
I saggi che seguono intendono ricollegare educazione e religione, mettendo in evidenza alcuni aspetti ed alcuni nodi problematici, con riferimento in specie ai saperi teologici e giuridici.
Anche quest'anno la Collana Percorsi di Comunicazione, propone, nel suo decimo volume, una serie di riflessioni originali e complementari sul Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, arrivata alla sua 56a edizione. L'invito del Papa ad imparare ad ascoltare con l'orecchio del cuore ha infatti ispirato diversi docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Salesiana a commentare il suo Messaggio a partire dalle proprie competenze nel campo della comunicazione sociale. I primi tre saggi (Teresa Doni, Cristiana Freni, Fabio Pasqualetti) offrono una visione più generale e "fondativa" del valore e della necessità di riscoprire la dimensione spirituale, antropologica e socio-culturale dell'ascolto; segue una suggestiva visita guidata all'"ascolto" di alcune opere d'arte rappresentanti storie e personaggi della Sacra Scrittura(Gian Carlo Olcuire), che introduce i saggi successivi, maggiormente entrati su temi specifici. L'attenzione è posta in primo luogo al mondo della comunicazione, in particolare al giornalismo (Renato Butera e Pietro Saccò) e all'ascolto radiofonico (Cosimo Alvati). Gli ultimi tre contributi propongono una riflessione sull'emergenza educativa (Emanuela Proietti), la presentazione delle "7 regole dell'arte di ascoltare" (Vittorio Sammarco), la condivisione sul senso dell'ascolto nella metodologia propria dell'intervista sociologica (Maria Paola Piccini). Dall'orecchio al cuore. Esplorando nuove vie di ascolto si presenta afferma Vania De Luca nella sua prefazione - come un volume che fa proprio, e, contemporaneamente ripropone con coraggio, l'invito contenuto nell'Evangelii Gaudium: «Abbiamo bisogno di esercitarci nell'arte di ascoltare, che è più che sentire» (EG n.171).
Tonino Cantelmi, il primo a studiare in Italia la tecnodipendenza e l’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, sostiene che stiamo vorticosamente precipitando in una “società incessante”, sempre attiva, sempre più incapace di staccare la spina, sempre intenta a digitare,
a twittare, a condividere, senza differenze tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, forse avviata verso una colossale dipendenza dalla “connessione”. In tal modo la rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano, esaltano e plasmano alcune caratteristiche dell’uomo liquido: il narcisismo, la velocità, l’ambiguità, la ricerca di emozioni e il bisogno di infinite relazioni light. Tuttavia la caratteristica fondamentale della socialità tecnoliquida consiste nella pervasiva tecnomediazione della relazione. In fondo, però, si ha la sensazione che la fine della società di massa e il transito nella tecnoliquidità postmoderna dovranno fare i conti con l’esasperazione della solitudine esistenziale dell’individuo e forse non sarà Facebook, né Twitter o neanche ogni altra forma di “socializzazione virtuale” a placare l’irriducibile bisogno di “incontro con l’altro-da-sé” che è proprio dell’uomo e della donna di
ogni epoca: il bisogno di “incontro con l’altro” nell’autenticità è così prepotente e vitale che oltrepasserà il mondo tecnoliquido.
L'AUTORE
Tonino Cantelmi è psichiatra e psicoterapeuta. Dirige la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo interpersonale di Roma. È presidente e fondatore dell’Associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici. È professore universitario e autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche e di numerosi libri, tra cui: Amori difficili (San Paolo, 2007), Cattolici e psiche (San Paolo, 2008), L’immaginario prigioniero (Mondadori, 2009), Omosessualità e psicoterapie (Franco Angeli, 2010), Scusa se non ti chiamo (più) amore. Come scegliere il partner e vivere felici (San Paolo, 2010 con Michela Pensavalli) e Erosi dai media. Le trappole dell’ipersessualizzazione moderna (San Paolo, 2011 con Emiliano Lambiase, Stefano Lassi e Daniele Mugnaini).
"L'immigrazione, che contribuisce e contribuirà sempre più alla crescita demografica del Vecchio Mondo, pone le nazioni europee e l'Europa stessa di fronte alla questione della propria identità. Siamo individui spontaneamente cosmopoliti che ora, a causa dello shock dell'alterità, scoprono il loro essere. Scoperta preziosa, ma anche pericolosa: dobbiamo combattere a tutti i costi la tentazione etnocentrica di perseguire le differenze e di erigerci a modello ideale, senza per questo soccombere alla tentazione penitenziale di rinnegare noi stessi per espiare le nostre colpe. La buona coscienza ci è preclusa, ma ci sono dei limiti anche alla cattiva coscienza. La nostra eredità, che non fa certo di noi degli esseri superiori, merita di essere preservata, nutrita e trasmessa tanto agli autoctoni quanto ai nuovi arrivati. Resta da capire, in un mondo che sostituisce l'arte di leggere con l'interconnessione permanente e che stigmatizza l'elitarismo culturale in nome dell'uguaglianza, se c'è ancora qualcosa da ereditare e trasmettere." (A.F.)
Il volume affronta il tema del commercio internazionale attraverso un'analisi aggiornata e completa delle regole che lo disciplinano, presentandone i contenuti in modo semplice e chiaro, al fine di facilitare la comprensione delle dinamiche ad esso sottese. Il testo, dopo un capitolo introduttivo sul significato, i contenuti e gli scopi del Diritto del Commercio Internazionale, si articola in due Parti: la prima (Gli scambi commerciali internazionali) tratta gli aspetti pubblicistici della disciplina, considerando il ruolo degli operatori statali (Stati, FMI, BIRS, GATT, WTO, Unione europea ecc.) e non statali (CCI, persone fisiche, multinazionali ecc.); la seconda (Operazioni di commercio internazionale) analizza le principali operazioni del commercio internazionale, soffermandosi sulle fasi negoziale e redazionale dei contratti internazionali (compravendita di beni mobili, trasporto, strumenti di pagamento, controversie), in un'ottica internazional-privatistica e di comparazione. Ideato come sussidio alla preparazione degli esami universitari, il compendio, per le caratteristiche descritte, rappresenta un valido strumento anche per coloro che vogliano aggiornarsi sulla materia o sostenere un pubblico concorso.
Questa grammatica della lingua francese colma un'importante lacuna nel panorama editoriale: essa nasce dall'idea che, nell'apprendimento di una lingua in ambito universitario, comprendere la ragione logica o l'origine delle norme grammaticali ne favorisca l'acquisizione. Perciò l'opera si caratterizza in primo luogo per la descrizione delle regole attraverso le categorie grammaticali italiane. Lo studente è così condotto alla conoscenza della lingua francese senza dover distorcere le nozioni acquisite nello studio dell'italiano e trovando semmai occasione per utili approfondimenti e raffronti. Il volume è corredato di riquadri: alcuni offrono una spiegazione storica dei paradigmi e delle eccezioni, che non si presentano come elenchi spesso arbitrari; altri lasciano spazio alle variazioni di registro per fornire allo studente, accanto all'uso della lingua standard, la giusta idea del francese attuale, colto nelle sue tendenze più vitali.
Un approccio basato sulla ricerca e l’analisi della realtà, grazie anche all’uso di nuovi strumenti, fornisce agli studenti gli stimoli per usare la loro intelligenza in modo critico, quale miglior garanzia per raggiungere ottimi risultati nel mondo accademico. Uno dei pregi principali del testo è l’uso della tassonomia di Bloom per sviluppare il pensiero critico e la capacità di risoluzione dei problemi e migliorare allo stesso tempo l’apprendimento degli argomenti affrontati.
L’undicesima edizione porta avanti la nostra tradizione di fornire agli studenti delle linee guida chiare per lo studio, attraverso l’analisi dei dati e il ragionamento quantitativo. Il nostro scopo comune è cercare di migliorare sempre il testo integrando gli strumenti didattici migliori e più all’avanguardia con i metodi che si sono dimostrati più efficaci ai fini dell’apprendimento. Vi sono varie caratteristiche tipiche della ricerca scientifica, compresa una maggiore enfasi sull’aspetto quantitativo nelle figure denominate RAGIONIAMO SCIENTIFICAMENTE. L’enfasi sul potere organizzativo dell’evoluzione e sull’importanza della biologia cellulare e molecolare e della genomica offre agli studenti un testo che è facilmente utilizzabile e ha un contenuto moderno ed equilibrato.
Quando ha origine la vita umana? Qual è il momento in cui sorge un nuovo essere umano? Cosa accade dopo la morte? Sono domande che l'uomo si è posto da sempre, ma che oggi - grazie alle straordinarie possibilità di prolungamento e miglioramento della vita che la scienza sembra in grado di assicurare - diventano imprescindibili. Nel rispondere a questi interrogativi, l'Autore sceglie la strada dell'interdisciplinarietà: «Certo la bioetica non può fornire tutte le risposte, ma essa necessita dell'apporto di altre scienze (oppure essa stessa deve essere considerata come l'unione di più discipline?). Questo, pur non volendo essere un testo per soli specialisti, affronta argomenti inevitabilmente complessi; lo fa utilizzando discipline diverse, in particolar modo la biologia, la filosofia e la teologia» (dalla Prefazione). Lo studio si divide in due parti. Nella prima si esamina la problematica di quando nasce l'uomo. Nella seconda parte affronta la fine della vita biologica.
Struttura e sovrastruttura. Realtà economica e realtàsocio-politica. Sono i due poli attorno ai quali ruota il presente studio. Con l'intento di confutare la posizione marxista, secondo la quale si deve cambiare prima la realtà economica per poi cambiare la realtàsocio-politica, Pezzimenti intende dimostrare che la "sovrastruttura" giuridica e morale non è solo una conseguenza ma anche una condizione preliminare che consente la nascita e lo sviluppo dell' economia stessa la quale, mano a mano che si sviluppa, può perfezionare e arricchire il diritto e la morale. L'Autore sviluppa tale tesi, dopo aver dimostrato che è stato spesso così nei periodi di sviluppo politico ed economico, anche nel lontano passato (nel Mondo Antico, nel Medioevo e nella Rivoluzione Industriale inglese).