
È ineludibile la necessità di una rinnovata e vitale cultura etica. L'etica, intesa come quella forma di riflessione che va in cerca di coordinate di senso per fare della vita un tempo buono, riesce a generare nuovi modi di esserci se sta in relazione con la qualità ontologica essenziale della condizione umana. Poiché essenziale è la dimensione della cura e poiché il nucleo della pratica di cura consiste nell'agire secondo virtù, Luigina Mortari sviluppa una filosofia dell'educazione all'etica delle virtù secondo il paradigma della cura.
La contemporaneità ha riscoperto il valore della cura, come pratica fondamentale per la costruzione di un mondo umano. Questo volume è il primo in Italia ad affrontare il tema con uno studio analitico della letteratura internazionale che, nel secolo scorso, ha portato all'attenzione e formalizzato la riflessione sull'etica della cura. Il testo ricostruisce lo sviluppo del dibattito sulla cura, mettendo in evidenza punti di forza e punti critici. In seguito, partendo dalla constatazione che le argomentazioni teoriche prodotte spesso mancano di riferimenti concreti all'esperienza, la parte centrale presenta una diversa interpretazione dell'etica della cura, definita "etica melaretica", che viene costruita tenendo insieme la ricerca sull'esperienza (ricerca empirica) e l'analisi dei testi della filosofia antica (ricerca teoretica), dove già il concetto di cura era essenziale e dove si trova formulata un'idea esperienziale, situata, dell'etica. Questa sintesi permette di riprendere criticamente temi come la relazione con l'etica delle virtù, l'opposizione con l'etica sistematica o etica delle regole, il ruolo delle emozioni e il valore dell'etica della cura per la politica.
La crisi ecologica è una delle emergenze del nostro tempo. Per affrontarla adeguatamente bisogna dare vita a un complessivo rinnovamento culturale, che chiama in causa con forza anche i processi educativi. È quanto mai urgente diffondere una pedagogia e una filosofia dell'educazione che aiutino i cittadini di domani ad affrontare questioni non più prorogabili. Se la scienza è stata al servizio di una tecnologia che ha prodotto - oltre a numerosi benefici - esiti negativi sugli ecosistemi, quali presupposti vanno cambiati? Una cultura che ha elevato il consumo a paradigma del vivere, a quali valori alternativi deve attingere? Disponiamo di un'etica capace di orientare correttamente la relazione con il mondo naturale? Questo manuale è uno strumento indispensabile per una filosofia della formazione che disegni stili autenticamente ecologici di abitare il mondo.
Esistono cose essenziali per la vita umana. La cura rientra nell'ordine delle cose essenziali, perché per dare forma al nostro essere possibile dobbiamo aver cura di noi, degli altri e del mondo. Il nostro modo di stare con gli altri nel mondo è intimamente connesso con la cura che abbiamo ricevuto e con le azioni di cura che mettiamo in atto. Siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo cura. È irrinunciabile aver cura della vita, per conservarla nel tempo, per farla fiorire e per riparare le ferite dell'esserci. Poiché la vita umana è fragile e vulnerabile, il lavoro di cura è intensamente problematico; il primo compito di una filosofia impegnata a cercare la misura di senso dell'esperienza consiste dunque nel prendere in esame il fenomeno della cura al fine di comprenderlo nelle sue qualità essenziali. Si tratta di comporre, secondo il metodo fenomenologico, una teoria descrittiva della cura che possa costituire lo sfondo per disegnare una valida politica dell'esperienza.
"Con o senza Dio questo mondo?" è la domanda che percorre la narrazione dei Fratelli Karamazov, una discussione mai conclusa alla quale questo libro intende partecipare. In un tempo in cui non si sente bisogno di Dio e sembra tramontato l'interesse per il senso della vita e quindi per la verità, sia il fedele sia l'ateo si pongono come modelli di interrogazione profonda. Seguendo la scuola filosofica di Bernardino Varisco, Pantaleo Carabellese e Teodorico Moretti-Costanzi, riconciliarsi con Dio significa scorgere nell'oscurità della fragilità umana una luce in cui riconoscere traccia dello Spirito, oppure un inquietante silenzio che rimanda a un'unica possibile grandezza, quella dell'uomo. Nella ricerca del senso di sé e del mondo, egli tenta di riconciliarsi soprattutto con se stesso per non soggiacere alla cattiveria, alla guerra, al tornaconto e all'infinita serie dei mali esistenti. Da questo coraggio nasce tutto il bene possibile, tutto si traduce in una visione speciale del mondo di cui sono capaci gli uomini indagatori del senso, siano essi atei o credenti.
Prometeo, ??o??????, in greco antico colui che vede prima, è il Titano che ruba il fuoco agli dèi e lo dona all'uomo. Il fuoco della ragione, del calcolo, del linguaggio. L'uomo riceve in dono la techne, la tecnica, che lo aiuterà a sopravvivere nell'ostile e selvaggio mondo primordiale. Il libro racconta, attraverso immagini raccolte in tanti anni di viaggi per il mondo, riflessioni personali e di pensatori di ogni tempo e luogo, la storia di questo dono che nel tempo diventerà da prezioso aiuto a oscura minaccia per l'umanità e il pianeta. E racconta quindi il declino della civiltà occidentale, oramai civiltà globale, in tutte le sue espressioni; dalla filosofia alle religioni, dalla scienza all'arte, alla cultura in genere. Hanno fallito nel loro intento di essere guida pratica e morale per un essere umano lasciato in balìa di ogni genere di condizionamento esterno, e sempre più meccanizzato nel pensiero e nelle azioni. Ma racconta anche chi sta dicendo No a una vita totalmente asservita agli apparati di potere di questa civiltà villaggio e mercato globale. E come ognuno a modo proprio stia cercando di favorire un nuovo pensiero, una nuova etica, una nuova conoscenza e in definitiva una nuova visione della vita. Il libro è un invito alla riflessione, a riappropriarsi del proprio autentico pensiero critico e con coraggio mettere in discussione tutti quei paradigmi ideologici che stanno portando al progressivo annichilimento dell'essere umano e del meraviglioso pianeta che lo ospita.
Quale atteggiamento deve assumere il cristiano in filosofia? Se la condizione di cristiano è tale da influire sulle modalità della riflessione filosofica, che cosa ne consegue per il rapporto tra la fede e la ricerca della verità? I due autori, entrambi cristiani, hanno approcci diversi al riguardo, sotto il profilo dell'ispirazione intellettuale, degli approfondimenti tematici e dello stile espositivo, ma è comune a entrambi il desiderio di riflettere sull'amore e l'obbedienza come fonti della filosofia del credente. Questo piccolo libro realizza un'eco italiana del dibattito intorno a "una filosofia conforme a Cristo", molto vivo soprattutto nei paesi anglosassoni, qui articolato con un costante riferimento al pensiero di san Tommaso d'Aquino, così centrale nella tradizione religiosa e culturale del nostro Paese.
Nessuno vorrebbe essere stressato, inefficiente e con i conti in rosso. Ma spesso lo siamo: come individui e come Paese. Lo dimostrano la recente crisi e la persistente difficoltà dei governi a farci "fare la cosa giusta": inquinare meno, pagare le tasse, andare alle urne, bere con moderazione... Perché siamo così difficili da governare? Perché si parte dal presupposto che siamo esseri economicamente razionali. Peccato non sia così, come rivelano numerosi esperimenti sul campo e le immagini del cervello in azione. In realtà siamo insicuri come Charlie Brown, egocentrici come Lucy, pigri come Snoopy. Il modo per cambiare in meglio i nostri comportamenti non è subissarci di raccomandazioni, norme e burocrazia, ma spingerci gentilmente nella direzione giusta. Come? Ce lo spiega Matteo Motterlini in questo libro, ricco di casi esemplari ed esperimenti curiosi, che delinea una proposta praticabile in tre semplici passi. Il primo è creare un ambiente di scelta più ecologico e salutare: bollette e contratti più trasparenti, termostati più intelligenti, mense scolastiche più sane, informazioni più accessibili. È la rivoluzione del nudge, già adottata negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei. Il secondo riguarda la politica, che dovrebbe abbandonare i provvedimenti dettati dall'improvvisazione e dall'ideologia per basarli sull'evidenza dei dati. Il terzo dipende da noi, perché le "regole di Charlie Brown" valgono per tutti nelle decisioni di ogni giorno.
"Possibile" e "necessario" sono termini molti comuni nella nostra lingua ma il loro significato è tutt'altro che banale. La tradizione filosofica si è cimentata infatti per secoli con i due concetti, sia per gli aspetti connessi alla logica e alla conoscenza (interrogandosi per esempio sulla natura delle leggi fisiche e naturali), sia per quel che riguarda la natura delle nostre azioni (dipendono da una libera scelta fra possibilità reali o sono dettate dalla rigida necessità?). Il volume ripercorre l'evoluzione dei due termini a partire dall'antichità con Aristotele e gli stoici, e fornisce un quadro storico in cui spiccano, nel medioevo, i nomi di Abelardo, Occam e Buridano, e in età moderna l'opera di ripensamento e di rielaborazione prima di Leibniz e poi di Kant. Dal Novecento in avanti "possibile" e "necessario" entrano infine nella riflessione sul linguaggio e sulla semantica, con gli studi di Carnap e Kripke.

