
Pubblicato nel 1935 in un'Europa attraversata dall'ascesa dei totalitarismi, "Scienza e religione" non è solo un importante testo di filosofia dedicato alla secolare lotta tra pensiero scientifico e autorità religiosa, ma rappresenta, oggi come allora, una preziosissima arma intellettuale contro l'oppressione generata dal pensiero unico di qualunque matrice, teologica o politica. I temi affrontati, gli strabilianti progressi della medicina, l'impatto culturale della rivoluzione copernicana, dell'evoluzionismo di Darwin e della psicologia scientifica, hanno rimodellato la nostra percezione del cosmo e di noi stessi in un contesto ormai privo di rassicuranti certezze sul destino e sul ruolo del genere umano. Di qui, l'inevitabile attacco da parte di chi fonda sulla verità rivelata il controllo e la produzione del sapere. A Russell, tuttavia, non preme tanto l'esaltazione dei trionfi della scienza, quanto l'affermazione della costitutiva diversità tra l'approccio scientifico alla conoscenza e, più in generale, alla vita, e quello religioso. Per Russell, infatti, il valore della ricerca scientifica non si misura soltanto in base ai successi della tecnica, rispetto ai quali il lettore è invitato a usare la salutare arma della critica, ma è riconducibile a una scelta di fondo improntata alla libertà di indagine e al riconoscimento della potenziale fallibilità di ogni avventura umana.
Un volume che offre un ampio panorama delle principali questioni che i filosofi hanno discusso, seguendone gli sviluppi dalle origini del pensiero greco fino agli esiti novecenteschi. Forte della sua eccezionale capacità di sintesi e di una chiarezza espositiva insuperata, Russell ha realizzato uno straordinario "racconto" della storia della filosofia. Come dice lo stesso Russell nella sua prefazione: "Due cose possono essere dette per giustificare l'apparizione di un'ennesima storia della filosofia. In primo luogo, vi sono poche narrazioni che siano organiche e al tempo stesso di ampiezza ragionevole; in secondo luogo, la tendenza corrente verso una specializzazione sempre maggiore sta facendo dimenticare agli uomini i debiti intellettuali che essi hanno verso i loro predecessori". Prefazione di Piergiorgio Odifreddi.
Tra le opere più stimolanti di Russell, Sintesi filosofica racchiude prospettive che hanno dato un contributo essenziale al discorso sul significato, la rilevanza e la funzione della filosofia.
Filosofo, logico, matematico e attivista, Bertrand Russell non è stato soltanto una figura centrale per il suo contributo alla logica e alla disciplina matematica nel XX secolo, ma anche un uomo di grande spessore etico, tormentato dalle profonde inquietudini della sua epoca e desideroso di lasciare un segno, intellettuale e civile, nel mondo. In questa straordinaria autobiografia, Russell torna sulla sua difficile infanzia trascorsa in un ambiente vittoriano intriso di ipocrisia e tabù, ricorda l’esaltante scoperta della filosofia e della matematica e rievoca la sua inesauribile battaglia pacifi sta, che a più riprese lo portò a scontrarsi contro il potere, al punto da finire in carcere.
Bertrand Russell (Trellech 1872 – Penrhyndeudraeth 1970) è stato una delle figure più importanti del XX secolo in virtù della sua straordinaria capacità di accostare la riflessione filosofica alle discipline scientifiche, in particolare alla logica e alla matematica. Nel 1950 è stato insignito del premio Nobel per la letteratura. Di Russell, Mimesis ha pubblicato Sintesi filosofica (2018).
No, non è giusto, questo non e buono, non è una causa santa questa in cui viene offuscato e distrutto lo splendore della gioventù. Siamo noi, i vecchi, ad aver peccato; abbiamo mandato questi giovani sui campi di battaglia per le nostre maledette passioni, per la nostra morte spirituale, per la nostra incapacità di vivere generosamente del calore del cuore e della viva visione dello spirito. Usciamo da questa morte, poiché siamo noi i morti, non i giovani caduti per la nostra paura di vivere. Anche i loro fantasmi sono più vivi di noi; ci espongono all'eterno ludibrio di tutti i tempi futuri. Dai loro fantasmi deve scaturire la vita e noi ne saremo vivificati.
Il dibattito, oggi, tra laici e credenti - per usare ancora una terminologia "generalista" -, sembra più alimentato da interventi autorevoli, anche se, a volte, troppo ideologizzati. Questo libro, traendo spunto da tre modelli di laici per eccellenza - Croce, Sartre, Fromm - vuole inserirsi nel dibattito non con il solo obiettivo di un apporto critico, ma con il tentativo di individuare percorsi che, pur nella laicità, evitino le secche del laicismo. Da ciò il riferimento al rapporto pensiero-anima, relativismo-assolutismo, nonché alle prospettive escatologiche di una società umana fatta non più di bieca mediazione, ma di condivisione.
L’epoca attuale è contrassegnata dalle rivendicazioni della libertà in tanti ambiti e ciò ha forgiato la nostra mentalità, sicché molti dei nostri modi di esperire, pensare e comportarci dipendono da una particolare concezione della libertà e dal senso che le attribuiamo nella vita quotidiana. Malgrado le conquiste della modernità, occorre però discernere quei tratti involutivi che possono destabilizzare o erodere il terreno su cui si fonda la libertà stessa. Il libro esamina con una prospettiva interdisciplinare gli interrogativi che oggi sono posti dal determinismo scientifico, dall’ipertrofia dell’affettività, dal multiculturalismo, dal relativismo morale e gnoseologico, dalle teorie socio-politiche, dall’ecologia e dalla psicologia. Vi sono contenuti saggi di L. Allodi, I. Kajon, A. Lavazza, A. Malo, P. Ricci Sindoni, A. Rodríguez Luño, F. Russo, L. Valera e W. Vial.
Francesco Russo è Professore Ordinario di Antropologia della cultura e della società nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce. Direttore della rivista internazionale «Acta Philosophica», è il coordinatore dell’Interdisciplinary Forum on Anthropology (Ifa).
Una via di uscita dalla palude dello sconforto. Questo è l’obiettivo indicato dagli autori del presente libro, come spiega bene Andrea Lavazza nella sua Presentazione. Le “passioni tristi”, diagnosticate da M. Benasayag, sono qui analizzate nella loro forma di crisi nella trasmissione generazionale, di antiautoritarismo istintivo, di eccessive pretese funzionalistiche dinanzi a un futuro percepito come minaccioso e di commercializzazione della cultura. Gli autori, però, puntano soprattutto al superamento di tale situazione e si avvalgono delle proprie competenze di psicologia, etica, antropologia e sociologia: prospettano, quindi, le pratiche gioiose che, in una visione antropologica integrale, possono condurre oltre la delusione e l’abbandono. Vi sono contenuti saggi di A. Lavazza, G. Curcio, G. D'Aurizio, P. Ricci Sindoni, F. Russo, M.T. Russo e P. Terenzi.
Francesco Russo è Professore Ordinario di Antropologia della cultura e della società nella Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce. È il coordinatore dell’Interdisciplinary Forum on Anthropology (Ifa).
Viviamo sulla terra con un senso di precarietà, acuito dalle emergenze ambientali con cui ci confrontiamo. Desideriamo custodire il nostro mondo, ma nel contempo vagheggiamo gli altri mondi offertici dalla tecnologia, nei quali siamo spesso meri utenti o consumatori, asserviti allo sviluppo delle reti sociali e dei loro profitti.
In questo libro a più voci siamo invitati a riflettere sulle opportunità e i limiti dei social network in riferimento all’aspirazione verso una vita pienamente felice e umana (Juan Narbona); sul contrasto tra la cultura dell’illimitato e il senso del limite che contrassegna l’odierno contesto sociale (Donatella Pacelli); sul modo in cui sta cambiando il nostro rapporto con le cose, con la terra, con il tempo e con la verità (Francesco Russo); sull’interazione tra la persona, il suo corpo e gli ambienti virtuali (Luca Valera).