
Viviamo in un paese fortunato: l'Italia è da anni ai vertici delle classifiche degli indicatori sanitari mondiali, con la maggiore aspettativa di vita dopo il Giappone e tassi bassissimi di mortalità materna e infantile. Non solo: se andiamo in ospedale per un accertamento o un ricovero non ci vengono chiesti né carta di credito né certificato assicurativo. Tutto questo grazie al Servizio sanitario nazionale, un sistema universalistico che non discrimina in funzione di sesso, razza, religione, livello economico-sociale. Da tempo però la nostra sanità pubblica sta attraversando una gravissima crisi. Se non si interviene presto e bene con un radicale cambio di rotta sarà una vera e propria débâcle civile e sociale.
"Insegnare la vita con il movimento e con lo sport" riaffronta originalmente il tema sempre attuale, sempre bisognoso di nuovi punti fermi, del fenomeno movimento. Di esso, inteso come attività motoria in sé ed anche come sport, esalta il significato e il ruolo nella vita delle persone, la funzione di educare alla vita, in quanto capace di conferire fondamentali abilità di vita a chi lo pratica e, perciò stesso, lo esplora. Di abilità di vita tratta appunto questo testo, cioè delle cosidette life skills, che nell'ambito dello sport e dell'educazione fisica trovano ambienti e pratiche ideali per farne esperienza diretta e facilitarne il transfer ad altre - forse tutte le altre situazioni di vita. I tre autori espongono così indagini, ricerche, programmi sperimentati nel mondo con successo e con precise procedure che coinvolgono direttamente ogni persona nel processo decisionale e nel raggiungimento degli obiettivi. Il testo si avvale anche di importanti appendici: la prima, sulle definizioni e sulle classificazioni date alle life skills; la seconda sui programmi monodisciplinari sperimentati con successo in diversi continenti; la terza sui possibili strumenti di valutazione quantitativa e qualitativa della efficacia del cosiddetto life skill training; la quarta, sulle interrelazioni fra efficienza fisico-motoria, funzioni cognitive e life skills in popolazioni con sviluppo tipico o atipico.
Quali sono i giochi preferiti dei bambini nati in Italia da genitori migranti?
E come è possibile promuovere percorsi educativi interculturali che, partendo da giochi e sport, riescano a coinvolgere ragazzi migranti e italiani insieme, a scuola e altrove?
Insegnanti ed educatori troveranno risposta a tali domande in questo libro, che esplora alcuni dei luoghi dove “si gioca” oggi l’integrazione in Italia.
Ne emerge un quadro in cui si incontrano esempi concreti di cortili, parchi e piazze dove ragazzi italiani e stranieri, giocando insieme, imparano a conoscersi e apprezzarsi.
L'autore
Davide Zoletto insegna Pedagogia all’Università di Udine. Nella collana Minima ha pubblicato Straniero in classe. Una pedagogia dell’ospitalità (2007)
Dai disastri di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima abbiamo fatto sicuramente molta strada, ma che cosa facciamo con i rifiuti e le scorie che le tecnologie nucleari producono? Possiamo dire "lo scopriremo più tardi" e che alla fine una soluzione emergerà, ma non sarebbe giusto condannare le generazioni future a farsi carico delle conseguenze delle nostre scelte. Per questa ragione gli oggetti e le tecnologie che costruiamo dovrebbero essere veramente buoni.
In questo libro viene proposta un'attività in più ai bambini di scuola primaria: l'analogia. Prima se ne impossessano gli insegnanti, discutendo tra loro e poi, con un passaggio didattico, creano le condizioni opportune per trasformare questo sapere in un sapere insegnabile, creando occasioni, attività, problemi e giochi.
Il ruolo del paesaggio e la delineazione di una sua fisionomia: è questo il tema centrale del volume. Un argomento importante della psicologia sociale che si interroga su cosa sia oggi il paesaggio, che cosa insegna e come possa essere insegnato, indagando anche un particolare tipo di paesaggio che è il nostro, quello mediterraneo, capace di ispirare ancora una psicologia sociale, e addirittura un modello non solo educativo.
Dedicato a coloro che si occupano di comunicazione, "Rumors" è un testo teorico capace di spiegare con chiarezza i meccanismi di formazione e riproduzione delle "voci che corrono". Dicerie, chiacchiere, indiscrezioni o pettegolezzi non sono altro che varianti del rumor, vale a dire un'informazione non verificata che riguarda un tema d'interesse pubblico e che si diffonde da persona a persona. Il testo di grande potere esplicativo, fornisce gli strumenti per comprendere la genesi dei rumors, il credito che essi riscuotono e il metodo per crearli ad hoc e farli circolare.
In un contesto sociale caratterizzato dalla frammentarietà, dalla glocalità, dal rischio, la scrittura rappresenta un efficace strumento per recuperare le dimensioni di senso, di identità, di storia. Il percorso d'analisi e ricerca compiuto in questo volume si inserisce nell'ambito dell'educazione degli adulti, inscritta nella prospettiva del lifelong e lifewide learning e education. Il titolo intende espressamente lasciar trasparire un'impostazione di base che è aperta, anzi sollecita la piena e libera espressione/espressività intese in senso pluralistico e democratico, in tutte le sue forme.
Huizinga sa raccontare la storia passata in presa diretta. Con la profondità della ricerca sa far appassionare a vicende e personaggi come se si trattasse di un romanzo. Ma cosa pensa questo autore del mestiere di storico? In questo libro Huizinga parla di teoria. Non di un periodo particolare, ma del fare storia in generale. "La storia è la forma spirituale in cui la cultura si rende conto del suo passato". Poche profonde parole, come un grande autore sa fare, definiscono il senso, il bisogno di questo narrare collettivo che raramente, come in questi casi, trova un grandioso interprete.