diciassettenne ossessionata dalla verginità (Nancy); una zia con tendenze leghiste (Dora); una coppia (Chiara e Damiano) in cui il marito forse ha messo incinte due donne, e un ragazzo gay (Orlando) che ha dovuto scrivere a mano su pergamena undici menu, in cui spicca il "supplì alla cozza tarantina" preparato con il Bimby. Tra cocktail di gamberi, regali riciclati, frecciate e risate, ne succederanno di tutti i colori. Ma ai due consuoceri, Ninella e don Mimì, importerà solo essere seduti uno accanto all'altra.
Le tre minestre che danno il titolo al racconto autobiografico di Andrea Vitali rappresentano le tre zie che accompagnano gli anni della sua infanzia. Siamo in un'Italia di provincia, negli anni Sessanta, dove ancora si parla il dialetto e le zie circondano il ragazzino con un affetto "rustico ma profumato". Ne emerge uno spaccato di vita vissuta e di costume di grande suggestione, delicatamente nostalgico e al contempo ironico. Un autentico tuffo nel passato al quale contribuisce anche il verace ricettario della tradizione locale che affonda le radici nel territorio, tra le sponde del lago di Como e le valli retrostanti.
Perché leggere oggi l'"Iliade" e l'"Odissea"? Perché perdere tempo con la mitologia che racconta storie vecchie di migliaia di anni? Perché, parola di Luciano De Crescenzo, le storie degli eroi e degli dèi dell'Olimpo sono piene di colpi di scena, di amori, tradimenti, viaggi da sogno e vendette. Perché la mitologia è "la capostipite di tutte le telenovelas, la madre di tutti i romanzi d'avventura, il prototipo di tutti i serial". E, per dimostrarlo, l'ingegnere-filosofo racchiude in questo ricco volume tre dei suoi più amati bestsellers, dedicati ai personaggi dei poemi omerici: "Elena, Elena, amore mio", che racconta la guerra di Troia rivissuta attraverso lo sguardo caustico del guerriero storpio Tersite; "Nessuno", che fa rivivere la figura ambivalente di Ulisse, coraggioso e bugiardo, intelligente e imbroglione; infine "Ulisse era un fico", atto d'amore per l'ideatore del cavallo e per tutti i miti greci, dedicato al nipote, al quale Luciano vuole trasmettere la sua passione per le storie da cui è nata la cultura occidentale.
La mummia di Hatshepsut è stata rubata dal Museo egizio del Cairo. Francesco Volterra, semplice guida turistica, si ritrova suo malgrado coinvolto nel furto, e non immagina nemmeno quello che sta per scoprire. Il caso della "donna faraone" nasconde il più sconvolgente mistero dell'antichità. E una favolosa storia d'amore da cui tutto ha avuto origine. Hatshepsut si innamorò di Senenmut quando, ancora ragazza, lui la salvò dalle acque del Nilo. Non appena lei divenne faraone, lo portò con sé come architetto di corte e lo fece nominare gran sacerdote. La loro relazione clandestina fu osteggiata dai dignitari, che già non vedevano di buon occhio una donna al potere. Senenmut progettò per lei una tomba grandiosa vicino a Luxor, e per sé una tomba segreta collegata a quella dell'amata con un tunnel sotterraneo che li avrebbe uniti per sempre. Per vendicarsi dell'odio subito dalla casta sacerdotale, decise di svelare il segreto da loro custodito con cura: disegnò sul soffitto di quella tomba la chiave del grande mistero delle origini della civiltà egizia, e lo coprì con dell'intonaco, come un messaggio in bottiglia per i posteri. Più di tremila anni dopo, girando in Vespa per Il Cairo e bevendo succo di mango, Francesco Volterra si muoverà fra trafficanti senza scrupoli, società segrete e donne misteriose, sulle tracce di una verità che unisce la piramide di Cheope e la stella di Orione, il nostro mondo con un mondo altro. Una verità rimasta sigillata per millenni e svelata solamente per amore.
Nell'aprile 2006 il mondo editoriale italiano è stato sconvolto da un bestseller clamoroso e inaspettato, trasformatosi in poco tempo in un terremoto culturale, sociale e civile: "Gomorra". Un libro anomalo in cui Roberto Saviano racconta la camorra come nessuno aveva mai fatto prima, unendo il rigore del ricercatore, il coraggio del giornalista d'inchiesta, la passione dello scrittore e, soprattutto, l'amore doloroso per una città da parte di chi vi è nato e cresciuto. Per scriverlo si è immerso nel "Sistema" e ne ha esplorato i mille volti. Ha così svelato come, tra racket di quartiere e finanza internazionale, un'organizzazione criminale possa tenere in pugno un'intera regione, legando firme del lusso, narcotraffico, smaltimento dei rifiuti e mercato delle armi. "Gomorra" è un libro potente, appassionato e brutale, un viaggio sconvolgente in un mondo in cui i ragazzini imparano a sparare a dodici anni e sognano di morire ammazzati, in cui i tossici vengono usati come cavie per testare nuove droghe. Pagine che afferrano il lettore alla gola e lo trascinano in un abisso dove nessuna immaginazione è in grado di arrivare.
"Se vuoi conoscere davvero un po' del mio pensiero, supposto che ne abbia uno, abbiamo una sola scelta: andare insieme a Napoli. Solo nella mia città posso mostrarti come mi sono formato. Potrai osservare il mondo che ha orientato la mia esistenza, il mondo che ha fatto di me un napoletano in ogni istante della mia vita. Che ne dici?" Carla, una giovane studentessa universitaria di Bologna, vuol fare una tesi di laurea su Luciano De Crescenzo, e gli chiede, in una lettera appassionata, di poterlo incontrare. Lui accetta, ma a una condizione: che il loro colloquio si svolga passeggiando per le strade e i vicoli di Napoli. In questo filosofare camminando, la ragazza curiosa e lo scrittore saggio si lasciano ispirare dagli scorci e dai personaggi che la città partenopea regala e ci offrono così un aneddoto che fa sorridere, una storia che sorprende, una riflessione che spiazza e apre la mente. Moderni peripatetici, parlano della semplicità e della passione, della musica e dell'arte, del tempo e dell'amore, del caso e della fortuna. Citano Diogene e il guardiamacchine Raffaele, Platone e Taniello, il principe degli osti partenopei. Dopo quello degli altri filosofi, Luciano De Crescenzo ci espone il proprio pensiero, sempre leggero e spesso illuminante. "E vedrai, Napoli porterà fortuna anche a te..."
Quando le arriva la lettera con quelle parole perentorie: Vieni, ho bisogno del tuo aiuto, Olga non sa resistere al richiamo. A scriverle è Ettore, l'uomo che ha amato e inesorabilmente perduto in un lontano passato. Decide di raggiungerlo nella casa di campagna dove lui la invita e di cui lei sola ormai conosce il segreto. Il vecchio casolare che chiamano il Girasole, nell'aria infuocata d'agosto che confonde le idee e i sentimenti, sembra abitato da una strana folla di fantasmi. Sono in realtà gli ospiti che Ettore ha convocato nella speranza di vendere quella proprietà in rovina, ognuno tormentato da una propria storia d'amore, tradimento, gelosia. Ma una presenza ancora più inquietante aspetta Olga in quei decisivi e caldissimi giorni: una bambina, Betty, la figlia di Ettore di cui ignorava l'esistenza. Sotto la spinta di antiche e nuove emozioni, i ricordi rubano la scena al presente: ritroviamo Olga ragazza nel vecchio palazzo romano di via Nazionale, travolta dalla passione per l'inquilino del quinto piano, Ettore, un uomo sempre in fuga, tanto desiderabile quanto inafferrabile. E ritroviamo Mercede, sua madre, che ha raccontato a Olga la storia avventurosa della nascita di Ettore al Girasole in un'altra estate, tanti anni prima. Ora è lei, Olga, l'unica depositaria di quel segreto. Ha giurato di non rivelarlo: ma contano più i giuramenti o la vita che scorre e affronta sempre nuove prove?
Bruno Bruni è uno scrittore di nicchia. Ha esordito come poeta, poi - su consiglio del suo agente - si è dedicato alla narrativa, senza mai sfondare. Ma non si dà per vinto, e, mentre per vivere traduce opere di fantascienza cyber-punk, cerca di scrivere il Grande Romanzo Italiano, quello che farà scattare l'agognato passaparola e correrà allo Strega, quello che tutti - editori, critici e lettori - stanno aspettando. Ma più ci prova più si allontana dalla meta e si deprime davanti al foglio bianco. La sola consolazione nella vita di Bruno è Selvaggia: una ragazza d'oro, che fa la pole dancer in un locale notturno, che è libera e schietta quanto il suo nome. E che continua ad amarlo e a credere in lui ostinatamente. Fino a quando viene licenziata e la situazione si fa ancora più preoccupante. E qui che Bruno si lascia andare e si fa crescere la barba. Gli basta una giornata per rendersi conto che al supermercato, per strada, al ristorante, in palestra, tutti lo scambiano per Nanni Moretti. Sarà Selvaggia a convincerlo a sfruttare le doti da imitatore che ha fin da bambino, a studiare la biografia e l'eloquio del regista e a trasformarsi in un suo clone. Spacciandosi per Moretti e la sua assistente, i due cominciano a girare l'Italia approfittando dell'ospitalità generosamente offerta da sindaci e organizzatori di festival, che non vedono l'ora di far assaggiare loro i piatti tipici del territorio, intrattenerli con gli avvincenti racconti della storia locale e proporsi per una particina nel nuovo film del maestro. Bruno inizia a sentirsi sempre più a suo agio nei panni di Nanni Moretti, ed è sull'orlo di una crisi identitaria che rischia di compromettere i suoi grandi progetti narrativi, quando alla coppia si presenta un'occasione irrinunciabile: un invito alla Mostra del Cinema di Venezia.
Giorgio De Franchis è un uomo duro, deciso e pronto all'azione. Dopo un passato nei servizi segreti ha iniziato a collaborare come free lance con gli apparati di sicurezza dei Paesi a maggior rischio terroristico e non è tipo che ama lasciare gli incarichi a metà. Una sera riceve una telefonata: a Parigi, all'uscita dall'Opéra, in piazza della Bastiglia, Daniel Morel è stato aggredito e gravemente ferito. Daniel è il grande amore di Giorgio, un amore nato sui banchi di scuola. L'unica relazione davvero importante nella vita di un solitario come lui, un rapporto profondo, capace di superare le convenzioni e creare un legame indissolubile. E per lui Giorgio si precipita a Parigi. Nel seguire le tracce degli aggressori, però, si trova coinvolto in un intrigo legato al capolavoro di Claude Monet "Impression, soleil levant", il quadro che ha dato origine all'Impressionismo e che è conservato al museo Marmottan di Parigi, di cui Daniel è direttore. Il dipinto era tornato nella collezione del museo in seguito al suo ritrovamento in Corsica, in circostanze mai del tutto chiarite, assieme ad altre otto importanti tele, dopo essere sparito per cinque anni. Ma Daniel aveva scoperto che qualcosa non tornava. Giorgio si ritroverà solo contro tutti, contro la malavita, perfino contro le stesse forze della polizia francese, mosso dall'incrollabile desiderio di vendetta e dalla ferma volontà di scoprire la verità. E non si fermerà davanti a nulla.
Il 19 maggio del 1956, il giorno in cui su uno sterrato di poche centinaia di metri viene dato inizio ai lavori, non c'è nulla: non un progetto definitivo, non le tecnologie, non le competenze professionali, non i soldi necessari. Il 4 ottobre del 1964 - appena otto anni dopo e in anticipo sui tempi previsti una striscia di asfalto lunga 755 chilometri collega Milano con Napoli, il Nord con il Sud: è l'Autostrada del Sole. Durante quegli otto anni un esercito di manovali, carpentieri, tecnici, progettisti combatte per rispettare la promessa della sua costruzione. E su quella strada trova il suo destino. Lì va a cercarlo Fedele Cova, l'amministratore delegato della Società Autostrade. Lì va a cercarlo Gaetano De Angelis, operaio emigrato al Nord che con Cova fa un giuramento: lo finiranno insieme quell'abbozzo di strada, e lui potrà ritornare a casa, come ha promesso a Maria. Lì troveranno il loro destino Giovanni Nigro, un ingegnere che nel gelo della campagna di Russia aveva perduto il suo onore, e Bruna, una dei progettisti, che ha bisogno di quella strada per continuare a correre. All'interno di una rigorosa ricostruzione storica, mescolando personaggi di invenzione e protagonisti reali, "La strada dritta" è il romanzo epico e corale di quell'esercito e della sua strada. Ufficiali e soldati, uomini e donne, ognuno con un sogno da rendere vero e una promessa a cui tenere fede. Tutti italiani, tutti con la schiena dritta, come la strada che devono costruire.
Milano, marzo 1953: Flavio Villareale, cinquantenne, attore, regista e proprietario del Teatro Imperiale, un elegante edificio liberty in zona Stazione Centrale, viene trovato senza vita nel suo appartamento di via Vitruvio. A scoprire il cadavere è Umberto Calcaterra, socio di Flavio e amministratore del teatro, l'esame del medico legale riscontra i segni inequivocabili di una morte per soffocamento: Flavio Villareale è stato ucciso. Trovare l'assassino è compito degli uomini del Commissariato Porta Venezia, guidati dal commissario capo Mario Arrigoni, convocato sul luogo del delitto al ritorno dalla interminabile festa di matrimonio del suo vice, Salvatore Mastrantonio, fresco sposo alla tenera età di cinquantaquattro anni. Il viaggio di nozze priverà Arrigoni dei servigi non proprio indispensabili del vice, a favore di quelli ben più brillanti dell'ispettore Giovine. I primi colloqui già mettono in evidenza la personalità della vittima, geniale artista ma pessimo soggetto: assatanato di sesso, dedito a pratiche sadomasochistiche, non esita a sfruttare il suo fascino e la sua posizione per sedurre ogni bella donna che incontri sul suo cammino. Come se ciò non bastasse, pesanti ombre arrivano anche dal passato: mussoliniano fino al fanatismo, pare abbia denunciato oppositori veri e presunti del regime all'Ovra, la polizia segreta fascista, non senza ricavarne un tornaconto personale. Toccherà al commissario Arrigoni risolvere il mistero.

