
Flavio, diciotto anni, è uno dei tantifigli belli e infelici di Roma Nord, quella deiquartieri bene e del posto fisso nell’azienda dipapà. Un giorno, mentre cerca di entrare senza biglietto allo stadio, viene notato dalla sicurezza e inseguito tra la folla. Flavio si salva grazie all’aiuto di uno strano gruppo di ultrascon le magliette degli Zetazeroalfa, che gli fa da scudo come fosse una grande tartaruga. In mezzo a loro un volto conosciuto: l’ha già visto davanti a scuola, ma quella volta c’era quasi scappata la rissa. Adesso invece Giorgio, bruno e massiccio, figlio della Roma popolare, lo accoglie nel suo mondo, quello di una comunità che vive in un palazzo occupato all’Esquilino. “CasaPound” c’è scritto sulla facciata: è il cuore nero della capitale. Ecco la casa che Flavio cercava, ecco gli amici da sempre desiderati,e la felicità. Nei mesi successivi lui e Giorgio diventeranno carismatici militanti del Blocco Studentesco, l’organizzazione studentesca di CasaPound, e scopriranno la gioia di sentirsi fratelli, uniti nel medesimo destino,nelle lotte politiche e di strada. Fino alla notte in cui Giorgio viene arrestato: ha dato una coltellata a un pusher, dicono. Ma il suo avvocato difensore, conoscendo bene la realtà di Casa-Pound, sa che la verità è un’altra.
Nessun dolore è una grande storia d’amicizia, è il ritratto di una città a più facce, ma soprattutto è il primo romanzo a raccontare l’epica quotidiana di quelli che si definiscono i “fascisti del Terzo Millennio”, un’officina sociale che ha radici in tutta Italia e mette in dubbio molte delle nostre certezze.
Genuflessa De Benedictis è morta. Al suo funerale partecipano tutte le persone "per bene", quelle che più contano nel borghesissimo quartiere romano dei Parioli, dove la donna ha sempre vissuto. Immobili tra la folla ci sono il marito e i tre figli - Stefano, Aldo e Franco -, chiusi in un silenzio che cela, insieme al dolore, una sconcertante verità: dietro l'apparenza di madre totalmente dedita alla famiglia, Genuflessa è stata una donna tirannica ed egocentrica, capace di annientare le loro personalità. Solo il terzogenito, Franco, ha osato sfidarla sottraendosi alla sua ansia di controllo e sposando Marta, una ragazza di colore immigrata dal Brasile, alla quale la suocera ha dichiarato fin da subito una guerra senza quartiere. Scandito in capitoli che si richiamano nel titolo a un comandamento, "Nessun requiem per mia madre" è il monologo ossessivo e delirante di Genuflessa al quale si contrappone la coraggiosa difesa di Franco e Marta del diritto ad avere una propria vita. Ma è anche la crudele metafora di un paese che, dietro la retorica dell'integrazione e della scuola multietnica, nasconde gli egoismi di chi non paga le tasse, il razzismo di chi dice "negro", il materialismo di chi si prostituisce per fare carriera, continuando ad alimentare un'immagine placida e consolante di sé. Proprio come, fin dalla sua infanzia, fa Genuflessa, artefice e vittima di una rappresentazione falsa e intoccabile della sua vita, per difendere la quale ogni mezzo è lecito.
Quando Emma entra in redazione, crede che quella sarà una giornata come tante altre fra riunioni e scrittura di articoli. Ma tutto cambia nel momento in cui inizia a circolare una notizia. La notizia della scomparsa del celebre autore dei sette cerchi, avvistato per l'ultima volta davanti al mare in tempesta. Tutti conoscono Pietro Severi per il suo thriller bestseller. Nessuno sa che Emma ha avuto una relazione con lui in passato. Nessuno sa che Emma da anni non ha sue notizie, ma proprio quel giorno ha ricevuto da lui una busta con all'interno poche pagine. Pagine pericolose che parlano di un padre assassino e di un figlio che non sa come gestire questa ingombrante eredità. Verità o finzione? Autobiografia o l'incipit di un nuovo romanzo? Emma finge indifferenza e spera di non dover essere lei a scrivere un articolo sul caso. La sua storia d'amore con lo scrittore, finita molto tempo prima, deve rimanere un segreto com'è sempre stata. Non ha indizi e non ha idea di dove cercare e cosa cercare. Eppure, a ogni minuto che passa la sua vita è sempre più in pericolo. Perché c'è qualcuno che vuole quelle pagine. C'è qualcuno che vuole a tutti i costi coprire un passato sanguinoso e inconfessabile. Emma si sente come una pedina di un gioco più grande di lei.
9 luglio 2006: l'epica serata della finale dei mondiali Italia-Francia, una serata estiva accarezzata dalla brezza elettrizzante dell'attesa. Una partita indimenticabile, la vittoria ai rigori e l'esplosione imprevedibile della testata di Zidane a Materazzi, avvenimenti unici che deflagrano sul campo dell'Olympiastadion di Berlino e risuonano nelle vite di tutti coloro che assistono all'evento dal divano del proprio soggiorno, da una piazza gremita, dai tavolini di un bar. In queste ore magiche il comune senso della realtà è sospeso e trova spazio "l'oceano delle possibilità": le priorità vengono stravolte, la prudenza è spazzata via dall'azzardo, e "il presente, sempre costretto a stringersi in se stesso, a farsi sparuto tra passato e futuro come un passeggero qualsiasi, può stiracchiarsi e dilatarsi a dismisura fino a occupare l'intero palcoscenico". Mentre i calciatori - eroi del nostro tempo, gladiatori in un'arena solo appena più civilizzata - si sfidano per il titolo di campioni del mondo, altre partite decisive si giocano per le strade della città. Così è per Mario, gestore di un piccolo supermercato che somiglia a Tyrone Power e, come lui, sogna di pescare perle nei mari del Sud; per Manuela, infermiera innamorata del primario, che tutto vorrebbe salvo tornare nel paesino del Messico da cui è partita anni prima; e soprattutto per Andrea e i suoi genitori, stretti in un groviglio di conflitti repressi ma anche di grandi, segrete attese, per cui è in palio il bene più prezioso.
In un'epoca dominata dal potere gli uomini si dividono tra i qualcuno e i nessuno, tra chi vive per farsi vedere e chi, quasi fosse trasparente, esiste ed è come se non ci fosse. Ma quando un Nessuno, orfano di un macellaio e di una cassiera di macelleria e privo di un ruolo nella società, si ripiega su se stesso alla ricerca di un senso, ecco che si squaderna come un libro aperto, anche se di pagine bianche. E su queste pagine comincia lentamente a dipingere il suo autoritratto, rielabora il suo dolore, dialoga - e delira - con le immagini della sua mente, sempre in bilico tra la realtà e l'allucinazione, tra la forza della memoria e la sua inaffidabilità, tra un fragile se stesso e le sue molteplici identità. Mentre gli sfilano davanti desideri e paure, ragazze rumene e animali abbandonati, procuratori della repubblica e carabinieri, diabole e messia, Nessuno riflette sulla vita che si intreccia alla morte, sul tempo e le sue declinazioni, sul mistero delle pulsioni e quello della coscienza, sul caso e sulla libertà. Ma è una cagnolina, Bibì, a fare breccia sul suo bisogno di affetto, nel suo universo chiuso ed enigmatico indicandogli una via, stretta, verso gli spazi aperti, verso il profondo respiro della natura, verso una vera casa.
Torino, 1987. Vincenzo, per gli amici Vince, aspirante paninaro e aspirante diciassettenne, è innamorato di Caterina, detta Cate, la sua compagna di banco di terza liceo, che invece si innamora di tutti tranne che di lui. Senza rendersene conto, lei lo fa soffrire chiedendogli di continuo consigli amorosi sotto gli occhi perplessi di Spagna, la dark della scuola, capelli neri e lingua pungente. In classe Vince, Cate e Spagna vengono chiamati "Tre cuori in affitto", come il terzetto inseparabile della loro sit-com preferita. L'equilibrio di questo allegro trio viene stravolto, in pieno anno scolastico, dall'arrivo di Romeo Fioravanti, bello, viziato e un po' arrogante, che è stato già bocciato un anno e rischia di perderne un altro. Romeo sta per compiere diciotto anni, incarna il cliché degli anni Ottanta e crede di sapere tutto solo perché è di buona famiglia. Ma Vince e Cate, senza volerlo, metteranno in discussione le sue certezze. A vigilare su di loro ci sarà sempre Betty Bottone, l'appassionata insegnante di italiano, che li sgrida in francese e fa esercizi di danza moderna mentre spiega Dante. Anche lei cadrà nella trappola dell'adolescenza e inizierà un viaggio per il quale nessuno ti prepara mai abbastanza: quello dell'amore imprevisto, che fa battere il cuore anche quando "non dovrebbe". In un liceo statale dove si incontrano i ricchi della collina e i meno privilegiati della periferia torinese, Vince, Cate, Romeo e Spagna partiranno per un viaggio alla scoperta di se stessi senza avere a disposizione un computer o uno smartphone che gli indichi la via, chiedendo, andando a sbattere, scrivendosi bigliettini e pregando un telefono fisso perché suoni quando sono a casa. E, soprattutto, capendo quanto sia importante non avere paura delle proprie debolezze.
Impiegato modello in un'azienda modello - italiano medio tragicamente modello -, Michele Gervasini fa coincidere la sua idea di felicità con gli angoli acuti del contratto a tempo indeterminato. E poco importa se ogni mattina deve affrontare il traffico isterico della via Pontina per raggiungere il suo ufficio alla Montefoschi, azienda leader nella produzione di latte e derivati. Lì lo aspettano gli altri dipendenti dell'Ufficio pianificazione e controllo, una pattuglia di buffi animali da scrivania che vive - non solo simbolicamente - all'ombra dell'enorme, minacciosa mucca aziendale in vetroresina che campeggia davanti agli stabilimenti. Ma un giovedì mattina la più mite fra le colleghe si dà fuoco nello sgabuzzino delle scope, e all'improvviso bisogna rivedere i confini di quelle giornate che fino ad allora avevano funzionato con l'efficienza di un formicaio. Con lo spirito dissacrante di una commedia tragicomica, "Nessuno è indispensabile" sovverte la tradizione del romanzo industriale seguendo il ritmo e la grammatica della contemporaneità, per descrivere in maniera umanissima e feroce i rituali, le mitologie, il misticismo laico che stanno alla base della vita aziendale. Peppe Fiore racconta la deriva impazzita del mondo in cui viviamo, la nevrosi da scrivania, i tic e le frustrazioni di ogni giorno, mettendo in scena personaggi che non hanno a disposizione un'altra vita, né il desiderio di immaginarsela.
Nella pozza insanguinata del Mar Egeo, dove si incontrano le navi achee e Troia va in fiamme, dove i pirati cretesi vanno saccheggiando le coste, uomini e dèi sono morti, tutti morti. C'è un unico sopravvissuto: Ulisse. Ma non si chiama Ulisse; si chiama Nessuno. Ha il cranio rasato, un corpo che trabocca, il volto coperto da una maschera di gesso. Porta gli occhiali da sole, la pistola nella cintura, una triplice cartucciera di traverso su petto e pancia sformata. Assediato da una schiera di fantasmi, temuto e adorato, si agita per le stanze della sua reggia délabrée, nelle valli nude di un'Itaca sottratta alla levigatezza del mito e restituita al pulsare disordinato della vita: Nessuno la spazza, da capo a fondo, e ricorda. Ricorda la carne di Nausica, la sua carne pallida e virginale, la carne che non ha mai potuto possedere e che lo ossessiona, le braccia di panna, le cosce di seta, gli occhi blu e verdi e neri insieme; ricorda gli eroi della guerra e i suoi ignavi, l'inganno del cavallo e il massacro notturno, le rotondità di Circe, Calipso dalla pelle liscia, le sirene pennute; ricorda una moglie e un figlio che lo hanno tradito e abbandonato. Ricorda e ricordando racconta: cinico e sboccato, non si arresta davanti ad alcuna brutalità, mai pago di stupri, stragi e razzie. Vestito ora come un esploratore coloniale e ora come un gentiluomo russo, essere enorme al di là del Tempo e della Storia, Nessuno passa i giorni crapulando ed emettendo leggi che subito abroga, incurante dei suoi sudditi...
L'immaginazione e la memoria storica di Pino Cacucci sono affollate di ribelli. Non sono necessariamente eroi a tutto tondo. Non hanno necessariamente il rigore ideologico di una dottrina o il vigore di una fede politica. Non sono necessariamente entrati nella fama che si trasforma in leggenda. Hanno però una caratteristica comune: incarnano in un gesto o in una vita intera l'insofferenza profonda per il conformismo e l'ingiustizia. Quelli di Pino Cacucci sono ribelli contro la loro stessa volontà e corrono incontro al destino con innamorata leggerezza. In questo libro si racconta di Horst Fantazzini, rapinatore gentiluomo, protagonista di tentate evasioni disastrose. Si racconta della bellissima e sfrontata Edera De Giovanni, che sfida il gerarca fascista, finisce in carcere, ne esce, prende contatti con i dirigenti della lotta di liberazione, viene catturata, torturata e fucilata a Bologna. Si racconta di Antonieta Rivas Mercado, pioniera appassionata di cultura nel Messico degli anni venti, travagliata da amori infelici e suicida a Parigi. Si racconta di Clément Duval, teorico della rivolta e dell'esproprio, condannato ai lavori forzati alle Isole della Salute, che provò a fuggire via mare almeno una ventina di volte. Di Sylvia Ageloff, strumento ignaro nelle mani di Ramón Mercader per entrare nell'entourage di Trockij e assassinarlo. E del bandito Sante Pollastro, cantato anche da De Gregori.
L'immaginazione e la memoria storica di Pino Cacucci sono affollate di ribelli. Non sono necessariamente eroi a tutto tondo. Non hanno necessariamente il rigore ideologico di una dottrina o il vigore di una fede politica. Non sono necessariamente entrati nella fama che si trasforma in leggenda. Hanno però una caratteristica comune: incarnano in un gesto o in una vita intera l'insofferenza profonda per il conformismo e l'ingiustizia. Quelli di Pino Cacucci sono ribelli contro la loro stessa volontà e corrono incontro al destino con innamorata leggerezza. In questo libro si racconta di Horst Fantazzini, rapinatore gentiluomo, protagonista di tentate evasioni disastrose. Si racconta della bellissima e sfrontata Edera De Giovanni, che sfida il gerarca fascista, finisce in carcere, ne esce, prende contatti con i dirigenti della lotta di liberazione, viene catturata, torturata e fucilata a Bologna. Si racconta di Antonieta Rivas Mercado, pioniera appassionata di cultura nel Messico degli anni venti, travagliata da amori infelici e suicida a Parigi. Si racconta di Clément Duval, teorico della rivolta e dell'esproprio, condannato ai lavori forzati alle Isole della Salute, che provò a fuggire via mare almeno una ventina di volte. Di Sylvia Ageloff, strumento ignaro nelle mani di Ramón Mercader per entrare nell'entourage di Trockij e assassinarlo. E del bandito Sante Pollastro, cantato anche da De Gregori.
Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, si cresce con la consapevolezza che si è tutti normali, ma diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, talvolta un po' "strane". E allora con naturalezza "di un cieco si diceva 'non vede bene', del claudicante 'fa fatica a camminare', dell'obeso 'è pesante', dell'invalido 'gli manca una gamba', dello sciocco 'a volte non capisce', del sordo 'con lui bisogna parlare ad alta voce'", senza mai pensare che si trattasse di difetti o menomazioni. Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza di Nini, sordomuta, della bambinaia Giuliana, zoppa, del padre con una gamba malata, e della pizzuta zia Rosina, cleptomane - quando l'argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché non si deve imbarazzare. E poi naturalmente conosciamo George, il figlio maggiore di Simonetta. Non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile, e la chiave di volta risiede proprio in quel "nessuno può volare": "Come noi non possiamo volare, così George non avrebbe più potuto camminare: questo non gli avrebbe impedito di godersi la vita in altri modi. Nella vita c'è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più". Lo stesso proposito quotidiano ci arriva anche da George - che da quindici anni convive con la sclerosi multipla -, la cui voce si alterna a quella della madre come un controcanto ironico ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli, e forse qualche vantaggio, di chi si muove in carrozzella. Simonetta Agnello Hornby ci porta con sé in un viaggio dalla Sicilia ai parchi di Londra, attraverso le bellezze artistiche dell'Italia. Un viaggio che è anche - soprattutto - un volo al di sopra di pregiudizi e luoghi comuni, per consegnarci, insieme a molte storie toccanti, uno sguardo nuovo. Più libero.