
Orfana e priva di mezzi, la piccola Jane Eyre viene accolta da parenti ricchi ma ostili, sottoposta a soprusi e umiliazioni d'ogni genere, privata di qualunque forma elementare d'affetto. Non bastasse, viene affidata ai rigori di un duro collegio vittoriano che, lungi dal domare il suo carattere combattivo, ne affina le qualità esaltandone l'intelligenza, la dirittura morale, il talento e il gusto. Eroina del suo tempo, in cui già risuona l'eco delle tensioni sociali proprie della contemporaneità, dotata di una solida istruzione, oltre che di una sensibilità raffinata, di uno spirito romantico e, non ultimo, di uno squisito sense of humour, Jane a diciotto anni affronta il mondo. Un mondo che, nell'Inghilterra a metà strada tra due rivoluzioni industriali, non può che essere, per lei ragazza nullatenente ma acculturata, il mondo del lavoro: ad attenderla c'è un impiego modesto ma dignitoso come istitutrice nella residenza di un membro dell'antica aristocrazia terriera. È qui, in questa moderna versione del castello principesco, accogliente ma pur sempre fornito di oscuri recessi che custodiscono segreti innominabili, che Jane conosce l'amore: un amore romantico e cerebrale, e perciò problematico, contrastato, negato. È qui che l'intreccio sentimentale, le prove ancestrali che dovranno affrontare la fanciulla e il suo principe, le moderne streghe e draghi e orchi affiorano prepotentemente alla superficie del romanzo realistico, borghese e vittoriano.
Londra, anni Quaranta. Il mondo è in guerra e può capitare che una bella ragazza si ritrovi a colloquio, in un appartamento squallido e quasi vuoto di un ex albergo di Northumberland Avenue, con un fantomatico signor Potter appartenente all'altrettanto fantomatico Inter Services Research Bureau. La ragazza, tailleur grigio e camicetta bianca, si chiama Marian Sutro, di padre inglese e madre francese. Fino a qualche tempo fa viveva sulle dolci sponde del lago di Ginevra, città dove il padre era un diplomatico della Società delle Nazioni, l'organizzazione sovranazionale travolta dalla guerra. Il signor Potter è un uomo dall'aspetto comune, con giacca di tweed e panciotto, come si conviene a un membro dell'intelligence britannica. Il suo compito è reclutare agenti da spedire nel sud della Francia occupata dalle truppe tedesche, agenti naturalmente capaci di parlare francese senza inflessione straniera. Giovane donna che non è mai stata in un albergo e neppure in un bar da sola, Marian crede di essere arruolata per la sua perfetta padronanza del francese e per la missione illustrata dalla voce querula e i modi garbati di Potter: fare da corriere, nella vasta area che va da Limoges a Tolosa, per conto di un certo Cesar, che avrebbe il compito di istruire i partigiani sull'uso delle armi e le tecniche di sabotaggio. In realtà la sua vera missione, ignota allo stesso Potter, è un'altra e riguarda un fisico del Collège de France: Clément Pelletier.
Sfortunato è quel regno che ha per re un uomo debole. È il 1437 e le nubi si addensano minacciose nei cieli inglesi: il potere è in mano alla famiglia Lancaster, ma il "leone d'Inghilterra" Enrico V non è più sul trono. A succedergli è il figlio, Enrico VI, un uomo malato e senza ambizioni. Ma il trono di Inghilterra è troppo importante perché resti nelle mani del "re agnellino". Così, sono in molti, nella schiera dei suoi avidi consiglieri, ad approfittare della situazione - come il potentissimo duca di Suffolk, che nutre inconfessabili speranze di potere. Ma anche nella stirpe di York, rivale dei Lancaster, c'è chi non ha rinunciato a volere l'Inghilterra nelle mani di un re forte - come Riccardo, duca di York, e i suoi sodali. Tanto più che all'orizzonte c'è una nuova minaccia: l'imminente ribellione nei territori inglesi di Francia. E quando comincia a correre voce che Enrico VI sia stato promesso in sposo a una nobildonna francese, Margherita d'Angiò, il futuro dell'Inghilterra appare come non mai in pericolo. Per i Lancaster e gli York comincia così un reciproco assedio, una guerra da combattere in patria e nei territori francesi, il cui bottino è il destino stesso dell'Inghilterra. E quel trono che più di tutti gli altri vuol dire potere e, come il potere, non cessa di generare mostri.
"Vanessa e Virginia" è la storia di due donne: la celebre scrittrice Virginia Woolf, autrice di capolavori come "Gita al faro" e "La signora Dalloway", e sua sorella Vanessa Bell, pittrice. Cresciute nel perbenismo vittoriano di una famiglia borghese di Londra, le due sorelle lottarono fin dalla gioventù per liberarsene, seguendo ciascuna la propria vocazione artistica; all'inizio del Novecento, intorno a loro si raccolse il famoso "Circolo di Bloomsbury", un gruppo di intellettuali e artisti che avrebbe influenzato radicalmente la cultura inglese ed europea. Il romanzo, narrato dalla voce di Vanessa e strutturato per capitoli che fotografano diversi momenti nella vita delle due sorelle, ripercorre il loro rapporto, segnato da complicità, gelosia, competizione, reciproci tradimenti e inestirpabile affetto. Dai giochi dell'infanzia ai primi esperimenti creativi, a un'età adulta segnata da matrimoni, amanti e figli, lutti dolorosi, successi e fallimenti - fino, nel caso di Virginia, alla depressione e al suicidio - veniamo trasportati in un mondo complesso e affascinante che Vanessa, in quanto pittrice, racconta con un occhio particolare per le luci, i colori, le immagini, mettendoci a volte davanti a quelli che sembrano veri e propri quadri di vibrante intensità.
Organizzatrice nata e romantica d.o.c., Nicole ha realizzato il lavoro dei suoi sogni quando ha fondato l'agenzia di proposte matrimoniali "Sogni & Fantasie". Il suo lavoro la entusiasma profondamente, fino a quando non accetta di organizzare la proposta di nozze per il fotografo Alex Black da parte della sua fidanzata. Alex, infatti, altri non è che l'uomo che lei ha baciato a una festa il Capodanno precedente e che non è mai riuscita a dimenticare. Organizzare la dichiarazione da parte di un'altra non è esattamente l'occasione in cui aveva sperato di rivederlo. Ma se permettesse a se stessa di perdere la testa per il fascino di Alex, comprometterebbe la propria reputazione professionale prima ancora di poter dire di averne una. Che cosa può fare, vivere per sempre efficiente e infelice o disoccupata e contenta?
Due cugini, Derek e Nigel Burtell, decidono di risalire il Tamigi in canoa. Non manca molto al venticinquesimo compleanno di Derek, giorno in cui erediterà la somma di 50.000 sterline, ma non è detto che sopravvivrà fino a tale data. Il giovane, uno scapestrato che fa uso di droghe, ha il vizio del bere e debiti ovunque, è in pessime condizioni di salute, motivo per cui i medici gli hanno consigliato una vacanza in canoa. Verso la fine della vacanza Nigel si separa temporaneamente dal cugino per recarsi in treno a Oxford, dove deve sostenere un esame. Prima che faccia ritorno la canoa viene trovata alla deriva, vuota e con una falla nella chiglia. Derek è introvabile e Nigel ha un alibi di ferro.
La tradizione letteraria nigeriana, appropriatasi della lingua del colonizzatore, travalica i confini nazionali, percorrendo temi che vanno dalla cosmogonia mitologica all'impatto coloniale, dall'indipendenza alle migrazioni contemporanee. Nonostante sia ampiamente tradotta, in Italia non esiste ancora un libro di testo che la sistematizzi, la contestualizzi storicamente e culturalmente, illustrandone la complessità, la ricchezza e l'importanza nel mondo delle lettere in modo chiaro e ordinato. In questo volume se ne approfondiscono temi e correnti e si presentano i tre autori di maggiore spicco, ormai assurti a classici nel panorama letterario internazionale: Amos Tutuola, considerato uno dei precursori della letteratura moderna africana, le cui opere segnano il passaggio dalla tradizione orale degli yoruba alla letteratura scritta; Wole Soyinka, primo autore africano a essere insignito del premio Nobel per la letteratura (nel 1986); e Chinua Achebe, autore di opere celebri tra cuiIl crollo (Things Fall Apart, 1958), il romanzo africano più letto nei curricula scolastici e universitari di tutto il mondo.
Quando in un pomeriggio d'estate la moglie Laetitia muore in un incidente stradale, Thaddeus Davenant si ritrova improvvisamente vedovo e con una figlia da crescere. Decide di assumere una bambinaia, ma non trovandone nessuna che gli sembri adatta accetta l'offerta della suocera, che si trasferisce così a vivere da lui. Una ragazza che si era proposta come baby sitter comincia però a nutrire pericolose fantasie romantiche nei confronti di Thaddeus, e dopo la mancata assunzione organizza un piano per rapirne la figlia. La vicenda prende a questo punto le tinte del giallo e, alla fine, altre due morti segneranno quella tragica estate.
Margaret Lea è una giovane libraia antiquaria che negli anni trascorsi con il padre tra pagine immortali e volumi sepolti dall'oblio, ha coltivato una quieta passione per le biografie letterarie in cui di tanto in tanto si cimenta. La sua prevedibile esistenza viene sconvolta il giorno in cui Vida Winter, sfuggente e carismatica scrittrice alla fine dei suoi giorni, la incarica di scrivere la sua biografia ufficiale. Margaret parte alla volta dell'isolata magione dell'anziana autrice, nelle campagne dello Yorkshire, e rimane immediatamente stregata dalle vicende della singolare famiglia Angelfield e dalla sorte di un misterioso racconto che Vida Winter non ha mai voluto pubblicare... "La tredicesima storia" dipana così davanti agli occhi del lettore non solo il tempestoso trascorrere di esistenze avvolte dal segreto, ma anche la complessa, intensissima amicizia tra due donne di differenti generazioni che, dietro la magica finzione del narrare, troveranno l'una nell'altra verità su se stesse a cui mai sarebbero potute arrivare da sole.
L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.
La triste vicenda di Louisa Grandgrin e di suo padre è una delle più belle storie raccontate da Dickens. Thomas Grandgrin, come molti suoi contemporanei, ha commesso il tremendo errore di fare della Filosofia dei Dati di Fatto, cioè la filosofia utilitaristica, la teoria guida della propria vita. E solo quando la figlia Louisa, intrappolata in un matrimonio senza amore, diventa preda di un ozioso seduttore, il padre si vede costretto a prendere le distanze dalle proprie convinzioni. "Tempi difficili" è uno dei grandi romanzi della maturità di Dickens, una macchina travolgente in cui ricorrono gli ingredienti consueti della sua scrittura, ma con in piú un tono di favola che stempera gli eventi in chiave comica.
Gli eroi di queste storie non sono dei bambini prodigio nel senso convenzionale. Sono, piuttosto, dei casi speciali. Alla dolce Melinda, per esempio, spunta un rospo dalla bocca ogni volta che dice una bugia. Deve quindi impegnarsi parecchio quando si rivolge alle grasse zie che mangiano troppa torta alla crema, o con i ragazzetti foruncolosi che le fanno dichiarazioni d'amore. Il timido Sparish, d'altra parte, un giorno si rende conto che può far sparire per sempre una persona semplicemente proferendo il proprio nome ad alta voce: è meglio non pensare quale sinistro destino attende alcuni dei suoi insegnanti. E che dire di Norm? Il poveretto è così irrimediabilmente normale che nessuno può ricordarselo, neppure i suoi genitori. Ogni giorno non riescono a identificarlo per riportarlo a casa da scuola. C'è poi Balthazar che, nonostante sia cicciottello, ha un peso specifico ridotto ed è costretto a zavorrare scarpe e giubbotti; diventa un celebre restauratore (non ha bisogno di impalcature!), ma mentre amoreggia in un prato una folata di vento gli è fatale. Questi sono soltanto alcuni dei bambini prodigio, e ognuna delle loro singolari storie mette un brivido. Ma cos'è esattamente che il rende così interessanti? Forse il fatto che le particolari "doti" di questi bambini entrano sempre in collisione con il mondo degli adulti e ne svelano ipocrisie e perbenismi.

