
Cos'è la democrazia? A questa domanda si risponde, spesso, analizzando i presupposti di tale forma di governo. Questo libro parte dalla constatazione che le "fondamenta" di qualsiasi architettura devono essere costruite su un terreno solido. Anche la politica, non a caso definita dai classici di scienza architettonica, pone il problema di studiarne le basi. Questo pare possibile solo in un'epoca storica stabile. Il mondo di oggi non è così. Le democrazie attuali si evolvono in contesti storici segnati dal cambiamento e dalla fluidità. Non le "fondamenta" perciò, ma le "ancore" della democrazia possono sostenere lo spirito contemporaneo ad affrontare la vita politica di oggi. In società caratterizzate dalla condizione tecnologica, multiculturale e comunicativa, le "ancore" della democrazia indicano la necessità di ripensare, valorizzare e promuovere l'idea di una nuova divisione dei poteri dello Stato, il concetto di sovranità, il problema della rappresentanza e quello della verità, il senso del limite, al fine di trovare antidoti al populismo strisciante e al sovranismo inattuale.
Perché devo diventare grande, ricevere un’educazione, obbedire alle regole che la società mi impone? Sono domande che ci facciamo tutti, da bambini o da adolescenti, e che poi tendiamo a dimenticare, come se la crescita fosse un dato di fatto e non un delicatissimo processo che coinvolge ogni aspetto della vita, materiale o psicologico che sia, nel lungo cammino verso l’ambita e al contempo temuta “maturità”.
Chiamando a raccolta le opere e le esperienze di pensatori antichi e moderni, da Platone a Hannah Arendt, da William Shakespeare a Jean-Jacques Rousseau, la filosofa e scrittrice Susan Neiman ribalta l’idea diffusissima per cui crescere sarebbe soltanto un percorso di inevitabile declino. Le esperienze fondamentali della crescita, come l’ingresso nel mondo del lavoro, i viaggi e l’incontro con culture diverse, sono invece una grande conquista personale, ancora più importante e dirompente perché ci permette di affermare noi stessi e liberarci da una condizione di minorità. «Noi eravamo fatti per essere uomini; le leggi e la società ci hanno rituffati nell’infanzia.» Così scriveva Jean-Jacques Rousseau duecentocinquanta anni fa, ma il suo insegnamento è più che mai attuale, in un’epoca come la nostra che mitizza l’infanzia.
Ma allora, perché diventare grandi? Perché è nell’età adulta che impariamo a scegliere cosa fare delle nostre vite, a rendere reali le nostre aspirazioni, a partecipare alla società in modo più profondo e responsabile di quanto non vorrebbero, spesso, coloro che esercitano il potere. Chi sceglie di non crescere, di non pensare con la propria testa, non è un cittadino ma un suddito. Un consumatore famelico di gadget tecnologici confezionati come giocattoli. Un Peter Pan che preferisce delegare ad altri le proprie decisioni pur di non aprire gli occhi sulla realtà.
L'ipotesi di questo libro è che la violenza sia una forza sociale e non solo uno strumento del potere. La violenza genera potere e con esso si confonde: è una forza sociale che conferisce significato all'azione. Senza dimenticare autori classici come Elias e Foucault, Simmel e Coser, Gurr e Pizzorno, l'autrice analizza la violenza "modernista" paradossale ma non inspiegabile e gli elementi che la qualificano: il legame tra pensiero e emozione, la differenza con la devianza, la relazione con il sacro, il lavorio sul corpo della vittima e la forte soggettività dell'aggressore, sul piano sociale e mediatico. Due fenomeni collettivi - gli stupri di massa in Bosnia e il comportamento dei kamikaze - sono analizzati nel dettaglio, perché la comprensione della violenza è basata sui modi concreti in cui si manifesta. Il libro si chiude con una riflessione sulle capacità della sociologia nel percepire e osservare l'irruzione del male nella storia.
"Né tesi né sintesi, questo libro è il punto d'arrivo di una lunga ricerca : una riflessione sulla storia, sui periodi della storia occidentale, nel corso della quale il Medioevo mi ha accompagnato fin dal 1950. Si tratta quindi di un'opera che porto dentro di me da molto tempo, alimentata da idee che mi stanno a cuore. Scritto in un momento in cui gli effetti quotidiani della globalizzazione stanno diventando sempre più tangibili, questo libro è una cavalcata nel tempo che torna a riflettere sulle diverse maniere di concepire le periodizzazioni storiche: le continuità, le rotture, i modi di pensare la memoria della storia."
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Siamo iscritti in una tradizione giuridica lunga quasi tremila anni: l'idea del diritto come autonoma sintassi sociale fu letteralmente 'inventata' a Roma. Questo libro vuole essere un'agile introduzione per chi voglia farsi un'idea circa questa fondamentale eredità che il mondo antico ci ha trasmesso. L'intento è non solo quello di fornire un primo ed essenziale quadro di informazioni, ma soprattutto di mostrare come la storia giuridica antica sia ancora uno strumento prezioso per leggere in modo critico categorie, princìpi e metodi propri del diritto.
Giudicare: un compito necessario e impossibile. Necessario perché una società non può lasciare senza conseguenze comportamenti incompatibili con la sua ordinata sopravvivenza. Impossibile perché non possiamo mai avere la certezza di riuscire a conseguire la verità. Da questa contraddizione nasce l'esigenza di stabilire un itinerario conoscitivo, il 'processo', ritenuto il metodo meno imperfetto per pronunciare una decisione giusta, che siamo disposti ad accettare pro veritate. Una preziosa e aggiornata riflessione sul processo penale che ne analizza l'irrinunciabile funzione sociale, le scelte epistemologiche qualificanti, gli snodi fondamentali, le distorsioni della sua rappresentazione mediatica.
Scrivere una tesi di laurea è una prova sempre più insidiosa, ma a chi affidarsi per affrontarla? La rete pullula di rimedi fai da te, l'IA millanta doti inarrivabili, ma tra promesse e risultati c'è spesso un abisso. Questo libro giunge in soccorso a chiunque si trovi a cimentarsi con tesi, tesine, saggi, articoli e altri testi simili offrendo indicazioni chiare e puntuali sul metodo di lavoro, la ricerca delle fonti, la struttura e l'organizzazione del testo. E ancora: lessico e stile, errori più comuni, punteggiatura e tanto altro. Il tutto corredato da centinaia di esempi reali. Uno strumento prezioso per scrivere e argomentare in maniera impeccabile.
Aristotele, in questo scritto, affronta il tema della scienza che riguarda la prassi, ossia le azioni interumane e la ricerca del sapere come guida dell'agire. Questa scienza è detta da Aristotele "polistica" e ha per oggetto ciò che costituisce il bene per l'uomo, bene che è identico per il singolo essere come per la comunità. Etica individuale e politica in senso stretto sono quindi due momenti complementari di un'unica scienza che è appunto la scienza della prassi.
Questo saggio vuole essere una guida è una testimonianza sulla disabilità, su come essa venga affrontata dalle famiglie, dalla solidarietà che si genera tra i vari nuclei che debbono avere a che fare giornalmente con questo tipo di problematiche. Da questa solidarietà in seguito si valorizzano interventi congruenti ed efficaci che le famiglie mettono in atto quando affrontano i bisogni dei figli.
Il gioco è uno dei fenomeni più naturali e diffusi nell'infanzia, ma il suo scopo e la sua importanza per lo sviluppo del bambino sono stati, e rimangono, fonte dì interrogativi non solo per i genitori, ma anche per gli psicologi. Proponiamo la nuova edizione del volume in cui Catherine Garvey mette in chiaro i modi in cui i! gioco aiuta il bambino a conoscere se stesso, gli altri e il mondo che lo circonda. Mettendo a confronto gli aspetti ludici e quelli di altro genere della medesima attività, l'Autrice evidenzia come il gioco vada considerato più come un atteggiamento che come un particolare tipo di comportamento.