
L'incubo più atroce di Aurelio Zen, il disincantato vicequestore protagonista dei romanzi di Michael Dibdin, si è fatto realtà: è arrivato il trasferimento in Sicilia. Come al solito, assecondando il suo carattere pigro e scettico, Zen fa di tutto per defilarsi e farsi coinvolgere il meno possibile, nell'attesa di un nuovo trasferimento. Ma il destino fa sì che in Sicilia si trovi anche la sua figlia adottiva, amica del magistrato del pool antimafia al quale viene affidata l'indagine sull'assassinio di uno sconosciuto lasciato morire in un vagone merci abbandonato su un binario morto. Ecco dunque che il povero Zen si trova, suo malgrado, a poco a poco minacciato dalle spire di un caso difficile. Tanto più che quelle spire si rivelano quelle della mafia...
Chi ha di Mordecai Richler l'immagine di un narratore irresistibile e torrenziale (irresistibile anche perché torrenziale) deve metterla da parte. Da vero epigono di razza del cabaret yiddish, Richler sapeva perfettamente come allestire un one man show, cioè come scrivere e interpretare un breve monologo che sotto l'ombrello di una comicità viscerale e inarginabile disegnasse, attraverso le vicissitudini e i tic di un personaggio, tutto un mondo. Non è dunque un caso che nel 1969, a metà circa della sua carriera, abbia deciso di prendersi una vacanza, e raccontare daccapo le storie del suo quartiere a Montreal, solo in una forma più diretta e confidenziale, lasciando cioè che si sovrapponessero e si intrecciassero così come, in apparenza, gli venivano in mente. Ecco perché in queste pagine si mischiano, con la massima libertà possibile, una disamina delle catastrofiche ripercussioni di un pezzo di "Time" sulla vita quotidiana di St. Urbain Street, una divagazione sull'uso "privato" delle cabine telefoniche pubbliche e un manualetto sul sesso redatto da un cultore della materia assai vicino a molti lettori: Duddy Kravitz. Per capire di chi è questo libro, e cosa offra, basterebbe insomma aprirlo a caso, senza neppure guardare la copertina.
C'è stato un tempo in cui la tribuna della Royal Enclosure ad Ascot era davvero un luogo sacro, in cui principi e duchesse, famose bellezze e milionari passeggiavano sui prati curati in haute couture. Oggi, però, tra i visitatori della Enclosure fanno bella mostra di sé soprattutto uomini d'affari di mezza età accompagnati da consorti in chiassose mise di chiffon. I membri della più ristretta e antica aristocrazia inglese non hanno, tuttavia, cessato per questo di trarre un piacere quasi commovente dal vestirsi e comportarsi ad Ascot come se fossero ad un evento fatto apposta per loro. E dalle gradinate della tribuna, Edith Lavery, la giovane e attraente figlia di un noto revisore di conti londinese, li sta, in questo momento, guardando...
Nicolette Prevost è morta, precipitando di notte dalla scogliera di Clarence Batterie a Guernsey, l'impervia isola del Canale della Manica dove Victor Hugo scrisse I miserabili. L'ha uccisa Cathy Rozier, sua compagna di liceo e amica del cuore. Nic aveva i capelli lunghi e gli occhi verdi ed era la ragazza piú bella e ambita della scuola. Cathy è sovrappeso, secchiona, scontrosa, non ha il padre, che ha pensato bene di andarsene all'altro mondo, e non ha nemmeno la madre, che è viva, ma non si cura per niente della «vita reale». Cathy, insomma, è uno zero, un niente rispetto a Nic, ma uno zero, un niente che pensa e che, soprattutto, non sopporta il tradimento e la bugia. E Nic era una bugiarda e una traditrice incallita. Ha sparso falsità sul suo conto e ha avuto la fine che si meritava.
L'aveva già scoperto suo padre che a Guernsey, «un'isola che abbonda di segreti inconfessabili», nascono i mentitori e i voltagabbana piú spudorati del sacro suolo britannico. Amava la storia locale suo padre, soprattutto le scartoffie che riguardavano i Rozier, la sua famiglia. E aveva svelato la triste fine di zio Charlie. Povero zio Charlie! Aveva quindici anni quando scoppiò la seconda guerra mondiale e le Channel Islands furono occupate dai soldati di Hitler, che voleva farne delle basi militari perfette per l'invasione dell'Inghilterra.
I tedeschi rimasero a lungo a Guernsey, scavando buchi neri nell'animo di ognuno, e abissi incolmabili tra quelli che resistettero e quelli che vilmente collaborarono con loro. Tra quelli che resistettero e non tolleravano i rastrellamenti e le violenze dei crucchi c'era zio Charlie. Che aveva un amico del cuore, un ragazzino anche lui, di cui si fidava ciecamente e che, invece, si era rivelato un traditore. Lo accusarono di cospirazione antitedesca zio Charlie e lo rinchiusero a marcire nella prigione nazista di Clarence Batterie.
Con un passato come questo che grava sulle spalle di ogni Rozier, come volete che Cathy sia arrendevole nel dare e cercare amore? Essere intransigente e pretendere fedeltà assoluta è il minimo per lei. Ma, si sa, l'intransigenza non paga. E lo stesso «desiderio di svelare gli inganni può rivelarsi ingannevole», poiché a questo mondo purtroppo «le bugie sono l'unica certezza».
Le struggenti e irresistibili voci di Cathy e Charlie, due adolescenti distanti quarant'anni ma simili nel ribellarsi all'ipocrisia della vita, ci conducono, in questo magnifico romanzo, in un viaggio attraverso un paese segnato da una Storia, e da tante storie, in cui l'amicizia si mescola all'egoismo e al tradimento e la verità del mondo alla sua ineliminabile menzogna.
Cosa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni. Sì, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore minimalista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa, situata in una città dell'Europa dell'Est, a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, "inesorabilmente, illecitamente bloccato" al primo romanzo, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile. Tuttavia, quando l'ospite, dopo una serata trascorsa in un locale di lap dance in compagnia di una ragazza coi capelli color ambra e microscopica minigonna di pvc o lattice, torna a casa ubriaco e si accascia sul letto trascurando i gatti, quasi come si fosse innescata un'antica maledizione, tutto precipita verso la catastrofe: il prezioso parquet in quercia francese si macchia in una maniera orribile; uno dei due gatti tira le cuoia, stecchito sotto il peso del coperchio del pianoforte; la donna delle pulizie stramazza al suolo nella cucina tutta vetro e acciaio; e così via fino al sorprendente, inaspettato colpo di scena finale.
È il 1939 e i sogni di Stevie Ponder sembrano essersi infranti. A quindici anni ha un unico desiderio: insegnare. Quando suo padre muore all’improvviso, però, Stevie è costretta a lasciare la scuola per aiutare la madre a mantenere i fratelli più piccoli. Le giornate, ormai, le trascorre in una fabbrica di Londra e per i suoi amati libri non c’è più tempo.
A peggiorare la sua condizione arriva la guerra, con i bombardamenti, gli allarmi, il razionamento del cibo e le corse disperate fino in cantina. I giorni della spensieratezza e della libertà sembrano finiti.
Poi però incontra Michael, poco più grande, appassionato di fisica, di invenzioni e di Samuel Morse, l’ideatore del telegrafo. Michael è diverso da chiunque lei abbia mai conosciuto, e una nuova luce comincia a rischiarare l’esistenza di Stevie. Le giornate scorrono più veloci, il lavoro è meno faticoso e le notti sono tutte stellate. Ma Michael è giovane, in salute, una risorsa importante per le truppe alleate e viene spedito al fronte, in Africa.
Stevie e Michael sono costretti a lasciarsi, ma giurano di ritrovarsi, a Londra, subito dopo la guerra.
Quella promessa non verrà mantenuta, e i due, allontanati da una tragedia inaspettata, si perderanno di vista. Solo anni dopo si incontreranno per caso, forse per capire che a volte il tempo può essere fermato. Basta desiderarlo ardentemente.
Maria Jameson, docente universitaria, è sposata, ha due figli e un amante più giovane di lei, al quale è legata da un’intensa passione. Tra la complicata e impegnativa doppia vita che conduce e l’incertezza di rimanere sola, Maria trova guida e sostegno nella lettura dei romanzi di George Sand, la famosa autrice dell’Ottocento su cui sta scrivendo un libro. Lo studio dei testi e dell’autobiografia della scrittrice, la visita nei luoghi che amava e frequentava, e in particolar modo la scoperta delle sue numerose e intense relazioni sentimentali, trascinano Maria in un universo femminile rivoluzionario e anticonformista.
Ed è soprattutto nella tormentata relazione di George Sand con Frédéric Chopin che Maria trova risposta alle domande che l’assillano sull’amore, sulla fedeltà, sugli uomini, sull’arte e la vita. Fino alla conclusione del suo libro, quando Maria si riconcilierà con se stessa, riscoprendo la bellezza della semplicità e della quotidianità dell’amore.
Ambientato tra Edimburgo, Palma di Maiorca e la Francia, attraverso il delicato intreccio delle voci di Maria e George Sand, L’amante di Chopin descrive il percorso di due donne che, seppur lontane nel tempo, condividono il sentimento della passione e la ricerca dell’amore perfetto. Due storie di perdita e riscoperta di sé che, come in un elegante gioco di specchi, si riflettono l’una nell’altra.
Ci sono molte cose che Leila non capisce. La parola matrimonio, per esempio. E nemmeno di cosa parlano le nutrici quando dicono che sua sorella maggiore, dimenticata come lei in un istituto, è già incredibile che qualcuno la voglia sposare. Però quando Wifaq, una sua compagna di scuola, dice: «Mia madre non vuole che parli con le figlie del peccato», Leila capisce eccome. In Sudan, dove Leila è nata, nascere fuori dal matrimonio è una maledizione, un’infamia incancellabile. La sorte di questi bambini è segnata. Molti vengono abbandonati a loro stessi. I più fortunati, come Leila, vengono cresciuti negli orfanotrofi , con il marchio della colpa. Senza affetto. Senza un futuro.
Ma Leila ha un carattere forte e si oppone al destino che tutti considerano già scritto. Finché un giorno sente il bisogno di fare qualcosa per i bambini come lei.
In quel pomeriggio lontano, alla frase di Wifaq aveva reagito con rabbia. Con una manciata di terra stretta in pugno, l’aveva aspettata fuori casa e gliel’aveva sbattuta in faccia, prima di scaraventarla nella polvere. Ma ora sa che parlare al cuore è meglio che aggredire.
Una memoir coinvolgente, che sussurra parole di speranza e riscatto.
Sono sempre lì, Natale, Pasqua, estate, Halloween. I mozziconi di sigaretta appesi all’angolo della bocca, succhiati fino all’osso. Portano il cappello calato su occhi che restano perennemente in ombra. Stanno sempre all’angolo del negozio di Cope. La mattina presto, la sera tardi, sempre lì nella pozza di luce del lampione, addossati al muro che fa da barriera al vento.
Ho otto anni e questi sono uomini grigi, con barba lunga e abiti logori. Uomini in grado di sputare sentenze senza togliersi la sigaretta dalle labbra livide. Uomini duri, amari, che sorridono poco ma sogghignano spesso. A volte ridono di me quando passo, e in quei secondi mi sento come un pollo infilzato sullo spiedo. Temo e odio i ragazzi all’angolo. Sembra che il loro unico scopo sia tormentare i bambini e le giovani donne. Non si muove nulla che loro non seguano con gli occhi. Sono un giudice e una giuria permanenti, un coro di piccole divinità scurrili. Persino l’espressione “ragazzi all’angolo” fa paura.
Adesso che sono passati tanti anni, adesso che anche io so qualcosa delle strade buie, di una casa vuota, della rabbia che non trova qualcosa su cui sfogarsi, adesso riconosco i ragazzi all’angolo per ciò che in realtà erano. Adesso so che non avevo capito niente.
Una grigia giornata di febbraio, Sioux sta passeggiando con il cane sulla spiaggia di Warden Bay, nel Kent, quando una scheggia improvvisa di colore attira la sua attenzione. Una bottiglia a forma di lacrima di un blu brillante. Arrivata a casa, la apre. Ne scivolano fuori un piccolo rotolo di carta e due ciocche di capelli intrecciate. Sul foglio, una lettera scritta in francese: l'amica Karen la aiuterà a tradurla. Sono le parole di una madre che si rivolge al figlio tredicenne Maurice, "scivolato fuori dalla vita in un eccesso di desideri". Una dichiarazione d'amore senza limiti, una preghiera a tutte le navi in mare, a tutti i porti, a ogni madre e a ogni sconosciuto perché ascoltino ciò che ha da dire. Madre a sua volta di un bambino piccolo, Karen rimane sconvolta. Si immedesima in quella donna senza nome provata dalla vita, comincia a chiedersi che aspetto ha, cosa sia successo al figlio, cosa ne è stato di lei dopo aver affidato la bottiglia alle onde. Inizia a fare delle ricerche, prima sporadiche, poi sempre più serrate. Invano. Dopo anni di tentativi, in cui è costretta ad analizzare a fondo anche se stessa per capire da dove nasce quel bisogno di sapere, decide di rinunciare. Forse la lettera deve tornare alle divinità del mare, a cui era destinata. Invece... una telefonata dal continente rimette tutto in gioco.
Fatima ha solo sei anni quando scopre il peso della tradizione: i fratelli la picchiano per aver partecipato a una corsa scolastica con la gamba legata a quella di un compagno di classe. Kiren va a scuola e vorrebbe vivere come qualsiasi altra adolescente inglese, ma in famiglia non la pensano così: "Noi musulmani siamo diversi". E quando lei si ribella, la madre le punta un coltello alla gola: "Se non obbedisci, ti farò violentare dal tuo patrigno". Banaz, curda di nascita ma londinese per educazione, si rifiuta di sposare l'uomo scelto dai genitori e un giorno si fa sorprendere mentre bacia un ragazzo. Un disonore che verrà lavato nel sangue dall'intera famiglia. Siamo in Europa, nel ventunesimo secolo, ma non si direbbe. Queste sono solo alcune delle storie raccolte da Jasvinder Sanghera. Jasvinder sa bene cosa significhi la legge non scritta dell'onore. Di origini indiane ma cresciuta in Inghilterra, ha avuto il coraggio di rifiutare il promesso sposo impostole dai genitori. Il prezzo da pagare è stato altissimo: prima la persecuzione, poi il ripudio. Ma alla fine è riuscita a seguire il sentiero dei suoi sogni e a scegliere il proprio futuro. Al contrario di sua sorella, che dopo essere diventata la moglie di un uomo violento non ha retto e si è data fuoco. È perché simili tragedie non accadano più che ha fondato Karma Nirvana. Perché ancora oggi, anche in Occidente, una pratica barbara costringe donne poco più che bambine in una condizione di prigionia e disperazione.