
Per chiedere a Claire di sposarlo, l'ingegnere Nicholas Marlow non avrebbe dovuto scegliere il giorno in cui la sua ditta gli comunica il licenziamento. E prima di accettare un nuovo posto sul Continente avrebbe dovuto chiarire alcuni punti. Di quale lavoro si trattasse. Perché il suo predecessore fosse stato ucciso, se fossero da considerare parte del misterioso incarico le telefonate intercettate, la posta aperta, i movimenti controllati. Ma Nicholas è giovane e innocente, e decide comunque di partire. Nonostante sia il 1938, e l'Europa si trovi sull'orlo di una guerra. E nonostante la città grigia, fumosa e deserta in cui si addentri abbia un nome così strano e inquietante: Milano.
Camminare sul filo del rasoio è difficile e, in effetti, tutt'altro che facile si presenta l'impresa di Larry, un giovane americano traumatizzato dagli orrori della Grande Guerra che si decide a percorrere - molto in anticipo sui suoi coetanei di qualche decennio dopo - la via dell'India, e dell'Illuminazione. E lo fa senza rinunciare a una fitta schermaglia amorosa con l'incantevole Isabel, a un duello col feroce zio di lei, e al cimento più arduo di tutti: la mera sopravvivenza nella spietata comunità di espatriati che fra le due guerre abitava la Riviera francese.
"Lo hobbit" è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta, nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti i suoi minuti particolari. Tra i protagonisti di tale mondo sono gli hobbit, minuscoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari", timidi, capaci di "sparire veloci e silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate", con un'arte che sembra magica ma è "unicamente dovuta a un'abilità professionale che l'eredità, la pratica e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso inimitabile da parte di razze più grandi e goffe" quali gli uomini. Se non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a dispetto di questa storia, che il grande "mago bianco" Gandalf coinvolgerà in un'impresa apparentemente disperata: la riconquista del tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e a Gandalf, che appare e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti decisivi. E il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello magico, è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre libri del "Signore degli Anelli" illuminando nel suo durissimo senso un tema segreto de "Lo hobbit": cosa fare dell'Anello del Potere?
"C'è in "Jane Eyre" di Charlotte Bronté un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella ereditiera creola. Jean Rhys ha avuto l'idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell'arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un'idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell'esecuzione. Ora l'esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia... Scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d'amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda. Per prima ne è convinta Jean Rhys che con mano implacabile e delicata, complice e spietata sospinge la sua eroina a bruciare e consumarsi nello straordinario romanzo che è "II grande mare dei sargassi" sino a ridursi all'ombra labile e confusa di un personaggio minore dello straordinario romanzo che è "Jane Eyre" di Charlotte Bronté." (Oreste del Buono)
Dopo essere stata lasciata dal fidanzato storico, Angela ha il cuore spezzato e il morale a terra. Essere assunta da una prestigiosa agenzia di moda londinese sembra proprio l'occasione ideale per ricominciare e dimostrare a tutti quanto vale. In realtà Angela non sa proprio nulla di moda, ma è piena di entusiasmo e pronta a imparare. Ben presto si renderà conto di essere atterrata su un altro pianeta, abitato da alieni un po' folli: un posto dove al colloquio di lavoro il fattore determinante è indossare le scarpe dello stilista giusto; le torte di compleanno si annusano, non si mangiano; dove i cagnolini viziati delle star viaggiano in prima classe; dove a trent'anni il botox è già un must; dove dettano legge l'hair stylist e il make up artist, e dove se non stai molto attenta tra una vendita esclusiva e una scorpacciata di shopping compensativo ti ritrovi con il conto in rosso. Ma "I Love Fashion" non è solo questo, perché oltre a farvi scoprire i retroscena più assurdi, divertenti e piccanti dell'industria del glamour, vi racconterà anche la storia romantica di una ragazza che dopo una cocente delusione sentimentale riesce a ritrovare l'amore. E soprattutto, dopo aver rischiato di perdere se stessa vendendo l'anima al diavolo (che veste Prada), impara a riconoscere la strada che porta alla felicità.
Nell’estate 2009 Alain de Botton riceve una proposta a cui non si può dire di no: diventare il primo «scrittore residente» di uno degli aeroporti più importanti del mondo. Il direttore generale della BAA, azienda che gestisce lo scalo londinese di Heathrow, vuole che vi si trasferisca per una settimana, che raccolga impressioni e testimonianze e che le rielabori in un libro. Il tutto da una scrivania piazzata in mezzo all’atrio delle partenze, tra la zona D e la zona E. Autorizzato a curiosare anche negli angoli più inaccessibili e a scrivere tutto, ma proprio tutto, quello che vede, per sette lunghi giorni De Botton gironzola tra terminal, piste di atterraggio e cucine, chiacchierando con chiunque, dagli addetti alla sicurezza al sacerdote dell’aeroporto, dai colletti bianchi a Dudley il lustrascarpe.
Finito quasi per caso in un crocevia di storie e di emozioni – amanti che si separano, comitati di accoglienza per parenti ancora sconosciuti, desolati uomini d’affari, immigrati respinti dalle autorità doganali, studenti ghanesi in cerca di un futuro migliore – lo scrittore trasforma i suoi bloc-notes in racconti e in sorprendenti riflessioni sui meandri della psiche umana, sulle affascinanti contraddizioni del mondo moderno e sul viaggio come possibilità di «apportare cambiamenti duraturi nelle nostre esistenze».
"Joyce è il caso limite di tutto il Novecento letterario, un caso abnorme, forse il più anomalo. L'immane apparato che gli hanno stretto intorno farebbe passar la voglia di affrontarlo, a tutto scapito dell'opera però, della sua vitalità inesausta. Dotato di un orecchio unico, assoluto, di un senso del linguaggio come nessun altro mai, nella sua cecità vedeva la "meccanica" più che il contenuto del linguaggio e ciò gli permise di convogliarvi tutto. Joyce è lo scrittore che fa qualcosa che nessun altro scrittore sa fare o sa fare così bene con le parole e quel qualcosa è il testo stesso in tutta la sua grazia, la sua gloria. Per il lettore questo libro rappresenta l'opportunità di un guado meno arduo, superabile con pochi, brevi, allegri e accorti balzi, tra i due pinnacoli dell'opera joyciana, 'Ulisse' e 'Finnegans Wake. Finn's Hotel' è ancora il primo e già il secondo. E sempre Joyce: il sommo artefice che scrive il Libro, l'opera d'arte totale, la Grande Opera alchemica, passata beninteso al setaccio dell'ottica sprezzante modernista. Da qui, da queste pagine succose, nucleari, è possibile partire per arrivare a intravedere l'onniespansiva ragnatela d'echi da lui messa in onda e che si carica di altre sfumature nel nuovo millennio." (Ottavio Fatica)
Sesto appuntamento con la saga che ha appassionato bambini, ragazzi e lettori di tutte le età. Harry Potter è solo, sconvolto e preoccupato. Il suo amato padrino Sirius Black è morto, e le parole di Albus Silente sulla profezia gli confermano che lo scontro con Lord Voldemort è ormai inevitabile. Niente è più come prima: l'ultimo legame con la sua famiglia è troncato, perfino Hogwarts non è più la dimora accogliente dei primi anni, mentre Voldemort è più forte, crudele e disumano che mai. Harry stesso sa di essere cambiato. La frustrazione e il senso di impotenza dei quindici anni hanno ceduto il posto a una fermezza e a una determinazione diverse, più adulte. Ma quali sconvolgenti imprese lo attenderanno quest'anno? Età di lettura: da 12 anni.
Quando il 10 aprile del 1912 si imbarca sul Titanic, Morgan ha poco più di vent'anni, un'infanzia trascorsa con un zio ricco e dispotico, armatore del transatlantico, un futuro incerto davanti a sé. Diviso tra un sentimento sottilmente snob della vita e un desidero indefinito di fare grandi cose, Morgan affronta il viaggio inaugurale del Titanic verso New York con l'animo pieno di speranze e progetti ambiziosi. L'incontro con alcuni amici di famiglia, tra cui la bella e distaccata Wallis di cui si scopre innamorato, e il misterioso Scurra, un affascinante avventuriero dal passato oscuro, lo porterà a mettere in discussione se stesso fino a perdere ogni punto di riferimento.
Cosa accade se ti scippano il telefonino e tutta la tua vita è lì dentro? Ti senti persa, naturalmente. È quello che capita a Poppy, una scombinata fisioterapista prossima alle nozze con un affascinante docente universitario. Proprio quando il telefono le serve per una faccenda a dir poco urgente! Perché tra le altre cose, nel bel mezzo di una festa con le amiche ha appena perso il suo prezioso anello di fidanzamento, uno smeraldo come non ne ha mai visti nella sua intera esistenza. Poppy è nel panico, e mentre cerca affannosamente l'anello perduto cosa vede in un cestino dei rifiuti? Un cellulare nuovo di zecca che sembra aspettare proprio lei. È un attimo. Ed è suo. Non può permettersi il lusso di rimanere scollegata, non in questo momento. Ma di chi è quel telefono? E a cosa si riferiscono gli strani messaggi che riceve? Poppy non ha il tempo di farsi troppe domande. Ha un anello da ritrovare, un matrimonio da organizzare e qualche cosuccia in sospeso con i suoi futuri suoceri. Ma non sa che quel telefono e lo sconosciuto con cui si troverà a condividerlo le metteranno a soqquadro la vita...
Dublino, Natale 1994. I destini di Ellen e Martin si incrociano per caso: la donna si sente male per strada e l'uomo, ispettore di polizia, le presta soccorso. Ellen e Martin sono entrambi segnati da tragedie personali e familiari. Lei ha lasciato marito e figli in America per cercare le proprie radici. Lui, ex poliziotto di Dublino, ha visto il proprio matrimonio andare in fumo dopo la tragica morte di un figlio. Ma il caso lega ancor più profondamente i loro destini, e li lega ad un luogo: la penisola di Inishowen. Lì vive la vera madre di Ellen, ed è sempre lì che è sepolto il figlio di Martin. Inizia così un viaggio alla ricerca di un senso d'identità perduto o mai avuto, un viaggio per ritovare affetti sepolti.
"L'hanno rinchiusa in prigione per più di una settimana. Prima l'hanno fatta camminare a passo di marcia, su e giù, su e giù in mezzo a loro, per un giorno e una notte, finché non è più riuscita nemmeno a zoppicare, tanto aveva i piedi gonfi e sanguinanti. Non avrebbe confessato. Così hanno deciso di dimostrare che era una strega". Le pagine di un diario sono cucite dentro una trapunta. Una trapunta che giace indisturbata per oltre trecento anni, finché non viene aperta per essere pulita, e allora dalle sue pieghe cade una storia forte ed emozionante. La storia di Mary, nipote di una strega. Quando la nonna di Mary viene condannata a morte per stregoneria, Mary scappa per sfuggire allo stesso destino, prima nella campagna inglese e poi su una nave per l'America, dove spera di trovare una nuova casa, un luogo dove essere una persona nuova. Scopre però che non è facile fuggire e presto cade vittima di superstizioni e sospetti che potrebbero farle subire lo stesso fato di sua nonna. Mary è decisa a non farsi calpestare, torturare e uccidere per un crimine immaginario come la stregoneria. Uno sguardo femminile sul mondo, una storia narrata con grande vividezza, come una ripresa cinematografica.

