
La morte per un colpo di pistola di un noto primario, nello studio di un Dipartimento universitario di psichiatria, porta all'arresto di un collega della vittima, che da sempre gli è stato oppositore. L'arrestato, infatti, incarna un'idea della malattia mentale e della sua cura opposta a quella dell'ucciso, sostenitore convinto della farmacopsichiatria. Rinchiuso nel supercarcere di S. Gabriele, il mite prof. Apfelbaum, innocente, incastrato in quella vicenda per una serie di circostanze sfavorevoli, si arrovella su chi mai possa essere il colpevole di quell'uccisione, ma non riesce a venirne a capo, malgrado tutte le ipotesi avanzate da lui e da altri.
Il libro è un romanzo breve che vede la Maddalena percorrere il breve tratto tra la Porta di Efraim a Gerusalemme ed il Golgota, il primo giorno dopo il sabato. La Maddalena diviene la prima testimone di Cristo Risorto. Il romanzo dà il tempo alla Maddalena di compiere per ben due volte lo stesso tragitto, la prima volta trovando il sepolcro vuoto e la seconda incontrando Gesù; le dà la possibilità di ricordare le tappe cruciali della sua esistenza. Qui l'autore fa una scelta precisa, anche se totalmente in disaccordo con parte dell'esegesi biblica: vede in varie "Marie" della Bibbia la stessa persona, la Maddalena appunto. Così andando al sepolcro sarà lei a ricordarsi quando da prostituta Gesù le evitò la lapidazione, quando piangendo asciugò e profumò i piedi di Gesù a casa di Simone, il fariseo, quando a Betania lei, sorella di Lazzaro, assistette alla resurrezione del fratello operata da Gesù e infine quando fu con la madre di Gesù sotto la croce.
Direttore del Prestigioso Istituto De Martino per la conservazione della tradizione orale del nostro Paese, cantautore di alto riconoscimento in un mondo extramediatico già corresponsabile delle storiche Edizione del Gallo, scrittore, sceneggiatore, giornalista su Unità, Manifesto e Liberazione, Ivan della Mea, persona da sempre impegnata nella storia del nostro Paese, ha particolarmente evitato di entrare nello Star System o, per meglio dire, nella «società dello spettacolo», delle apparenze. Oggi anche direttore della rivista Inoltre, non ha mai cessato di portare in giro le sue canzoni, proseguendo il difficile lavoro di mantenimento e promozione dell'Istituto. La storia di Ivan, che nel libro Se la vita ti dà uno schiaffo, appare come «Luigi», parte da lontano, da un brefotrofio presso Lucca, per entrare in una vita familiare complessa, con forte spessore umano e drammatico, ma anche divertito, per partecipare poi, con il fratello Luciano, a molti trascorsi della sinistra non istituzionale, pisana, toscana e italiana. Questo suo racconto biografico è tanto realistico quanto intimo. Così realistico da dipanare il proprio immaginario biografico in una vera narrazione letteraria che ricorda due opposti: da un lato, Pratolini e, dall'altro, Joyce per non dimenticare lo straordinario romanzo Nedjma di Yacine Kateb, in una forma tutta toscana in cui la memorialistica si nobilita in una fresca opera di ingegno.
Il diario di una madre in viaggio con il figlio perduto
«Quando, verso la fine di agosto del 2005, fui improvvisamente attraversata dal desiderio e dal bisogno urgente e inderogabile di essere sul luogo dove mio figlio si era suicidato un anno prima, non sapevo che avrei scritto un diario del lento viaggio che mi ha poi portato da Lucca a Otranto. Invece, subito la prima sera, sola, in una piccola camera di un piccolo albergo sui Monti Sibillini, mi sono ritrovata a dialogare per iscritto con lui, ad annotare pensieri, cose viste, sensazioni. E così è stato per ogni sera dei diciassette giorni che il viaggio è durato. Forse un modo per fissare i pensieri, per non lasciarli pericolosamente liberi, non so. Al ritorno ho trascritto tutto sul computer. Non avevo intenzione di pubblicare questo diario. È dovuto passare del tempo prima che prendessi questa decisione. Che ho preso innanzitutto per ricordare e onorare mio figlio, ma anche perché ho pensato che forse la condivisione di un lutto può essere di conforto ad altri oltre che a se stessi, ed infine perché non si dimentichi che nel mondo di oggi, dove ormai si è schiavi di un apparire sempre belli, giovani, sani ed efficienti, dove la morte è diventata quasi un tabù di cui non parlare, c’è anche questo. E fa parte della nostra vita».
Un intreccio giallistico racchiude i classici elementi della narrativa di Gioanola: il lavoro della memoria e l'introspezione psicologica, il ritmo del racconto e l'atmosfera dei luoghi
Il narratore della storia è un professore e scrittore tornato a vivere, da pensionato, al paese natale, dove si trova ad affrontare una situazione che lo ripiomba in un passato creduto per sempre sepolto. Una mattina d’ottobre lo risveglia la scampanellata di un vecchio compagno dell’adolescenza, che ha stentato a riconoscere dopo cinquant’anni di oblio. E’ “Gregorio il gregario”, così soprannominato per la passione ciclistica, al tempo di antichi giri d’Italia comicamente commentati da un irresistibile Ugo Tognazzi. Gregorio, che di nome fa Evasio come il santo protettore di Casale Monferrato, gli annuncia la morte improvvisa del suo amico, "capitano" e padrone Umberto De Ambrosis. I due per mezzo secolo hanno vissuto insieme come eremiti sulla collina del Castello, in una solitudine assoluta, chiusi come in un’isola sottratta al tempo in quella dimora un po’ misteriosa, che sta nel bel mezzo del paese ma è circondata da un’ampia campagna. Il professore si stupisce che ci si rivolga proprio a lui, dopo tanta reciproca dimenticanza, ma Evasio dice che questa è la volontà del morto, affidata a una lettera che consegna allo stupefatto pensionato. In realtà lui e Umberto sono stati amicissimi in gioventù, poi le loro strade si erano divise, uno dedito agli studi letterari e alla famiglia, l’altro sempre più chiuso in un suo rigorismo religioso che lo ha portato a vivere come una specie di monaco laico, fino a perdere la nozione del reale e a confinarsi in una quieta follia. Di tale esaltazione mentale è parte integrante la passione per la bicicletta e per Fausto Coppi, per il quale ha edificato un vero e proprio santuario nel suo castello, dove ha vissuto, sino al decesso, con l’amico e subalterno Gregorio.
Trattandosi di una morte improvvisa, vengono interessate le autorità preposte, tanto più che c’è stata nottetempo l’effrazione di una finestra del Castello. Il morto, inopinatamente, ha nominato l’antico amico, diventato poi per lui una specie di nemico immaginario, suo esecutore testamentario e, in questa veste, egli si incarica di tutte le incombenze del caso, ma si fa anche carico delle ricerche intorno a quella morte misteriosa. Da qualche tempo al Castello, dove nessuno ha mai messo piede, si è materializzata una presenza diabolica, in figura di una donna-fattucchiera che ha stregato e sedotto Evasio: Umberto ha intuito l’accaduto e lo ha vissuto come un atto di profanazione e sconsacrazione. Di qui alla sua morte è un passo, ma come davvero siano andate le cose il racconto lo rivela solo alla fine.
Il romanzo coniuga memoria e meditazione esistenziale, passioni e astratti furori giovanili, riflessioni sul religioso e nostalgie per luoghi e incontri di un lontano passato, tutto però affidato ad un vivace ritmo narrativo e alle risorse di un intreccio che tiene desta la curiosità fino alla conclusione della vicenda.
Il 17 giugno del 1944 l'Isola d'Elba fu liberata da uno sbarco alleato a comando francese. I primi a sbarcare sulla spiaggia di Marina di Campo furono i tirailleurs senegalesi. La spiaggia era minata e moltissimi soldati coloniali morirono. Partendo da questo fatto storico, l'autrice costruisce un romanzo in cui si intrecciano le vite di tre protagonisti. Boubacar il nonno, strappato dal suo villaggio, addestrato a Dakar e a Casablanca, imbarcato su una nave insieme a tanti compagni, testimone di quello che dagli storici fu considerato lo sbarco più sanguinoso del Mediterraneo nella seconda guerra mondiale. Boubacar il nipote, che come il nonno rischia la vita per mare non per liberare l'Italia, ma per trovare un lavoro e anche per conoscere la spiaggia di cui lui gli aveva parlato. Gustavine, ragazza francese precaria come tanti suoi coetanei, che, in un momento di incertezze, decide anche lei di andare a conoscere la spiaggia di cui le raccontava suo nonno, il sergente Flaubert, superiore di Boubacar. Un romanzo che dà voce agli "altri" che hanno combattuto per la libertà dell'Italia e dell'Europa più di sessant'anni fa, agli "altri" che oggi contribuiscono al nostro benessere mettendo in pericolo la propria vita, agli "altri" che vivono con difficoltà la spregiudicata corsa all'arricchimento della società occidentale di cui fanno parte.
Divo, Baldo, Paco, Ciclone, Grigia, Bella e Pongo: sette cani sono i testimoni del passaggio di Maria da ragazzina della borghesia milanese a giovane donna che, come tante della sua generazione, partecipa ai movimenti degli anni '60 e '70. Divo è con lei e i suoi fratelli in piazza del Duomo per uno spettacolo, Baldo nell'estate dei primi batticuori al lago, Paco a un tentativo di festa hippy al mare, Ciclone in un viaggio in Grecia, Grigia alle manifestazioni, Bella ai funerali di giovani antifascisti, Pongo alle riunioni femministe. Si ha quasi la sensazione che la scrittrice, che ha già pubblicato quattro romanzi, tutti legati alla Storia, anche se personale, con questi sette quadri, che formano un corpo unico, abbia voluto prendersi una pausa per ricordare, tra il riso e il pianto, la parte di storia di una generazione che voleva un mondo diverso, con speranza, gioia e anche con errori. Lo ha fatto con leggerezza e rigore, regalandoci un vivace affresco di personaggi in cui molti si riconosceranno.
“Si addice a un testo della letteratura, tanto venerabile quanto sfortunato – in amore di moderni e giovani lettori – e per di più gravato, reso distante, da un troppo di ossequio religioso e dai commenti accumulati, come I Promessi Sposi, un disegno che si provi a darne oggi, secolo XXI, illustrandolo, un’idea efficace? Questa, di Federico Maggioni, è certamente una grandiosa lotta di Giacobbe dell’arte di disegnare – e il Libro, come la Sainte Victoire e il monte Fugi, è là. E ad Alessandro un’illustrazione interpretante, estravagante e genialmente forzatrice (di cui avrebbe ambiguamente sorriso) come questa non soltanto si addice: gli urge, ne va cavalcato, gli è riossigenatura necessaria. Perseguendo un suo proprio sogno, Maggioni ci dà una interpretazone di rottura col déjà vu promessosposista che tira a trattenere il libro in un xix dai cancelli incurabili. Per riaccenderlo spegnendo i vecchi ceri, Maggioni stravolge Manzoni con accentuazioni e pressioni incessanti del segno: l’ironia librata e il tacito straniamento dello stile manzoniano, ben noti a chi lo ama, faticano a riconoscersi tali – ma intanto il nuovo (sperabile) lettore è costretto a riappropriarsi del testo, sotto il filtro ipnotico delle figure.” Dalla Prefazione di Guido Ceronetti.
Chi è l'Artiglio del diavolo? Nei carruggi si parla di lui sottovoce, con orrore. Quando cala la notte le donne tremano al pensiero di incontrano e fare la stessa fine delle altre disgraziate che sono cadute sotto la sua bestiale ferocia. Tutta la città lo cerca. E quale presenza diabolica si aggira tra i carmelitani scalzi di Sant'Anna e profana la casa di Dio sgozzando i preziosi maiali del convento e incidendo una croce sui loro corpi? È come se il Cielo avesse scagliato contro i genovesi due pesti allo stesso tempo, ma il guaritore di maiali, che ama le bestie più degli uomini, è convinto che il Signore abbia faccende più importanti di cui occuparsi e che si debba invece dubitare delle persone. Di tutti, proprio tutti.
In questo libro una selezione di autori dà forma ad una sorta di bestiario come concentrato di umanità, al confine (pagano) tra cultura cattolica e araba, tra l'anima 'nera' della terra e del mondo contadino e gli spazi aperti del mare, continuamente intrecciati con il filone urbano. La narrativa fantastica siciliana, pienamente contemporanea e visionaria come quella di altri sud - Messico e Argentina - delinea un tracciato alternativo che supera l'angustia del realismo, la stucchevolezza del barocco e gli abusati scenari del folkloristico e del pittoresco.
"Non c'e azione più spregevole che leggere libri e raccontare storie inventate: questo è il dettato pedagogico di molti dirigenti scolastici come il signor Gradgrind dei "Tempi difficil" di Dickens. Eppure enorme è il valore delle storie e dell'incanto che esse producono: racchiudono la capacità di inventare altri mondi; ampliano la fantasia; estendono la conoscenza; eccitano la curiosità; conservano, tramandano, rinnovano la memoria." Giuseppe Pontremoli è nato a Parma nel 1955. È maestro elementare a Milano, si occupa di lettura, di racconto orale, di letteratura per l'infanzia, di rappresentazioni dell'infanzia nella letteratura, di problemi educativi, collaborando a varie riviste. Ha scritto saggi, poesie e romanzi per ragazzi.