
La costruzione dell'Unione Europea è l'unica rivoluzione vittoriosa che il secolo breve lascia in eredità a quello che gli succede, l'unica utopia realizzata tra le tante che lo hanno attraversato. L'unica rivoluzione che non ha avuto come oggetto la conquista del potere, bensì la creazione di un potere nuovo. L'integrazione europea è stata e sarà anche in futuro il precipitato di circostanze che premono dall'esterno del vecchio continente e lo costringono ad una presa di coscienza, ieri la guerra fredda, la fine del mondo bipolare, la globalizzazione, oggi l'emergere di nuove potenze autocratiche, la crisi dei mercati finanziari e del modello di capitalismo che essi hanno rappresentato. Sono i fattori che hanno condizionato il confronto permanente intorno alle forme dell'Europa, secondo il codice interpretativo suggerito in questo saggio, che vede la luce nell'ambito del programma di studi promosso dall'Istituto di ricerche sul negoziato dell'ateneo di Gorizia.
Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione hanno modificato in modo profondo molti ambiti della nostra vita, solo la scuola sembra esserne rimasta immune. Dietro a questo apparente immobilismo, tuttavia, sono in atto rilevanti cambiamenti e l'innovazione nelle tecnologie per la didattica trasformerà in modo profondo il modo in cui nelle nostre scuole si insegna e si apprende. Spesso un fattore critico in questi processi di cambiamento è la scarsa consapevolezza da parte dei docenti dei modi in cui le nuove tecnologie possono essere impiegate. Questo volume si propone come una guida per orientarsi nel campo di quelle, tra le nuove tecnologie, che possono trovare una collocazione utile e ben motivata nella didattica. Gli oggetti di cui si discute forniscono un panorama completo dell'evoluzione del mondo digitale: comprendono i fenomeni che riguardano direttamente la scuola (contenuti didattici digitali, lavagne digitali e superfici interattive, e-book) e quelli che fanno parte dell'esperienza mediatica degli studenti nell'ambiente familiare e sociale (videogiochi, social network, Second Life). Ciascun capitolo affronta una particolare tecnologia, ne descrive struttura e funzionamento valutandone l'impiego dal punto di vista didattico, infine presenta esperienze in cui insegnanti e docenti hanno svolto attività innovative.
Come impattano le nuove tecnologie digitali nel fare scuola? Quali strumenti usare e quali scelte metodologiche adottare? In questo volume, che si basa sui risultati di una ricerca promossa dall'INDIRE, in collaborazione con l'università "La Bicocca" di Milano e con il supporto di importanti aziende del settore tecnologico, si danno risposte chiare e documentate a queste domande. Il libro che nasce dai risultati di un setting tecnologico per lo sviluppo di attività didattiche collaborative, che si è svolto presso l'Istituto Comprensivo di Montelupo Fiorentino (FI). Sono presenti la documentazione dell'esperienza, commenti e riflessioni di docenti di Pedagogia su un modello d'insegnamento adatto ai "nativi digitali". Prendendo, infatti, le mosse da un'ampia documentazione dei risultati della ricerca, gli autori propongono un modello operativo per la costruzione della classe tecnologica nella scuola primaria e secondaria di primo grado, associando indicazioni di tipo tecnico a raccomandazioni di natura metodologico-didattica utili a chi vuole affrontare in modo consapevole e globale l'approccio all'uso dei nuovi media nell'ambiente educativo.
Le trasformazioni attuali della questione sociale richiedono un diverso modo di concepire il tema delle istituzioni, da svolgere sempre di più nella modalità della messa a fuoco di una produzione di spazi in grado di assicurare -alle emergenze/urgenze del sociale - una significativa loro soddisfazione, al di là dello stesso scontato richiamo al ruolo dello Stato. E in questa direzione che muove il testo di Fadini, attento a cogliere una linea di "istituzionalismo critico", lungo il Novecento, effettivamente alternativa alla riconduzione del complesso istituzionale alla figura - per richiamare Althusser - dell'"apparato ideologico di Stato". E allora in tale senso che si delinea il rinvio ad esponenti di un pensiero filosofico (e non) sostanzialmente "eretico", quali ad esempio Elias Canetti e Gilles Deleuze, capaci di fornire spunti di analisi ancora fertili in vista di una riflessione sulle nuove istituzioni possibili del movimento dell'autonomia sociale. Sullo sfondo di tutto questo si coglie un rinnovato interesse alle questioni politiche e ai complessi istituzionali che possono sostenere al meglio o comunque in maniera crescente la soddisfazione di desideri di apertura e libertà, di ciò che cresce - al livello delle pratiche di soggettivazione - sui terreni di un'esperienza sempre più problematica a causa delle situazioni contraddittorie, difficili, di un paesaggio socio-culturale in grande trasformazione.
L'istituto dell'adozione ha subito profonde modifiche negli ultimi trent'anni spostando l'attenzione sul soggetto più debole e quindi privilegiando i diritti e le garanzie del minore rispetto ai desideri delle coppie senza figli. In questo quadro la legge 149, approvata due mesi prima della fine della legislatura, ha segnato una preoccupante inversione di tendenza. Le nuove regole sono assai più elastiche sui requisiti per adottare, mentre sono assai più rigide per dichiarare l'adottabilità di un bambino. La presente edizione fa il punto della situazione in tutti i suoi aspetti e protagonisti, senza sottacere i nodi e le contraddizioni che si sono venuti a creare.
Carlo Alfredo Moro è stato una delle figure più significative tra i giuristi degli ultimi decenni. È stato autore di testi giuridici fondamentali per lo studio della condizione minorile e di numerosissimi scritti e articoli di argomento sociale, pedagogico e giuridico di grande rilevanza e lungimiranza. L'attualità del suo pensiero è messa in luce da questo volume, in cui accanto a scritti più recenti sono raccolti anche testi di anni lontani, che conservano intatto il vigore e la forza delle sue proposte e che spaziano dal tema degli abusi a quello dell'adozione, dai problemi dell'adolescenza alle relazioni fra genitori e figli. Una selezione della sua produzione raccolta cercando di cogliere il filo che la percorre: il bambino non è solo una speranza d'uomo ma è un soggetto portatore di precisi diritti. Come scriveva nel 1996, commentando la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo: "Il bambino reale è divenuto un bambino declamato: una mera risorsa per i mass media; per la pubblicità; per il mercato del lavoro; per la criminalità organizzata; per gli appetiti sessuali di certi adulti. C'è dunque bisogno di una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza, una cultura dell'attenzione e del rispetto, una cultura della solidarietà e di un rapporto positivo fra le generazioni".
Oggi, le relazioni pubbliche sono collocate al centro del "triangolo relazionale" della moderna società industriale avanzata, i cui vertici sono la politica, l'economia e l'informazione. Si tratta quindi di materia "da maneggiare con cura" perché influisce sulle opinioni, i comportamenti, le decisioni private e pubbliche, e ha dunque forti implicazioni anche etiche. Una specializzazione quanto mai adatta ad affrontare le sfide della globalizzazione. In uno scenario mondiale in cui assistiamo alla chiusura di grosse testate giornalistiche che preferiscono il web alla carta stampata, al crollo degli investimenti pubblicitari, e in cui allo stesso tempo registriamo una fortissima domanda di informazione nella società e nell'economia, le relazioni pubbliche costituiscono la risposta più adatta, perché più flessibili e più indirizzate ad un consenso razionale e duraturo, costruito attorno alla reputazione. Si tratta di una scelta che apre spazi e possibilità soprattutto alle piccole e medie imprese italiane, che possono vincere sul mercato grazie alla qualità.
Nella transizione alla postmodernità protagonista è un nuovo consumatore che ha ben poco in comune con la tradizionale figura che conosciamo. Non solo ha ormai terminato il suo noviziato come consumatore ed è divenuto più esigente, scaltro, selettivo, autonomo, competente, pragmatico, infedele alla marca. Ma sta riscrivendo radicalmente il nostro sapere sul consumo. Che, accanto ai suoi significati tangibili, va ampliando i suoi aspetti di segno, comunicazione, scambio sociale. Un nuovo linguaggio, quello del consumo, con una sua grammatica e sintassi che è indispensabile conoscere.
La guida intende offrire un orientamento preliminare sui comportamenti etici e deontologici da assumere nei contesti comunicativi oggi di maggiore interesse. Si tratta di un'edizione completamente rinnovata rispetto alle due precedenti, che si rivolge agli operatori del settore, ma anche a tutti coloro che vogliono prendere coscienza delle questioni etiche che l'attività comunicativa comporta. Essa presenta dunque specifici approfondimenti sull'etica del giornalismo, degli audiovisivi, delle ICTs, della comunicazione pubblica e istituzionale, dei linguaggi pubblicitari, della comunicazione politica, scientifica, biomedica, e, infine, sull'etica della comunicazione interculturale. Arricchisce il volume un saggio di Sergio Zavoli relativo ai compiti del giornalista nei nuovi scenari della comunicazione.
Viviamo immersi nell'ambiente creato dalle nuove tecnologie. Internet, telefoni cellulari, dispositivi autoregolati sono ciò di cui facciamo costantemente uso. Ma a volte nasce il dubbio di non essere tanto noi a utilizzare questi apparati, quanto piuttosto di esserne utilizzati. Questo libro vuole riflettere sul nostro rapporto con le nuove tecnologie e su come tale rapporto può essere realizzato eticamente, in un confronto con i criteri e le procedure che contraddistinguono l'agire tecnologico. Dopo aver distinto tecnica e tecnologia e aver analizzato nel dettaglio alcune tecnologie emergenti, si discutono i modi in cui - attraverso il diritto, l'approccio deontologico e i Comitati etici - vengono affrontate molte questioni di grande attualità; lo scopo è di mostrare come solo un preventivo approfondimento in chiave etica dei problemi qui emersi possa rendere davvero efficaci i tentativi di soluzione proposti.
Viviamo immersi nell'ambiente creato dalle nuove tecnologie. Internet, telefoni cellulari, dispositivi autoregolati sono ciò di cui facciamo costantemente uso. Ma a volte nasce il dubbio di non essere tanto noi a utilizzare questi apparati, quanto piuttosto di esserne utilizzati. Questo libro vuole riflettere sul nostro rapporto con le nuove tecnologie e su come tale rapporto può essere realizzato eticamente, in un confronto con i criteri e le procedure che contraddistinguono l'agire tecnologico. Dopo aver distinto tecnica e tecnologia e aver analizzato nel dettaglio alcune tecnologie emergenti, si discutono i modi in cui - attraverso il diritto, l'approccio deontologico e i Comitati etici - vengono affrontate molte questioni di grande attualità; lo scopo è di mostrare come solo un preventivo approfondimento in chiave etica dei problemi qui emersi possa rendere davvero efficaci i tentativi di soluzione proposti.
Cosa significa agire eticamente? L'azione implica sempre una relazione tra un io e un tu, tra un noi e gli altri? L'autore ci conduce nei paradossi che le tradizioni filosofiche, continentali e analitiche, hanno prodotto nell'affrontare questi interrogativi e prova a declinarli in un nuovo paradigma: una filosofia della relazione, dove relazione non è la finalità ma appare la stessa condizione di possibilità della vita etica. In questa prospettiva si riformulano alcuni dei nodi più aporetici della morale: la divisione tra essere e dover essere (nell'essere stesso è in gioco il dover essere, il rispetto dell'altro); il concetto di "io" (lungi dal contrapporsi a ciò che gli è altro ne è costituito, nella relazione) etc. Di qui la peculiarità di alcune categorie indagate dalla filosofia - iniziare, invecchiare, tempo, azione: sono performative, determinano l'agire. Queste pagine introducono a una nuova filosofia morale ma sono anche, in se stesse, esercizio di pensiero come "coinvolgimento".