
Viviamo in una fase di evoluzione tecnologica che produce fratture nell’ordinamento. Gli innovatori invocano a loro sostegno la libertà creativa – e distruttiva – dell’iniziativa economica privata, contro regolazioni intrusive. Le autorità pubbliche difendono le ragioni del servizio universale in nome del principio di eguaglianza e della coesione sociale, ma hanno strumenti usurati dal tempo. Si pensi alle vicende di Uber, la technology company della Silicon Valley che offre un servizio di trasporto automobilistico privato via app. Sfidato dall’economia delle piattaforme, il legislatore arranca. Anche le corti sono in difficoltà. Ma non si parte da zero: la dinamica della concorrenza e la missione dei servizi pubblici sono punti di riferimento, con un solido fondamento nelle costituzioni nazionali del diritto europeo. Indicazioni preziose già vengono dalla sperimentazione che è in atto nelle diverse realtà metropolitane. Nessuno ha una ricetta sicura. Ma dagli errori si può imparare.
Un libro che descrive come Maria Montessori sia andata oltre ogni confine geografico ma non solo: oltre lo stereotipo femminile del suo tempo, oltre qualsiasi gabbia politica o culturale o spirituale, mescolando tradizioni con innovazioni geniali e rivoluzionarie, lottando tenacemente per farsi accettare e poi imporsi dall’Italia all’Europa, dalla Cina agli Stati Uniti, come donna e come scienziata.
Come proteggere il bambino dai tanti differenti tipi di violenza che lo minacciano: il terrorismo globale, la guerra, l'abuso fisico e psicologico in famiglia, a scuola, tra amici, le seduzioni del web, il commercio pedopornografico, l'ignoranza. Com'è nata storicamente e come si è evoluta la tutela psicopedagogica del bambino, come costruire insieme a lui e per lui un futuro di pace. Cosa fanno le Istituzioni, le associazioni internazionali e nazionali, i singoli professionisti, per difendere l'essere più debole e sensibile del mondo.
Il cerchio di giochi simbolici è il primo teatro di comunità.
Un patrimonio dell’umanità da riconoscere, custodire e valorizzare per la sua capacità di “nutrire” e “curare” le relazioni sociali, oggi più che mai in crisi.
Uno strumento per la conoscenza e lo sviluppo di modelli performativi di teatro antropologico, alla portata di tutti e a qualunque età.
Fondato scientificamente e collaudato in tante buone pratiche di cerchio d’animazione, il libro presenta molti spunti pratici per la formazione dei formatori.
Incentrato sull’analisi della comunicazione simbolica di questo dramenon, il libro intende disvelare l’archetipo del cerchio come imago del Sé e la struttura delrepertorio d’animazione che si è sviluppato sulla geometria agìta del cerchio: giochi, canti, danze, espressione delle dinamiche sociali dell’homo ludens, in ogni epoca e in ogni parte del mondo.
Il libro si rivolge agli animatori – professione ancora sottovalutata in Italia – e a tutti coloro che si vogliono mettere in gioco, con consapevolezza e competenza, in famiglia, a scuola e nei variegati centri educativi del sociale.
Per secoli il tempo è stato portatore di speranza. Dal futuro ci si attendeva pace, evoluzione, progresso, crescita... o rivoluzione. Non è più così. Il futuro è praticamente sparito. Sul mondo si è abbattuto un presente immobile che annulla l'orizzonte storico e, con esso, quelli che per generazioni intere sono stati i punti di riferimento. Da dove viene questa eclisse del tempo? Perché il futuro, insieme al passato, è scomparso dalle coscienze individuali e dalle rappresentazioni collettive? Ci sono rimedi o uscite di sicurezza? Per rispondere, Auge scruta lucidamente le molteplici dimensioni della globalizzazione nei suoi aspetti politici, scientifici e simbolici. E abbozza elementi di speranza.
La trasparenza e i dispositivi digitali hanno cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Alla comunicazione in presenza, alla capacità di analisi e alla visione del futuro si sono sostituiti interlocutori fantasmatici immersi in un presente continuo e sempre visualizzabile attraverso uno schermo. Il soggetto capace di annullarsi in una folla che marcia per un'azione comune ha ceduto il passo a uno sciame digitale di individui anonimi e isolati, che si muovono disordinati e imprevedibili come insetti. Han si interroga su ciò che accade quando una società - la nostra - rinuncia al racconto di sé per contare i "mi piace", quando il privato si trasforma in un pubblico che cannibalizza l'intimità e la privacy. E su che cosa comporta abdicare al significato e al senso per un'informazione reperibile ovunque ma spesso inaffidabile.