
"Era come se a un drammaturgo inesperto fosse stata affidata una trama che prevedeva un omicidio, e quello si fosse buttato a scrivere pagine e pagine di dialoghi inappropriati, fuorvianti e a tratti contraddittori". Capita per le mani dell'ispettore capo Morse, costretto in ospedale, un libretto "Assassinio sul canale di Oxford". È una memoria, la minuziosa microstoria di un delitto avvenuto nel 1859, ricerca di una vita dell'anziano colonnello del letto vicino appena spirato che lo ha lasciato al poliziotto come ricordo. Morse legge e, dalla prosa ordinata del colonnello, apprende con ricchezza di particolari dello stupro e annegamento di Joanna Franks, un'avvenente signora in viaggio da sola lungo il canale, passeggera di una chiatta da trasporto di alcolici. L'incubo di una donna per giorni in mano a degli ubriaconi che ai tempi aveva impressionato l'opinione pubblica. Incolpati del delitto furono i tre barcaioli, due dei quali giustiziati e uno deportato dopo due accurati processi. Ma ci sono discrepanze, strani vuoti e sproporzioni che allertano i sensi annoiati dell'ispettore, che non può evitare di applicare la sua mente enigmistica a costruire trame alternative. Aiutato in questo dalle ricerche sul campo del fido agente Lewis e della affascinante bibliotecaria Christine. La soluzione finale è sorprendente e ineccepibile.
Un nuovo mistero tra le mani dell’ispettore Morse, una giovane, attraente donna è morta, uccisa con un colpo di pistola esploso attraverso la finestra del soggiorno di casa sua. Due indizi lo instradano inizialmente: un criptico messaggio che cela data, ora e luogo di un appuntamento, e una foto con uno sconosciuto dai capelli grigi.
«“Non mi ha ancora detto che cosa pensa di questo Owens, il vicino della donna assassinata”. “La morte ci è sempre vicina” disse Morse con espressione seria. “Ma adesso lasci perdere e pensi a guidare, Lewis”».
Una giovane, attraente donna è morta, uccisa con un colpo di pistola esploso attraverso la finestra del soggiorno di casa sua, una delle poche costruzioni di un breve viale in cui i vicini si conoscono tutti e sanno tutto di tutti. Due indizi instradano inizialmente l’ispettore capo Morse: un criptico messaggio che cela data, ora e luogo di un appuntamento, e una foto con uno sconosciuto dai capelli grigi. Un terzo indizio che si aggiunge in seguito appare più promettente: un possibile errore di percorso dell’assassino. Poiché tutto è vago e fuori posto in questo nuovo mistero tra le mani dell’ispettore della Thames Valley Police. Non sembra esserci un motivo solo per cui Rachel James, la vittima, sia stata eliminata. Il modo in cui è stato fatto è distorto e sproporzionato ma sembra quello di un professionista. L’indiziato numero uno manca del movente e i suoi tempi non si incastrano con quelli del delitto. I testimoni sono drammaticamente reticenti in quel breve viale, quasi un cortile, della morte. E tutto, soprattutto, sembra perdere i propri chiari contorni dentro la melassa di buone maniere, ipocrisie, complotti e trappole della upper class intellettuale di Oxford: il vecchio rettore di uno dei maggiori college sta, infatti, per «appendere la toga al chiodo» e deve essere eletto il suo successore, così le mogli, gli amici, le amanti e i sostenitori dei due candidati non si negano colpi micidiali. Che stia nascosta in quel nido di serpenti la verità?
Naturalmente, Morse alla prima non ci prende. Ma «quasi sempre la mente di Morse raggiungeva l’apice della creatività quando una delle sue ipotesi astruse e improvvisate veniva rasa al suolo». Inoltre sempre vigile a sostenerlo c’è il suo vice Lewis. Il rapporto tra i due è il motore dell’azione: Morse è un persecutore inventivo e malinconico, Lewis è paziente e dotato di un robustissimo principio di realtà.
Colin Dexter è il maestro del poliziesco inglese di stampo classico, cioè deduttivo. Alla tipicità del genere e alla caratteristica intelligenza dell’intrico, aggiunge un andamento del racconto fatto di ironie eleganti e sottintesi che rendono complice il lettore e lo divertono, il più delle volte alle spalle del principale bersaglio dell’umorismo dell’autore: la classe agiata e le sue maniere.
Charles Fortnum è il «console onorario» di Sua Maestà in un paese senza nome ai confini del Paraguay. La sua è una carica del tutto irrilevante, come insignificante è l'uomo, alcolizzato e un po' imbroglione. Rapito da un gruppo di ribelli, a negoziare per la sua libertà è un dottore del luogo che scopre quanto la corruzione abbia travolto politici, rivoluzionari, religiosi, in un sistema senza morale. Introduzione di Alessandro Baricco.
Nuda, imbavagliata, con le manette ai polsi, una donna viene ritrovata cadavere nella camera da letto della sua villa nei dintorni di Oxford. Era una signora, ricca, infermiera di ottima reputazione professionale, il marito banchiere, due giovani figli con buoni lavori. Di lei, nel villaggio pittoresco dove abitava, si parla, con sentimenti variabili dal desiderio allo scandalo, come di una donna seducente e dalle molte avventure. In realtà è un cold case, archiviato un anno prima, che il sovrintendente Strange vuole riaprire per via di due telefonate anonime appena ricevute. E strana l'ambigua insistenza di Strange che, da un lato, preme per riavviare la macchina investigativa e, dall'altro, pur avendo tutto il peso dell'autorità, esita a obbligare l'ispettore capo Morse a fare il suo dovere. Altrettanto strano è il contegno di Morse: non ubbidisce al capo però, in segreto, conduce una sua indagine. Quando poi altre morti si aggiungono a quella della bella signora, Morse - con il fedele Lewis che da tempo scalpita e si interroga su quello che sta succedendo - finalmente si mette al lavoro. Vari errori e false piste: il metodo di Morse non è trovare l'indizio e farlo diventare una prova schiacciante; lui cerca l'incrocio giusto, come nell'enigmistica di cui è infallibile cultore. Ma le verdi colline attorno alla città dell'Università più rinomata, i paesini d'incanto, i pub secolari, le eleganti dimore, gli anziani eccentrici, che popolano la vecchia Inghilterra, non vogliono aprire gli scrigni dei loro segreti. Preferiscono che i loro odi, così come i loro amori, restino sepolti nella monotona tranquillità.
Questo libro è stato pubblicato nel 1937, due anni prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Racconta una storia che era ancora tutta da scrivere proiettandoci in un mondo in cui i nazisti hanno vinto e creato un impero, dove le donne sono considerate alla stregua degli animali e vengono tenute in cattività, nell'abbrutimento fisico e morale. La loro sola funzione sociale è quella della riproduzione e per questo vengono ripetutamente stuprate per dare alla luce i figli del nuovo impero. Siamo nel 720 dopo Hitler, il meccanico inglese Alfred si reca in pellegrinaggio in Germania per visitare i luoghi sacri dell'hitlerismo, che è diventata una vera e propria religione, officiata dalla casta amministrativo-sacerdotale dei Cavalieri. In questa occasione conosce il contadino tedesco Hermann e ne diventa amico. Alfred è più che scettico rispetto al Credo nazista e immagina una rivolta non-violenta che possa cambiare un mondo retrocesso all'economia feudale, in cui Hitler è visto come un Dio alto sette piedi, dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri. I dubbi di Alfred trovano conferma da parte del Cavaliere che amministra la terra lavorata da Hermann, un vecchio di nome Friedrich von Hess. Il Cavaliere rivela ad Alfred come da secoli i nazisti abbiano operato una distorsione storiografica talmente sistematica da esigere la distruzione dapprima di tutti i libri che contraddicevano la loro «versione dei fatti», poi dello stesso Urtext del nazismo, infine di tutto il resto: al punto che i tedeschi sono ormai analfabeti (si permette invece agli «eccentrici» inglesi di leggiucchiare qualche manuale tecnico). Ma von Hess custodisce anche un segreto che si tramanda di padre in figlio, e conserva addirittura una fotografia del vero Adolf Hitler... Un romanzo preveggente, che ci riporta al "1984" di Orwell, ma che anticipa altri celebri romanzi ucronici come "Fatherland" di Robert Harris, "La svastica sul sole" di Philip K. Dick, "Il racconto dell'ancella" di Margaret Atwood.
In una sera del settembre del 1914, la famiglia Ramsay, in vacanza in una delle isole Ebridi, decide di fare l'indomani una gita al faro con alcuni amici. Per James, il figlio più piccolo, quel luogo è una meta di sogno, piena di significati e di misteri. La gita viene però rimandata per il maltempo. Passano dieci anni, la casa va in rovina, molti membri della famiglia sono morti. I Ramsey sopravvissuti riescono a fare la gita al faro, mentre una delle antiche ospiti finisce un quadro iniziato dieci anni prima. Passato e presente si intrecciano, il tempo assume un diverso significato.
Amor non ha ancora cinquant'anni il giorno in cui le viene diagnosticato un tumore al fegato che la condurrà alla fine in poco più di tre mesi. Carattere volitivo, dedita con passione al lavoro, sposata con un marito tranquillo, madre di quattro figli. Poi, un giorno, all'improvviso, i sordi dolori, i gonfiori, la diagnosi. Superati l'incredulità e lo sgomento iniziali, la donna affronta con grande forza d'animo il suo calvario. Il romanzo si muove a cerchi concentrici attraverso brevi capitoli scritti a turno dai vari personaggi, aprendo contemporaneamente uno scenario opposto, fatto di povertà, di bimbi abbandonati, di violenze e prostituzione, mostrando tutta la durezza dei contrasti sociali di una città africana come Nairobi.
In missione per conto della Regina, alla ricerca della misteriosa Essenza D’oro, l’unica medicina in grado di alleviare la sua malattia. Robin attraversa la Spagna in una avventura difficile ed eccitante e incontra malvagi frati, perfidi alchimisti, saggi saraceni e sapienti ebrei. In uno spaccato di vita del 1200, Robin viaggia con i suoi compagni nel pieno rispetto delle usanze religiose di ognuno.
Combattendo di astuzia e di spada porterà a termine la sua missione e riscatterà la sua dignità di giovane inglese.
Geoffrey Trease, quasi sconosciuto in Italia, ha pubblicato quasi 110 romanzi in lingua inglese, tutti a carattere storico e molto apprezzati da bambini e ragazzi. Morto nel 1998 continua ad ottenere grande successo come autore di narrativa adottata nelle scuole anglofone. Per San Paolo ha pubblicato Maratona (2003) e Un volo d’angeli (2005).
L'uomo che sapeva troppo è stato pubblicato da Chesterton nel 1922 ed è costruito attorno a due uomini agli antipodi che si trovano a indagare insieme su crimini e misteri dell'alta società inglese. Da un lato l'entusiasta giornalista Harold March, «abbastanza giovane da conoscere i politici, e non solo provare a dimenticarseli tutti», dall'altro Horne Fisher, «l'uomo che sapeva troppo», cresciuto a contatto con la classe dirigente, parente di mezzo governo della Corona, un uomo disilluso e annoiato, sempre sul punto di addormentarsi perché nulla sembra interessarlo. Lui, infatti, non si stupisce mai: «Sa già troppo». Tra politica, crimini e spionaggio, però, anche Fisher troverà una scintilla di entusiasmo, la leva che lo porterà a scoprire quel poco che ancora non sa.
Tra i tanti imprevedibili investigatori usciti dalla penna di Gilbert K. Chesterton, forse nessuno eguaglia per eccentricità e gusto del paradosso il protagonista di questo libro. Gabriel Gale, pittore e poeta, ama camminare sulle mani e per sua ammissione è sempre in bilico tra sanità e follia. Lo confessa lui stesso: ha pensieri simili a quelli dei pazzi «perché anche io posso fare i viaggi assurdi di certe menti deliranti, e mi immedesimo, si può dire, nel loro amore per la libertà», ma insieme è diverso «perché, grazie a Dio, di solito riesco a ritrovare la mia strada di casa. Il pazzo è colui che perde la strada e non riesce a ritornare indietro». Gabriel Gale è il grimaldello che fa saltare le regole della logica e della buona società, un eccentrico artista capace di mettere a nudo le follie più nascoste e spesso criminali di chi gli sta di fronte, in questi otto racconti - quasi otto capitoli di un romanzo.
Padre Brown è alla sua prima apparizione e, oltre a risolvere alcuni casi che vedono per protagonista Flambeau, il ladro più famoso d?Europa, riesce a convincere quest?ultimo a cambiare vita. Ma anche quando Flambeau diventa investigatore privato, pur potendosi avvalere di una vasta esperienza nel campo del crimine, avrà sempre bisogno dei consigli e dell?astuzia di padre Brown, che ha dalla sua una profonda conoscenza del genere umano, delle sue debolezze e delle sue potenzialità. Ne nascono dodici racconti divertenti e appassionanti, capaci di sorprendere il lettore e di tenerlo incollato alla pagina, in una vera galleria di personaggi indimenticabili, come il sacerdote neo-pagano devoto ad Apollo, il saltimbanco che ha fatto fortuna costruendo maggiordomi meccanici, lo scrittore che vive con un santone indiano in una casa-serra alla periferia di Londra, il principe che si è ritirato in una piccola isola sul Tamigi dopo una vita avventurosa?
La saggezza di padre Brown, pubblicata per la prima volta nel 1914, segna il ritorno del piccolo prete dell'Essex, un goffo omino con la faccia rotonda e l'espressione assente, ancora impegnato a risolvere misteri, spesso con l'aiuto dell'amico ed ex criminale Flambeau. In questa seconda raccolta, padre Brown non limita le sue esperienze all'Inghilterra, ma lo troviamo impegnato in Francia, al centro di in un caso di spionaggio internazionale, in Germania, dove affronterà un enigma di portata storica, e in Italia. Chesterton, che amava molto l'Italia e che nel corso della sua vita vi tornò più volte, mette padre Brown a confronto col più famoso dei briganti del Meridione, capace di attirarlo, insieme a una nutrita comitiva, nel suo covo: il paradiso dei ladri. Come al solito, però, la vicenda finirà in modo del tutto inaspettato...