
"Un libro che ricostruisce quello che è successo nella Piazza dei Teatri di Reggio Emilia il 7 luglio del 1960. È un libro sulla violenza dello stato, ma è anche un libro sull'educazione dei bambini, ed è anche un libro sulle cose che scompaiono, sulla memoria, e su come la coltivano in certe isolate comunità che meno male che ci sono, e su come se ti uccidono un fratello quando hai diciassette anni è un po' come quando ti nasce un figlio, e poi è anche un libro sull'Emilia, e, tutto sommato, adesso che ci penso, in un certo senso, se non fosse un'espressione abusata, si potrebbe anche dire che è un romanzo d'amore. Nel luglio del 1960, a Reggio Emilia, è successa una cosa inaudita, che è la materia principale che forma questo romanzo. Mentre ancora lo stavo scrivendo mio fratello, che ha sei anni meno di me, si è fermato a dormire a casa mia e prima di mettersi a letto ha preso dal tavolo un libro, «Era il luglio del 1960» dello storico inglese Philip Cooke. Il giorno dopo mi ha detto: «Stanotte ho letto quel libro lì di Cooke. Sai che è incredibile? Sembrava di essere a Genova»." (Paolo Nori)
Chi è stata la madre di Tito? Una poco di buono, come dicono certe voci cattive? O una signora di buona famiglia costretta a "sparire", come ha sempre detto il padre Gaspare? Tito è alla guida di un pastificio, fonte non solo di ricchezza ma anche di conflitti, tensioni e invidie in seno a una famiglia allo sbando. È soltanto la sua autorità a tenerla insieme, a volerla unita, con il sostegno forte della mite presenza di una vecchia zia: zia Rachele ha vegliato su Tito e poi sui figli di lui e non ha perso la capacità di intuire anche quello che le si vorrebbe tener nascosto, ma nel suo sguardo cominciano ad affiorare a poco a poco ricordi confusi e brandelli di segreti custoditi tenacemente per più di mezzo secolo. A smuovere ulteriormente le acque torbide, insieme alla bellissima Irina, spregiudicata e intraprendente, arriva all'improvviso Dante, figlio di una ex compagna di collegio della zia. E c'è chi sospetta oscuri moventi. Quanto più la storia si apre a inattesi sviluppi nel presente, tanto più il passato viene folgorato da una nuova luce e il mistero che nascondeva si dischiude lentamente con la forza di una grande storia d'amore.
"Cominciai a scrivere questo libro in una fredda mattina d'inverno dopo essere passata per un parco vicino a casa mia pieno di alberi che levavano al cielo le loro braccia di scheletri magri svestiti delle foglie che la primavera li avrebbe ricoperti appena fosse uscito il nuovo sole Accanto scorreva un canale E guardando le alghe che lasciavano ondeggiare i verdi capelli ho rivisto come in lampo tutta la mia vita e le morti e le vite che l'avevano attraversata intorno ai morti e ai vivi come in un cosmo in continua formazione che implode ed esplode senza requie per morire e rinascere ancora ho visto subito una miriade di fatti personaggi oggetti case e persone con cui ho imbastito la storia di questo quartiere simile al mondo intero in cui tutto è dentro tutto e, come nella vita reale succede, la pace il riposo e la guerra si alternano come se la creazione non succedesse un giorno solo ma ogni giorno e ogni notte della vita Ma soprattutto l'ho scritto pensando a mia madre perché credo che ogni libro sia un debito verso i vivi e i morti di cui in questo modo si conserva la memoria. Ho dato a mia madre che si chiamava Fortuna il nome di Maria Berganza e ancora adesso mentre scrivo rivedo le sue mani dentro le mie e rivedo anche le mani eternamente amate delle mie figlie dentro le mie." (Marosia Castaldi, luglio 2006)
"Il provinciale attento alle opportunità, la formica che ha accumulato cultura e professione vede nel Sessantotto un'onda anomala che lo sorprende, lo sballotta, qualcosa che ribalta i valori, confonde le procedure, scompagina le gerarchie." Così, introducendo le pagine sul Sessantotto, il "provinciale", che è il "personaggio guida" di questa bizzarra autobiografia, balza fuori continuamente. Bocca restituisce il cammino di questo personaggio, penetrando nel tessuto connettivo del nostro Paese, sommando personaggi minori e personaggi maggiori. Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1991.
Gianni Mura, cronista sportivo di "Repubblica", si inventa un Tour de France bagnato di sangue. Il protagonista, nonché io narrante, fa più o meno il mestiere di Mura: segue il Tour insieme alla "banda" dei giornalisti internazionali, quando può mangia bene, si industria con passione e stile a ricreare per i lettori il clima delle tappe, telefona di tanto in tanto alla saggia moglie, esercita il suo sguardo umano sulla quotidianità bizzarra di una delle manifestazioni sportive più fascinosamente epiche. Ma guardare costa. E comincia a costare da subito. Una giovane prostituta che ha tentato di adescarlo viene trovata senza vita davanti alla porta della camera d'albergo del nostro cronista. Che naturalmente viene subito sospettato, portato in galera e interrogato a sangue. Non fosse per la durevole ostilità del giudice al quale sono affidate le indagini, l'episodio sembrerebbe rientrare, ma ecco un nuovo, terribile omicidio. È a questo punto che entra in scena il detective Magrite - il solitario, riservato, acuto Monsieur Magrite che si mette sulle tracce dell'assassino. Ma ci vorranno un altro morto, una dark lady e un nugolo di appetitosi personaggi minori per scoprire il legame fra l'una e l'altra morte violenta e ripulire così le strade del Tour.
Quasi cinquant'anni di attività letteraria e creativa danno vita a queste "Smorfie", una raccolta che contiene dalle prime prove fino alla produzione degli anni duemila e un inedito. In una lingua essenziale, e sempre funzionale al progetto di scrittura, Sanguineti propone una sorta di viaggio in un io che è davvero un altro, in quanto si configura non solo come frammentato e distrutto sul piano della coscienza, ma come dislocazione del corpo, delle sue pulsioni e delle sue affezioni, intersecando amori, dolori e delusioni, progetti e incontri casuali, mettendo sotto gli occhi una scrittura che, da una posizione defilata, ha fatto da controcanto all'intero percorso poetico dell'autore.
Il protagonista è un uomo svuotato, malinconico, deluso. Ha creduto con passione all'ideale comunista e, dopo quasi dieci anni, non si è ancora del tutto rassegnato al crollo di un mondo e alla resa di quanti, come lui, avevano coltivato quella fede politica. Mario ha creduto con altrettanta passione nella famiglia, e ha cercato di crearsene una: non ci è riuscito, nonostante abbia cresciuto con dedizione e con pazienza prima i figli della moglie e poi quello nato dal suo matrimonio. E nemmeno le dinamiche del fallimento del rapporto coniugale gli sono poi molto chiare: l'amore che lo lega ai tre figli rimane dunque l'unica certezza della sua vita. Anche sul fronte professionale - è giornalista televisivo - sente fatiche e stanchezze: con la vittoria della destra è stato epurato e adesso vivacchia in radio, senza più desideri né ambizioni. L'incontro occasionale con Sonja, una giovane pianista russa che vive con l'altera nonna e la figlia di pochi anni, lo risucchia in una storia tragica e misteriosa che di donna in donna risale verso il tassello mancante, verso quel buio di domande senza risposta che è diventato il suo tormento.
Un cane troppo fedele che torna sempre come un boomerang dal padrone che lo vuole abbandonare; un potentissimo manager pronto a tutto pur di riunire i Beatles per un concerto; un terzino fantasioso e romantico su uno spelacchiato campo di periferia; un arrogante e irredimibile uomo d'affari; un frate che sceglie il silenzio per sentirsi più vicino a Dio ma viene vinto dalla bellezza di una muta; una perfida vecchietta divorata dall'invidia e dal livore sono solo alcuni dei protagonisti di questa raccolta di racconti, nella quale Benni mostra il lato più curioso, imprevedibile e misterioso della vita.
La protagonista del romanzo è una giovane donna appassionata e ribelle, ma è cresciuta in una famiglia - e in un ambiente - dove l'eleganza, la compostezza, la sobrietà e il rigore sono più che dei valori, sono l'unica forma di vita concepibile. Appena ventenne, accetta dunque un matrimonio combinato per lei dal padre. Non sarà una scelta felice, probabilmente anche perché il destino ha messo sulla sua strada l'affascinante ed enigmatico Trott, che nell'arco di un decennio, con tre impreviste apparizioni, comprometterà definitivamente il precario equilibrio del suo matrimonio. La protagonista incarna infatti un momento di trasformazione di un'intera società: troppo moderna per adattarsi docilmente a proseguire nel solco tracciato dalle altre donne di famiglia e al tempo stesso ancora troppo fragile, e soprattutto troppo poco abituata a dare ascolto ai sentimenti e alle emozioni, per vivere la propria ribellione sino alle estreme conseguenze. Ma è come se Trott l'avesse risvegliata da un incantesimo e fin dal primo incontro avesse innescato in lei un processo di cambiamento che non può più essere arrestato. Da qui la scelta di trasferirsi da sola nella campagna senese, a San Biagio, abbandonando una città, Torino, che sta rapidamente cambiando sotto l'impulso della nascente industria, e un marito che ha sempre sentito estraneo e che la tradisce sfacciatamente.
Domenico Stasi è un anziano ex insegnante, uomo colto, sollecito, impegnato e di apparente pacatezza. Quando apprende che Nina, una sua antica allieva, è indagata per partecipazione a banda armata, decide di incontrarla per essere rassicurato della sua innocenza. Ma Nina si proclama colpevole e affida a Stasi un incarico delicato: dovrà recarsi in un appartamento abbandonato, cercare una copia della "Morte di Virgilio" di Hermann Broch, trascrivere una frase sottolineata a pagina 46 e farla avere a un non meglio precisato "contatto". Con leggerezza, quasi per gioco, Stasi esegue gli ordini. Non si tratta affatto di un gioco. Stasi viene convocato dalla polizia, che segue ogni sua mossa; il contatto non si accontenta del messaggio e gli fa recapitare una pistola con la quale dovrà sparare a un importante bersaglio... Un meccanismo inesorabile si è messo in moto. Ma è realmente così? Chi è, realmente, il professor Stasi? È un assassino? È una vittima? È un innocuo zimbello?
Quella dei Vanni è una famiglia borghese come tante nella Firenze degli anni sessanta: tre figli, i genitori, i nonni, gli zii, i cugini, una domestica rude e tenerissima, una bella casa. Attorno a loro, i compagni di scuola, gli amici del palazzo, i portinai. Un mondo che rivive non soltanto attraverso le vacanze in Versilia, il primo televisore, le canzoni del Festival di Sanremo, i capelli cotonati e i tacchi a rocchetto, ma anche nei riferimenti alla morte di Marilyn Monroe, all'alluvione del '66, alla contestazione studentesca. Dentro, e tutto intorno, il mondo ancor più vasto e complesso dei sentimenti, delle dinamiche familiari: bambini che osservano con curiosità, affascinati, perplessi, stupiti, bambini che crescono lievi e timorosi, bambini che inconsapevolmente assorbono umori e stati d'animo di chi li circonda. E gli adulti che cercano di far quadrare i conti del vivere nonostante i dubbi, le contraddizioni e le inquietudini, continuando a desiderare e a sognare esattamente come i bambini. Un romanzo che è cronaca di costume ma al contempo un'avventura che incide speranze, pensieri, delusioni, gioie e patimenti su eventi quotidiani e concreti per arrivare all'universale e meravigliosa fragilità dell'essere uomini e donne.
La protagonista, che racconta in prima persona, sta conducendo una ricerca sul campo sulle cooperative di lavoro andaluse. Scopre di aspettare un bambino e torna in Germania, dove vive. Mentre il bambino cresce dentro di lei, è quasi automatico fare i conti con il proprio passato familiare. Torna con la memoria all'amore fra il severo padre siciliano e la bellissima madre piemontese; alla sua infanzia e alle sue difficoltà di adolescente; e infine alla malattia della madre, tremenda e distruttiva. E, per rievocare, affila la scrittura, la rende tagliente, appassionata, senza barriere, senza scampo per il lettore, che non può far altro che seguirne la corrente. Così veniamo travolti dalla eroica quotidianità di una donna che vive in un paese non suo, che parla una lingua non sua, dove deve conciliare speranze, esigenze, sentimenti e aspirazioni, progetti e fantasmi del passato. Per ricavarsi uno spazio privato la protagonista affitta un appartamentino in Grünes Gässchen, una strada poco frequentata. La tranquillità del luogo fa passare in secondo piano il freddo degli spifferi e quel libro sulle cooperative andaluse che non ne vuol proprio sapere di essere completato. Il figlio è nato, cresce, richiede sempre più attenzioni, e arriverà l'eredità della madre: un tumore al seno. Come e quanto si ripeterà il calvario materno? Con quali prospettive? Per i sentieri della malattia la protagonista risale fra ombre e luce verso una difficile e più piena maturità di donna.